Imprese: quanto stringe la morsa degli interessi?

La morsa degli interessi alle banche sembra soffocare sempre di più le piccole e medie imprese. L’ennesimo allarme arriva dall’Associazione Unimpresa che ha effettuato uno studio sull’andamento delle redditività del sistema bancario italiano: il risultato?

Secondo Unimpresa nel 2011 la redditività delle banche è peggiorata, con la conseguenza di che se gli ‘affari’ vanno male, il rischio è che le banche aumentino i tassi sui prestiti bancari.

Veniamo ai numeri: Unimpresa ha calcolato che gli incrementi delle commissioni sui fidi e l’aumento degli interessi sui finanziamenti alla piccola e media impresa potrebbero fare un balzo in avanti di 2-3 punti percentuali.

Dal canto suo Bankitalia non lascia dubbi: secondo l’ultima relazione stilata dalla Banca Centrale italiana il rendimento del capitale e delle riserve (Roe) ha segnato un indice negativo (-9,2%, contro il 3,4% del 2010).

Il dato emerso, per nulla consolante, potrebbe paventare scenari poco promettenti per le imprese italiane: gli istituti di credito si troverebbe a dover compensare il calo dei ricavi aumentando i costi per le imprese, che beneficiano di un prestito concesso dalla banca.

A ciò vanno aggiunti altri due fattori determinanti l’aumento degli interessi nei finanziamenti: il costo del debito pubblico italiano e il costante peggioramento dei rating, utilizzati per classificare il grado di affidabilità dei titoli obbligazionari emessi dalle imprese. Se il peso degli oneri finanziari preme sempre più sui bilanci aziendali delle piccole e medie realtà imprenditoriali, le conseguenze dannose sono duplici: da un lato l’impresa si vede costretta, nella peggiore delle ipotesi, a chiudere, e dall’altro la banca erogatrice della linea di credito dovrà sostenere un maggior costo del capitale.

Unimpresa ha stimato che i rincari praticati già adesso dalle banche sui tassi di interesse dei finanziamenti rischiano di compromettere la sopravvivenza di almeno il 20-30% delle piccole e medie imprese in Italia.

Il rischio è di distruggere un fitto tessuto di filiere su cui poggia anche la media e grande impresa – ha sottolineato Paolo Longobardi, Presidente di Unimpresa. – Senza contare che si stanno mettendo a repentaglio centinaia di migliaia di posti di lavoro, che una volta persi deprimeranno ancora di più i consumi interni”.

Alessia CASIRAGHI