Le addizionali Irpef massacrano i contribuenti

Le addizionali Irpef stanno massacrando i contribuenti. Non lo diciamo noi, no, l’allarme arriva, come spesso accade quando si parla di tasse, dalla Cgia di Mestre, secondo la quale gli effetti economici dovuti all’aumento delle aliquote delle addizionali comunali e regionali Irpef dovrebbero costare agli italiani almeno 3,5 miliardi.

I conti elaborati dalla Cgia fanno riferimento a 2 provvedimenti di legge presi nel 2011: il primo dal Governo Berlusconi, che ha consentito ai Sindaci di aumentare l’addizionale comunale Irpef sino al valore massimo dello 0,8%; il secondo dal Governo Monti, che con il decreto “salva Italia” ha maggiorato dello 0,33% l’addizionale regionale Irpef. Politici o tecnici, pari rapaci sono.

Se la prima misura dovrebbe portare nelle casse comunali un gettito aggiuntivo che varia tra 1,3/1,5 miliardi di euro, la seconda, stando alle previsioni dell’Esecutivo Monti, assicurerà alle Regioni un incasso di 2,2 miliardi di euro, garantendo un gettito complessivo di almeno 3,5 miliardi di euro. Se l’aumento dell’addizionale comunale si farà sentire su pensioni e buste paga solo a partire dal 2013, ben diverso è il discoro per gli incrementi a livello regionale che, di fatto, i contribuenti li stanno pagando dal gennaio di quest’anno. In questa elaborazione, sottolinea la Cgia, non si è tenuto conto che per l’anno in corso due Regioni (Liguria e Toscana) hanno ulteriormente ritoccato verso l’alto l’addizionale regionale Irpef.

Tranchant come sempre Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre: “Ho l’impressione – dichiara – che i Sindaci e i Presidenti di Regione siano diventati dei moderni gabellieri. Tra l’introduzione dell’Imu e della tassa di soggiorno, gli aumenti apportati all’Irpef, alla Tia/Tarsu alle accise sulla benzina, gli amministratori locali sono stati spinti dagli ultimi esecutivi a mettere le mani in tasca ai propri concittadini. Per fortuna molti di questi hanno agito con responsabilità, chiedendo di più ai ricchi e meno alle fasce sociali più deboli”.