Unimotors, il franchising per vendere auto e moto

Per vendere e comprare auto e motociclette senza intermediazione delle agenzie, esiste un franchising ad hoc che si chiama Unimotors.
Si tratta di un brand che opera soprattutto sul web e che effettua scambi ed intermediazioni tra privati.

Il franchisee che decide di intraprendere questa attività dovrà occuparsi di molte mansioni, tra le quali:

  • Reperire nella tua zona le auto e le moto da vendere
  • Creare un annuncio di vendita dettagliato per ogni veicolo
  • Gestire i contatti pervenuti da ogni inserzione
  • Curare la trattativa tra venditore ed acquirente fino al passaggio di proprietà

Il marchio offre ai suoi nuovi affiliati:

  • Uso del marchio
  • Esclusiva territoriale
    Manuale operativo
  • Strategie di comunicazione e marketing
  • Software interno gestionale all’avanguardia
  • Account aziendale dedicato
  • Sistema in continuo sviluppo
  • Ampia e completa formazione iniziale presso la tua nuova agenzia
  • Sostegno costante di alto livello
  • Pagina personale della tua agenzia nel sito ufficiale
  • Strategie di crescita
  • Materiale di marketing sempre aggiornato
  • Presenza web professionale
  • Guida per ottenere una convenzione per i prodotti/servizi accessori
  • Meeting e convention aziendali

Per ricevere eventuali informazioni, è possibile collegarsi al sito Unimotors.

Tfr in busta paga, lo sdegno di Rete Imprese Italia

“In questa fase di perduranti difficoltà per il nostro sistema produttivo, è impensabile che le piccole imprese possano sostenere ulteriori sforzi finanziari, come quello di anticipare mensilmente parte del Tfr ai dipendenti. Dopo aver subito, soltanto nell’ultimo anno, una contrazione del credito erogato dal sistema bancario del 5,2%, pari a oltre 8 miliardi di euro, ora alle piccole imprese verrebbe chiesto di erogare diversi miliardi in anticipazione del Tfr. Siamo di fronte alla ‘misura perfetta’, se si vuol dare una mano a far chiudere decine di migliaia di piccole imprese che stanno resistendo stremate da 6 anni di crisi e difendono in tal modo migliaia di posti di lavoro” è il commento di Giorgio Merletti, presidente di Rete Imprese Italia e di Confartigianato, dopo l’ipotesi avanzata dal premier Renzi di inserire nella Legge di stabilità una misura finalizzata ad anticipare il 50% del versamento del Tfr ai lavoratori del settore privato.

“Per i lavoratori il Tfr è salario differito, per le imprese un debito a lunga scadenza. Non si possono chiamare le imprese ad indebitarsi per sostenere i consumi dei propri dipendenti. Va sottolineato infine – ha concluso il presidente Merletti – che il trasferimento di tutto il Tfr, o di una parte di esso, nelle buste paga significa azzerare la possibilità, per moltissimi lavoratori, di costruire una previdenza integrativa dignitosa”.

JM

Accordo tra Enel e Hubject

E’ stato siglato un importante accordo tra il Gruppo Enel e Hubject, che porterà allo sviluppo di una piattaforma eRoaming a livello europeo dedicata ai possessori di veicoli elettrici, i quali potranno, finalmente, ricaricare la propria auto in ben 5mila stazioni sparse in tutta Europa.

Il vantaggio ulteriore è che la ricarica potrà essere effettuata anche nelle stazioni non gestite dalle utility con cui hanno un contratto di fornitura elettrica (ad esempio, Enel Drive).

L’addebito verrà automaticamente caricato sulla bolletta della luce o del gas dell’utente, per far sì che la ricarica stessa possa avvenire in tutta tranquillità e semplicità.

Già presente in Italia con più di 1.600 stazioni e anche in Spagna, grazie alla controllata Endesa, Enel ha creato, per poter raggiungere tutti i Paesi europei, la piattaforma eRoaming EMM (Electric Mobility Management), che supporta oltre 2 mila punti di ricarica propri, gestiti o di proprietà di altre compagnie in Spagna, Italia, Romania e Grecia.

eRoaming è gestita, dal maggio scorso, dalla tedesca Hubject, a cui aderiscono oltre 120 operatori, con lo scopo di assicurare l’accesso ai tutti i punti di ricarica pubblici nell’UE ai possessori di un veicolo elettrico, indipendentemente dal fornitore scelto.
Attualmente sono circa 3 mila le strutture di ricarica in Europa accessibili tramite la piattaforma eRoaming di Hubject e ci sono altri partner provenienti da Finlandia, Scandinavia, Austria e Benelux che sostengono il modello eRoaming di Hubject.

Livio Gallo, direttore della divisione globale Infrastrutture e reti del Gruppo Enel, ha dichiarato in proposito: “Siamo ben consapevoli della necessità di avere ricariche user-friendly sia a livello nazionale, sia estero. Nel quadro dell’intesa, Enel e Hubject si scambieranno informazioni, know-how e competenze con l’obiettivo di rendere compatibili i due sistemi EMM e intercharge. Enel e Hubject accelereranno l’interconnessione delle infrastrutture di ricarica in tutta Europa, con l’obiettivo di creare un nuovo modello di mobilità elettrica europea, migliorando notevolmente il comfort del conducente e promuovendo la cultura del viaggio eco-Friends“.

Ha aggiunto Andreas Pfeiffer, CEO di Hubject: “Il punto di partenza della collaborazione con Enel è stato il progetto di ricerca Green eMotion. Con l’attuale rete intercharge, stiamo trasformando in realtà la visione di una rete comune europea di ricarica. Con i nostri partner, abbiamo già fatto importanti passi in avanti nella creazione di un network europeo di ricarica ‘customer-friendly’. Siamo lieti di aver trovato in Enel un altro partner forte e competente, in grado di lavorare con noi su una infrastruttura di ricarica interoperabile in Europa“.

Vera MORETTI

In arrivo una legge che regola le chiusure dei negozi

E’ stata presentata alla Camera, ed approvata, una proposta di legge che stabilisce che i negozi devono rimanere chiusi per sei giorni festivi all’anno.

Il testo, ora passato al Senato, contiene alcune limitazioni rispetto alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali.
In pratica, nel testo è previsto che, tra le dodici festività previste nel nostro calendario, almeno sei debbano essere rispettate.

Rimangono esenti da questa legge i bar e i ristoranti, ma anche rivendite di generi di monopolio, i negozi interni agli alberghi, alle stazioni, ai porti e agli aeroporti, le edicole, gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale, ma anche le stazioni di servizio e le sale cinematografiche.

Per i negozi che non rispetteranno i sei giorni festivi all’anno sono previste multe da 2 a 12 mila euro.

I sindaci delle singole città è concessa la facoltà di porre limiti agli orari di apertura notturna dei negozi nei quartieri della movida, attraverso ordinanze con validità di tre mesi che possono essere reiterate.

Inoltre, è prevista la facoltà, ma non l’obbligo, di istituire un osservatorio sugli orari dei negozi, mentre e’ ristretto alle microimprese l’accesso a un fondo ad hoc per sostenere spese di ristrutturazione e ampliamento delle attività, ma anche per quelle bancarie o per il pagamento tramite moneta elettronica.

Vera MORETTI

Record di fallimenti? Ecco come gestire la crisi aziendale

Sono dati allarmanti, seppur ampiamente prevedibili, quelli resi noti nei giorni scorsi dal Cerved: nel secondo trimestre 2014, i fallimenti aziendali sono stati 4.241, in aumento del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2013. Numeri che rendono chiara, una volta per tutte, la drammaticità della situazione in cui versano gli imprenditori nostrani, impegnati ogni giorno in sforzi sovrumani, sia personali sia finanziari, per tenere in piedi la propria azienda alle prese con numeri perennemente in negativo.

Come gli imprenditori in questo delicato periodo sanno bene, se dall’analisi dei dati finanziari si evidenza una situazione ormai inevitabilmente compromessa e ai limiti della sopportazione, è opportuno passare immediatamente alla messa in liquidazione dell’impresa, alla cessione o, se si possiedono i requisiti, alla procedura concorsuale per evitare (ulteriori) inutili sprechi d’energia. Ma se c’è ancora un briciolo di speranza, allora, l’imprenditore ha il dovere morale di tentare altre possibili soluzioni…

Se, analizzando con accuratezza le cifre e i dati, si ritiene di poter uscire dalla crisi si porranno in atto azioni di risanamento e di ristrutturazione profonda dell’azienda in crisi che si sviluppa principalmente in due momenti: il primo volto a porre termine alle cause che hanno portato alla crisi dell’azienda, nel minor tempo possibile, il secondo volto al perseguimento di un piano di recupero della redditività nel brevissimo periodo. Oltre ai piani di risanamento, da valutare con estrema ponderazione, l’azienda potrà usufruire degli altri strumenti che la legge le mette a disposizione come, per esempio, il concordato preventivo.

Per le aziende che si trovano ad affrontare una (momentanea) crisi di liquidità, infatti, la legge contempla anche altre possibilità che non necessariamente portano alla dichiarazione di fallimento e alla cessazione. Se in presenza dei requisiti soggettivi ed oggettivi, l’imprenditore può evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo destinato a portare ad una soddisfazione anche parziale delle ragioni creditorie. Regolato dal Regio Decreto n. 267 del 16 marzo 1942, il concordato è detto appunto “preventivo” per questa sua principale funzione di prevenire la più grave procedura che potrebbe seguire ad uno stato di dissesto finanziario.

Per gli enti pubblici – ma anche le assicurazioni, le cooperative e i consorzi obbligatori, cioè quegli organismi che “svolgono un’attività di pubblico interesse, che hanno subito un’investitura diretta o indiretta dallo Stato o che subiscono da questo una certa ingerenza nella gestione” – è possibile ricorrere alla liquidazione coatta amministrativa, un procedura concorsuale che punta, infatti, a tutelare l’interesse pubblico. L’apertura del procedimento di liquidazione, inoltre, preclude al creditore le azioni in sede di giurisdizione, poiché i creditori devono far valere le proprie istanze nella procedura amministrativa di accertamento dei crediti attuata dal commissario.

Jacopo MARCHESANO

 

Pubblipane, il franchising della pubblicità

Esiste un modo per farsi pubblicità ecologico e rispettoso dell’ambiente, ma anche molto efficace e che si propone anche con un network in franchising.

Si chiama Pubblipane e si occupa di campagne pubblicitarie scritte sui sacchetti del pane.

Diventare franchisee di questo originale ed insolito marchio, dunque, potrebbe significare entrare a far parte di un settore ancora sconosciuto ma a quanto pare vantaggioso.

L’affiliato deve, attraverso la sua attività commerciale, trovare inserzionisti disponibili, e, una volta reperiti, inviare le informazioni al reparto grafici per la realizzazione degli annunci pubblicitari.
Una volta terminata la fare operativa, ha anche il compito di controllare la distribuzione dei sacchetti nelle panetterie stabilite.

Per l’attività da svolgere, non è necessario avere un locale o un negozio in cui operare, ma il franchisee può avvalersi di supporto da parte del team Pubblipane e di continui corsi di formazione.

Ai nuovi affiliati Pubblipane fornirà 10.000 sacchetti per poter cominciare da subito l’attività.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Pubblipane.

Federfidi, 600 milioni in 2 anni

Sono stati oltre 600 i milioni di euro erogati alle Piccole e Medie Imprese lombarde, in circa 2 anni, grazie l’accordo biennale siglato nel Luglio 2012 da Federfidi Lombarda (Consorzio Regionale di garanzia fidi di secondo livello) e Fei (Fondo Europeo Investimenti) nell’ambito del Programma per la Competitivita’ e l’Innovazione (Cip) della Commissione Europea.

“L’accordo – si legge in una nota – ha permesso infatti l’erogazione di finanziamenti a 9.800 imprese per circa 600 milioni di euro, a fronte dell’attivazione di 280 milioni di controgaranzie. Il progetto e’ stato realizzato grazie al contributo di un fondo di garanzia di 13 milioni di euro, di cui circa 5 della Commissione Europea, 5 del Sistema Camerale lombardo e per la quota rimanente di Federfidi, derivanti in parte da risorse di Regione Lombardia. Per ogni euro stanziato da Federfidi, con risorse proprie, camerali, regionali ed europee, sono stati attivati 46 euro di finanziamento alle imprese. Il 50% dei finanziamenti sono stati finalizzati a liquidita’, il 43,5% a investimenti e il rimanente 6,5% ha sostenuto l’avvio dell’attivita’ di ben 941 start up, prevalentemente appartenenti a diversi settori”.

Cervino: “Le PMI sono il cuore dell’economia italiana”

“Le PMI sono il cuore dell’economia italiana, ma i loro titolari sono quanto mai soli nell’affrontare la difficile situazione economica, spesso senza le competenze per affrontare la competizione globale e per utilizzare i nuovi strumenti che potrebbero fare la differenza tra il fallimento e il successo. Le banche possono fare molto, rendendo accessibili gli strumenti che possono rilanciare le piccole imprese”. Sarà questo il cuore dell’intervento che Giancarlo Cervino, presidente di AISM Associazione Italiana Marketing, in occasione del Forum Banca 2014 di domani 30 settembre a Milano, con la partecipazione di oltre duemila manager dalla maggioranza delle banche italiane.

“AISM da sessanta anni promuove in tutta Italia gli strumenti più all’avanguardia del marketing. In un momento così difficile per l’ economia italiana AISM – concluderà il presidente dell’Associazione Italiana Marketing – si sta impegnando per fornire gli spunti e gli strumenti indispensabili per il rilancio del l’economia tramite ricerche, pubblicazioni, eventi di networking, eventi di formazione. Questo intervento è parte del nostro costante impegno. La proposta consiste in un nuovo modo di intendere il customer care bancario verso i clienti professionali: la banca si pone come vero e proprio partner per il rilancio e lo sviluppo dell’impresa”.

Confindustria contro l’italian sounding

L’allarme era stato dato da Coldiretti e da altre associazioni che si occupano di proteggere i diritti dei consumatori e di salvaguardare il Made in Italy.

Ora anche Confindustria ha voluto affrontare la questione, dopo l’ennesima scoperta di prodotti contraffatti che stanno facendo il giro del mondo, e che di italiano non hanno proprio nulla.

Qualche esempio? Il “Parmesan” spagnolo, il “San Daniele Ham” prodotto in Canada, il Chianti californiano e i pomodori San Marzano statunitensi.

Insomma, si tratta di una marea che sta diventando sempre più imponente, e che rischia di travolgerci, mettendo a rischio la qualità, la tradizione e la fama che da sempre ha il Made in Italy.

La nuova tendenza si chiama italian sounding e non si propone come contraffazione vera e propria, ma come un “utilizzo illecito della forza evocativa dell’italianità”, che di fatto rappresenta una forza sul mercato, che frutta, solo nei Paesi Ue, ben 21 miliardi di euro, contro i 13 dei prodotti originali.

Ma cosa viene “copiato” di più? Prima di tutto, tessile ed abbigliamento (25,5 milioni), poi 16,5 milioni di giocattoli, 8,7 milioni prodotti di elettronica, informatica ed audiovideo, 6,3 milioni di farmaci

A rendere noti questi dati è stata Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria per l’Europa, Lisa Ferrarini, intervenuta in audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione.

Queste le sue parole: “L’italian sounding va combattuto con strategie di marketing e valorizzazione del prodotto italiano, attraverso la difesa dei marchi e delle denominazioni d’origine”.
Occorre, perciò, “sensibilizzare i consumatori esteri sul prodotto realmente italiano, va attuata con estrema determinazione. L’appello di Confindustria a questa Commissione è che segnali anch’essa al governo la priorità e l’urgenza di identificare durante il semestre italiano di presidenza della Ue una soluzione di compromesso che permetta finalmente l’approvazione definitiva della norma del made in Italy”.

Vera MORETTI

La Commissione Europea finanzia Fiware Accelerator

80 milioni sono stati stanziati dalla Commissione Europea per portare avanti un ambizioso progetto dedicato ad impresa ed innovazione.
Si chiama Fiware Accelerator e ne potranno beneficiare le piccole e medie imprese e le startup europee che proporranno i loro progetti innovativi.

I settori che saranno conivolti sono molti, poiché le tematiche proposte, i Fiware Accelerators, sono ben 16, tra i quali: agroalimentare, e-health, energia e ambiente, trasporti, media e contenuti, sociale e apprendimento, smart cities, stampa 3D e tecnologie pulite.

Chi può partecipare? Qualsiasi impresa in possesso di un’idea e un progetto valido per realizzarla.

Le aziende partecipanti potranno beneficiare di un finanziamento erogato grazie ad una serie di bandi.
In particolare, sono previsti contributi compresi tra 50.000 e 150.000 euro per le pmi e le startup che prenderanno parte all’iniziativa. Inoltre, riceveranno assistenza tecnica e consulenza per lo sviluppo di applicazioni tramite la piattaforma offerta da Fiware.

Obiettivo primario è promuovere lo sviluppo della digital economy, ed investire nelle capacità imprenditorialità dei giovani, con il lancio di almeno 300 startup di successo.

Vera MORETTI