Scudo anti-spread: cos’è e a cosa serve la misura annunciata dalla BCE?

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare di scudo anti-spread, misura annunciata dalla BCE per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato. In cosa consiste questo piano anti-spread?

Perché serve uno scudo anti-spread?

Sappiamo che lo spread è il differenziale tra i titoli di credito italiani a 10 anni quello dei titoli tedeschi. Quando i titoli di Stato di un Paese, in questo caso l’Italia, hanno un elevato rischio di insolvenza a causa della situazione politica ed economica, lo spread tende a salire. Di fatto in questa situazione i Titoli diventano poco appetibili. Gli stessi Titoli sono uno strumento utile agli investimenti e alla crescita economica, diventa quindi una sorta di cane che si morde la coda.

Negli anni passati un elevato spread dovuto alla situazione politica instabile ha richiesto molti sacrifici all’Italia, ecco perché quando gli italiani avvertono che lo spread sta per salire, o potrebbe salire, l’ansia sale. D’altronde non è mai stato del tutto chiaro se il livello dello spread in quegli anni saliva per la situazione politica o se ci sia stato un aumento “speculativo” e gestito da fonti esterne. Resta il fatto che dopo anni di relativa tranquillità, sembra di rivivere un vecchio incubo. Ricordiamo che quando aumenta lo spread, aumentano anche i tassi di interesse che l’Italia paga sul debito pubblico perché deve offrire interessi alti affinché qualcuno ritenga i titoli di Stato italiani “interessanti”.

Perché c’è il rischio di un nuovo aumento dello spread?

Ora si aggira di nuovo lo spettro dello spread che sale. Il motivo ufficiale è l’annuncio dell’aumento del costo del denaro da parte della BCE. A cui si aggiunge il termine del quantitative easing, cioè lo strumento attraverso il quale la BCE comprava il debito dei Paesi in difficoltà.

BCE: arriva l’annunciato aumento del tasso di interesse. Spread vola

C’è chi sostiene, come il Governatore della Banca d’Italia Visco, che uno spread sopra i 200 punti sia ingiustificato. Dovrebbe restare sotto i 150 punti. Di fatto sono in molti a temere che ci possa essere una forte ondata di aumenti. In realtà il rischio di aumento dello spread non coinvolge solo l’Italia, ma anche altri Paesi e in particolare Spagna, Grecia e Portogallo.

Per cercare di evitare questo rischio, la BCE ha annunciato l’intenzione di creare uno scudo antispread. Fin da ora è bene dire che non si conoscono i dettagli di questo strumento. Un piano antispread era stato già annunciato nel 2012 ma di fatto non fu necessario usarlo. Questo prevedeva in favore dei Paesi virtuosi, cioè impegnati con piani di pareggio di bilancio, l’uso di un fondo salva-Stati da usare nel caso in cui quegli stessi Paesi fossero oggetto di attacchi speculativi a causa dell’elevato debito pubblico.

Cosa prevede lo scudo anti-spread della BCE?

Nel comunicato reso noto nei giorni passati, la BCE ha parlato di “flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio Pepp”, ma sono in molti ad avere dubbi sull’efficacia di questo strumento. Lo stesso comunicato però annuncia l’esistenza di un mandato ai comitati dell’Eurosistema insieme ai servizi della Bce di accelerare “completamento della progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione da portare all’esame del Consiglio direttivo”.

La maggior parte degli analisti ritiene che nel concreto il piano anti-spread sarà uno strumento che consente di acquistare debito pubblico dei Paesi in maggiori difficoltà. Lagarde ha annunciato che funzionarà in favore dei Paesi che avranno uno spread che cresce molto e in poco tempo. Ciò in deroga al principio generale secondo il quale i Titoli sono acquistati da Francoforte avendo come punto di riferimento le dimensioni di un’economia.

C’è anche chi ritiene che nella situazione attuale, sebbene l’Italia abbia un rating basso, non vi è un reale rischio di aumento del debito pubblico e questo perché l’inflazione porta le entrate dello Stato ad aumentare (tassazione sui consumi) e questo dovrebbe bastare a mantenere un certo equilibrio nei conti italiani. Naturalmente non mancano teorie inverse e che suggeriscono la necessità di avere sotto controllo l’inflazione e indurre una riduzione dei prezzi.

Bankitalia: “L’evasione fiscale spiega la crisi del Paese”

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervenendo all’università al convegno in ricordo di Luigi Spaventa, non rinuncia alle solite dichiarazioni sull’evasione fiscale: “Un’anomalia che ancora oggi continua e contribuisce a spiegare le difficoltà della nostra economia. L’evasione fiscale – ha proguito Visco – insieme ai ritardi nell’aggiustamento dell’industria ai grandi cambiamenti globali, politici e tecnologici, degli ultimi decenni e quelli nell’efficienza dei servizi pubblici, le gravi difficoltà nelle quali oggi versa la nostra economia”.

Secondo l’opinione del governatore Visco “in Italia la recessione è stata più lunga e più profonda che in più altri paesi. Nella prima metà del 2013 il Pil è diminuito ancora, ma a un ritmo più lento, con le esportazioni che ancora forniscono il principale stimolo. Gli ultimi indicatori sono coerenti con un miglioramento graduale: il calo della produzione dovrebbe avere una battuta d’arresto nei prossimi mesi. I rischi al ribasso per questo scenario sono aggravata dalle preoccupazioni degli investitori circa possibile instabilità politica”.

Saccomanni: “Niente manovra bis”

«Gli scostamenti eventuali da qui a fine anno sono perfettamente gestibili con le operazioni di finanza pubblica programmate», quindi niente manovra bis. A dichiararlo è il ministro dell’Economia Saccomanni alla fine del vertice informale dei ministri economici dell’Ue svoltosi a Vilnius, in Lituania.

Nel fine settimana si è fatto sentire anche il premier Enrico Letta, preoccupato per la delicata fase politica che anticipa in questi giorni il voto sulla decadenza da parlamentare dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi: «la legge di stabilità la scriveremo noi, ma se si aprirà una crisi di governo, la politica economica la farà l’Ue. Dovesse cadere il mio esecutivo si dovrebbe tornare all’imposizione dell’Imu».

Presente a Vilnius in compagnia del ministro Saccomanni, anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco«ovviamente c’è incertezza tra i ministri europei responsabili dell’Economia e questa si riflette su imprese e attività produttiva, però ci sono segnali di ripresa, ma sarà abbastanza lenta»