Gli ingegneri scalpitano: vogliono la riforma delle professioni

Il presidente del Consiglio nazionale ingegneri, Giovanni Rolando, scrive al ministro della Giustizia, Angelino Alfano una lettera con la quale esterna la forte preoccupazione degli ingegneri italiani “per il contenuto dell’articolo 29 del decreto legge 98/2011 che prevede l’istituzione presso il ministero della Giustizia, di un’alta commissione per formulare proposte in materia di liberalizzazione dei servizi“. “Noi ingegneri – scrive Rolandorespingendo fortemente ogni tipo di liberalizzazione deleteria per lo sviluppo del sistema Italia, la esortiamo a procedere celermente con la riforma delle professioni da lei delineata e diamo la nostra pronta disponibilità per elaborare, insieme, un progetto di ampio respiro che veda nel sistema ordinistico delle professioni un fondamentale motore di sviluppo indipendente, non portatore di interessi di terzi, ma elementi di garanzia per i cittadini, nel supremo interesse della collettività“.

Lei nel recente passato nella sua qualità di ministro della Giustizia, competente e vigilante sull’attività della maggior parte degli ordini professionali, ha più volte espresso la volontà di procedere con una riforma delle professioni“, prosegue la lettera di Rolando, nella quale il presidente del Consiglio nazionale ingegneri tocca poi anche il discorso liberalizzazioni: “Le forme di liberalizzazione di cui si parla in questi giorni, quali ad esempio l’abolizione dell’esame di stato per alcune professioni il disegno, neppur tanto nascosto, di alcuni componenti sia del governo che dell’opposizione dell’abolizione degli Ordini, avrebbero come unica conseguenza la perdita della garanzia della qualità professionale che è con l’etica il presupposto per la tutela del consumatore e dei beni comuni“.

Sentire parlare di liberalizzazione di uno Stato dove ci sono circa 500.000 laureati in Ingegneria (uno ogni 120 abitanti) – prosegue la missiva – è a mio giudizio ridicolo, ed avvantaggerebbe, a scapito della libertà di pensiero e di mercato, i gruppi finanziari, indebolendo e sancendo la fine dei liberi professionisti, già in profonda crisi economica“.