Made in Italy verso i Paesi emergenti

madeinitaly-export

Poiché il mercato interno continua ad essere fermo, le imprese si vedono costrette sempre più frequentemente a spostarsi verso l’estero.
Ma non è per tutti facile trovare le risorse per effettuare questa operazione.

Per questo motivo, le banche e le compagnie di assicurazione hanno deciso di affiancarsi alle aziende che vogliono investire o accrescere la loro presenza, nonché la loro competitività, verso i Paesi esteri.

Esempio concreto di ciò è il caso di Iccrea BancaImpresa e Sace che hanno appena rinnovato due accordi.

  • Il primo riguarda, con un plafond di 30 milioni di euro, il finanziamento a breve termine (tra i 6 e i 18 mesi meno un giorno) per aziende con fatturato complessivo fino a 250 milioni di euro che hanno necessità di capitale circolante per l’acquisizione di contratti con l’estero.
  • Il secondo, che ha un plafond di 100 milioni di euro, viene proposto come finanziamento a medio e lungo termine (durata massima 8 anni) per Pmi con un fatturato non superiore ai 250 milioni di euro, di cui almeno il 10% rivolto ai mercati esteri.

Entrambi i finanziamenti sono garantiti da Sace fino al 70% dell’importo richiesto.

Anche le Istituzioni vogliono dare il loro contributo, come accade in Puglia, con la Regione che ha lanciato un programma promozionale per cui il servizio Internazionalizzazione e quello Ricerca industriale e innovazione si coordinano insieme per “azioni congiunte di promozione dell’internazionalizzazione”.
La Regione Lombardia, invece, assegna voucher che consentono alle imprese di acquistare servizi a supporto dell’internazionalizzazione presso soggetti terzi. Il valore dei voucher varia “a seconda della tipologia e dell’area di intervento, da un minimo di euro 1.200 a un massimo di euro 3.000”.

E poi ci sono i privati, come Antonello Martinez, avvocato di Oristano partner dello studio legale Martinez & Novebaci e presidente nazionale dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, fondata nel 1947.

Ebbene, Martinez ha avuto l’intuito di dedicarsi all’internazionalizzazione delle imprese, individuando, già nel 2004, le potenzialità di mercati emergenti quali Emirati Arabi e Russia.
Si tratta di Paesi attratti da tutto ciò che è Made in Italy, a cominciare dalla moda, fino ad arrivare al cibo, passando per il design.

Queste le sue parole al riguardo: “Tutti quelli che ci sono venuti finora hanno fatto veramente numeri imbarazzanti. Chi è potuto andare in precedenza in questi paesi rappresentava la grande impresa, mentre l’imprenditore medio italiano era tagliato fuori. Ma per quanto riguarda fashion, arredamento per la casa, food, l’Italia è ambitissima“.

Il problema maggiore, da sempre, è la contraffazione, a cominciare dai finti ristoranti italiani che, a Dubai come a Mosca, si sono diffusi negli ultimi anni, ma anche i supermercati russi e cinesi che espongono vini e pasta che di Made in Italy non hanno nulla.

Antonello Martinez, dunque, lavora proprio per evitare la diffusione di prodotti falsi e al contempo supporta le pmi italiane che desiderano esportare i loro prodotti: “Adesso e in particolare su Dubai sto ultimando tre operazioni importanti che possono coinvolgere centinaia di piccoli imprenditori che abbiano prodotti di qualità a prezzi concorrenziali. La prima è una piattaforma di rappresentanze dove gli imprenditori, con un investimento molto contenuto, hanno modo di provare la capacità di penetrazione della loro merce sul territorio. La seconda è un progetto molto avanzato che si riferisce al Dubai Mall, un centro commerciale gigantesco, in cui ci sono tutti i migliori brand italiani e dove prenderò dei grandi spazi per farne un multibrand italiano, sotto un’unica insegna. Il problema è quello di portare negli Emirati la media e piccola impresa, quindi anche un’azienda molto piccola, che con costi molto contenuti possa promuovere il prodotto su un mercato estero così importante. La terza è un’operazione molto mirata e mentre le altre due sono in uno stadio più avanzato questa è ancora in fieri. Negli alberghi di Dubai che sono i più lussuosi del mondo, qualcuno addirittura a sette stelle, con design moderni che riecheggiano la tradizione araba senza essere pacchiani, due cose saltano agli occhi: la prima è il servizio inadeguato, affidato prevalentemente a personale del sud est asiatico; la seconda è che la qualità media dei cosiddetti ristoranti italiani è bassissima. L’idea quindi è di fondare una scuola per cuochi e camerieri, o aiutare una scuola italiana del settore a trasferirsi negli Emirati“.

Niente piccole imprese, invece, verso il mercato russo, dove l’interesse è rivolto verso aziende di dimensioni più grandi, e quindi di numero ridotto.
Il progetto a cui Martinez sta partecipando prevede la costruzione di un centro commerciale, una specie di Casa Italia dove raggruppare tutte le imprese e dove esporre i prodotti.

Vera MORETTI