Cresce il mercato digitale italiano

Anche se a ritmi tutt’altro che sostenuti, il mercato digitale italiano ha continuato a crescere nel primo semestre del 2016.

Tlc, contenuti e informatica hanno infatti totalizzato un +1,2% anno su anno, con un valore di quasi 32 miliardi di euro. Un trend che, secondo le analisi di Assinform, dovrebbe portare a una crescita del settore nell’intero 2016 dell’1,3% a quasi 66 miliardi di euro.

Il 2015 del mercato digitale italiano si era chiuso a +1% sul 2014, che aveva invece chiuso in negativo come gli anni precedenti.

Dai numeri di Assinform si evidenzia che, scorporando dal mercato digitale la parte relativa alle tlc e ai servizi di rete, la cui crescita risulta ancora un po’ seduta, il settore farebbe segnare una progressione del 3,2% nel primo semestre 2016, a fronte di un +2,5% del primo semestre dell’anno precedente.

Entrando nel dettaglio delle cifre del mercato digitale rilevate da Assinform, nel primo semestre 2016 i servizi Ict hanno fatturato circa 5 miliardi e 200 milioni (+ 2%), software e soluzioni Ict 2 miliardi e 900 milioni circa (+4,8%), dispositivi e sistemi quasi 8 miliardi e mezzo (+1%), contenuti digitali e digital advertising quasi 4 miliardi, con il balzo più significativo: +9%.

Il rapporto Assinform rileva la buona tenuta del mercato dei dispositivi, trainato dalle buone performance degli smartphone, il cui peso sul fatturato totale è arrivato a oltre 1 miliardo e mezzo, in crescita del 9,8% anno su anno.

Conseguentemente è aumentato in maniera significativa il traffico dati su rete mobile, +52,7%. E, se da un lato è scesa discretamente la componente pc relativamente ai volumi movimentati (-8%), la componente pc server è cresciuta a doppia cifra, +10,3%. Le aziende, quindi, proseguono nella politica di potenziamento dei loro data server, segno che vedono qualche barlume di ripresa.

Vedremo domani quale impatto hanno avuto sul mercato digitale italiano, nel primo semestre 2016, i comparti delle soluzioni Ict e del software.

Franchising, ecco i settori più dinamici

Dai dati provenienti dagli oltre 50mila negozi in franchising in Italia arriva un dato univoco: torna a crescere il comparto dell’abbigliamento e della moda, si conferma il buon trend del settore food, crescono telefonia e elettronica.

La crescita di abbigliamento e moda è del 9% nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre il food cresce del 7%, gli articoli per la persona dell’6% e telefonia/elettronica del 5%, secondo i dati raccolti dal Centro Studi Rds-Salone Franchising Milano.

Il comparto dell’affiliazione, che fattura 23 miliardi di euro all’anno, cerca continuamente di rinnovare e diversificare le proprie proposte. Il Salone Franchising Milano, la cui 31esima edizione è in programma dal 3 al 5 novembre a Fieramilanocity, serve a tracciare un bilancio e a delineare i trend futuri per rispondere alla domanda dei 500mila italiani che ogni anno si avvicinano al franchising, valutando la possibilità di aprire un negozio.

La ripresa dell’abbigliamento è sorprendente – ha dichiarato Antonio Fossati, presidente di RDS, che organizza con Fiera Milano il Salone -, ma non vuol dire che questa ripresa si estenda poi a tutto il commercio tradizionale. Nella affiliazione vanno bene negozi molto specializzati come quelli di camicie e intimo, comunque capaci di proporre qualità a prezzi contenuti. Tanti gli espositori dell’abbigliamento e del food, ma non mancano le nuove proposte”.

Gli espositori del Salone Franchising Milano potranno avere incontri riservati con oltre 90 tra i principali centri commerciali italiani alla ricerca di nuovi format da inserire, in un evento riservato che si terrà il 3 novembre all’interno del Salone grazie al supporto del CNCC, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.

I potenziali franchisee che visiteranno il Salone troveranno proposte, servizi e corsi di formazione, tutti gratuiti. La novità di questa edizione è la presentazione di un e-book con tutte le possibile informazioni per scegliere in tranquillità un buon franchisor, firmare un buon contratto ed evitare ogni pericolo di franchising pirata.

Da visitare anche l’area F-talk con workshop e conferenze, la F-school con corsi e seminari su tutte le tematiche del franchising, l’area F-foryou per incontri one to one con esperti di business, finanza e psicologia.

Da seguire, inoltre, “Imprenditori di successo si raccontano”, testimonianze dal palco di franchisor di successo, e “La parola agli affiliati”, testimonianze di franchisee che hanno avuto successo e potranno rispondere alle domande di coloro che progettano di divenire franchisee.

Imu sugli orti: si paga?

Che quella dell’ Imu sia una storia infinita è poco ma sicuro, come testimonia il tira e molla sull’ Imu terreni agricoli al momento della sua introduzione.

Ora si preannuncia un altro su e giù con la possibile esenzione o meno dall’ Imu per gli orti e i gli orticelli. Punto sul quale è stata presentata richiesta di chiarimenti in un question time della scorsa settimana.

Nell’occasione, il ministero dell’Economia ha risposto che la questione è in discussione negli uffici dell’amministrazione finanziaria, i quali devono procedere a una corretta definizione di quelli che sono indicati come “terreni non propriamente agricoli” in modo da valutare se includerli o meno nell’ambito dell’esenzione Imu.

In sostanza, una risposta precisa ancora non c’è, nonostante in un altro question time dello scorso maggio, il ministero aveva sottolineato che rientravano nella definizione di terreno agricolo tanto i terreni incolti, quanto quelli destinati a orto. Soggetti perciò a Imu.

Un inserimento piuttosto tirato per i capelli, solo per fare in modo che questi terreni fossero assoggettati a Imu, dal momento che gli orti non hanno le caratteristiche dei terreni agricoli come vengono individuati dalla lettera c) dell’articolo 2 del Dlgs 504/1992, in quanto sono coltivati saltuariamente senza organizzazione fissa che se ne occupi.

Nel question time è stato anche detto che per gli orticelli situati nei Comuni montani, l’esenzione Imu è scontata, mentre non è ancora certa per quelli dei comuni parzialmente montani o di pianura.

In ogni caso, qualora per il calcolo sugli orti fosse utilizzata la valutazione catastale, nella maggior parte dei casi gli importi starebbero sotto il minimo dell’imposta stabilito in 12 euro, naturalmente se il Comune non delibera in modo differente.

Nuove partite Iva, boom degli over 50

Quando vengono diffusi i dati relativi alle nuove partite Iva aperte in Italia, negli ultimi anni sembra di stare sull’altalena. Un mese si sale, un mese si scende, anche se con l’esplosione della crisi i segni più sono rimasti costanti per parecchio tempo.

In ogni caso, secondo i dati dell’Osservatorio sulle partite Iva del Mef, ad agosto 2016 sono state aperte 18.097 partite Iva, +9,2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.

Il 75,1% delle nuove partite Iva è stato aperto da persone fisiche, il 19,6% dalle società di capitali, il 4,3% da società di persone e l’1,1% da “non residenti” e “altre forme giuridiche”.

Il trend di rialzista anno su anno di agosto tocca tutte le forme giuridiche di nuove partite Iva: +23,4% per le società di capitali, +12,2% per le società di persone, +6% per le persone fisiche. Il 42% delle nuove aperture è avvenuto al Nord, il 21,7% al Centro e il 36,1% al Sud e nelle Isole.

Rispetto ad agosto 2015, quasi tutte le Regioni hanno fatto registrare un incremento di aperture di partite Iva, con percentuali molto alte in Sardegna (+41,6%), Calabria (+21,8%) e Valle d’Aosta (+15,6%).

Guardando ai diversi settori produttivi, il commercio si conferma primo come numero di nuove partite Iva (22,2% del totale), seguito dall’agricoltura (14,5%) e dalle attività professionali (11,1%).

A conferma di un trend già individuato da Coldiretti, rispetto ad agosto 2015, tra i settori principali l’agricoltura ha fatto il pieno di nuove partite Iva (+50%), seguita da sanità (+25,5%) e attività immobiliari (+18,9%), mentre i cali più forti si sono avuti nei servizi alle imprese (-8,9%), nel commercio (-4,5%) e nell’istruzione (-1,3%).

Il 61,3% delle nuove aperture è stato effettuato da maschi. E, se il 47,8% delle aperture è attribuibile a giovani fino a 35 anni, ci sono stati buoni incrementi anche nelle fasce di età più avanzate: +13% da 51 a 65 anni e +7,9% oltre i 65 anni. Segnale positivo, quest’ultimo, o preoccupante?

I rubinetti delle banche restano chiusi

Abbiamo scritto qualche giorno fa del sostanziale flop del Quantitative Easing messo in campo dalla Bce per rilanciare l’economia europea e ridare fiato all’inflazione. Flop perché i soldi arrivati alle banche dall’Europa per essere girati a imprese e famiglie sono di fatto rimasti in pancia agli istituti di credito aumentandone la patrimonializzazione.

Lo conferma l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, dal quale emerge che crescono i prestiti concessi dalle banche, ma di fatto imprese e famiglie rimangono al palo.

Secondo l’Abi, a settembre, i prestiti concessi dalle banche alla clientela sono stati pari a 1.807,7 miliardi, -0,4% rispetto al mese prima, ma superiori di circa 151 miliardi rispetto all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, pari a 1.656,9 miliardi.

Cifre che non impediscono ai prestiti delle banche a imprese e famiglie di restare inchiodati alla crescita zero. Lo stock dei prestiti ha infatti registrato una variazione annua di -0,01%, che fa seguito al -0,2% di agosto e il -0,6% di luglio.

Non va meglio sul fronte dei tassi d’interesse. I tassi sui prestiti hanno toccato il minimo storico al 2,97% dal 2,99% di agosto, mentre i tassi sui mutui hanno toccato il picco minimo del 2,05% dal 2,16% del mese prima.

In ulteriore crescita il peso delle sofferenze delle banche, arrivato a 84,7 miliardi di euro, pari al 4,77% del totale degli impieghi. Non certo una giustificazione per le banche per tenersi in pancia i soldi che, generosamente offerti dalla Bce, dovrebbero invece andare a vantaggio dell’economia reale.

Protocollo d’intesa Cnf-Miur

Mentre da una parte gli agenti di polizia preposti alla sicurezza del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini malmenano e mettono in cella un inviato di Striscia la Notizia sotto gli occhi della telecamera, dall’altra lo stesso ministro, a nome del Miur, firma un protocollo di intesa con il Consiglio nazionale forense (Cnf) per l’educazione alla legalità.

Si tratta di una iniziativa fortemente voluta dal Cnf, con la quale l’avvocatura istituzionale vuole dare un contributo attivo all’integrazione dei percorsi formativi scolastici attraverso interventi per l’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.

Il Cnf, attraverso il protocollo di intesa con il Miur persegue l’obiettivo di favorire pratiche di cooperazione tra gli istituti scolastici e i Consigli dell’Ordine degli avvocati, in modo da introdurre nei percorsi formativi specifici moduli di insegnamento impartiti gratuitamente da avvocati, in materia di educazione alla cittadinanza e alla legalità.

In questa ottica il Cnf vuole promuovere e incentivare la cultura della legalità nelle scuole di ogni ordine e grado, attraverso l’approfondimento delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica, e lo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità.

Parallelamente, il Cnf vuole favorire la realizzazione di progetti di Alternanza Scuola Lavoro, anche tramite i Consigli degli Ordini distrettuali, in modo da implementare la cultura della legalità attraverso percorsi formativi che combinino lo studio teorico con forme di apprendimento pratico svolte nel contesto professionale forense.

Per il presidente del Cnf Andrea Mascherin, “l’impegno dell’avvocatura istituzionale nelle scuole a servizio dei giovani e della diffusione dei principi di legalità è un grande privilegio prima che un dovere. Si tratta di un compito che svolgeremo con entusiasmo, forti della nostra storia di custodi dei diritti fondamentali e delle nostre competenze. Un grazie dunque al ministro Giannini per la fiducia accordataci”.

Pubblicità online e video advertising

Abbiamo visto nei giorni scorsi come per il mercato digitale italiano sia previsto un 2016 in ulteriore crescita. All’interno di questo mercato, sul fronte della pubblicità, vi sono settori molto promettenti come quello del video advertising, in forte crescita.

Una conferma è arrivata nei giorni scorsi dallo IAB Seminar che si è tenuto a Milano. Come ha ricordato Carlo Noseda, presidente di IAB Italia, “il video advertising, che nel 2015 valeva 364 milioni di euro e il 21% di peso sul totale investimenti, con un incremento del 25% rispetto all’anno precedente, chiuderà quest’anno con una crescita ancora più incisiva, che potrebbe superare il +30% rispetto al 2015 e che rappresenterà un quarto del totale advertising online”.

Proprio a questa tipologia di formato pubblicitario è stato dedicato un focus da parte di Nick Reid, membro di IAB Europe e Managing Director di TubeMogul Europe. Nel suo studio Attitudes Towards Digital Video Advertising, Reid ha rilevato come il mercato digitale in Europa nel 2015 valeva 36.4 miliardi, una cifra che gli ha permesso di battere, per la prima volta, il mercato televisivo. In questo ambito, il video advertising è stato adottato dal 90% degli operatori per creare brand awarness intorno a sé.

Il mercato del video advertising in Italia è cresciuto del 30%, con un 18% dei publisher che totalizza quasi 20% di video advertising. La cosa su cui lavorare è invece una strategia comune tra campagne di video advertising e campagne televisive: l’80% dei pubblicitari che le lancia insieme, non è infatti in grado di coordinarle per aumentare efficacia e ritorno economico.

Il rischio che deriva da questa mancanza di coordinamento è quello di perdere un’occasione, specialmente online. I dati Audiweb parlano infatti di una crescita della digital audience, specialmente da mobile: salita in generale del 9,1% in due anni, sul mobile è arrivata a segnare un buon +24%.

In tutto questo, le piattaforme video sono cresciute a tripla cifra, con una fruizione di video che per il 77% dei casi avviene da mobile (+24.5% rispetto al 2015) e solo nel rimanente 23% da desktop. Un trend da cavalcare per il video advertising.

Per quanto riguarda lo scenario generale nel quale inserire la crescita del video advertising, i dati parlano di un mercato degli investimenti pubblicitari in Italia che, a luglio, è cresciuto del 2,9% con una raccolta che, nei primi 7 mesi del 2016, segna +3,4%, rispetto allo stesso periodo del 2015. Il segmento web ha chiuso il periodo i primi 7 mesi dell’anno con un +8,2%.

Accordo BPER Banca – Amazon

BPER Banca ha sottoscritto il programma di affiliazione di Amazon, leader mondiale delle vendite online. È una delle prime alleanze che il colosso americano dell’e-commerce stringe con un istituto di credito nazionale per promuovere e incentivare la vendita dei propri prodotti.

Attraverso Smart Web, il servizio di Internet Banking di BPER Banca, il cliente della banca può accedere a una nuova sezione denominata Amazon per me, una pagina ad hoc che ospita una vetrina di articoli selezionati. Con un clic ha l’opportunità di scegliere la categoria di proprio interesse e di perfezionare l’acquisto direttamente sul sito di Amazon.

L’utente Smart Web ha attualmente la possibilità di essere aggiornato in tempo reale su quali sono i prodotti più venduti delle ultime ore. Sarà successivamente introdotta una nuova funzione che consentirà di monitorare le offerte più vantaggiose.

Investire nell’innovazione è da qualche anno un punto fermo nei nostri programmi di sviluppo – ha sottolineato Pierpio Cerfogli, Vice Direttore Generale di BPER Banca -. Con questa nuova offerta, che utilizza le potenzialità della piattaforma Smart Web, forniamo un servizio distintivo in un ambito in continua ascesa come l’ecommerce, mettendo a disposizione di ciascun cliente una pagina dedicata e personalizzata in base alle esigenze”.

Gli ha fatto eco il responsabile del Servizio Canali Diretti e Innovazione Commerciale di BPER Banca, Diego Rossi: “E’ il primo passo di un percorso evolutivo con il quale BPER Banca vuole rivolgersi sia ai clienti tradizionali, sia a quelli orientati a utilizzare le più diffuse tecnologie digitali. Questo percorso si estenderà in futuro con l’attivazione di ulteriori soluzioni per soddisfare le varie esigenze”.

Il notariato incontra studenti e famiglie

Lezioni di legalità a cura del notariato a 15mila studenti in oltre 260 scuole di tutta Italia e consulenze ai cittadini in 87 città sono in programma il prossimo martedì 25 ottobre in occasione dell’Open day dei notai d’Europa, organizzato in 16 Paesi Ue per celebrare la “Giornata europea della giustizia civile”, istituita nel 2003 dalla Commissione Europea e dal Consiglio d’Europa.

Il notariato italiano ha deciso di aderire al progetto con iniziative specifiche rivolte agli studenti e ai cittadini.

La mattina del 25 ottobre i notai terranno incontri con circa 15mila studenti in oltre 260 scuole primarie e secondarie di II grado in tutta Italia per veicolare il concetto di legalità e di giustizia civile e del ruolo del notaio nel contesto italiano ed europeo. 

Il pomeriggio del 25 ottobre i notai incontreranno i cittadini in 87 città per fornire un primo orientamento su temi che vedono il coinvolgimento attivo del notariato come acquisto casa, mutuo, impresa, donazioni, testamenti e successioni. Per saperne di più: www.notariesofeurope-opendays.eu; www.notariato.it

Imprese del turismo e digitalizzazione

In questo approfondimento settimanale sul mercato digitale italiano e sulle opportunità che questo apre alle imprese, non può mancare una menzione sul settore del turismo, forse quello che, negli anni, ha subito la più decisa svolta verso la digitalizzazione.

Un trend che è emerso con tutta la sua forza durante TTG Incontri, la Fiera internazionale B2B del turismo che si è svolta la scorsa settimana a Rimini.

Durante la tre giorni riminese sono stati infatti presentati i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, dai quali emerge che il turista italiano è sempre più consapevolmente digitale.

Secondo i dati presentati, la componente digitale del turismo è cresciuta, nel 2016, dell’8% rispetto al 2015, portando con sé al rialzo l’intero settore. Circa il 20% del volume di acquisti legati al turismo passa dall’online, con i trasporti (72%) a fare la parte del leone.

Nel settore del turismo è molto significativa la quota di acquisti fatti da mobile anziché da computer fisso: la spesa per gli acquisti di viaggio da mobile cresce infatti del 65% nel 2016 rispetto al 2015, con la maggior parte degli utenti che acquista da smartphone (70%), mentre solo 1 su 5 utilizza il tablet.

Infine, i dati presentati raccontano che più di 8 utenti su 10 (l’83%, per la precisione) organizzano il proprio viaggio partendo da ricerche in rete e ben il 67% si lascia guidare dalle recensioni che altri viaggiatori hanno lasciato sul web in merito ai propri viaggi.

Si tratta dunque di cifre significative per capire come un settore come quello del turismo sia ormai indirizzato sulla strada di non ritorno della digitalizzazione. Le imprese del ramo che ancora non si sono adeguate a questo trend, rischiano di non afferrare al volo un treno che, forse, non passerà più.