Ad ottobre l’Iva passerà a 23%

di Vera MORETTI

Confermato l’aumento dell’Iva dal 21 al 23% a partire da ottobre.
E’ stato annunciato da Vittorio Grilli, viceministro dell’economia, e subito commentato da Confesercenti come un passo falso, soprattutto perché colpirà, ancora una volta, i consumi.

Secondo l’associazione di categoria, dunque, questo passaggio non porterà nulla si buono, considerando il regime di recessione nel quale l’Italia si trova già da ora. Il rischio, concreto, è quello di congelare ulteriormente una ripresa economica che, senza aumento dei consumi, non potrà mai riavviarsi.

Inoltre, con questo provvedimento, l’Italia avrà un’Iva ben superiore rispetto ai 27 stati Ue fermi a 20,9%, senza contare Francia, 19,6%, Germania, 19%, e Spagna, 18%. E la pressione fiscale, secondo le previsioni, nel 2013 raggiungerà il 46%.

Confocommercio non è da meno, poiché parla di “autogol contro la crescita“.
Inoltre, l’associazione che riunisce i commercianti ha ribadito che l’aumento dell’aliquota standard comporterà non solo la riduzione del volume dei consumi, già ora piuttosto negativo, ma ridurrà anche il potere d’acquisto, i redditi percepiti e la ricchezza messa da parte dalle famiglie, già colpite, come precisato dall’Adoc, da cinque anni di continue riduzioni del reddito disponibile.

Spesometro, l’INT: prorogarlo e modificarne la norma

Oggi, 20 dicembre 2011, il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Monti, in quanto Ministro dell’Economia, al Vice Ministro Vittorio Grilli e al Sottosegretario Vieri Ceriani. Nella missiva Alemanno torna sul tema della comunicazione delle operazioni IVA, il cosiddetto spesometro. Nella lettera, non solo si richiede una proroga dell’adempito in scadenza il prossimo 31 dicembre, ma una modifica della norma che regola il nuovo adempimento.

Si legge nella nota: “[…] per richiedere un intervento sulla normativa in oggetto relativa alla comunicazione delle operazioni IVA, sia in merito ai modificati limiti per l’uso di contante, sia per le complicazioni per aziende ed intermediari fiscali, complicazioni che non fornisco alcun vantaggio in termini di lotta all’evasione.
– con la riduzione ad euro 1.000 della soglia per l’uso di denaro contante nei pagamenti non ha più alcun senso il richiamo normativo alla comunicazione della operazioni IVA non fatturate e superiori ai 3.600 euro;
– la limitazione dei 3.000 per le operazioni fatturate non rappresenta una semplificazione ma una complicazione oltre a non fornire un quadro completo, sempre relativamente alla lotta all’evasione fiscale, della spesa totale dell’anno;
– la norma così come attualmente scritta, nonostante i tanti interventi di chiarimento dell’Agenzia delle Entrate, presenta ancora molte difficoltà interpretative già presenti in questa fase in cui il limite delle operazioni fatturate da segnalare per l’anno 2010 è stato aumentato ad euro 25.000 anziché i suddetti 3.000 (scadenza 31/12/2011) […]

La lettera poi prosegue con le richieste: “[…] si chiede un intervento immediato di rinvio relativo alla scadenza del prossimo 31 dicembre 2011, data entro la quale devono essere inviati i dati relativi al 2010, ciò a causa di una effettiva difficoltà da parte di aziende ed intermediari fiscali di individuare correttamente le operazioni da segnalare soprattutto per quanto concerne i rapporti soggetti a contratti o appalti.

Si ritiene che, anche ai fini della giusta lotta all’evasione fiscale, sia necessario conoscere la totalità delle spese sostenute anche dai privati ed avere per le imprese un primo controllo incrociato automatizzato grazie alla trasmissione telematica dei dati ed in questo caso di tutti gli importi fatturati. Ciò è possibile con il ritorno agli elenchi clienti e fornitori estesi anche alle operazioni fatturate in capo a soggetti privati, oppure con l’eliminazione, nell’attuale norma sulla comunicazione operazioni IVA, del limite dei 3.000,00 euro, eliminando contestualmente l’obbligo di indicare il numero delle fatture e il sistema (generico) di pagamento, dati che non forniscono elementi utili per la lotta all’evasione e che rendono solo più complessa la predisposizione degli elenchi […]“.

Alemanno ha inoltre chiarito la piena condivisione di una efficace lotta alla evasione fiscale attuata con strumenti efficaci ma di semplice applicazione, sottolineando come in tutto ciò la telematica possa essere di grande aiuto se ben utilizzata, altrimenti si rischia di creare un ulteriore divario ed ulteriori incomprensioni tra fisco e contribuenti.