Riforma degli ordini, i dubbi di Federarchitetti

Federarchitetti prende in mano carta e penna e scrive una missiva al Ministero della Giustizia, alla Commissione Giustizia della Camera e ai capigruppo dei partiti, a firma del Segretario Nazionale Maurizio Mannanici e del Presidente Nazionale Paolo Grassi, per esprimere tutte le proprie riserve sul testo di riforma degli ordinamenti professionali.

Federarchitetti ritiene infatti inadeguato il testo che, non riconoscendo le peculiarità del comparto tecnico e contraddicendo i principi cardine delle direttive comunitarie sulla necessità di emarginazione dei vincoli nell’esercizio delle professioni, ne tradisce gli obbiettivi fondanti di rafforzamento del ruolo in ambito culturale e strutturale condizionandone il decollo sul mercato internazionale.

Nelle linee generali della Riforma prevale infatti un disegno che disconosce un effettivo processo democratico, dove, ad un eccesso di controllo e sanzioni non si interfacciano momenti di confronto con le rappresentanze sindacali dei liberi professionisti, ignorando ogni legittimo diritto alla tutela di quest’ultimi. Ulteriori procedure di controllo vengono estese al tirocinio ed alla formazione, assoggettate a logiche avulse da ogni concetto di scelta meritocratica nel riconoscimento del mercato della committenza pubblico-privata nel corso dell’attività, ma a logiche di selezione subordinate alla prevalenza di requisiti economici e temporali.

I percorsi ipotizzati dalDecreto, comportano l’assoggettamento del contesto libero professionale ad un ruolo di emarginazione con gravi conseguenze per lo stato sociale e culturale del Paese.

In particolare si evidenzia:

1. le forme di tirocinio devono prevedere un periodo di almeno 2/3 svolto e certificato presso gli studi professionali;

2. una formazione continua deve essere aperta, anche supportata da finanziamenti, e svolta da Enti di formazione accreditati presso le Regioni e promossi dalle Associazioni e Sindacati professionali, con il controllo degli Ordini, per una trasparente distinzione di ruoli: soppressione di forme di credito formativo e copertura con prevalente attività svolta presso gli studi professionali.

3. copertura assicurativa obbligatoria limitata ai soggetti aventi responsabilità presso la committenza pubblica o privata, ed attiva in relazione alla prestazione
professionale;

4. determinazione dell’onorario non d’imperio, ma in contraddittorio con le rappresentanze dei professionisti e comunque in forma preventiva e rapportato, anche, ai costi determinati dall’applicazione del CCNL degli studi professionali;

5. processi disciplinari svolti in contraddittorio con le rappresentanze professionali per garantire adeguate forme di tutela del professionista;

6. netta e chiara separazione fra esercizio della libera professione e svolgimento di compiti professionali in Enti pubblici, o formativi nelle Università, con criteri di contenimento delle forme di consulenza a casi di eccezionale rilevanza specialistica.

7. contenimento del numero degli Ordini a massimo due organismi, (capoluogo e restanti Province), al fine di adeguarne le strutture al sostegno dei professionisti nelle procedure tecnico-amministrative anche per l’attività in Paesi esteri.

In via collaterale, Federarchitetti, esprime contrarietà al provvedimento sanzionatorio previsto a carico degli studenti fuori-corso, bisognevole di più articolati approfondimenti. Un regime, di epurazione culturale, oltre a risultare contraddittorio in un sistema universitario che supporta scarsamente gli studenti, comporta la contrazione di una preparazione specialistica, abbandonando gli studenti, non coperti economicamente dalle famiglie, in aree forzate di disoccupazione o ad accrescere i bacini del precariato: i dati europei contraddicono una tale impostazione, essendo l’Italia un Paese con un basso rapporto di laureati.

Ben più produttivo sarebbe il ricorso, da parte degli Atenei, ad un incremento di iniziative di sostegno, anche per studenti con famiglie a carico, fuori sede o lavoratori, con corsi idonei a consentire loro il proseguimento degli studi, invece di scoraggiarne il prosieguo, fatto salvo l’effettivo impegno dello studente.