Tremonti ai giovani di Confindustria: la crisi non è finita

Era da un po’ di giorni che  Tremonti non parlava. Oggi invece Ministro dell’Economia è intervenuto al Congresso dei Giovani di Confindustria di Santa Margherita Ligure e ha parlato di crisi economica, riforma fiscale, mercato del lavoro.

Secondo il Ministro “la crisi non è finita” ma il Governo ha messo in atto “riforme che funzionano come il federalismo fiscale, che è strutturale”. Le cause della crisi sono ancora in essere ma il Governo italiano ha fatto quello che poteva e doveva fare ha sottolineato Tremonti: “Tutte le cause della crisi – ha detto – sono ancora in essere”. Si può dire, ha proseguito il Ministro che ha citato Churchill che “c’è stato un lungo armistizio tra le due guerre. Le masse dei derivati sono come prima, le regole sono state una colossale presa in giro per spiazzare i governi”. Ma il Governo italiano ha agito con fermezza: “Credo che il governo ha fatto quello che poteva fare, quello che doveva fare e detto quello che doveva dire. Credo che i fattori di instabilità e crisi di 3-4 anni fa siano ancora tutti in essere”. Con l’ultimo ventennio è finita “un’età di stabilità, marcata da posizioni progressive, in cui il male era un’eccezione e il bene una regola”. Ha affermato Tremonti “Questo ventennio – ha aggiunto – finisce con tre crisi, quella economica, quella geopolitica e quella energetica”.

 Parlando della riforma fiscale il Ministro Tremonti frena: la riforma fiscale non può essere fatta creando deficit. Sulla questione fiscale queste le parole del Ministro: “abbiamo alcuni vincoli, innanzitutto di bilancio. Non possiamo fare una riforma che crea deficit”. Comunque il Governo non ha “la minima intenzione di tassare la prima casa e il risparmio delle famiglie”. Il recupero dell’evasione fiscale costituirà il serbatoio per la riduzione delle tasse.

Infine il Ministro ha parlato anche di contratti di lavoro, portando un affondo contro il precariato. Nei contratti “c’è stato un abuso eccessivo di forme di tempo determinato: il nostro sistema produttivo sarebbe più moderno se fosse più aziendale nella contrattazione e, per compensazione sociale, meno arbitrario nella sequenza del tempo determinato”. Secondo Tremonti, servirebbe un “limite a quegli strumenti contrattuali: un conto è la flessibilità, un conto è l’abuso”.