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I commercialisti contro il ddl su mercato e concorrenza

Il disegno di legge relativo al mercato e alla concorrenza non piace ai professionisti, e anche i commercialisti hanno voluto aggiungersi al coro dei “no” che in questi giorni sono piovuto sui media.

Ad esprimere le sue perplessità è stato Gerardo Longobardi, presidente nazionale della categoria, il quale si è mostrato contrario alle disposizioni che trasferiscono competenze proprie di alcune professioni regolamentate a soggetti che non sono abilitati all’esercizio della professione, e che quindi non possono certo avere competenze specifiche nelle materie oggetto dell’intervento normativo, incapaci dunque di fornire ai propri utenti concrete garanzie circa l’affidabilità della prestazione resa.

A questo proposito, Longobardi ha dichiarato: “La tutela dell’interesse pubblico si persegue con il mantenimento delle specificità di ciascuna professione e non ponendo in contrapposizioni le professioni ordinistiche attraverso una redistribuzione di competenze che non è collegata alla formazione di base e specialistica delle medesime”.

Il presidente dei commercialisti ha inoltre fatto riferimento ai trasferimenti immobiliari previsti dall’art. 28 del DDL, aggiungendo che “se l’intenzione del legislatore è quella di estendere le competenze di talune operazioni immobiliari ad altri soggetti ordinistici, non può sottacersi che l’estensione ai soli iscritti all’Albo degli avvocati desta non poche perplessità, considerando che gli stessi non vantano in materia, competenze specifiche ed ulteriori rispetto a quelle dei commercialisti. Oltretutto, recenti provvedimenti normativi vedono equiparati gli iscritti agli ordini degli avvocati, dei notai e dei commercialisti nell’esercizio di rilevanti funzioni. Si tratta di attività riservate ai tre ordini professionali e non ad uno o due soltanto di essi. Mi riferisco all’attività dei delegati alle vendite immobiliari nell’ambito del processo esecutivo, dove il commercialista svolge compiti identici a quelli che il DDL intende estendere ora ai soli avvocati. L’esclusione dei commercialisti appare per tutti questi motivi irragionevole e idonea a creare disparità di trattamento tra professioni regolamentate”.

Gerardo Longobardi non ha tralasciato neppure il tema relativo al trasferimento di quote srl, affermando che “se da un lato si ritiene ridondante e non garantista la nuova procedura che si affianca alle due già esistenti, dall’altro si apprezza la previsione normativa secondo la quale i commercialisti potranno intervenire nella costituzione di diritti parziali (usufrutto, pegno e sequestro conservativo) su partecipazioni di srl”.

Vera MORETTI

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