Disoccupazione: al Sud lavora 1 giovane su 3

Un tasso di disoccupazione reale che tocca il 25% nel Sud dell’Italia. E’ questa l’amara istantanea scattata dal Rapporto Svimez 2011, che ha rivisto al ribasso le stime pubblicate dall‘Istat sull’occupazione nel Mezzogiorno.

Se nel 2010 il tasso di disoccupazione rilevato dall’Istat al Sud raggiungeva il 13,4%, contro il 6,4% del Centro-Nord, i dati emersi dal Rapporto Svimez 2011 fanno schizzare la percentuale dei giovani senza occupazione al Sud al 25, 3%.

‘La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l’indagine. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord supererebbe la soglia del 10% (ufficiale: 6,4%) e al Sud raddoppierebbe, passando nel 2010 dal 13,4% al 25,3% (era stimato nel 23,9% nel 2009)‘ si legge nel rapporto stilato da Svimez.

Un divario, quello tra il Nord e il Sud dell’Italia, che permane e testimonia il costante squilibrio strutturale del mercato del lavoro italiano. Ma il dato più preoccupante che emerge dall’analisi riguarda la disoccupazione giovanile: al Sud lavora 1 giovane su 3, nella fascia di età compresa fra i 15 e 34 anni. Le statistiche si mostrano ancor più crudeli quando si passa all’analisi dell’occupazione femminile: le giovani donne lavoratrici del Mezzogiorno sono ferme al 23,3% nel 2010, vale a dire 25 punti in meno rispetto alle colleghe del Nord (56,5%).

La debolezza sul mercato del lavoro, legata in tutto il Paese alla condizione giovanile, – continua il rapporto Svimez – al Sud si protrae ben oltre l’età in cui ragionevolmente si può parlare di giovani. Dal ‘brain drain’, cioè dalla ”fuga dei cervelli”, il drenaggio di capitale umano dalle aree deboli verso le aree a maggiore sviluppo, siamo ormai passati al brain waste, lo ‘spreco di cervelli’, una sottoutilizzazione di dimensioni abnormi del capitale umano formato che non trova neppure più una valvola di sfogo nelle migrazioni‘.

Alessia Casiraghi

Vicenza-Buenos Aires: nuovo progetto di collaborazione fra PMI

Il made in Italy fa tappa in Argentina. Confartigianato Vicenza ha avviato un progetto di collaborazione fra le piccole e medie imprese del territorio veneto e Buenos Aires.

Promover“, questo il nome dell’iniziativa voluta e ideata dall’ong Cisp-Sviluppo dei popoli, insieme all’ong veneta Etic, la Confartigianato Vicenza e il Cosmob, il Centro tecnologico per il settore legno-arredo, avrà una durata complessiva di 36 mesi e godrà di un finanziamento pari a 1,2 milioni di euro da parte del ministero degli Affari Esteri italiano.

Le PMI vicentine, simbolo e fortuna del made in Italy, trasmetteranno ”saperi ed esperienze” ai loro cugini argentini, con l’obiettivo di sviluppare e potenziare l’economia territoriale locale e dare vita a reti sociali e commerciali ‘intercontinentali’. Quattro i settori produttivi coinvolti nell’iniziativa: metalmeccanico, tessile, mobili e arredo, a cui si aggiunge la creazione di centri di servizi per le imprese, sul modello made in Italy.

Il nostro obiettivo – ha sottolineato Luigi Grando, responsabile Cisp per i programmi in America Latina – e’ promuovere lo sviluppo socio-economico della popolazione dell’area di General San Marti’n, nella provincia di Buenos Aires, migliorando la competitività locale, nazionale e internazionale del settore produttivo locale, consolidando le relazioni con le istituzioni, le reti associative, e la ricerca e innovazione tecnologica come strumenti di appoggio alle piccole e medie imprese.”

Il primo incontro fra i rappresentanti delle ong, di Confartigianato e Cosmob e gli imprenditori e i funzionari pubblici argentini è previsto per il prossimo novembre. Gli obiettivi finali del progetto Promover riguardano la creazione di un‘Agenzia di sviluppo locale, i cui principali compiti saranno l’assistenza tecnica per lo sviluppo economico-territoriale, la creazione di un sistema di informazione territoriale per mettere in collegamento domanda e offerta del settore produttivo locale e regionale e la firma di un patto territoriale nazionale per lo sviluppo e la coesione sociale dell’area. In più il progetto prevede almeno due interscambi tra le agenzie di sviluppo locale e gli imprenditori provenienti da Italia, Colombia, Argentina e altri paesi centro-americani.

“Il nostro contributo – ha spiegato Pietro De Lotto, presidente di Confartigianato Vicenzasarà in primo luogo quello di vedere se i centri di servizi e assistenza alle imprese, come di fatto e’ la Confartigianato vicentina con i suoi 500 addetti, possono essere realizzati, con gli opportuni adattamenti, anche nel contesto argentino, e poi anche quello di pensare a sviluppare relazioni economiche con le loro aziende‘.

Alessia Casiraghi

Lanfranconi nuovo presidente dei Giovani imprenditori Confapi

Trentanove anni, sposato con due figli e già presidente dei giovani imprenditori di Api di Lecco e presidente dei Giovani Imprenditori Confapindustria Lombardia: è Oriano Lanfranconi, eletto nuovo presidente dei Giovani imprenditori della Confapi.

Dopo una laurea in ingegneria meccanica conseguita al Politecnico di Milano, è divenuto socio e membro del Cda dell’azienda di famiglia, la Metallurgica Invernizzi e Mutazzi spa.

In Italia, sottolinea Lanfranconi, “l’interesse sul tema dell’imprenditoria giovanile deve restare elevato”. “E’ necessario perciò individuare percorsi innovativi per favorire la nascita di nuove imprese. Per questo abbiamo in mente di costituire un tavolo permanente per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile, con particolare riferimento ai temi: economia e finanza, lavoro e welfare, sicurezza, semplificazione e sviluppo economico.

Inoltre, prosegue il nuovo presidente, “promuoveremo momenti formativi di altissimo profilo per preparare al meglio alle sfide del futuro i giovani imprenditori e i funzionari delle associazioni territoriali aderenti a Confapi”. “Attiveremo una vera e propria scuola di politica associativa, con un moderno centro studi, operante nei settori della regolamentazione del lavoro e welfare, sviluppo economico e lobbystico, sociale e politico, management. Il nostro prossimo impegno  sarà l’appuntamento annuale del Congresso nazionale Gic a novembre, da sempre la nostra vetrina mediatica più significativa, dove discuteremo con i più importanti esponenti del mondo economico, politico, sindacale e associativo” conclude Lanfranconi.

I componenti della nuova squadra di Presidenza Gic sono: Elisa Beniero (Vicenza) in qualità di vicepresidente, Francesco Alberti (Calabria) Edoardo Corna (Sardegna) Cristiano Orlandi (Perugia) e Sonia Piumatti (Cuneo).

Marco Poggi

Fino al 30 settembre è possibile ottenere il riconoscimento degli immobili rurali

Ancora pochi i giorni disponibili per presentare la domanda al Ministero dell’Economia per
ottenere il riconoscimento di immobili rurali: la scadenza è fissata per il 30 settembre prossimo.

Il Decreto attuativo è stato appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dove si possono trovare maggiori informazioni al riguardo e le iatruzioni su come completare la presentazione delle domande.

Il Decreto Sviluppo introduce la possibilità di attribuire alla propria abitazione rurale la categoria A/6, di classe R – classe appena istituita con il Decreto – e a fabbricati rurali ad uso strumentale la categoria D/10. Chi possedesse un immobile accatastato in un’altra categoria ma volesse effettuare il passaggio di categoria dovrà presentare una domanda di variazione all’Agenzia del Territorio.

La domanda può essere presentata da chiunque detenga diritti sull’immobile, o da professionisti tutelati, e va integrata con un’autocertificazione che attesti che l’immobile possiede i requisiti necessari per il cambio di categoria da almeno cinque anni, vale a dire almeno dal 2006, a meno che non siano stati acquistati in seguito.

Spetterà poi all’Ufficio del Territorio stabilire se sussistono i requisiti di ruralità che possano convalidare sia l’autocertificazione presentata, sia l’attribuzione della nuova categoria catastale. Ogni strumento, è scritto nel Decreto, sarà valido per accertare l’idoneità della domanda.

L’obbligo di presentazione della domanda non è invece rivolto ai possessori di immobili in grado di cambiare categoria catastale anche se è sicuramente conveniente, in quanto permette di risolvere i problemi fiscali in cui ci si imbatte quando un fabbricato rurale è iscritto in una categoria catastale non corretta, pur di essere esclusi dall’Ici.

Il tempo a disposizione è davvero poco, sarà difficile rispettare la scadenza.

Vera Moretti

Se i manager preferiscono l’SSD

Dispositivi per lo storage sempre più capienti, cloud computing e Business Analytics. Le grandi e piccole aziende preferiscono l‘SSD, ovvero i Solid State Drive, strumenti di storage allo stato solido.

Una ricerca condotta per IBM da Zogby International su 250 responsabili informatici statunitensi, ha rilevato come il 57% degli intervistati senta la necessità di dispositivi per lo storage sempre più capienti, sicuri e a buon mercato, anche in previsione di una crescita futura.

Il 43% dei decision maker informatici dichiara di adottare già la tecnologia SSD per un accesso maggiormente veloce ai dati (75%); chi ancora non la utilizza indica invece come motivazione principale la necessaria diminuzione dei costi (71%) per sposare la tecnologia SSD con le esigenze di bilancio.

Le PMI si muovono quindi verso soluzioni che superano le memorie flash e gli hard disk tradizionali: il 48% degli intervistati prevede un aumento degli investimenti nell’area della virtualizzazione, con soluzioni che vanno dal cloud (26%), alla memoria flash/stato solido (24%) all’analytics (22 %).

L’impegno di IBM va quindi nella direzione di offrire alle aziende tecnologie di storage sempre più evolute in termini di capienza e velocità di accesso ai dati, a costi possibilmente contenuti. Ad esempio con l’introduzione sul mercato delle memorie Racetrack, che coniugano prestazioni elevate e affidabilità della memoria flash a basso costo all’elevata capacità degli hard-disk drive.

La tecnologia Easy Tier di IBM si incarica invece di spostare dinamicamente i dati più “attivi”, come le transazioni delle carte di credito, su SSD più veloci mentre le informazioni con minori esigenze di prestazione vengono convogliate su tecnologie di storage più obsolte ma meno costose.

Alessia Casiraghi

Commercio al dettaglio: in un anno calo del 2%

Mobili, articoli tessili ed arredamento. Secondo l‘Istat sono questi i settori ad aver registrato nell’ultimo anno una contrazione nelle vendite al dettaglio maggiore. I dati raccolti nell’ultimo rapporto sulle vendite al dettaglio per i beni di consumo non alimentari attinenti al mese di luglio 2011 mostrano un calo congiunturale dei consumi del 2,06% rispetto allo stesso mese del 2010.

Il rapporto ha riscontrato un calo significativo delle vendite delle principali componenti merceologiche del vestire, arredare e benessere. Se al primo posto fra i settori che hanno registrato una più marcata riduzione dei consumi figurano mobili, articoli tessili ed arredamento, scesi in un anno del 3,2 %, la medaglia d’argento spetta ai prodotti di gioiellerie e orologerie, con un -2% nel 2011. Negativi anche i valori per i settori del vestire: abbigliamento e pellicceria in un anno hanno perso un -1,9%, come anche le calzature, articoli in cuoio e da viaggio scesi del -1,8%. Fanalino di coda i prodotti di profumeria e cura della persona che, dopo un trend positivo negli scorsi anni, hanno visto ridurre nel 2011 le vendite del -1,4%.

La riduzione del clima di fiducia dei consumatori ha contribuito alla contrazione delle vendite, che a settembre 2011 sono scese a 98,5 rispetto al 100,3 del mese di agosto. A peggiorare la situazione sono poi le valutazioni, presenti e prospettiche, sulla situazione economica del paese e della famiglia, nonché i giudizi sul bilancio familiare e sull’opportunità del risparmio.

L’aumento dell’Iva al 21% introdotto dalla nuova Finanziaria rischia inoltre, secondo l’Ufficio Studi di Confcommerciodi bloccare qualsiasi tentativo delle famiglie di reagire alla crisi. E’ dunque prevedibile per i consumi un peggioramento nel terzo e quarto trimestre che comporterà un ulteriore indebolimento delle prospettive di sviluppo dell’economia.”

Alessia Casiraghi

Confartigianato Vicenza sottolinea: le banche pensino alla PMI

Le drammatiche turbolenze dei mercati finanziari si riflettono sulle strategie delle banche e la spirale finisce col ripercuotersi sul credito in forma sempre più  pressante.

A lanciare l’allarme è il presidente di Confartigianato Vicenza Agostino Bonomo, secondo cui ”i continui bollettini di guerra provenienti dalle Borse hanno sconvolto il trend e le aspettative della nostra economia reale, che prima dell’estate lasciava intravedere qualche timido segnale di fiducia, specie per le attività legate all’export‘.

Oggi purtroppo il meccanismo di trasmissione degli effetti negativi della finanza sulle imprese concreto, e lo vediamo da un lato nel forte rallentamento sulle aspettative di crescita e sugli ordinativi, dall’altro in una stretta creditizia dagli effetti minacciosi sia sul livello dei tassi d’interesse e sia sulla forte selezione delle domande di credito. Purtroppo dal settembre 2008, ossia da quando cominciata la crisi finanziaria, non si potuto – o voluto – avviare un concreto processo regolatore dei mercati finanziari, e ora tutti ne paghiamo le conseguenze” .

Qui entra in gioco il ruolo degli istituti di credito. Bonomo ribadisce infatti ”le forti tensioni ribassiste sulle Borse e sul debito sovrano spingono verso l’alto il costo della raccolta bancaria, e quindi anche quello del credito per imprese e famiglie. E’ evidente quindi l’innalzamento dei tassi d’interesse sui prestiti: di questi giorni il raddoppio degli spread sui finanziamenti, che dall’1,5% di prima dell’estate hanno superato il 3%, portando i tassi finiti per le imprese sulla soglia del 5%. Vi è poi il cosiddetto ‘credit crunch’, ossia il razionamento creditizio.I limiti delle banche riducono drasticamente le erogazioni alle aziende che presentino dei rating appena un po’ meno meritevoli, alle quali la concessione praticamente preclusa”.

Per l’Italia uno degli elementi di principale preoccupazione è dunque il credito: mentre la classe politica non lo merita dal popolo, le banche di contro non lo concedono ai privati.

Marco Poggi

La crisi porta gli italiani al low cost, ma occhio allo spreco

La fiducia dei consumatori italiani tocca il minimo dal luglio 2008 senza però essere arrivata alle famiglie. La sensazione è che esistano degli stabilizzatori automatici che rallentano la caduta. Gli italiani non hanno tagliato la voce «stadio» nei budget familiari. Il caso limite è quello del Napoli che a fine agosto ha visto 8 mila tifosi accollarsi il costo di una trasferta a Barcellona per seguire gli azzurri in un match amichevole.

Per rimanere in zona sport possiamo aggiungere che gli abbonati di Sky non sono diminuiti. Anzi. Mancano pochi giorni alla chiusura della trimestrale e le stime sono ottimistiche. La pay tv cresce al ritmo di 30-40 mila abbonati ogni tre mesi con un costo medio per abbonato pari a 43 euro al mese.

Il presidente dell’Istat Enrico Giovannini sostiene che fino alla bufera di agosto gli italiani erano rimasti dell’idea che la crisi fosse transitoria, che si dovesse aspettare che passasse la nottata e che bastasse in qualche modo stringere di un buco la cinghia. Giovannini pensa che nei prossimi mesi ci troveremo di fronte a una discontinuità.

Per cercare di spiegare la lenta metamorfosi italiana Giuseppe Roma, direttore del Censis, racconta la storia de L’Aquila, una città che ha perso dopo il terremoto 20 mila abitanti, in cui la ricostruzione è sostanzialmente a zero e nella quale in virtù della defiscalizzazione sono sorte tante piccole attività tutte a basso valore aggiunto. Il paradigma aquilano è un tipico comportamento adattivo italiano, si ottimizzano le risorse esistenti e si nasconde l’assenza di un progetto socioeconomico vero.

Milano è sociologicamente interessante anche per monitorare altri comportamenti adattivi. Un fenomeno interessante è quello legato all’espandersi dell’economia dei buoni pasto. Gli esercizi commerciali del centro puntano sempre di più sulla pausa pranzo degli impiegati. Sorgono nuovi punti di ristoro con un target ben preciso e i bar ristrutturano gli spazi in funzione della maggiore capienza di tavolini. Nello slang meneghino nasce l’ «ape», la cena di una fascia generazionale che va dai 25 ai 40 anni che  risolve il problema di un pasto a prezzi contenuti e per di più non rinuncia alla socializzazione.

Per capire come reagiscono gli italiani alla bufera economica il commercio è sicuramente un elemento chiave. I dati degli uffici/studi delle associazioni segnalano la chiusura di 10 mila piccoli esercizi ogni semestre in Italia, aggiungono che questa cifra è destinata ad aumentare vertiginosamente e tuttavia esiste un buon tasso di rotazione. Quello che si compra si consuma e le scorte sono ridotte al minimo.

Resta il risparmio. È chiaro che non se ne forma di nuovo, non ci sono però code davanti alle banche o alle società di gestione per ritirare i soldi già investiti. Del resto il portafoglio degli italiani è tra i più prudenti in Europa e l’investimento in azioni è circa al 20%.

Laura LESEVRE

Casa in Italia? Da sogno a incubo burocratico

Sugli stranieri, l’Italia esercita un fascino notevole che spinge chi se lo può permettere ad investire in immobili nel nostro Paese.

Se, da una parte, si tratta di uffici, centri commerciali o parchi di logistica, sono i residenziali gli immobili che rappresentano l’oggetto del desiderio, soprattutto quando si tratta di location famose in tutto il mondo. Non solo Costa Smeralda, Toscana e lago di Como, ma anche Umbria e Salento, le cui quotazioni ultimamente si sono alzate, fermo restando l’interesse per le città d’arte, Venezia in testa.

Ma, se da un lato potrebbe trattarsi di uno scenario incantevole e irrinunciabile, il rovescio della medaglia si presenta infausto o, come scritto sul Wall Street Journal, un incubo burocratico. Dall’acquisizione del codice fiscale, indispensabile per acquistare ma difficile da ottenere se stranieri, fino ad un interminabile elenco di tasse da pagare, le formalità alle quali occorre sottoporsi rischierebbero di scoraggiare anche i più fervidi ammiratori dell’italian style.

Nonostante ciò, però, qualcuno disposto ad affrontare cavilli e spese elevate c’è, e sono soprattutto gli americani, aumentati negli ultimi mesi, e i russi che, dopo un colpo di fulmine per le coste italiane, si stanno ora spingendo anche nell’entroterra.

Ma anche gli scandinavi stanno diventando una discreta quantità a dimostrazione che, forse, spendere tempo, oltre che denaro, per diventare proprietari di una dimora made in Italy vale la pena.

Vera Moretti

Toscana: 12 milioni di euro a sostegno dell’imprenditoria femminile

12 milioni di euro in 3 anni a sostegno delle quote rose dell’imprenditoria in Toscana. Entrerà in vigore a partire da Ottobre 2011 il nuovo bando relativo ai finanziamenti per l’imprenditoria femminile e per gli under 40 della regione della Toscana.

Il finanziamento, di un valore totale di 12 milioni di euro, sarà gestito da Fidi e verrà suddiviso in base alle diverse categorie imprenditoriali. Il 50% della somma messa a disposizione sarà destinato alle imprese gestite dagli under 40, mentre l’ulteriore 30% verrà messo a disposizione per le imprese gestite da amministrazione femminile, per le quali non sono previsti limiti di età. Il restante 20% spetterà invece alle imprese costituite da lavoratori di ammortizzatori sociali. Si è stabilito inoltre che per il 90% le risorse copriranno i finanziamenti in conto interessi e le controgaranzie, mentre il restante 10% sarà riservato al finanziamento della partecipazione al capitale di rischio delle imprese.

La novità del finanziamento consiste nella possibilità di accumulare il capitale messo a disposizione dalla Regione Toscana con altre ulteriori agevolazioni per le piccole e medie imprese.

Non più contributi in conto capitale, ma nuove tipologie, fra loro cumulabili. Si tratta cioè di contributi per l’abbattimento di interessi o prestazione di garanzie su finanziamenti e operazioni di leasing, che permetteranno di moltiplicare il volume dei finanziamenti concessi.

Alessia Casiraghi