L’Emilia Romagna incentiva le imprese del turismo

L’Emilia Romagna è una regione ad alto contenuto turistico e tutte le iniziative che possono contribuire a uno sviluppo del turismo sul territorio sono bene accette. Ecco dunque perché vale la pensa segnalare che la giunta regionale, tramite apposita delibera, ha fissato le modalità di accesso ai contributi in favore delle reti di impresa che operano nel settore del turismo per un totale di ben 8 milioni di euro.

I contributi si inseriscono nel piano contenuto in un apposito bando del ministero per i Beni e le Attività Culturali che prevede che le Regioni nelle quali hanno sede legale le imprese del turismo verifichino la compatibilità dei progetti da loro presentati con le linee di politica turistica emanate dalla regione stessa.

Beneficeranno di questi contributi a fondo perduto i raggruppamenti di imprese che siano costituiti da almeno 10 piccole e microimprese, l’80% delle quali appartenenti al settore del turismo.

Per poter accedere ai finanziamenti, le attività di progetto devono avere come obiettivi la riduzione dei costi delle imprese in rete, la conoscenza del territorio su cui insistono, la creazione di pacchetti turistici innovativi, l’impiego dei nuovi strumenti di social marketing.

Per poter accedere ai finanziamenti, la rete di imprese del turismo dovrà inviare una richiesta di verifica di compatibilità del progetto con le linee di politica turistica della Regione Emilia-Romagna entro l’11 gennaio 2016. Successivamente, ottenuto il parere, l’impresa capofila dovrà registrarsi su un sito ad hoc e presentare la domanda e il parere della Regione, non oltre le 16 del 15 gennaio 2016.

A tavola è un Natale made in Italy

A Natale si fa festa a tavola e anche in rete con i piatti della tradizione made in Italy, che rappresentano il 67% delle portate previste nei menù delle Feste. Pasta e dolci sono le pietanze più gettonate.

È quanto emerge da un’analisi della Camera di commercio di Milano e di Coldiretti Lombardia attraverso VOICES from the Blogs, spin-off dell’Università degli Studi di Milano su una base di oltre 20mila risposte on line.

La classifica dei piatti di Natale made in Italy vede al primo posto pasta, ravioli e lasagne (13,4% dei commenti), poi il panettone (9%), al terzo il salmone (7,6%, intruso non italiano) e il brodo (7,4%), al quarto il pandoro (6,7%), al quinto l’arrosto, le lenticchie, il torrone e il cotechino, e al settimo datteri e zampone.

Il dolce indiscusso del Natale made in Italy è quindi il panettone, che raccoglie il doppio delle menzioni del suo diretto antagonista, il pandoro. Cotechino, zampone, lenticchie e datteri presentano un ridotto numero di commenti, anche perché più legati alla tradizione del cenone di Capodanno.

Le valutazioni sui menù di Natale made in Italy, spiega la ricerca Camera di commercio Milano/Coldiretti Lombardia, coinvolgono più le donne degli uomini: il 58% contro il 42%. Per quanto riguarda le offerte ai consumatori, a Milano un imprenditore su tre usa i social network per il proprio business, con una crescita del 5% nell’ultimo anno.

Quasi un italiano su quattro (37%) per le feste di Natale, secondo una ricerca Coldiretti/Ixè, farà shopping su internet e la rete si afferma anche come strumento per fare raffronti e per ricercare suggerimenti.

Alta qualità, legame con il territorio e ricerca dei piatti della tradizione made in Italy, spiegano Coldiretti Lombardia e Camera di Commercio, sono i criteri che guidano le scelte dei consumatori e i periodi delle feste sembrano rafforzare questa tendenza registrata, in genere, lungo tutto l’anno.

Natale anticipato per il Fisco

Chi ha detto che il Natale arriva il 25 dicembre? Per il Fisco e per lo Stato ladro, invece, Gesù Bambino si è presentato mercoledì 16 dicembre e ha portato in dono una camionata di soldi sotto forma di ritenute Irpef, di Iva, di Tari, di Imu e Tasi: 37,2 miliardi.

A fare i conti di quanto è entrato nelle casse dello Stato ci ha pensato, ancora una volta, la Cgia, il cui Ufficio studi ha calcolato un ammontare di 13 miliardi di euro di sole ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori. Una cuccagna per il Fisco.

Non sono bruscolini nemmeno i soldi derivati dal prelievo dell’Imu sugli immobili strumentali e sulle seconde e terze case: si tratta di un gettito, per Comuni ed erario, di 9,6 miliardi di euro. L’Iva di novembre versata al Fisco da imprese e lavoratori autonomi è invece pari a 9,1 miliardi di euro.

Capitolo Tasi e Tari. Da queste due simpatiche imposte i Comuni hanno incassato rispettivamente 2,3 e 1,8 miliardi di euro, mentre le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi hanno garantito all’erario 1 miliardo di gettito. In fondo all’elenco delle depredazioni rimangono voci apparentemente secondarie, ma fonte di introiti non indifferenti per il Fisco italiano: 231 milioni di euro dall’imposta sostitutiva della rivalutazione del Tfr e 162 milioni di euro dalle ritenute dei bonifici per le detrazioni Irpef.

Una spoliazione che ha colpito con eguale ferocia sia le imprese, sia le famiglie, come ha ricordato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “In linea di massima le imprese, i lavoratori autonomi e i dipendenti hanno subito un prelievo di 20,3 miliardi. Tra Iva, Imu, Tasi e Tari, invece, le famiglie hanno versato direttamente, o attraverso le imprese come nel caso dell’imposta sul valore aggiunto, 16,9 miliardi di euro”.

La scadenza del 16 dicembre è stata, per le aziende italiane, l’ennesimo bagno di sangue, considerando che pagano ben 110,4 miliardi di tasse all’anno al Fisco. Un valore che, in Europa, è secondo solo a quello tedesco: secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2012, le aziende tedesche versano in termini assoluti 121 miliardi. Peccato però la Germania abbia circa 20 milioni di abitanti in più dell’Italia e che il riscontro in termini di qualità dei servizi al cittadino e alla società finanziati con il gettito erariale sia impietoso nei confronti del nostro Paese.

Amara la conclusione di Zabeo: “Il peso fiscale in capo alle nostre imprese ha raggiunto livelli non riscontrabili nel resto d’Europa. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito venga concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto soglie ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione si confermi la peggiore pagatrice d’Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, lo sforzo fiscale richiesto alle nostre imprese è al top”.

Natale 2015? In montagna e in case vacanza

Abbiamo visto che il recentissimo Ponte dell’Immacolata, da sempre prova generale per le vacanze di Natale, ha fatto ben sperare gli operatori del turismo. Ora, aspettando la neve sulle località montane del Nord, fioccano le ricerche e le indagini sui consumi e sul turismo per il Natale 2015 e riservano sorprese interessanti.

Una di queste è l’affermazione delle case vacanza come formula per trascorrere le vacanze di Natale 2015. Dalle analisi effettuate dal portale Casevacanza.it monitorando le ricerche e le prenotazioni effettuate per il periodo tra il 21 dicembre e il 10 gennaio, emerge che la domanda di queste strutture ricettive è cresciuta di circa il 20% per il Natale 2015 rispetto al Natale 2014. Parallelamente è aumentata l’offerta, in media del 25% nelle località montane.

La motivazione principale che spinge gli italiani alla scelta delle case vacanza per trascorrere le festività del Natale 2015 è legata al risparmio, che è in media del 35% rispetto a un hotel di pari livello nelle principali località montane italiane.

E, a proposito di destinazioni, sempre secondo le rilevazioni di Casevacanza.it, le mete predilette per il Natale 2015 in montagna sono Livigno (Sondrio), Cortina d’Ampezzo (Belluno) e Ponte di Legno (Brescia), seguite da Andalo, Folgaria e Pinzolo (Trento).

Passare le vacanze nelle case delle tre località ha costi diversi: si va dai 190 euro a notte per una casa vacanza con quattro posti letto a Cortina (cifra che sale a 300 euro a Capodanno) ai 70 euro di Ponte di Legno.

Come era immaginabile, le località delle Alpi distribuite tra Trentino Alto Adige, Lombardia e Valle d’Aosta mettono insieme oltre la metà delle prenotazioni di case vacanza per il Natale 2015: 55%. Gli utenti delle case vacanza montane non mancano però nemmeno al Centro, grazie soprattutto alle località abruzzesi di Ovindoli e Roccaraso.

Il commento di Francesco Lorenzani, amministratore delegato di Feries srl, società proprietaria del portale Casevacanza.it: “Il comparto turistico montano è uno dei più significativi del nostro Paese. Gli ultimi dati dell’Osservatorio turistico della montagna hanno rivelato un fatturato complessivo pari all’11,5% del sistema turistico nazionale. In questa ampia fetta, il settore degli alloggi extra alberghieri ha ormai assunto una rilevanza notevole: le case vacanza sono sempre più amate e non a caso registriamo una leggera crescita dei prezzi, pari al 5-7%“.

Mercatini di Natale tra folklore ed economia

La maggior parte delle persone che frequenta in questo periodo i mercatini di Natale ne vede e ne gode quasi esclusivamente il lato tradizionale e quello pittoresco, legati alla ricorrenza del 25 dicembre. Non tutti, invece, si rendono conto del fatto che i mercatini di Natale sono anche una grande occasione per, come si dice, far girare l’economia locale e non solo.

Lo dimostrano anche i dati emersi da una analisi Coldiretti/Ixè, secondo i quali quasi sei italiani su dieci (il 59%, per la precisione) frequenteranno i mercatini di Natale. Non solo quelli tradizionali altoatesini, ma anche quelli sorti sull’onda del successo in località marine o di pianura, nelle quali gli chalet di legno con la finta neve sanno tanto di artefatto.

Il successo dei mercatini di Natale, secondo Coldiretti, quest’anno (a differenza dello scorso) può anche contare su due fattori ulteriori: la scelta generalizzata di viaggi e spostamenti più brevi (dettata soprattutto dalla paura di attacchi terroristici all’estero) per le imminenti festività e la scelta degli italiani di concentrare il proprio budget da tredicesima per l’acquisto di cibo e bevande (34%), regali originali (23%) e abbigliamento (17%). Tutti articoli che caratterizzano i mercatini.

Una tendenza – sottolinea Coldirettiche favorisce i mercatini che sono una opportunità molto italiana di unire il relax con la possibilità di fare acquisti con curiosità e novità ad originalità garantita per sfuggire alle solite offerte standardizzate”.

Tra quanti frequenteranno i mercatini di Natale in Italia e all’estero – continua Coldirettisolo il 14% non farà alcun acquisto mentre la maggioranza del 43% spenderà in prodotti enogastronomici ma molti altri in decori natalizi, prodotti per la casa, oggetti artigianali, capi di abbigliamento e i giocattoli”.

Insomma, i mercatini di Natale non fanno bene solo al folklore e al buonumore, ma anche all’economia, in un periodo nel quale le tracce di ripresa si fanno sempre più consistenti. Meglio non farsi sfuggire l’occasione.

Rent to buy, la Guida del Notariato

È stata presentata mercoledì 2 dicembre a Roma la dodicesima Guida per il Cittadino “Il rent to buy e altri modi per comprare casa”, realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato in collaborazione con 12 tra le principali Associazioni dei Consumatori.

La guida vuole offrire un’informazione completa e trasparente su questa nuova modalità di acquisto della casa: vantaggi e svantaggi, obblighi sia per il venditore sia per l’acquirente, tutele previste dalla legge.

Ricordiamo che il rent to buy è un’operazione attraverso la quale viene assicurato a chi ha intenzione di acquistare un immobile, la possibilità di usufruirne subito, con pagamento di un canone periodico e di rinviare ad un momento successivo l’acquisto vero e proprio e il pagamento del relativo prezzo, dal quale verranno scomputati, in tutto o in parte, i canoni pagati in precedenza. Il rent to buy si può applicare a qualsiasi immobile: appartamenti, autorimesse, cantine, negozi, uffici, capannoni, negozi, terreni e immobili in costruzione.

Il vademecum spiega tutto ciò che c’è da sapere sul contratto di rent to buy: quali sono gli obblighi del venditore e del futuro acquirente, quali regimi fiscali si applicano e chi paga le imposte legate all’immobile; a chi spettano i diritti e gli oneri condominiali; come si gestiscono le spese legate all’ordinaria manutenzione e alle riparazioni straordinarie.

Inoltre, spiega anche che cosa succede se il conduttore decide di non comprare l’immobile e in caso di fallimento del venditore o del futuro acquirente. È importante sapere, inoltre, che il contratto di rent to buy può essere ceduto dal conduttore a terzi prima della sua scadenza e si può applicare anche agli immobili in costruzione.

L’iniziativa nasce dall’esigenza di offrire ai cittadini un’informativa semplice e completa sulla formula del rent to buy, per consentire loro di comprare casa in un momento di difficoltà di accesso al credito, e ai costruttori di smaltire l’invenduto.

La guida, inoltre, offre un approfondimento anche sulle modalità di acquisto alternative alla classica compravendita: la locazione con patto di futura vendita; la vendita con riserva della proprietà; la vendita a prezzo rateizzato con iscrizione dell’ipoteca legale; il preliminare ad effetti anticipati specificando vantaggi e svantaggi per entrambe le parti.

È inoltre importante ricordare che il decreto Sblocca Italia introduce la possibilità di trascrivere – attraverso l’intervento del notaio – il contratto nei Registri Immobiliari fino a un massimo di 10 anni. La trascrizione è fondamentale perché vale come vera e propria prenotazione dell’acquisto dell’immobile. Di conseguenza, quest’ultimo non potrà essere venduto a qualcun altro, né potrà essere concessa un’ipoteca su di essa, né costituita una servitù passiva o qualsiasi altro diritto pregiudizievole. Il vincolo vale anche nei confronti degli eventuali creditori del venditore, i quali non potranno iscrivere ipoteche sull’immobile promesso in vendita, né pignorarlo. Con la trascrizione del rent to buy, infatti, l’immobile è “riservato” al futuro acquirente, e qualsiasi trascrizione o iscrizione non avrebbe effetto nei suoi confronti.

Il regalo di Natale 2015 si compra online

Se Babbo Natale utilizza ancora slitta e renne per consegnare i regali, per questo Natale 2015 gli italiani scelgono sempre più spesso l’e-commerce. Una tendenza testimoniata anche dai numeri elaborati dall’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, secondo i quali tra novembre e dicembre saranno spesi online per i regali di Natale 2015 oltre 3,5 miliardi di euro – pari a più del 20% del transato online annuale -, +16% rispetto allo scorso anno, per un totale di 27 milioni di ordini.

Del resto, questa tendenza relativa al Natale 2015 è stata anticipata e confermata dai risultati che lo shopping online ha fatto registrare durante le giornate del Black Friday e del Cyber Monday, durante le quali alcuni operatori hanno totalizzato più del 5% del totale del proprio fatturato online.

Va da sé che in Italia, appassionati di tecnologia come siamo, sia in quei due giorni sia per quanto riguarda il totale dello shopping online per in Natale 2015, la parte del leone la fanno i prodotti tecnologici ma, sempre secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, si difendono bene abbigliamento e accessori, cosmetici, giocattoli, libri e l’enogastronomia.

Gli acquisti online per il Natale 2015 rappresentano comunque la chiusura con il botto per un anno che ha visto gli italiani prendere sempre maggior confidenza con l’e-commerce, come testimonia anche una ricerca sull’argomento condotta da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, in collaborazione con Human Highway.

In questa ricerca, relativa ottobre, novembre e dicembre 2015 e molto focalizzata sugli acquisti online per il Natale 2015, è stata analizzata la propensione all’acquisto online di un campione di uomini e donne maggiorenni, rappresentativi della popolazione italiana e distribuiti su tutta la Penisola, che si connette a internet almeno una volta alla settimana.

I dati di Netcomm dicono che nel 2015 saranno 9 milioni le persone che decideranno di comprare online almeno un regalo per il Natale 2015 contro i 7,4 dello scorso anno: +22%. Un dato che si inserisce all’interno di un trend consolidato, che vede in crescita anche il numero di coloro i quali, quest’anno, sceglieranno l’online come canale esclusivo o principale per gli acquisti natalizi: dai 580mila del 2012 a 1,5 milioni del 2015.

Se poi, a questi dati, si uniscono quelli relativi a coloro i quali faranno più o meno acquisti online per il Natale 2015, si vede come nel complesso, anche se ancora per piccoli volumi, una certa cultura dell’acquisto digitale si è fatta strada anche in Italia. È infatti pari al 34% il numero di persone che pensa di fare più acquisti online rispetto al 2014, mentre scende del 15,9% la percentuale di chi pensa di farne di meno. Tanto che Netcomm stima in 3,1 miliardi di euro (di cui 1,8 relativi a prodotti fisici e non a servizi) il totale degli acquisti online effettuati dagli italiani nei 45 giorni prima del Natale 2015. Bianco Natal, cyber Natal…

Ad aprile l’elezione dei delegati della Fondazione Enasarco

Oltre 280mila aventi diritto al voto, risultato di oltre 226mila agenti e quasi 56mila imprenditori di case mandanti. E’ la vastissima platea che, per la prima volta, eleggerà dall’1 al 14 aprile 2016 l’assemblea dei delegati della Fondazione Enasarco, l’ente di previdenza e assistenza degli agenti con contributi previdenziali che hanno di poco superato i 900 i milioni di euro e un patrimonio netto di oltre 4 miliardi e 440 milioni di euro.

Sono scaduti ieri i termini per presentare le liste ed è emersa una coalizione molto ampia, Insieme per Enasarco, con due liste: in rappresentanza degli agenti Agenti per Enasarco, e delle case mandanti Imprese per Enasarco.

Sono 40 i candidati, provenienti da ogni parte d’Italia, per l’elezione della lista Agenti per Enasarco sulla quale convergono le maggiori organizzazioni di categoria di agenti e promotori: Fnaarc, Usarci, Fiarc, Anasf, FISASCAT-Cisl.

Imprese per Enasarco vede invece l’appoggio di Confindustria, Confcommercio, Confesercenti e Confcooperative per l’elezione di 20 candidati imprenditori che provengono da Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata.

Le liste che appoggiano Insieme per Enasarco – sia agenti, sia case mandanti – si caratterizzano per la loro diffusione territoriale e per la varietà delle attività imprenditoriali e professionali rappresentate, come sottolinea Gianroberto Costa, coordinatore di Insieme per Enasarco: “Una coalizione ampia, quella di Insieme per Enasarco, indispensabile per un lavoro in profondità che faccia tornare protagonisti in Fondazione gli agenti e le imprese rilanciando l’attività di Enasarco sul territorio all’insegna della trasparenza, dell’efficienza gestionale finanziaria, e anche di più attenzione e ascolto nei confronti degli iscritti”.

Stabili i prestiti a imprese e famiglie

I piccoli ma significativi segnali di ripresa dell’economia sono tanti. Nulla di trascendentale né di immediato, poiché per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno decenni, nella speranza di riuscire a tornarci. Però qualcosa si muove. E lo stop al calo dei prestiti a imprese e famiglie a novembre va in questa direzione.

Secondo il Bollettino mensile dell’Abi, lo scorso mese il totale dei prestiti a imprese e famiglie è rimasto invariato anno su anno (-0,03%), rispetto al -0,3% del mese precedente: miglior risultato da aprile 2012.

L’Abi mette in luce anche il buon andamento delle nuove erogazioni di prestiti bancari. Nei primi dieci mesi del 2015 i prestiti a imprese hanno fatto registrare +14% anno su anno; meglio ancora hanno fatto i mutui per l’acquisto di immobili: +94,3% anno su anno nei primi dieci mesi del 2015.

Guardando questi andamenti dal punto di vista delle banche, l’Abi sottolinea come, in controtendenza rispetto alle dinamiche dei prestiti a imprese e famiglie, siano calate a ottobre le sofferenze lorde delle banche italiane: 199 miliardi di euro dai 200,4 miliardi di settembre.

Nello stesso mese, le sofferenze nette sono passate dagli 87,1 miliardi di settembre a 87,2 miliardi e il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è stato del 4,85% a ottobre contro il 4,84% di settembre.