Artigianato ed innovazione a braccetto

Il consiglio direttivo di Confartigianato Comunicazione di Viterbo ha dato vita al Coordinamento Imprese del Digitale.
L’esigenza è nata come conseguenza di una crescita sostanziale delle imprese artigiane che lavorano nell’Innovation & Communication Technology.

Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Imprese di Viterbo, ha spiegato l’iniziativa: “Lo scopo di questo strumento è quello di dare voce e rappresentanza a questa nuova ed imponente realtà che conquista sempre più terreno nell’universo artigiano”.
Le imprese “pioniere”, che hanno voluto investire in innovazione e tecnologia, riceveranno dunque il giusto supporto, come ha confermato lo stesso de Simone: “Confartigianato è sempre alla ricerca continua di quei canali comunicativi capaci di creare un dialogo costruttivo tra le realtà imprenditoriali che rappresenta e il territorio nelle quali queste operano. Basti pensare al contributo fondamentale dato da alcune manifestazioni come Medioera: situazioni capaci di creare quel terreno di confronto utile a promuovere l’innovazione in ogni sua forma“.

Quelli che, apparentemente, sembravano due mondi opposti, in realtà viaggiano in sintonia, tanto da aver contribuito alla nascita dell’artigiano digitale, un nuovo imprenditore capace di padroneggiare la sua abilità, imparata tramite un passaggio generazionale che si fonda sulla tradizione, e nel contempo la necessità di personalizzazione imposta dalla società contemporanea, in continuo mutamento.
Proprio in tal senso, il Coordinamento Imprese del Digitale di Confartigianato avvierà contatti con gli interlocutori istituzionali, a livello nazionale e locale, per fornire il proprio contributo di proposte nella costruzione e implementazione dell’agenda digitale e delle comunità intelligenti.

Rappresenterà un mezzo per offrire occasioni di confronto e sperimentazione sull’innovazione digitale, anche con il contributo di imprese artigiane che hanno intrapreso il cammino di trasformazione in imprese digitali, pur provenendo da settori diversi.
Obiettivo di questo progetto è raccogliere un patrimonio imprenditoriale eterogeneo ma ricco di risorse e competenze da mettere a disposizione dello sviluppo delle imprese artigiane e del paese.

Vera MORETTI

Sempre più italiani vanno in rete

Ha avuto luogo il 6 marzo, al Mart di Rovereto, l’incontro sulle Reti d’Impresa organizzato da Manageritalia.

A questo proposito, i dati riguardanti l’Italia sembrano positivi, poiché dal 31 marzo al 30 novembre 2013, si è assistito ad un aumento del 69% dei contratti d’impresa, che sono passati da 768 a 1.298, con un conseguente aumento delle imprese in rete del 61%, passate infatti da 3.964 a 6.385.
Il trend si conferma in crescita anche in Trentino Alto Adige: Trento è in testa e passa da 20 a 32 contratti ( 60%) e da 32 a 50 imprese ( 56%), mentre Bolzano triplica da 3 a 8 contratti e da 5 a 15 imprese.
Durante l’incontro sono stati trattati i punti di forza di queste forme contrattuali insieme ad esponenti del mondo economico e delle professioni che stanno sperimentando direttamente i contratti di rete.

Tra gli ospiti, il notaio Andrea Cimino; Enrico Cacino del Centro regionale Assistenza per la Cooperazione Artigiana di Mestre (Venezia); Enrico Pollini, commercialista dello studio Matuella Monti di Rovereto, Roberto Saliola, project leader nazionale Innovazione Organizzativa per le imprese.

Il contratto di rete rappresenta un modo concreto per innovare collaborando, unendo expertise differenti, e dove la figura dei manager è determinante per far funzionare le imprese coinvolte come un team affiatato e con obiettivi strategici chiari.

Vera MORETTI

Spending review: tutti i tagli di Cottarelli

Buona parte delle proposte del nuovo premier Matteo Renzi saranno finanziate con la revisione strutturale della spesa pubblica, il cui studio è stato affidato da Enrico Letta nel novembre scorso al commissario straordinario Carlo Cottarelli. Non è ancora non è del tutto chiaro a quanto ammonterà, effettivamente, il risparmio proveniente dalla spending review, ma andiamo ad analizzare singolarmente le voci sulle quali Mister Forbici intende agire seguendo le orme dei suoi illustri predecessori Enrico Bondi e Pietro Giarda:

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Quasi 2,2 miliardi di euro. 800 milioni di euro dal taglio della voce beni e servizi, 200 milioni dalla pubblicazione telematica degli appalti pubblici, 500 milioni dallo sfoltimento dei dirigenti, 100 milioni dalle consulenze, 100 milioni dai corsi di formazioni, 100 milioni all’illuminazione pubblica e altri 400 da altre eventuali proposte ministeriali.

DIFESA – Saranno chiuse la bellezza di 385 caserme, mentre molto probabilmente verrà rinegoziato e dimezzato il piano di acquisto degli F35.

SANITÀ – Il settore più delicato. Nonostante le dichiarazioni degli ultimi giorni, saranno previsti 3,1 miliardi in meno per il comparto salute.

PROVINCIE – La loro riorganizzazione è stata votata nei giorni scorsi in Parlamento. Quest’anno il risparmio dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni. Ancora troppo poco…

POLITICA – Ridurre i costi della politica è un pallino del premier, ma anche uno degli argomenti più spinosi e controversi da far votare ai parlamentati. Nel solo 2014 si dovrebbero risparmiare 400 milioni.

TRASFERIMENTI – Come se non bastassero le mazzate degli anni scorsi, nei prossimi mesi saranno tagliati i sussidi alle imprese per un totale di 1,4 miliardi, quelli alle ferrovie per 300 milioni, e altri 100 milioni saranno sottratti al trasporto pubblico.

SPESE SETTORIALI – Altri 2,2 miliardi di euro. Ulteriori informazioni sulle spese settoriali saranno rese note dal commissario solo nelle prossime settimane.

DoctorYes, il franchising dell’odontoiatria

Sono sempre più frequenti coloro che, per ricevere cure mediche e specificamente dentistiche, si rivolgono ai centri in franchising, che offrono cure professionali a prezzi più contenuti.

Tra questi, c’è anche DoctorYes, che è sempre alla ricerca di nuovi franchisee, ai quali offre:

  • Contratto quinquennale
  • Zona in esclusiva
  • Corso tecnico/commerciale in sede, ospiti dell’azienda
  • Formazione sul campo con coordinatori d’area
  • Telemarketing
  • Materiale dimostrativo
  • Supporto informatico per gestione attività
  • Rapporto diretto con la casa madre

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito DoctorYes.

Meet the Media Guru: incontri per capire il digitale

Per capire quale impatto avranno i sistemi high-tech sugli stili di vita, nonché sulla società e sui modelli di business, Maria Grazia Mattei ha ideato Meet the Media Guru, un ciclo di incontri dedicati agli appassionati di tecnologia.

Il timore più diffuso, ovvero quello di un futuro popolato da robot umani, viene sfatato dalla stessa Mattei, la quale, guardando al domani, non ha dubbi: “Le parole d’ordine sono sharing economy, droni, realtà aumentata, social network. L’attenzione si sta puntando sempre di più sui droni perché saranno i protagonisti dei cambiamenti relativi a comunicazione e relazione. Inoltre, andremo oltre i google glass e punteremo alle tecnologie wearable e a tutti gli strumenti che mirano al potenziamento cognitivo. Il settore delle neuroscienze è molto attento a questo cambiamento: si stanno mettendo a punto tecnologie che permetteranno di connettersi, comunicare e relazionarsi attraverso il cervello. Ecco il significato di ‘robot umani’: macchine e computer sempre più vicini alla mente degli uomini”.

Un ruolo chiave, secondo le previsioni dell’ideatrice di questa serie di incontri, sarà ancora ricoperto dai social, soprattutto grazie al loro merito di rendere la comunicazione e lo scambio di informazioni più facile e veloce.
Ma per chiarire ogni dubbio, anche per chi è pessimista e vede la tecnologia come un ostacolo e non come il segno del progresso, è fondamentale Meet the Media Guru. Questi incontri si baseranno sullo slogan secondo cui non ci possono essere smart city senza smart citizen, il che significa che il digitale, in un futuro neanche troppo remoto, farà parte delle vite di tutti, e non solo delle imprese.

A questo proposito, Mattei ha dichiarato: “Per questo è importante diffondere la cultura della connettività, della condivisione e dell’interazione, della circolazione delle idee e del pensiero. In Italia si respira una doppia aria: da una parte ci sono i giovani che esprimono grande energia e potenzialità nei confronti dell’innovazione e delle nuove frontiere tecnologiche. Basta guardare quello che è successo con le startup: abbiamo scoperchiato un vaso e ne sono uscite dozzine di idee brillanti con le quali ci siamo ripresi le caratteristiche che ci appartengono da sempre, quelle di creativi e di imprenditori. Dall’altra parte ci sono le imprese, che rispondono al richiamo dell’innovazione in due modi: spesso le grandi aziende sono più scettiche di fronte alla tecnologia, non ne capiscono le potenzialità e i benefici che potrebbero trarne, sperimentano a stento l’e-commerce ma restano chiuse nel loro piccolo mondo tradizionale. Sono invece le piccole e medie imprese nazionali quelle più effervescenti nei confronti dei cambiamenti hi-tech: e sono proprio loro le promotrici di un nuovo modo di fare impresa basato su nuovi prodotti, nuovi cicli produttivi e nuove strategie di comunicazione”.

Per arrivare ad un risultato in grado di essere competitivo anche a livello europeo, occorre che si compia una capillare alfabetizzazione digitale, che coinvolga le imprese e anche il Made in Italy.

Vera MORETTI

Simulimpresa, a scuola d’impresa

Si chiama Simulimpresa ed è un circuito nato 20 anni fa dall’unione di aziende operanti in Trentino-Alto Adige, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
Lo scopo è quello di insegnare, agli studenti degli istituti superiori delle zone limitrofe, a comprendere, gestire e sviluppare una piccola e media azienda, ma non con lezioni teoriche, bensì usando una documentazione reale.

Ciò è possibile grazie ad una centrale di simulazione che svolge diversi ruoli, a cominciare dalla banca, fino al fornitore, senza dimenticare il cliente ma anche gli istituti come Inps, Inail e ufficio Iva.

Gli allievi, dunque, si trovano una vera realtà produttiva, che rappresenta un‘esperienza paragonabile a una pratica lavorativa reale e che potrebbe aiutare, una volta finita la scuola, a trovare un posto di lavoro più agevolmente.
Le aziende madrine svolgono attività di consulenti per ogni tipo di esigenza, introducendo le tematiche dei ruoli lavorativi, le strategie di marketing e di mercato, ma anche la compilazione di cataloghi e listini.

Per creare un’impresa simulata a scuola (per 14-18 enni) si seguono queste fasi:

  • primi contatti e informazioni con la centrale di simulazione di Ferrara
  • individuazione delle date per la formazione (l’organizzazione che intende adottare il modello Simulimpresa, deve individuare tra le sue risorse interne e/o esterne uno staff che si occuperà di implementare, organizzare e gestire l’impresa simulata)
  • preparazione Formatori con rilascio attestato e inserimento nell’Albo dei docenti abilitati (14 ore)
  • preparazione materiali e impostazione impresa simulata (circa un mese)
  • inizio attività di simulazione.

La centrale a cui fanno tutti riferimento ha il volto di Cristina Crisan, la quale ha spiegato così il progetto: “In un contesto economico con giovani che faticano sempre più a trovare un impiego vogliamo stimolare le loro risorse per l’innovazione, con competenze utili per la gestione d’impresa, dare supporto nello sviluppo di una idea progetto e la possibilità di acquisire le nuove conoscenze in un ambiente di lavoro simulato. Per avere successo come imprenditori anche di se stessi, gli studenti devono acquisire la capacità di un pensiero critico, hanno bisogno di diventare responsabili delle loro decisioni e azioni, devono essere in grado di relazionarsi e comunicare con gli altri. Motivare gli studenti a imparare facendo è un modo per scoprire e infine migliorare le loro competenze e abilità. Non esiste un settore della vita in cui queste abilità non avranno un impatto positivo“.

Vera MORETTI

Spending review: in campo anche Napolitano

Mentre il governo lima i dettagli del piano di risparmi presentato nei giorni scorsi dal commissario Cottarelli, arriva l’invito del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a evitare «tagli immotivati». «La Spending review dovrebbe intervenire con capacità selettiva, il che però presuppone discorsi che ancora assai poco vengono fatti», ha spiega il presidente della Repubblica in visita alla sede dell’ANSA.

«Deve emergere una certa razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica» ma «anche un nuovo ordine di priorità». Non basta «semplicemente assecondare un livello più basso di finanziamento pubblico». Bisogna anche vedere, ha spiegato, «le non priorità attuali» pur non rinunciando ad aggredire «le posizioni diventate quasi di rendita per tanti fruitori del finanziamento pubblico». 

Apprezzamenti alle parole del Capo dello Stato arrivano da Nichi Vendola, leader di Sel e presidente della Regione Puglia, e dal premier Matteo Renzi. Vendola interrogato dai giornalisti a Bari, a margine dell’11esimo congresso regionale della Cgil Puglia, ha dichiarato: «Credo che abbia fatto molto bene il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a elevare la propria voce autorevole sul tema della spending review, dei tagli lineari, della loro ricaduta drammatica sui diritti dei cittadini. A noi piacerebbe vedere considerevolmente ridotte le spese militari e tagliati gli F35 ma non un euro in piu’ tolto al diritto alla salute dei cittadini italiani». D’accordo anche Matteo Renzi in trasferta ieri in Calabria:  «Richiamo sacrosanto, non è più il tempo di tagli indiscriminati».

Il tutto nel giorno in cui è arrivato il via libera del Senato alla fiducia posta dal governo sul ddl Delrio che prevede lo ‘svuotamento’ e la riorganizzazione delle province.

Jacopo MARCHESANO

Husse, il franchising dei prodotti per animali

Sono sempre più diffusi, tra i franchising dedicati agli animali, quelli che offrono gratuitamente il servizio a domicilio.

Tra questi, ecco Husse, che si basa su tre concetti importanti:

  • la qualità dei prodotti
  • la consulenza, che offre continua formazione ai Master franchisee, i Franchisee e i Distributori
  • il servizio.

Il brand, inoltre, sta cercando nuovi affiliati su tutto il territorio nazionale, ai quali viene richiesto un basso investimento iniziale, con cui si acquista il diritto di vendita e di esclusiva su un’area piuttosto vasta.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Husse.

In Sardegna, progetto per incoraggiare le reti d’impresa

Nonostante le aggregazioni in reti d’impresa diano la possibilità, in molti casi, di difendersi contro la crisi e trovare risorse per poter investire in innovazione e tecnologia, e nonostante le imprese che fanno rete siano in continuo aumento, ci sono alcune zone d’Italia dove questo trend è ancora negativo.

Un esempio? La Sardegna, dove sono molto poche le aziende che si aggregano per diventare più competitive.
A comunicare ciò è il nuovo Rapporto di Confartigianato, che certifica come, a metà del 2013, in terra sarda sono stati stipulati solo 18 contratti di rete che hanno coinvolto 87 imprese.
Questi numeri corrispondono al 6,3×1.000 delle attività produttive della regione. Ciò conferma che sono molto poche le aziende che sono ricorse a questi strumenti di collaborazione per affrontare la crisi e andare alla ricerca di nuovi mercati.

Al contrario, la regione più dinamica, quando si tratta di fare impresa, è risultata la Lombardia, con 782 imprese che hanno sottoscritto 198 contratti.
In termini percentuali, è invece la Basilicata il territorio con la maggior propensione (13.9 contratti ogni 1.000 imprese) seguita dall’Emilia Romagna e dalla Toscana con 12,7.
Fanalino di coda non è la Sardegna, ma la Sicilia, con 0,6 contratti ogni 1.000 imprese, contro una media italiana del 6,5×1.000.

Luca Murgianu, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, ha commentato così questi risultati: “Soprattutto in questo periodo il contratto di rete si conferma un’occasione per rispondere alla difficile congiuntura economica e mantenersi competitivi sul mercato. Le aziende sarde da qualche settimana hanno la possibilità di lavorare e di crescere insieme a quelle del Veneto attraverso uno strumento che le renderà competitive, coniugando territori regionali e mercati internazionali”.

L’opportunità data alle imprese sarde è il “Progetto di Cooperazione Interregionale per l’Innovazione Sostenibile” ed interessa oltre 300 imprese sarde e venete, che appartengono ai settori dell’ICT, dell’agroalimentare, dell’edilizia sostenibile, del turismo e della green economy e viene sviluppato da un Organismo Intermedio costituito da Confartigianato Imprese Sardegna, Confindustria Sardegna e Confcooperative Sardegna e dalle omonime Associazioni venete.

Questa importante iniziativa sosterrà tra il 2014-2015, la cooperazione tra le aziende delle due regioni, con l’obiettivo di fornire loro servizi reali e finanziari, formazione, assistenza alla creazione di partnership e reti di impresa. Inoltre verranno messi a disposizione aiuti economici destinati a sostenere progetti integrati di collaborazione, per supportare processi di innovazione che riorganizzino e amplino le filiere, incrementando l’efficienza dei processi produttivi e lo sviluppo commerciale delle stesse.

A questo proposito, ha voluto aggiungere Murgianu: “Le esportazioni e l’innovazione nelle imprese “in rete” sono più elevate: è questo il punto di forza del contratto di rete perché consente ad ogni impresa che ne fa parte di aggregare competenze attraverso un rapporto di collaborazione organizzata, salvaguardando la propria autonomia“.

Vera MORETTI

Piemonte leader per innovazione

Se gli italiani sono un popolo di creativi, quando si tratta di innovazione storcono il naso e rimangono ancorati alle loro tradizioni.
L’esempio più lampante viene dalla valutazione sull’innovazione appena pubblicata dalla Commissione Europea, che boccia il Belpaese senza possibilità di replica.

Non solo l’Italia non può competere con Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia, ovvero i Paesi che, più di altri, hanno dimostrato di voler investire su innovazione e tecnologia, ma a stento tiene il passo con la Grecia, che notoriamente non brilla per essere all’avanguardia.

La problematica principale è la spaccatura tra le regioni, con il Mezzogiorno che arranca e alcune realtà del nord che, invece, si distinguono per progetti e proposte interessanti ed in grado di tener testa ai “primi della classe” a livello europeo.
Esempio lampante è quello di Piemonte, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, che hanno dimostrato di saper orientare i propri fondi e formare i giovani, ma soprattutto di voler studiare e programmare per ridurre il divario che ancora esiste tra Europa e Stati Uniti e Giappone.
In realtà, il gap si sta assottigliando, anche se molto lentamente, non solo a causa di Paesi ancora molto indietro quanto ad innovazione, ma anche per il passo lungo con cui procedono Paesi come la Corea del Sud, tanto da vantare un tasso di crescita dell’innovazione del 6% nel periodo 2006-2013, quando in Europa è solo del 2,7%.

Antonio Tajani, commissario europeo per l’industria, chiede che vengano introdotte riforme ad hoc: “Quando c’è un fardello fiscale così forte sulle imprese è difficile investire molto in innovazione e ricerca. La Commissione ha sempre raccomandato al governo italiano, e credo continuerà a farlo, di ridurre la pressione fiscale sul sistema produttivo“.

Tra i punti deboli dell’Italia c’è la poca collaborazione tra studenti ed imprese, mentre pubblicazioni scientifiche, brevetti e licenze vendute all’estero rappresentano veri punti di forza del nostro Made in Italy.
A preoccupare, sono soprattutto gli investimenti di venture capital e la spesa per l’innovazione non legata alla ricerca e sviluppo.
La buona notizia riguarda i piemontesi, che sono vicini ai Paesi migliori da almeno quattro anni, con il Mezzogiorno in affannoso recupero nei confronti della Lombardia.

Tajani, a questo proposito, ha dichiarato: “In Piemonte c’è un tessuto industriale forte che ha permesso di resistere meglio alla crisi rispetto ad altre realtà nazionali. La presenza della Fiat è stata importante come tutto il sistema delle piccole imprese, hanno fatto la differenza mentre il Paese faticava“.

Vera MORETTI