Il Mepa a favore delle microimprese

La vita delle imprese potrebbe cambiare e, anche, semplificarsi.
Si stanno studiando diverse misure, infatti, per snellire la burocrazia delle tante piccole e medie imprese che, in questi anni di crisi, hanno sofferto e stanno ora faticando a ritornare a galla.

In particolare, la situazione potrebbe migliorare sensibilmente per le imprese di dimensioni ridotte che vendono beni o servizi, o che vorrebbero farlo, e che decidono di aderire al Mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni (Mepa).

Le norme, previste per le microimprese, per le startup e per le reti d’impresa, potrebbero eliminare, anzitutto, il limite di 25mila euro di fatturato annuo per potersi accreditare presso il Mepa.
Inoltre, è prevista l’eliminazione dell’obbligo di pubblicazione di un catalogo dei propri beni e servizi, nonché una procedura più snella ed auto-evidente di accreditamento.

Il Mepa, attualmente, consente di acquistare, per valori inferiori alla soglia comunitaria, i beni e servizi offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.

Vera MORETTI

Le imprese hi-tech italiane premiate in Cina

Successo delle aziende italiane durante la Fiera high-tech appena conclusasi a Chongqing, in Cina, dedicata all’esposizione di tecnologie civili e militari.

Sono state premiate tre imprese nostrane, ovvero Ufi Filters (nel settore dei filtri), Area impianti (nel settore ambientale) e Brandoni Valves (nel settore delle valvole industriali).

All’evento hanno partecipato oltre 2mila espositori, e l’Italia era presente con un padiglione nazionale curato dal Consolato generale, aperto alla fine dell’anno scorso, che ha raggruppato gli espositori del nostro Paese, che erano 14, in rappresentanza di oltre 60 aziende high-tech.

I premi sono stati consegnati dal comitato organizzatore, facente capo al ministero della Scienza e tecnologia cinese. Il consolato generale ha ricevuto un premio per la partecipazione e l’organizzazione del padiglione.

Sergio Maffettone, console generale d’Italia a Chongqing, ha dichiarato: “Si è trattato di un primo, significativo banco di prova per il Consolato, intento a esplorare le innumerevoli opportunità d’affari per le nostre imprese in questa nuova frontiera rappresentata dall’Ovest cinese e impegnato a diffondere un’idea di Italia Paese tecnologicamente avanzato“.

Vera MORETTI

Prezzi dei carburanti stabili dopo le vacanze pasquali

Nessuna variazione di rilievo per quanto riguarda i prezzi dei carburanti.
Dopo i rincari avvenuti alla vigilia delle vacanze di Pasqua, dunque, nessun ulteriore scossone ha interessato benzina e diesel, che oggi si presenta a listini stabili per tutte le maggiori compagnie.

Per questo motivo, le medie ponderate sono rimaste invariate, se si escludono promozioni e sconti in corso.
La benzina, dunque, oggi è a 1,833 euro al litro, il diesel a 1,733, gpl Eni a 0,766 e metano a 0,994.

Nel dettaglio, a livello Paese, la benzina oscilla oggi da 1,838 di Eni a 1,849 di Q8, mentre il diesel va da 1,734 di Esso a 1,758 di IP.

Vera MORETTI

Divorzio breve, è la volta buona?

Quella del cosiddetto “divorzio breve” è una questione che periodicamente si ripresenta in Italia, per diversi motivi. Intanto perché le cause relative a questo ambito contribuiscono non poco ad aumentare l’arretrato civile, che non è di lieve entità: si parla di 5,4 milioni di cause. Poi, per tutto il retaggio cattolico che permea la cultura del nostro Paese e che, secondo molti, è il vero ostacolo a un’evoluzione più moderna dell’istituto del divorzio.

Fatto sta che anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato, tra le misure per fronteggiare l’enorme mole di processi civili pendenti, un provvedimento in materia di divorzio breve. Il Guardasigilli ha esposto il proprio programma in commissione Giustizia, al Senato e, tra le quattro emergenze da affrontare subito (arretrato civile, lotta alla criminalità organizzata, mancanza di personale e sovraffollamento carcerario), quella dell’arretrato civile, lo preoccupa maggiormente. Ecco perché Orlando vorrebbe fare in modo che le cause pendenti che ingolfano i tribunali siano risolte con procedure alternative o trasferite in una sede arbitrale. Tra esse vi sono separazioni e divorzi.

All’inizio del mese, dalla Commissione giustizia della Camera era stato licenziato un testo bipartisan sul divorzio breve presentato da Alessandra Moretti (Pd) e Luca D’Alessandro (Fi), da discutere in aula entro maggio. Punti salienti erano che tra la separazione e il divorzio dovesse passare un anno, invece dei tre previsti oggi (9 mesi se la coppia non ha figli minorenni) e che la decorrenza del tempo partisse non dalla prima udienza di fronte al presidente del Tribunale, ma dal deposito della domanda di divorzio.

Un testo buono, sul quale Orlando è intervenuto inserendo la novità dell’accordo senza tribunale, sul modello francese: basterebbe l’accordo tra gli avvocati. Un modello proposto a gennaio dal ministro della Giustizia transalpino Christiane Taubira, che ha commissionato anche un rapporto per verificare la possibilità che sia un cancelliere e non un giudice a sancire i divorzi consensuali. Anche in Francia, come da noi, lo scopo della proposta è quello di decongestionare i tribunali civili. Secondo il ministro, “l’accordo dei coniugi assistiti dagli avvocati superi la necessità dell’intervento giurisdizionale, tranne nei casi di figli minori o portatori di grave handicap”. Staremo a vedere quale destino avrà questa proposta…

La fiducia non basta, otto famiglie su dieci in difficoltà economiche

I dati dell’outlook Confcommercio-Censis sul primo semestre 2014 fotografano la triste realtà delle famiglie italiane: otto nuclei familiari su dieci vivono «una sensazione di precarietà e instabilità», solo una su cinque «ritiene invece di essere in una situazione di solidità». Nonostante «un leggero miglioramento del clima di fiducia», legato ad «ottimismo sulle riforme Renzi»: emerge che «ben il 66% del campione ritiene che il Governo sia in grado di far superare al paese la lunga fase di crisi economica».

«Il protrarsi della crisi , la mancanza di lavoro, il peso delle tasse», evidenziano i dati forniti dall’indagine Confcommercio-Censis su consumi e clima di fiducia per il primo semestre di quest’anno, «continuano ad alimentare lo stato di forte difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, rispetto alla propria situazione economica e alla propria capacità di spesa, avvertono nella maggior parte dei casi – quasi l’80% – una sensazione di precarietà e instabilità».

Jacopo MARCHESANO

Crolla l’artigianato, perse 75.500 aziende

Nonostante nel primo trimestre di quest’anno si registri qualche timido segnale di ripresa, la situazione maturata in questi ultimi 5 anni di crisi economica ha portato alla chiusura 75.500 imprese artigiane. «Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito – segnala Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare».

Setttantacinquemila imprese in cinque anni, quarantuno al giorno, i numeri parlano chiaro: costruzioni, trasporti e manifattura i settori che hanno fatto registrare gli andamenti peggiori.

Jacopo MARCHESANO

L’export sorride al lusso Made in Italy

Il lusso Made in Italy sembra inarrestabile, soprattutto nei confronti dei mercati esteri, sempre più attratti dai prodotti provenienti del Belpaese, senza esclusione di zona.

Se, infatti, fanno da traino all’export italiano le richieste provenienti da Stati Uniti, Germania e Inghilterra, hanno molto da dire in proposito anche i mercati, ormai non troppo emergenti, di Russia, Corea del Sud e Giappone, con Brasile e Cina in sostanziale ascesa.

Di questo ed altro si è parlato durante il convegno organizzato a Firenze dalla società di revisione contabile e assistenza fiscale internazionale Ernest & Young, che ha creato un dipartimento dedicato a moda e lusso.

Tra i relatori, era presente anche Carloalberto Corneliani, il quale ha dichiarato a proposito: “Io sono fermamente convinto che noi come Made in Italy possiamo occupare solo la fascia premium e lusso del mercato,che rappresenta il 15%. Con la crisi abbiamo perso un 85% del mercato nella fascia medio-bassa, in cui non possiamo più competere. Da noi il costo orario è intorno a 20 euro, in altri paesi, come la Bulgaria, è 5 euro“.

A queste parole ha fatto eco Claudio Marenzi, di Herno: “L’Italia è l’unico paese occidentale con una filiera produttiva intatta. Ma c’è bisogno di una legislazione europea per tutelare il Made in Italy“.

Senza internazionalizzazione non c’è crescita e esempio lampante è Santoni, che, investendo nell’export, sta registrando una crescita del 10-15% all’anno.

Invece si avvicina la possibilità reale della quotazione per la Stefano Ricci, confermata da Niccolò Ricci, AD della griffe: “Tre anni fa, passando un certo fatturato, abbiamo iniziato a parlare di una possibile quotazione in borsa e ora stiamo valutando per l’anno prossimo o il 2016. Non c’è una necessità, ma è più un discorso di valorizzazione dei primi 40 anni di un’azienda sana che cresce“.

Buone notizie anche sul fronte del fatturato del settore moda che dovrebbe chiudere il 2014 con un fatturato di 62 miliardi di euro (+5,4%), trainato dall’export che ha superato la quota del 50%.
C’è invece una certa sofferenza nel comparto delle aziende familiari: nel 1995 le aziende del settore a struttura familiare superavano il 70% del totale, mentre oggi la quota è al 30%. Quelle in salute che oggi sono alla seconda generazione sono il 30%, mentre quelle alla terza generazione sono solo il 15%.

Vera MORETTI

Sempre più italiani dai compro oro

La crisi porta a rinunciare al superfluo, anche a quello che, fino a poco tempo fa, superfluo non lo era.

Un esempio? Gli italiani, per trovare liquidità subito disponibile, in molti casi hanno deciso di mettere mano a gioielli e oggetti d’oro per venderli e ricavarne cash. D’altra parte, i negozi di compro oro stanno crescendo come funghi, a riprova che questa triste tendenza si sta espandendo a macchia d’olio e, finché sarà così, significa che la crisi non è ancora superata.

I dati, a questo proposito, parlano chiaro: si tratta di 200 tonnellate di oro, pari a circa 8 miliardi di euro, che 17 milioni di italiani hanno deciso di vendere.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “L’esplosione dei compro-oro è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato al quale il sistema camerale ritiene si dedichino circa 12mila attività.  La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. Si tratta però di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, di riciclaggio, di economia illegale. Le Camere di commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell’ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati“.

Vera MORETTI

Valentina’s Bazar, il franchising degli articoli per bambini

Gli articoli per bambini, soprattutto per la prima infanzia, costano molto ma sono, purtroppo, inevitabili.
Considerando quanto un bimbo appena nato cresce mese per mese, spesso molti degli articoli comprati, dalle tutine alle carrozzine, durano poco tempo, dopodiché diventa necessario sostituirli con qualcosa di più grande.

Per questo, per evitare sprechi, esistono negozi che vendono e ritirano prodotti di seconda mano, come ad esempio quelli del franchising Valentina’s Bazar.

Ciò che viene proposto nei punti vendita sono articoli dedicati ai bambini sia nuovi, sia di seconda mano, sia a noleggio.
Si tratta sicuramente di un settore in espansione, che promette buoni guadagni a chi stesse pensando di aprire una attività in franchising.

Ai nuovi franchisee, il marchio offre:

  • Utilizzo del Marchio.
  • Software.
  • Sito Web con pagine dinamiche ed inserimento di articoli illimitati.
  • Affiancamento per l’apertura del locale e suggerimenti di disposizione arredi in negozio.
  • Formazione iniziale fino a 7 giorni.
  • Monitoraggio periodico dell’andamento economico dell’attività.
  • Redazione Mandato di vendita.
  • Redazione Contratto di noleggio.
  • Comunicazione periodica di Fornitori merci ed eventuali convenzioni con loro.
  • Manuale operativo per adempimenti fiscali e suggerimenti legati all’attività.
  • Nessuna Royalties sul venduto.
  • Promozione pubblicitaria a livello nazionale.

Viene richiesto:

  • un bacino di utenza di almeno 35.000 abitanti entro 8 km e almeno 25.000 abitanti
  • un locale di almeno 80 mq, mq medi 110 al piano terra con possibilità di parcheggio e vicino al centro abitato e/o ad un centro commerciale
  • impiego di capitale minimo da € 2.000 a € 10.000 circa
  • conoscenza base del Computer.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Valentina’s Bazar.