Finanziamenti alle microimprese in Abruzzo

 

Se l’accesso al credito è il principale problema che si trovano ad affrontare piccole e medie imprese, la Regione Abruzzo ha deciso di stanziare un fondo per la concessione di micro finanziamenti fino a 25.000 euro a sostegno della micro-imprenditorialità locale e del lavoro autonomo.

Potranno fare richiesta di finanziamento sia le microimprese, che assumono la forma giuridica di ditta individuale, di società di persone o società cooperative (anche sociali o a responsabilità limitata), sia i lavoratori autonomi (anche Liberi professionisti).

L’importo finanziato potrà variare tra i 5.000 e 10.000 euro per le persone fisiche, e tra i 10.000 e i 25.000 euro per le persone giuridiche.

Saranno considerate ammissibili ai fini del finanziamento le seguenti spese:

  • le spese di funzionamento e di gestione
  • le spese per consulenze specialistiche
  • le spese per investimenti legati a macchinari, impianti, attrezzature, mezzi mobili, opere murarie per adeguamento e messa a norma dei locali, direttamente connessi all’attività.
  • le spese per l’acquisto di mezzi commerciali strettamente funzionali all’attività d’impresa

Tutte le spese dovranno essere sostenute successivamente alla presentazione della domanda di finanziamento, che dovrà essere persentata a partire dal 29 ottobre 2012 e fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, mediante raccomandata A/R o posta certificata (PEC).

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il bando.

 

Carburanti a prezzi stabili, tranne in Toscana

Le previsioni sui prezzi dei carburanti sono state rispettate e dopo la chiusura dei mercati internazionali di venerdì, niente è cambiato.
Il week-end è stato dunque caratterizzato da una quasi totale stabilità, se si esclude la Toscana, dove la cancellazione dell’addizionale regionale ha portato ad un calo di 5 centesimi sulla benzina.
Ciò però non ha contribuito a far scendere i prezzi nell’area del centro Italia, dove tuttora la benzina verde rimane la più cara.

A questo proposito, i picchi sono a 1,976 euro/litro per la benzina e a 1,835 per il diesel. In salita il gpl, oggi a 0,854.
Per quanto riguarda le medie nazionali si posizionano a 1,905 euro/litro per la verde, 1,797 per il diesel e 0,818 per il gpl.

A livello Paese, invece, i prezzi in modalità servito vanno dall’1,892 euro/litro di Eni all’1,905 di Tamoil (no-logo giu’ 1,753) per la benzina.
Per il diesel si passa dall’1,792 euro/litro ancora di Eni all’1,797 di IP (no-logo in flessione a 1,668). Il gpl infine e’ tra 0,801 euro/litro di Esso e 0,818 di TotalErg (no-logo a 0,796).

Vera MORETTI

La Cna chiede una riforma per i professionisti senza albo

La questione, pur essendo sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori da molto tempo, non è ancora risolta.
Sono però oltre due milioni i professionisti che sperano di vedere un lieto fine a quella che sembra sempre più una telenovela: la riforma delle professioni non regolamentate da ordini o albi.

La Cna, a questo proposito, ha deciso di dedicare a questa tematica gli ultimi mesi della legislatura, con la speranza di riportarla in auge e al centro del dibattito parlamentare.
Questa è infatti l’intenzione di Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna, confermata anche durante il suo intervento al convegno organizzato da Cna Professioni sul tema “Professioni non regolamentate. Quale futuro“, che si è svolto a Roma, presso la Camera dei deputati.

Tra i professionisti senza albo, rappresentati da Cna Professioni, ci sono naturopati, tributaristi, periti in infortunistica stradale, bioingegneri, chinesiologi, e osteopati, ma anche altre categorie, per i quali, secondo Giorgio Berloffa, presidente Cna Professioni, “è arrivato il momento di costruire nel nostro Paese un sistema professionale pienamente rispondente ai principi e ai criteri richiamati dall’Unione europea: quelli della conoscenza e della formazione a cui si devono uniformare tutti i soggetti che operano nel mercato“.

Attualmente è all’esame al Senato la proposta di legge “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi“, che potrebbe agevolare i professionisti, soprattutto in vista di indicatori utili come la tracciabilità del percorso professionale.

Berloffa, a questo proposito, ha sottolineato: “Oggi il sistema della qualità professionale è diventato un elemento essenziale della società e del mercato. Per questo promuovere la qualità dei servizi professionali attraverso un sistema normativo Uni che, in linea con le più evolute esperienze europee, riconosca le prassi e i saperi attraverso lo strumento della certificazione, può finalmente rimuovere gli ostacoli che hanno finora bloccato la riforma delle professioni e che, di fatto, hanno lasciato i cittadini privi delle necessarie garanzie di qualità“.

Ricordiamo che, in fondo, queste categorie di professionisti aspettano solo che venga riconosciuto loro un riconoscimento delle proprie capacità e delle proprie mansioni, ad oggi motore dell’economia italiana.

Vera MORETTI

I liberi professionisti e il DURC

Non tutti lo conoscono ma in molti dovrebbero: si tratta del DURC, Documento Unico di Regolarità Contributiva, un adempimento obbligatorio non solo per le aziende, ma anche per i liberi professionisti.

Questo documento diventa assolutamente necessario quando si tratta di attestare la propria regolarità nei pagamenti e adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi nei confronti di enti come INPS, INAIL e Casse Edili.
Ma se essere in regola con il DURC è indispensabile in svariati contesti, come gare di appalto o agevolazioni statali, non è altrettanto facile espletare questa procedura, anche e soprattutto a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione.

Ad esempio, se non si dispone della liquidità economica sufficiente per versare i contributi ai dipendenti, anche se la causa è dovuta a fatture non saldate, non è possibile ottenere un DURC regolare.
E con un DURC irregolare l’impresa o il professionista non può richiedere il pagamento per la prestazione effettuata, né partecipare a nuove gare pubbliche.

Ma anche i liberi professionisti senza dipendenti si trovano in difficoltà, se consideriamo Ingegneri ed Architetti che sono tenuti a versare per se stessi i contributi a Inarcassa (Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti) ai fini di ottenere un DURC positivo.

Avere un DURC positivo è indispensabile per tutte le categorie di lavoratori autonomi perché rappresenta un attestato necessario per ottenere l’affidamento di incarichi professionali, partecipare alle gare pubbliche o per ottenere il pagamento dai committenti per i mandati ottenuti.

In caso di contenziosi con le casse, come Inarcassa, si rischia di non ottenere il rilascio del DURC, senza il quale diventa pressoché impossibile svolgere la propria attività. Ad oggi, l’unica soluzione per evitare ciò è non aprire contenziosi, anche quando si tratta di pagare più del dovuto.

Vera MORETTI

Federalberghi cerca un posto al sole

In occasione della Giornata Mondiale del Turismo, Federalberghi ha presentato il documento Il Turismo lavora per l’Italia, che presto sarà fatto pervenire a tutti i partiti politici.

Si tratta di venti proposte di intervento, articolati in 60 misure, molte delle quali di facile e veloce realizzazione, senza oneri da parte delle finanze pubbliche.
E’ una vera e propria sfida che Bernabò Bocca, presidente della Federazione, ha voluto lanciare forte del fatturato annuo di ben 114 miliardi di euro, 30 dei quali spesi dagli stranieri.

Il turismo, oltre a rinforzare le casse dello Stato, offre lavoro a oltre 1,5 milioni di persone, pertanto rivendica un ruolo fondamentale nella prossima legislatura, in particolare per quanto riguarda la politica turistica.
Le proposte sono state già illustrate al Ministro del Turismo, Piero Gnudi, ed ora Bocca auspica che il documento che le contiene possa essere tenuto in considerazione per il Piano Nazionale strategico.

Questo perché, ha dichiarato Bocca: “siamo pronti a confrontarci con chiunque nella assoluta convinzione che l’attimo sia di quelli storici e l’occasione per far ripartire il sistema economico nazionale non possa non avere il turismo tra gli asset fondamentali per stabilire criteri concreti di crescita armonica“.

Tra le richieste più importanti, c’è quella che riguarda un Ministero con competenze specifiche ed una modifica dell’articolo 117 della Costituzione, per consentire lo sviluppo di politiche di sistema.

Inoltre, si chiede di abolire l’imposta di soggiorno, restituire al settore una quota del gettito Iva prodotto dall’economia turistica, consentire di pubblicare i prezzi al netto dell’Iva, ridurre le commissioni dovute ai gestori delle carte di pagamento, istituire zone franche per rilanciare aree turistiche in crisi profonda.

L’ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo, dovrebbe diventare una SpA a capitale pubblico, per poter svolgere attività promozionali anche sul mercato interno, ma non solo.
Viene richiesto di assegnare alle delegazioni il compito di rilasciare i visti turistici, abolire il visto turistico per l’ingresso dai Paesi BRICS, definire la mission del portale ITALIA.IT, creare con la RAI un canale satellitare tematico in chiaro che promuova il nostro patrimonio turistico-culturale, esporre nelle hall degli alberghi e nei luoghi di grande transito pezzi d’arte altrimenti dimenticati, rilanciare il sistema dei buoni vacanza, promuovere l’organizzazione di grandi eventi, incentivare il prolungamento delle fasi stagionali di attività.

Anche l’argomento della formazione è stato affrontato, poiché è considerata necessaria la creazione di una scuola di management alberghiero e della ristorazione, che possa consentire agli studenti delle superiori di lavorare nel turismo come apprendisti stagionali durante le vacanze scolastiche.

Fondamentale, come in ogni altro settore, è considerata l’innovazione, che per Federalberghi significa incentivare con crediti d’imposta e premi di volumetria la riqualificazione delle strutture, semplificare il cambio di destinazione d’uso per accelerare l’uscita dal mercato di aziende non remunerative, applicare un unico sistema di classificazione valido per tutta l’Europa, consentire agli alberghi di offrire nuovi servizi, tutelare consumatori ed imprese contrastando l’abusivismo, salvaguardare le imprese titolari di concessioni demaniali, semplificare gli oneri amministrativi a carico delle imprese.

Per quanto riguarda la sempre più grande fetta del turismo online, nasce l’esigenza di salvaguardare le agenzia meno in vista, contrastando gli abusi di posizione dominante da parte delle travel agency on line, ma anche di impedire la diffamazione mediante recensioni anonime, garantire alla struttura ricettiva il diritto di replica, introdurre un vantaggio fiscale per i redditi prodotti mediante e-commerce.

Per ultimo, viene sottolineata l’importanza di collegare i principali hub con la rete ferroviaria ad alta velocità, sbloccare le tariffe aeroportuali vincolandole allo sviluppo degli scali, potenziare e capillarizzare il trasporto ferroviario.

Vera MORETTI

Suicidi per crisi, il silenzio dei colpevoli

di Davide PASSONI

Passata l’estate in modo relativamente tranquillo – per quanto possa essere stata tranquilla un’estate nella quale la crisi ha continuato a mordere duramente – ecco che nelle ultime settimane di settembre hanno cominciato a ripetersi i casi di imprenditori suicidi per crisi.

Forse qualcuno si era dimenticato del fenomeno, aveva finto che tutto andasse bene, che ormai quei poveretti che scelgono di buttarsi di sotto o appendersi a una trave perché la loro azienda fallisce sono sempre meno: tanto ormai, come dice il presidente del Consiglio, si vede la luce in fondo al tunnel.

E invece no. La gente continua ad ammazzarsi, i debiti continuano a soffocare le imprese, le tasse continuano a mandarle al macello, mettendo per la strada imprenditori, famiglie, operai. Ma se ne parla meno. Sarà che ci siamo abituati al peggio? Che alla fine questa strage è diventata ormai uno scenario talmente ovvio che facciamo spallucce e ci giriamo dall’altra parte? Assuefatti all’abominio?

No, mai e poi mai. Noi di Infoiva non ci stiamo e per questo, durante la settimana, torneremo a dare voce al fenomeno, a far parlare chi lo vive ogni giorno da vicino, a dare un calcio in bocca alle coscienze di tutti. Perché non possiamo rassegnarci alla strage ma dobbiamo dare voce al disagio per offrire a chi lo soffre gli strumenti giusti per combattere e rialzare la testa. Seguiteci in questo viaggio, aiutateci a non far spegnere la luce su questa mattanza. Uscirne si può, si deve.

Leggi l’intervista a Pietro Giordano, consigliere dell’associazione “Speranza al lavoro”

Imprenditori suicidi, non abbassiamo la guardia

di Davide PASSONI

Negli ultimi mesi, complice forse l’estate, sono stati meno i casi di imprenditori che si sono tolti la vita a causa della crisi. Anche se, durante la settimana appena trascorsa, specialmente nel Veneto la cronaca nera in questo senso è tornata a farsi leggere. Eppure la situazione economica non è migliorata, anzi, è andata peggiorando; fallimenti, aziende che chiudono, imprese in bilico ci sono ancora ma forse, ora che si legge sempre meno di gente che si appende a una trave per farla finita, la crisi fa meno notizia.

Noi di Infoiva, però, non molliamo la presa, non vogliamo che si abbassi la guardia su un fenomeno che, seppur scemato, temiamo possa riesplodere in tutta la sua amarezza dall’oggi al domani. Per questo abbiamo bussato alla porta di Adiconsum, che nell’aprile scorso, all’apice del fenomeno degli imprenditori suicidi, ha dato vita all’associazione “Speranza al lavoro” insieme a Filca-Cisl, con diversi obiettivi: creare una rete nel territorio che possa dare sostegno al mondo del lavoro e offrire sostegno psicologico e fiscale a imprenditori e famiglie duramente colpite dalla crisi. Ecco che cosa ci ha detto Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum Cisl Nazionale e consigliere di “Speranza al lavoro“.

Ci sono meno imprenditori suicidi e l’attenzione dei media sul fenomeno cala. Ma i problemi rimangono aperti, vero?
I mass media classici cavalcano il caso quando scoppia, ma se poi l’interesse scema tendono a dimenticarsene. Speriamo che il fenomeno non si riaccenda in modo clamoroso, ma la situazione resta grave. Lo dico perché, dal momento che gestiamo anche un centro antiusura, abbiamo i dati reali di una crescita dell’indebitamento rispetto al fabbisogno di sostegno economico. E questo non solo tra i lavoratori dipendenti o i pensionati, ma anche tra gli artigiani e i commercianti, che si trovano in condizioni di estrema difficoltà.

Quindi le “grida di aiuto” delle imprese e delle famiglie vi arrivano ancora numerose?
A “Speranza al lavoro” continuano a pervenire decine di richieste di sostegno, sia economico – anche se non è questa la nostra mission – sia di tipo psicologico. Sono spesso famiglie nella più completa solitudine, che quando sono in difficoltà non possono più contare sul supporto di parenti e amici, che scompaiono all’orizzonte. La richiesta è quella di avere un punto di vista stabile a cui aggrapparsi. Sono famiglie e imprenditori con risorse economiche ormai scarse o nulle, che devono sostenere spese, magari schiacciate dal peso delle cartelle esattoriali. Per questo abbiamo a loro disposizione anche dei tributaristi gratuiti.

Come far sì che l’attenzione non cali?
Vorremmo realizzare un grande convegno e una serie di iniziative di sensibilizzazione in tutta Italia, nelle piazze, rispetto a un fenomeno che ora è sotto traccia, ma non è di certo sparito.

Da che zone proviene chi si rivolge a “Speranza al lavoro”?
Provengono per la maggior parte dal Centro-Nord, dove ci sono aree a maggiore produttività: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia… Le segnalazioni però stanno diventando man mano sempre più uniformi sul territorio nazionale, segno che la crisi è dura e moltissimi sono i default. La maggior parte delle piccole aziende coincide infatti con la famiglia, per cui il default non è solo dell’impresa ma di un intero sistema familiare: un fallimento non solo imprenditoriale ma anche personale. O meglio, lo si vive come un fallimento personale, ma a tutto c’è rimedio. Il messaggio che parte dagli operatori di “Speranza al lavoro” è che c’è sempre una possibilità di risalire, bisogna reagire. Che poi è quello che vuol sentirsi dire chi si rivolge a noi.

Spesso molte imprese falliscono perché lo Stato insolvente è il loro primo creditore? Come giudicate questi episodi?
Li giudichiamo molto male. Lo Stato è lontano dal cittadino e dalle imprese e un aspetto del dramma è proprio quello del ritardo nei pagamenti della PA, che mettono in difficoltà tante piccole imprese. Sulle quali poi, magari, interviene Equitalia e le manda in default per poche migliaia di euro, senza pensare che sta dando il colpo di grazia a una famiglia ormai moribonda. L’ennesima dimostrazione che lo Stato non è vicino alle imprese.

Che cosa serve per cambiare la rotta?
Uscire dalla spirale. Abbiamo avuto grande speranza nel governo Monti nella sua prima fase, ma con il passare dei mesi ci siamo resi conto che le caste che bloccano lo sviluppo del Paese sono troppo potenti. Tutti si dicono liberali, ma con gli altri, non con se stessi. Da noi vengono imprenditori che magari per 2000 euro di scoperto con lo Stato si vedono tagliato il fido e buttati letteralmente in mezzo alla strada. Ci dovrebbero essere delle normative che equiparano lo Stato al cittadino: tra i due attori non ci deve essere uno più forte e uno più debole, altrimenti si continuerà a viaggiare a due velocità, come nel caso degli interessi pagati dal cittadino rispetto a quelli da lui vantati nei confronti dello Stato.

Perché è così forte la tendenza a sovrapporre il fallimento professionale a quello personale?
Perché, soprattutto negli Anni ’80, è stato equiparato il successo personale a quello aziendale o professionale, una equazione che è diventata una maledizione per tante persone. Da quegli anni in poi il successo personale non è più coinciso con la ricchezza interiore o la vita familaire serena, ma si è sovrapposto a quello economico. Un tempo la famiglia era il porto sicuro che salvava le persone, ora spesso, come già detto, il default economico coincide con il default familiare: non è una parte della tua vita che finisce, ma tutta la vita, ecco perché la gente si uccide. Un dramma figlio di una cultura che porta a credere che l’opulenza economica sia sinonimo di felicità.

Un appello agli imprenditori in difficoltà.
Mai abbandonare la speranza, non aspettare mai l’ultimo momento per chiedere aiuto a qualcuno. Spesso situazioni tragiche sono tracollate perché sono arrivate a noi all’ultimo minuto, se prese prima sarebbero state sanate o si sarebbero evolute diversamente. Il fallimento di un’azienda non è mai un fallimento personale, la ricchezza dei rapporti è quella che sostiene l’uomo, lì bisogna puntare.