Crediti Iva, una beffa per le imprese

di Davide PASSONI

Difficile fare business e sopravvivere quando la crisi morde duro. Praticamente impossibile se la pubblica amministrazione ci mette del suo per prendere a cannonate le imprese che già faticano a rimanere a galla. Infatti, se molte aziende registrano una difficoltà sempre crescente per reperire liquidità per sosntentarsi, lo stato ci mette del suo nel peggiorare le cose grazie al ritardo nei pagamenti dalla PA.

Quante sono le imprese che aspettano il pagamento di opere e servizi realizzate ed erogati e non ancora saldati dalle amministrazioni pubbliche? E quante sono quelle che attendono invano un rimborso IVA per le tasse pagate in più? Tante? Troppe, diciamo noi.

I crediti IVA, ben lungi da essere un di cui del problema, ne sono ormai una parte sostanziale. E a poco serve che il Governo, nella persona del ministro Passera, abbia riconosciuto il problema relativamente ai rimborsi IVA del 2010: non ci voleva un professore per capire che al 31 gennaio 2012 solo 23.416 domande di rimborso erano state accolte su 62.211, per un importo erogato che sta oltre 3 miliardi sotto rispetto al totale vantato dai richiedenti, pari a 8,6 miliardi. Certo, prendere atto è già qualcosa, ma qui serve far uscire il grano.

Può infatti bastare sentirsi dire dal Governo che “in conformità al piano di accelerazione avviato dall’Agenzia delle Entrate, gli importi relativi alle restanti richieste, qualora accolte, verranno erogati nel corso del 2012 tenuto conto della effettiva disponibilità finanziaria“? Che vuol dire “tenuto conto della effettiva disponibilità finanziaria“? Che questi soldi non arriveranno. E l’idea di “pagare” queste somme con titoli di debito pubblico da girare poi alle banche a garanzia della solvibilità dei debiti delle aziende? Sparita. Capiamo che in questo periodo nemmeno le banche se la passano bene, ma almeno loro hanno una Bce che presta denaro a tassi ridicoli. E alle aziende alla canna del gas, chi lo presta il denaro? Ormai quasi più nessun, men che meno a tassi di favore.

E allora su, Monti, su Passera, su ministri tutti: trovate il modo di snellire le procedure elefantiache e di garantire tempi certi per i rimborsi; ve lo chiedono le aziende, ve lo chiede l’economia, ve lo chiede l’Italia. Nessuna delle tre ha più tempo da perdere.