Ceta rischioso per il nostro Made in Italy?

La notizia è stata accolta da pareri discordanti, forse perché non tutti sanno, o immaginano, le conseguenze che questo porterà.
Il Ceta, infatti, è passato con 408 voti favorevoli, , 254 contrari e 33 astenuti.

Paolo De Castro, primo vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, sostiene che questo accorto “permetterà alle imprese italiane di espandere il made in Italy e rafforzare la propria presenza in Canada. Il Ceta contiene uno storico riconoscimento della tutela di un paese terzo delle produzioni di qualità: infatti, nell’accordo raggiunto con il governo di Ottawa è stata inserita una lista di 172 Dop e Igp delle quali 41 sono eccellenze italiane, che rappresentano la quasi totalità dei prodotti Dop e Igp esportati in Canada”.

Ma non tutti riescono a cogliere i lati positivi. Ad esempio, Tiziana Beghin, eurodeputata del Movimento 5 Stelle e titolare nella commissione per il commercio internazionale, sostiene: “Questo non è un trattato di libero scambio, ma una riforma istituzionale occulta, concepita in stanze segrete da tecnocrati non eletti e camuffata da trattato internazionale”.
I rischi, secondo Beghin, passeranno per le nostre tavole, considerando che in Canada l’81% del mais e l’80% dei grano sono OGM e che la carne contiene sostanze ora vietate in Europa, ma che con il Ceta rischierebbero di diventare legali.
Ma, nonostante l’accordo, è stato stabilito che gli OGM non vi rientreranno, anche se i timori sono tanti: “Il Ceta è un assegno in bianco dal momento che crea un organismo tecnocratico e non eletto, che potrà interpretare a piacimento i protocolli del trattato. E non si tratta di poche pagine, ma del 75% delle 1.500 pagine che lo compongono, alcune delle quali sono state lasciate volutamente in bianco. Tutto questo senza nessun, ripeto nessun, controllo democratico”.

Vera MORETTI