Franchising Wok Eat, non solo Made in Italy

Sarà per semplice moda o per la reale qualità dei piatti tipici, ma la cucina orientale ha ormai definitivamente preso piede nel nostro Paese. Per chi volesse avventurarsi nell’impresa di un franchising nel settore, il concept Wok Eat partendo da un investimento iniziale di 70.000 euro fornisce la necessaria esperienza per ottenere ottimi risultati.

Nato un paio d’anni fa dal Gruppo Taste Lab, Wok Eat è riuscito a creare una formula con un elevato standard qualitativo, un ottimo rapporto qualità/prezzo per il cliente e parametri gestionali decisamente flessibili in grado di adattarsi all’incasso generato dal punto vendita. Una sorta di fast food di qualità dove il pasto viene servito nei pratici box da film americano indispensabili per il consumo del pasto in mobilità.

Per maggiori informazioni consultare il sito.

Il Made in Italy non passa di moda, il giro d’affari cresce

 

Cibo, abbigliamento, artigianato: il Made in Italy non conosce confini e gli ultimi dati resi noti da Istat e Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ne delineano la crescita anche a fine 2013. Rispetto all’anno precedente, la quota di mercato del Made in Italy nel mondo è aumentata 2,79% e il trend ormai da diversi anni ne sottolinea una crescita costante e Germania (12%), Francia (11%), Stati Uniti (7%) e Regno Unito (5%) sono i principali Paesi destinatari delle nostre eccellenze, ma sono il Belgio e la Cina, sorprendentemente, a dimostrare un maggiore incremento (+0,3% entrambi).

Nonostante il nostro territorio pulluli di eccellenze e di prodotti potenzialmente esportabili all’estero, che avrebbe riscontro sicuramente positivo visto l’interesse per il marchio Italia nel mondo, sono quasi esclusivamente le aziende del Centro-Nord a guidare la crescita del Made in Italy sul mercato mondiale: sono proprio loro infatti a detenere una quota complessiva sull’export dell’87,9% là dove il Mezzogiorno attiva solo il 10,9% delle vendite sui mercati esteri.

JM

Auto usate, il sogno è la Porsche

 

Secondo quanto risulta dalle ultime rivelazioni di AutoScout24.com , il più importante sito europeo di annunci online del settore, è, sorprendentemente, Padova la città con i prezzi più alti nelle compravendite di auto usate con una media che supera di poco i 20 mila euro, mentre il livello più basso si registra a Giugliano in Campania, con 6.695 euro di media. Nonostante, come visto ieri, il mercato degli autoveicoli nel nostro Paese sia crollato del 39,8% negli ultimi cinque anni, continua a far registrare buone percentuali il mercato dell’usato.

L’AGPI medio nazionale ha toccato i 12.433 euro rispetto ai 12.281 del mese di giugno, con un aumento dell’1,24%. L’area del Triveneto, in particolare, risulta quella con i valori più elevati: Vicenza (18.376 euro), Trieste (18.135 euro), Verona (14.052 euro), Venezia (13.133 euro), Bolzano (16.834 euro), Trento (14.809 euro). La Campania, invece, è la regione più a buon mercato: nel capoluogo, infatti, non si arriva agli 11 mila euro (10.755), come del resto a Salerno (10.192).

L’auto più desiderata dagli italiani è la Porsche 911, che risulta in cima alle ricerche nel sito in diverse città d’Italia, da Padova a Palermo. Se proprio siamo ridotti a sognare, almeno farlo in grande…

JM

Pagamenti in mobilità, accordo tra Wind e BNL

 

L’obbligo, per esercenti e professionisti, dal 1 luglio, di accettare i pagamenti di importo superiore ai 30 euro con carte di debito ha creato non pochi problemi. Per ovviare a disagi e disservizi vari, Wind e BNL Gruppo BNP Paribas hanno siglato un accordo per fornire un servizio integrato sul fronte dei pagamenti elettronici sfruttando la vastissima diffusione degli smartphone che faranno da POS mobile. Secondo i termini della partnership, il cliente potrà usufruire di un’offerta All Inclusive Unlimited dell’azienda di telecomunicazioni, di uno smartphone Samsung Galaxy S5 in dotazione e della soluzione MOBO di BNL POSitivity, società dedicata alla gestione dei servizi di pagamento. BNL offrirà, invece, l’opportunità di sottoscrivere un conto corrente Revolution Small Business a condizioni vantaggiose.

«Wind continua a puntare su semplicità e chiarezza dei servizi innovativi, come quello lanciato in partnership con BNL – ha commentato con un certo orgoglio Valerio Marra, Direttore Commercial Department di Wind – che consentono ai clienti di adattarsi velocemente al mondo del mobile payment. L’azienda conferma l’interesse a collaborare con banche ed istituti di credito, in modo da fornire offerte e strumenti adeguati alle evoluzioni del mercato».

Sul fronte opposto, per BNL è intervenuta Arianna Azzolini, responsabile Daily Banking BNL: «Il nostro gruppo continua ad investire in innovazione e nuove tecnologie nella convinzione che fare banca oggi significhi anche saper rispondere a bisogni evoluti e i pagamenti elettronici ne rappresentano un esempio sempre più comune. L’accordo con Wind nasce dalla volontà di contribuire a diffondere ulteriormente questi servizi nella vita quotidiana delle persone, non solo professionale ma anche privata».

JM

Debiti Pa, è il momento della Cassa depositi e prestiti

 

La Cassa depositi e prestiti – la società per azioni finanziaria italiana, partecipata per il 80,1% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il 18,4% da diverse fondazioni bancarie e il restante 1,5% in azioni proprie – ha ufficializzato il plafond da 10 miliardi di euro, finalizzato al saldo dei pagamenti dei debiti di parte corrente della pubblica amministrazione. Dopo la firma di una convenzione con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, la Cassa potrà acquisire i crediti dalle banche o dagli intermediari finanziari, ridefinendo in favore della Pubblica amministrazione termini e condizioni di pagamento dei debiti. Ed già un primo passo…

Inoltre, il plafond verrà inserito, insieme alle misure già varate in questi ultimi mesi nell’ambito del nuovo piano industriale varato dal Governo Letta, all’interno di una «Piattaforma Imprese» che racchiuderà i prodotti a sostegno dell’economia di Cdp dedicati a favorire l’accesso al credito delle pmi, mettendo a disposizione dell’economia italiana, attraverso il sistema bancario, ulteriori 5 miliardi.

Intanto, dopo il «pagheremo tutto entro fine settembre» di Renzi, anche Bruxelles sembrerebbe guardare con più ottimismo ai conti nostrani: «Con i rappresentanti europei stiamo registrando un dialogo costruttivo – hanno spiegato il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi e il commissario Ue all’Industria Ferdinando Nelli Feroci – soprattutto su come il governo sta affrontando e cercando di risolvere questo problema: ancora più che per ragioni giuridiche, riteniamo immorale non pagare i propri debiti alle imprese. E con la Commissione si è instaurato un confronto proficuo che lascia ben sperare sugli sviluppi della procedura d’infrazione».

Jacopo MARCHESANO

Alitalia, la grande paura

 

Fino a qualche giorno fa la partita sembrava già chiusa, ma nelle ultime ore il passaggio di Alitalia nelle mani di Etihad Airways, la compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi Uniti che ha sede ad Abu Dhabi, si è tremendamente complicata. Senza le necessarie garanzie sui fondi per la messa in sicurezza, «le parti non saranno nella posizione di concludere la transazione» si legge nelle mail ricevute dall’ad Gabriele Del Torchio e dal presidente Roberto Colaninno ieri.

«Una decisione finale sul contenzioso con Toto, la conferma di un accordo finale con i sindacati, la conferma di via libera preliminare della Ue relativamente agli aiuti di Stato o altrimenti che la Nuova Alitalia sarà garantita contro ogni reclamo» sono questi i punti fondamentali su cui James Hogan, ad della compagnia di Abu Dhabi, attende ancora risposte convincenti.

Gli accordi preliminari prevedevano una firma il 31 luglio, ma la ratifica, salvo sorprese dell’ultimissimo minuto, slitterà alle prime settimane di agosto. «Si sta giocando con il fuoco, che il tempo sia scaduto è noto a tutti e da tempo. E’ indispensabile che ci sia in questa ultima settimana una accelerazione che non è più evitabile – ha dichiarato Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia e socio al 7,44% di Alitalia -. I problemi sono a vario livello, ma devono essere risolti ad horas».

Nei giorni scorsi, giusto per non farsi mancare nulla, Poste Italiane non ha sottoscritto l’aumento di capitale da 250 milioni deciso da Alitalia per far fronte ai contenziosi e ai debiti pregressi: «Abbiamo lavorato nelle ultime settimane, sempre con grande spirito di collaborazione, per trovare una soluzione che sia in linea e soddisfi le logiche industriali, ma il tempo stringe» si legge in una nota ufficiale della società che si occupa della gestione del servizio postale in Italia.

Il tempo per le trattative è agli sgoccioli… Così come la pazienza dei manager emiratini.

JM

Rete aste notarili, dopo l’Inail conquistano la Croce Rossa

 

Grande successo per il terzo ciclo di aste per dismissioni degli immobili INAIL attraverso la rete aste notarili (RAN), la piattaforma informatica creata dal Consiglio Nazionale del Notariato che ha l’obiettivo di offrire uno strumento rapido efficace per lo svolgimento delle aste immobiliari, permettendo di ampliare la platea di interessati e diminuire i costi per l’acquirente che non si deve spostare fisicamente presso la sede dell’asta ma può partecipare tramite i notai collegati alla piattaforma.

Dalla fine dell’anno scorso, attraverso il nuovo sistema d’aste, sono stati aggiudicati in 3 turni d’asta (da novembre 2013 a luglio 2014), il 51% dei lotti immobiliari residenziali (50 su 99) appartenenti al patrimonio dell’INAIL.

Inoltre, avrà durata triennale la convenzione siglata in questi giorni tra il Consiglio Nazionale del Notariato e la Croce Rossa Italiana dopo il piano di dismissioni del patrimonio immobiliare dell’ente d’assistenza che prevede la vendita dei propri immobili ad uso residenziale attraverso procedura d’asta web based.

JM

Automotive, meno vendite più tasse

 

Si attesta intorno ai 70,5 miliardi di euro, con una crescita del 6,3% negli ultimi 5 anni, l’entità (astronomica) del prelievo fiscale che ha gravato sulla filiera automotive italiana nel 2013, nonostante secondo le stime dell’Anfia il mercato degli autoveicoli nel nostro Paese sia crollato contemporaneamente del 39,8%.

“Confrontando gli ultimi 5 anni – ha spiegato Roberto Vavassori, presidente di Anfia, poco dopo la pubblicazione dei dati –  il gettito proveniente dal settore automotive è cresciuto del 6,3% tra 2009 e 2013, con una quota percentuale sul gettito complessivo passata dal 16% al 16,5%, dopo il picco del 17% nel 2012 è significativo notare che, nello stesso periodo, il gettito Ipt e Iva derivante dall’acquisto degli autoveicoli è calato del 30,2% a causa del forte ridimensionamento dei volumi di nuove immatricolazioni (-39,8%), mentre, al contrario, il gettito derivante da possesso (ovvero il bollo auto) e utilizzo dei mezzi, è cresciuto rispettivamente del 4,6% e del 13,2%. Nel 2013, la percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul Pil sale al 4,5% (era 4,4% nel 2012), mantenendo il primato tra i maggiori paesi europei, visto che la media è del 3,2%. A fronte della perdita di capacità di spesa da parte degli italiani – ha proseguito non senza polemizzare il presidente Anfia – si è risposto in questi anni con l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto, giunte a livelli tali da generare una profonda contrazione del mercato, con conseguenze gravi sia a livello industriale, sia sul parco circolante sempre più obsoleto, poco sicuro e inquinante. E’ prioritario, per rilanciare la domanda di mobilità nel nostro Paese, invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese. Noi lavoriamo da tempo per questo, con la presentazione di proprie proposte nell’ambito della Consulta Automotive e seguendo altre proposte di legge in materia che vadano nella direzione di una fiscalità automotive più equa”.

JM

Tasse da record, al 53,2% la pressione fiscale

 

Il 53,2% registrato dal solito ufficio studi della Confcommercio è un dato impressionante, da far rimanere senza parole. Non che non lo sapessimo, ma la valutazione della pressione fiscale sul Pil supera (abbondantemente) la soglia, già di per sé drammatica, del 50% raggiunta nei mesi scorsi. Ed ecco raggiunto, come se potessimo farcene un vanto, l’ambitissimo (si capirà l’ironia, suvvia…) primo posto della classifica Ocse per il carico fiscale. Secondo gli scientifici calcoli della Confcommercio, la cifra raggiunta si ottiene sommando al reale rapporto tasse/Pil (44,1%) la percentuale (in questo caso un altrettanto impressionante 17,3%) del settore «sommerso».

«Per liberare le ingenti risorse necessarie per far ripartire l’economia – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – bisogna realizzare subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro. Tagliare le tasse per favorire la crescita è un passaggio ineludibile».

E, intanto, noi paghiamo…