Tuscia, prove di ripresa per l’agroalimentare

In un periodo nel quale le notizie fosche per le piccole imprese sono all’ordine del giorno, fa piacere leggere di realtà per le quali il presente fa meno paura e il futuro non è un buco nero senza prospettive. Ci sono infatti aree del Paese nelle quali le eccellenze della piccola impresa fanno registrare il segno più all’economia locale. Come nel caso delle imprese dell’enogastronomia laziale che, è il caso di dirlo, respirano.

E questo a differenza degli altri comparti della piccola impresa della Regione, la quale, secondo l’indagine congiunturale semestrale condotta alla fine del mese di luglio dalla CNA del Lazio e dal Centro Europa Ricerche nel Lazio non si dice affatto soddisfatta della politica di sviluppo locale condotta dai Palazzi di Provincia, Regione, Comuni. Misure anti-crisi poco robuste, assenza di un piano di concertazione sono tra gli indicatori principali del malcontento generale affidato alla voce di Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, sulle pagine di viterbonews24.it.

A salvarsi dalla crisi, ad andare “meno peggio”, secondo i dati raccolti su un campione di 704 piccole medie imprese del Lazio delle cinque provincie locali, sono però le aziende della Tuscia.

Se per il primo semestre del 2012, nella provincia di Viterbo, i numeri registrano un – 28,6% per la produzione (- 42,8% nel Lazio); – 36,7% per gli ordini; – 42,9% per il fatturato totale e – 4,2% per quello estero; – 58,3% per l’utile lordo; se i saldi sono negativi per il settore cartografico – editoria, costruzioni, autoriparazione, a registrare dati più incoraggianti sono l’agroalimentare (- 18,6%), l’informatica e le telecomunicazioni (- 25,8%).

“Ad aver sofferto di più, sono le imprese con un numero di addetti non superiore a 5” – spiegano gli analisti, sostenendo una certa remissione da parte degli imprenditori. Ma non tutti.

Le aziende della Tuscia sono infatti quelle con una “maggiore propensione agli investimenti: il 44,9% ha investito nel primo semestre (contro il dato regionale del 24,4% ), il 34,7% lo farà nel secondo (18% nel Lazio)”,  e vantano una maggiore disponibilità di credito bancario.

Insomma, più sono piccoli, più in grande si riesce a pensare.

 

Paola PERFETTI