Le macchine strumentali, eccellenza del Made in Italy

macchine-utensili

E’ stato presentato a Milano, ed illustrato da Zeno Rotondi, responsabile Italy Research di UniCredit, il rapporto “La filiera meccanica strumentale”, che dimostra come, nonostante la crisi, il settore dei macchinari, soprattutto utensili e per il packaging, abbia continuato la sua crescita, nell’esportazione e nell’occupazione.

Si tratta, dunque, della conferma dell’eccellenza di una filiera che rappresenta il punto di forza del settore manifatturiero italiano, caratteristica che ha permesso a questo importante ambito industriale di reggere di fronte alle difficoltà.
E’ una realtà che comprende oltre 20mila imprese, comprese anche quelle artigiane, per un valore della produzione superiore ai 71 miliardi di euro. Queste cifre, fanno del settore del bene strumentale uno dei campioni del Made in Italy.

Ciò che ha portato la filiera delle macchine strumentali all’eccellenza è sicuramente la tecnologia avanzata, ma anche la forza lavoro, caratterizzata da competenze tecniche e commerciali in grado di proporre alla clientela soluzioni personalizzate che integrino la fornitura a monte con le esigenze di automazione espresse dall’industria a valle e presenza di servizi di assistenza post vendita su tutti i mercati mondiali.

Le migliori performance sui mercati internazionali arrivano, come detto, dal comparto delle macchine utensili e di quelle per il packaging, che hanno registrato nel 2012, rispettivamente, un fatturato di 5 miliardi euro e 4,5 miliardi di euro.

Le esportazioni sono aumentate del 12% per le macchine utensili e del 5% per quelle addette al packaging, mantenendosi così a livelli altissimi nelle graduatorie mondiali.
In particolare, nelle classifiche di export 2012 dei rispettivi settori, i costruttori italiani di macchine utensili si posizionano secondi in Europa e terzi nel mondo, mentre i costruttori di macchine per il packaging sono al secondo posto sia su scala europea che su scala mondiale.

Le imprese italiane del settore, inoltre, hanno dimostrato di saper affrontare la crisi meglio dei diretti concorrenti tedeschi, con un conseguente aumento anche dell’occupazione pari al 2% (macchine utensili) e al 5,6% (macchine per il packaging).

Vera MORETTI