Riccardo Monti alla guida dell’Ice

Riccardo Monti è stato nominato nuovo presidente dell’Agenzia Ice per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. La nomina di Monti coincide con l’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Ice, nominato lo scorso 18 aprile con decreto del Presidente della Repubblica. Oltre allo stesso Monti ne fanno parte Giuseppe Mazzarella, Maurizio Melani, Luigi Pio Scordamaglia e Paolo Zegna.

Come si legge nella nota, la nuova Agenzia Ice, ora pienamente operativa, “punta a coordinare tutte le strategie e gli strumenti di internazionalizzazione del sistema paese, così da supportare in modo efficace l’export e la crescita all’estero delle aziende italiane“. L’Agenzia, conclude la nota, “si concentrerà fortemente anche sull’attrazione degli investimenti diretti esteri, un settore di importanza fondamentale per la ripresa della crescita e del mercato occupazionale interno“.

Fonte: Adnkronos.com

Finanziamenti in calo per i mutui casa

Benché ammontino a un totale di 11.114,16 milioni di euro complessivi, i finanziamenti chiesti dalle famiglie italiane per accendere un mutuo sono calati, nell’ultimo trimestre del 2011, del 25,29%. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono stati erogati 3.761,81 mln di euro in meno.

Ce lo racconta il Bollettino Statistico pubblicato da Banca d’Italia e conferma la tendenza già rilevata nei trimestri precedenti. Causa principale rimane la crisi economica che ha caratterizzato, e lo sta ancora facendo, l’Area Euro.

E Tecnocasa aggiunge, come motivo di questa contrazione dai risvolti negativi, anche il forte rallentamento delle operazioni di sostituzione e surroga che nel quarto trimestre 2011 ha caratterizzato circa il 1,5% dei volumi, mentre un anno prima erano stimanti in circa il 10%.

Considerando tutto il 2011, l’importo totale dei finanziamenti erogati alle famiglie che hanno richiesto un mutuo è di 49.239,30 mln di euro, saldo che, rispetto al 2010, rileva un calo pari al -11,84% con 6.612 mln di euro in meno.
Questa diminuzione ha riportato l’Italia al 2004, quando i finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione erogati furono poco meno di 49 miliardi di euro.

Vera MORETTI

Disoccupazione giovanile record: è al 36%

Il tasso di disoccupazione a marzo è al 9,8%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su febbraio e di 1,7 punti su base annua. E’ il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Guardando le serie trimestrali é il più alto dal terzo trimestre 2000.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a marzo è al 35,9%, in aumento di due punti percentuali su febbraio. E’ il tasso più alto dal gennaio 2004 (inizio delle serie storiche mensili). Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Guardando le serie trimestrali é il più alto dal quarto trimestre 1992.

Quindi, risulta disoccupato oltre un giovane su tre tra i 15-24enni attivi, ossia coloro che hanno un lavoro o lo cercano (forza lavoro).

Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio. Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Su base annua il rialzo è del 23,4%. E’ il livello più alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Con riferimento alle serie storiche trimestrali è record da IV trimestre 1999.

Il numero dei disoccupati a marzo è aumentato su base annua di 476 mila unità (+23,4%) e su base mensile di 66 mila. Il dato annuale risente dell’aumento delle persone sul mercato del lavoro, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, infatti, sono diminuiti di 427.000 unità.

A marzo gli occupati sono 22 milioni e 947 mila, in diminuzione dello 0,2% su febbraio, ovvero 35 mila unità in meno, e dello 0,4% rispetto a marzo 2011, pari ad un calo di 88 mila unità. Il risultato è determinato dal calo dell’occupazione maschile.

A marzo il tasso di occupazione è pari al 57%, in lieve calo, di 0,1 punti percentuali, in termini congiunturali e in flessione di 0,2 punti su base annua. Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Risultano anche in diminuzione gli inattivi (15-64 anni), ovvero le persone che non sono né occupate né in cerca di lavoro: il calo è dello 0,3% (-40 mila unità) su febbraio, con il tasso di inattività che si posiziona così al 36,7%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,1 punti su base annua. Da questi dati emerge come l’aumento del numero di disoccupati e del relativo tasso deriva principalmente dal fatto che coloro che prima erano inattivi ora si sono in cerca di un lavoro. Mentre il calo dell’occupazione è meno accentuato, anche, perché, probabilmente, facendo riferimento agli ultimi dati trimestrali, gli occupati adulti restano più a lungo a lavoro, sia per l’allungamento della vita media che per gli interventi sul sistema pensionistico.

Il tasso di disoccupazione maschile cresce di 0,3 punti percentuali su febbraio, portandosi al 9,0%; quello femminile segna un aumento di 0,1 punti e si attesta all’11,0%. Rispetto all’anno precedente, quindi, il tasso di disoccupazione maschile sale di 1,6 punti percentuali e quello femminile di 1,9 punti. La crescita della disoccupazione interessa così sia gli uomini sia le donne. In particolare, gli uomini disoccupati salgono del 3,9% rispetto al mese precedente e del 23,4% su base annua; il numero di donne disoccupate aumenta dell’1,3% rispetto a febbraio e del 23,4% in termini tendenziali.

Laura LESEVRE

Un decreto modifica gli studi di settore

Gli studi di settore sono stati modificati e resi più vicini a quelle che sono le realtà economiche delle aziende e dei mercati.
Le integrazioni si trovano nel decreto del 26 aprile del Ministero dell’Economia e delle Finanze e si applicheranno a decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2011.

Negli allegati che accompagnano il decreto, l’allegato 1 contiene i nuovi indicatori volti a contrastare possibili ipotesi di non corretta compilazione dei dati dichiarati.
L’allegato 2 individua un nuovo indicatore di normalità economica basato sul valore dei beni strumentali, da applicare in caso di incoerenza dei dati.
L’allegato 3 aggiorna i valori soglia per l’indicatore di coerenza “ricarico” dello studio VOM4U (“farmacie”).

L’allegato 4 aggiorna la territorialità dei Factory outlet center, individuando le aree di mercato che sono state influenzate dalla presenza degli outlet.
L‘allegato 5, a questo proposito, riguarda in particolare Abruzzo, Campania e Sicilia, poiché proprio in queste regioni sono stati aperti, nel 2009 e 2010, nuovi outlet.

Gli allegati 6 e 7 aggiornano, rispettivamente, l’analisi territoriale a seguito dell’istituzione del Comune di “Gravedona ed Uniti” (provincia di Como) e lo studio sulle aree della territorialità del commercio a livello comunale, provinciale e regionale, al fine di capire quali variazioni sono state rinvenute nelle caratteristiche della rete distributiva, in rapporto al grado di modernizzazione e di copertura dei servizi di prossimità, e dello sviluppo socio economico del territorio.

Vera MORETTI

Aumento dell’Iva? Aspettiamocelo

L’aumento dell’Iva? Tutt’altro che scongiurato. Lo conferma il Premier Monti. “La spesa pubblica ‘rivedibile’ nel medio periodo – secondo Montiè pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi“. La revisione della spesa sarà “non lineare ma selettiva“. Ma questo non ci salverà dal rincaro dell’Iva. Ahinoi.

E l’Imu? Un boccone amaro, amarissimo ma, sostiene Monti, figlio di una idea dissennata del precedente governo: “Se oggi c’è l’Imu bisogna accettare l’amara verità che si è abolita l’Ici senza calcolare le conseguenze, non poteva e non doveva essere abolita“.

Nella politica italiana c’è sempre la tendenza a dare agli altri la colpa delle conseguenze delle proprie decisioni, ma in questo caso Monti ha ragione: l‘abolizione dell’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere. Demagogica quanto si vuole, ma nefasta per i conti dello Stato. Se non altro, almeno in questo caso il professore ha ragione a fare il professore.

Nuovo protocollo d’intesa Agenzia delle Entrate Piemonte – Associazioni tributaristi

Sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa tra l’Agenzia delle Entrate, Direzione Regionale del Piemonte, e le Associazioni dei tributaristi. Un protocollo che rafforza e integra quanto già indicato nell’accordo del gennaio 2010.

Il protocollo contiene importanti indicazioni di collaborazione tra le parti: dalla promozione dell’utilizzo del canale telematico Civis, alla possibilità di proporre quesiti da parte dell’Associazione, a sportelli dedicati per i tributaristi, nonché sinergie anche per ciò riguarda la formazione professionale (obbligatoria per gli iscritti INT).

Una convenzione che avrà validità sino al 31/12/2013 per tutto il territorio regionale e, quindi, anche per ogni Direzione provinciale e uffici territoriali del Piemonte, un accordo all’insegna della semplificazione dei rapporti con i contribuenti e della facilitazione dell’accesso ai servizi di assistenza e d’informazione dell’Agenzia delle Entrate e che ribadisce un concetto chiave circa il ruolo del tributarista quale intermediario fiscale abilitato : “… l’attività professionale di assistenza, consulenza ed intermediazione svolta dai professionisti in tutti i settori del procedimento tributario contribuisce alla realizzazione di una prospettiva di fattiva collaborazione e trasparenza degli interessi tra le parti e risponde a tutte le esigenze d’innalzamento del livello di qualità dei servizi“.

Il Presidente dell’INT Riccardo Alemanno sottolinea: “Un’ulteriore conferma degli ottimi rapporti che intercorrono tra Agenzia delle Entrate e l’Istituto Nazionale Tributaristi anche a livello territoriale e non solo centrale“.

Una Punto da professionisti

Fiat torna a lanciare novità per i professionisti e svela al Salone di Birmingham la Punto Van, ultima offerta lanciata al salone di Birmingham da Fiat Professional, la divisione dei veicoli commerciali del gruppo Fiat, che sostituisce le precedenti versioni delle Grande Punto e Punto Evo sat.

La Punto Van è una berlina due volumi cui sono stati smontati i cristalli di alcuni finestrini e sostituiti con pannelli della stessa lamiera della carrozzeria. Ha un vano bagagli da 35 metri cubi che può portare fino a 522 chili di carico.

Ha un motore 1.3 diesel MultiJet II da 75, 85 o 95 cavalli con due allestimenti e in tre colorazioni della carrozzeria. Su alcune versioni lo Start&Stop è di serie, mentre le dotazioni comprendono Esp, airbag, cristalli e specchi retrovisori elettrici, Radio, CD MP3 ed è disponibile per gli ordini già da fine aprile.

Crediti Iva, una beffa per le imprese

di Davide PASSONI

Difficile fare business e sopravvivere quando la crisi morde duro. Praticamente impossibile se la pubblica amministrazione ci mette del suo per prendere a cannonate le imprese che già faticano a rimanere a galla. Infatti, se molte aziende registrano una difficoltà sempre crescente per reperire liquidità per sosntentarsi, lo stato ci mette del suo nel peggiorare le cose grazie al ritardo nei pagamenti dalla PA.

Quante sono le imprese che aspettano il pagamento di opere e servizi realizzate ed erogati e non ancora saldati dalle amministrazioni pubbliche? E quante sono quelle che attendono invano un rimborso IVA per le tasse pagate in più? Tante? Troppe, diciamo noi.

I crediti IVA, ben lungi da essere un di cui del problema, ne sono ormai una parte sostanziale. E a poco serve che il Governo, nella persona del ministro Passera, abbia riconosciuto il problema relativamente ai rimborsi IVA del 2010: non ci voleva un professore per capire che al 31 gennaio 2012 solo 23.416 domande di rimborso erano state accolte su 62.211, per un importo erogato che sta oltre 3 miliardi sotto rispetto al totale vantato dai richiedenti, pari a 8,6 miliardi. Certo, prendere atto è già qualcosa, ma qui serve far uscire il grano.

Può infatti bastare sentirsi dire dal Governo che “in conformità al piano di accelerazione avviato dall’Agenzia delle Entrate, gli importi relativi alle restanti richieste, qualora accolte, verranno erogati nel corso del 2012 tenuto conto della effettiva disponibilità finanziaria“? Che vuol dire “tenuto conto della effettiva disponibilità finanziaria“? Che questi soldi non arriveranno. E l’idea di “pagare” queste somme con titoli di debito pubblico da girare poi alle banche a garanzia della solvibilità dei debiti delle aziende? Sparita. Capiamo che in questo periodo nemmeno le banche se la passano bene, ma almeno loro hanno una Bce che presta denaro a tassi ridicoli. E alle aziende alla canna del gas, chi lo presta il denaro? Ormai quasi più nessun, men che meno a tassi di favore.

E allora su, Monti, su Passera, su ministri tutti: trovate il modo di snellire le procedure elefantiache e di garantire tempi certi per i rimborsi; ve lo chiedono le aziende, ve lo chiede l’economia, ve lo chiede l’Italia. Nessuna delle tre ha più tempo da perdere.

Apprendistato, via all’accordo anche nell’industria calzaturiera

Un poco alla volta i vari settori produttivi stanno mandando a regime e in vigore il Decreto Legislativo del 14 settembre 2011, n. 167, il cosiddetto Testo Unico dell’Apprendistato, che contiene le norme modificative rispetto alla normativa precedente con ricaduta sulla disciplina contrattuale in materia. Dal 26 aprile tale accordo è entrato in vigore anche nell’industria calzaturiera, grazie al documento siglato dall’ANCI unitamente alle sigle sindacali FEMCA CISL, FILCTEM CGIL, UILTA UIL, e ha consentito alle parti di recepire le disposizioni del Testo Unico nel nuovo Accordo Nazionale dell’Industria Calzaturiera sull’Apprendistato.

L’Accordo applica le disposizioni del Testo Unico dell’Apprendistato e adegua le norme previste per l’apprendistato dal CCNL del 14 giugno 2010 al fine di dare piena e immediata operatività al decreto legislativo 167/2011. Inoltre, il documento disciplina i rapporti di apprendistato instaurati da tale data; i rapporti già esistenti continueranno ad essere disciplinati con le vecchie norme sino alla scadenza del periodo di apprendistato.

Un passo importante per un settore vitale della nostra economia, dove le piccole imprese la fanno da padrone.

Rinnovabili, il taglio degli incentivi mette a rischio le Pmi

Confartigianato lancia l’allarme: la revisione degli incentivi per le rinnovabili avrà conseguenze negative per le piccole e medie imprese della filiera.

Secondo l’associazione, infatti, i decreti presentati la scorsa settimana dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di revisione degli incentivi per il fotovoltaico e per le altre Fonti rinnovabili preoccupano fortemente le Pmi del settore. E si tratta di numeri non da poco: sono 85mila le piccole e medie imprese nazionali, con oltre 200mila occupati, che negli ultimi anni hanno operato in qualità di piccoli produttori di impianti, installatori e manutentori, per lo sviluppo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e per la promozione della generazione distribuita di piccola taglia.

Dall’associazione rilevano che senza i correttivi ai decreti, che introducono procedure burocratiche e prenotazione degli incentivi che penalizzano in misura maggiore i piccoli impianti, si bloccheranno drasticamente gli investimenti di queste imprese, con danni rispetto alla possibilità del Paese di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica e per il bilancio dello Stato. CNA, Confartigianato e Casartigiani denunciano poi un difetto di concertazione e informazione nel metodo che ha condotto i Ministeri competenti alla definizione dei decreti.

Il quarto conto energia emanato a maggio 2011 aveva peraltro previsto una riduzione delle tariffe incentivanti al raggiungimento di soglie di spesa individuate, ma non una nuova revisione generale del meccanismo incentivante contenuta invece nella bozza di nuovo decreto sul fotovoltaico. Le Confederazioni dell’artigianato chiedono dunque che si intervenga sui testi dei decreti, per modificare gli aspetti più critici. In particolare è necessario tutelare gli impianti di piccola dimensione, almeno fino a 30 kW di potenza, che non dovrebbero essere soggetti a tetti massimi di incentivazione né all’obbligo di iscrizione al registro; per questi impianti infatti è necessario mantenere un principio di automaticità dell’incentivo.