Anche i grandi brand cercano nuovi franchisee

Si è appena conclusa l’Assemblea dedicata al franchising da Assofranchising, organizzata presso BolognaFiere, che già si pensa agli eventi del prossimo anno.

Infatti, dal 28 al 30 aprile 2016 avrà luogo, sempre nella stessa location, Franchising& Retail Expo, fiera internazionale di Assofranchising, alla quale parteciperanno grandi marchi come Yamamay, Tezenis, Carpisa e Calzedonia.

I potenziali imprenditori potranno incontrare i rappresentanti dei brand attraverso colloqui individuali e nei convegni che verranno organizzati.

In Italia il franchising è un settore molto attivo, che conta 52mila punti vendita, di cui il 26% sono gestiti da giovani tra 25 e 35 anni, e il 56% tra i 35 e i 45 anni; nel 38% dei casi inoltre i punti sono gestiti da donne.

BolognaFiere e Assofranchising hanno firmato un contratto di cinque anni, per una fiera che ha l’obiettivo di essere annuale. Per il prossimo aprile la manifestazione ospiterà inoltre il meeting annuale del World Franchise Council, l’organismo mondiale del franchising.

Vera MORETTI

Dal World Franchise Council altolà ai governi impiccioni

I franchisor non ci stanno e chiedono che i governi non intervengano in maniera decisa nel business del franchising come sta invece accadendo in alcuni Paesi. Questo, almeno, è il senso del documento finale stilato dalle varie associazioni nazionali del franchising, presenti all’ultimo World Franchise Council di Las Vegas.

Le azioni dei governi non dovrebbero in maniera ingiustificata interferire nella relazione fra il Franchisor e l’Affiliato”, dicono i partecipanti al World Franchise Council, poiché “la relazione fra il Franchisor e l’Affiliato è caratterizzata da un equilibrio ben bilanciato che si è dimostrato di successo nel corso dei decenni. Questa relazione è simbiotica, funziona e i governi che tentano di spingersi troppo oltre interferendo nella stabilità di questa relazione stanno perseguendo un sentiero pericoloso”.

La prova di questo equilibrio – prosegue il documento uscito dal World Franchise Councilsi riscontra nei mercati aperti: in molti casi dove il franchising è un settore maturo, esso è cresciuto molto più velocemente del resto dei settori economici. Se il franchisor e gli affiliati prendono le decisioni su cosa funziona meglio per loro insieme, allora questo porterà al miglioramento delle operation, a maggiori opportunità di espansione, e al soddisfacimento degli interessi di entrambe le parti”.

E quindi, che cosa chiedono gli estensori del documento del World Franchise Council? Che i governi evitino di regolare il business del franchising, a meno che non ci sia forte evidenza che i franchisor non siano in grado di condurre il business in maniera efficiente e responsabile; che non dettino i termini e le condizioni del contratto di franchising; che non limitino il numero dei franchising concessi, non indichino dove ubicare le location in franchising, quale modello di espansione utilizzare, quanto rapidamente il sistema può crescere, o da chi le parti devono reperire i beni e servizi necessari per sostenere il business.

Una presa di posizione netta, quella del World Franchise Council, che si spera possa essere messa in pratica da quei governi che ancora intervengono nel business del franchising, rischiando di spogliarlo delle capacità di crescita che porta con sé.