Natale sempre più Made in Italy anche all’estero

Il Natale, e più in generale le feste di fine anno targate Made in Italy rappresentano un’attrazione sempre più invitante per i mercati esteri, tanto che l’export del mese di dicembre, relativo non solo al cibo, ma anche a decorazioni e attrezzatura sportiva invernale, vale quasi 200 milioni, il 13% in più in un anno.
Si tratta di un’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, in collaborazione con Promos, azienda interna per l’internazionalizzazione. Proprio la Camera di Commercio ha istituito quest’anno un marchio di qualità per il panettone artigianale, al quale hanno aderito 150 panettieri e pasticceri.

Carlo Edoardo Valli, presidente di Promos, ha dichiarato: “Le feste intorno al Natale sono un momento importante per il rilancio dei consumi. E’ un dato positivo la crescita delle produzioni tipiche del nostro territorio legate alle festività. Fa parte della notorietà del made in Italy nel mondo che vive un momento favorevole“.

Ma quali prodotti piacciono e viaggiano di più all’estero? Il prosecco continua ad essere amatissimo, richiesto soprattutto nel Regno Unito (267 milioni, +13,1%) e negli Stati Uniti (217 milioni, +17%), ma sta ottenendo ottimi riscontri anche in Russia e in Canada, dove l’export è aumentato rispettivamente del 41 e del 25%.
Segue il panettone, amato in Francia (86,4 milioni, +4%), ma scoperto di recente anche dagli Stati Uniti (+37%) e dall’Austria (31%).
Prosciutti e cotechini si dirigono in Francia (27,6 milioni, +14%) e in Germania (21 milioni, +21%), dove arrivano anche caviale e crostacei. Lenticchie sempre più apprezzate in Germania (+89%) e in Svezia (+26%).

Al di là dei prodotti gastronomici, anche gli oggetti per le feste piacciono agli Stati Uniti, mentre le ghirlande elettriche vanno soprattutto in Germania e i fuochi d’artificio in Francia e in Spagna.
Attrezzature sciistiche amate in particolare negli States (17 milioni, +32,5%) e in Austria, dove amano anche i pattini da ghiaccio.

Tra i Paesi più lontani, c’è il Giappone per i vini, Emirati Arabi e Qatar per le ghirlande, ancora Giappone, insieme a Hong Kong e Corea del Sud per il caviale, Canada per i fuochi d’artificio, un’altra volta Giappone, unitamente al Messico, per le attrezzature da sci.

Vera MORETTI

Fatturazione elettronica online semplificata per le pmi

La piattaforma nata tre anni fa da un accordo siglato da Unioncamere e l’Agenzia delle Entrate Fatturaelettronica.infocamere.it per venire incontro alle esigenze di fatturazione elettronica da parte delle piccole e medie imprese si arricchisce di nuove funzionalità.

Con alcuni importanti accorgimenti, infatti, le pmi possono collegarsi alla piattaforma online per effettuare in tempo reale la compilazione, l’invio e la conservazione delle fatture a costo zero, indipendentemente dal loro numero, e non solo verso la Pubblica Amministrazione ma anche verso altre imprese.

Inoltre, il sistema di fatturazione elettronica delle camere di Commercio ora viene integrato con il Sistema di Interscambio (SdI), gestito dalla Agenzia delle Entrate, anche con riferimento alle operazioni effettuate verso le imprese (e non solo verso la PA).
I contribuenti potranno scegliere di trasmettere telematicamente all’Agenzie dell’Entrate i dati di tutte le fatture attive e passive e le relative variazioni, sempre su base volontaria.

A questo proposito, Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “E’ questo un ulteriore passo avanti per semplificare nel concreto la vita delle imprese attraverso la digitalizzazione. Il digitale rappresenta una delle nuove funzioni innovative affidate alle Camere di commercio dalla recente riforma del sistema camerale e su questa strada ci stiamo impegnando per supportare i principali progetti nazionali, dall’Agenda Digitale Italiana al Piano impresa 4.0”.

La piattaforma è raggiungibile anche dai singoli siti delle Camere di commercio e dal punto unico di contatto previsto dalla direttiva Servizi europea Impresainungiorno.gov.it
Sono soprattutto le imprese di piccole dimensioni ad aver fruito dei vantaggi della piattaforma per la fatturazione elettronica del sistema camerale: 7 aziende su 10 non superano il milione di euro di fatturato, 9 su 10 hanno meno di 15 dipendenti e 8 su 10 sono società a responsabilità limitata.
Tra le provincie italiane la business community più popolosa che ha fatto ricorso al servizio è stata in particolare quella di Bolzano (3.127 imprese), Lecce (2.147) e Roma (2.127).

Vera MORETTI

Prezzi dei prodotti alimentari confezionati in aumento

Si stima, secondo un calcolo effettuato e reso noto da Unioncamere, che il 2018 potrebbe portare ad un aumento del prezzo dei prodotti confezionati del 3%.
La causa principale di questo rincaro è da imputare dall’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, ma anche da alcune recenti tendenze dell’industria di trasformazione.
Ciò riguarda, ad esempio, il burro, protagonista di incrementi superiori al 10% nel 2017 per effetto di una intensificazione degli impieghi da parte dell’industria che lo sta sempre più utilizzando in sostituzione dell’olio di palma.

Al contrario, comunque, si assisterà ad un calo dei prodotti ortofrutticoli, sempre che il meteo dia un aiuto all’agricoltura.
Pensando, infatti, al 2017 che aveva portato prima neve in abbondanza e poi lunghi periodi di siccità, seguiti da temperature torride in primavera ed estate, un ritorno alla normalità dal punto di vista meteorologico porterebbe ad un sensibile calo dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli. E questo andrebbe a pareggiare i conti, considerando i rincari dei prodotti confezionati.

Questi ultimi sono destinati ad aumentare a seguito di un rialzo dei prezzi della filiera lattiero-casearia: +6% per il latte, +8% per il parmigiano reggiano, +3% per mozzarella vaccina e stracchino. I prezzi all’ingrosso del latte sembrano però aver trovato un assestamento nell’ultimo anno, in conseguenza della buona disponibilità di prodotto in Italia ed in Europa.

In aumento sono anche le quotazioni all’ingrosso dei principali tagli di carne, al traino dei rincari dei mangimi, che stanno sollecitando in questi mesi anche i prezzi alla produzione.
Variazioni ai listini di tutt’altro tenore e prossimi allo zero, al contrario, per i diversi prodotti della filiera cerealicola (+0,7% il pane, -1% per pasta e farina), che hanno beneficiato di una situazione ampiamente capiente sul versante dell’offerta (secondo l’ultimo report della Fao, nel 2018 la produzione mondiale di cereali farà registrare un nuovo livello record).

Discorso inverso per le uova, la cui disponibilità, insufficiente rispetto all’anno precedente, ha portato ad un aumento dei prezzi all’ingrosso di oltre il 60%.

Vera MORETTI

 

Cibo italiano:censite più di cinquemila specialità alimentari

E’ cominciato l’anno dedicato al cibo italiano, che vanta ben 5047 specialità alimentari tradizionali censite su tutto il territorio, un vero record mondiale sia per la varietà sia per l’ampiezza del patrimonio agroalimentare, come ha confermato anche Coldiretti.

Tra le categorie, troviamo ben 1.521 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.424 verdure fresche e lavorate, 791 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 497 formaggi, 253 piatti composti o prodotti della gastronomia, 147 bevande tra analcoliche, birra, liquori e distillati, 167 prodotti di origine animale e 159 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei.

Le regioni che ne vantano una maggiore quantità sono la Campania, al primo posto, con 515 specie, seguita dalla Toscana, 461, e Lazio, 409.
A seguire si posizionano l’Emilia-Romagna (388) e il Veneto(376), davanti al Piemonte con 338 specialità e alla Liguria che può contare su 294 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni: la Puglia con 276 prodotti tipici censiti, la Calabria (268), la Lombardia (248), la Sicilia (244), la Sardegna (193), il Friuli-Venezia Giulia (169), il Molise (159), le Marche (151), l’Abruzzo (148), la Basilicata con 114, la provincia autonoma di Trento con 105, l’Alto Adige con 90, l’Umbria con 69 e la Val d’Aosta con 32.

Un prodotto tipico della Campania è sicuramente la colatura di alici di Cetara, un liquido dal sapore intenso, frutto della sapiente stagionatura e pressatura delle alici salate, mentre in Toscana sono molto conosciuti gli stinchi di morto, biscotti rustici salati tipici del Grossetano e del Senese di colore giallo senape, chiamati anche anacini in quanto profumato dai semi di anice.
Nel Lazio invece c’è il fagiolo del purgatorio di Gradoli che rappresenta il piatto fondamentale del mercoledì delle ceneri, denominato “pranzo del purgatorio”, mentre in Emilia-Romagna si apprezza il savòr, una marmellata di mosto d’uva con aggiunta di frutta.

Vera MORETTI

Le nuove figure professionali della moda e del design

Il mercato del lavoro cambia a seconda delle richieste da parte delle aziende, ma anche a seconda delle professioni che nascono, e in questo periodo di grande fermento, soprattutto dal punto di vista digitale e tecnologico, se ne contano molte.

Prendendo in considerazione, ad esempio, le nuove discipline del design, che fanno riferimento, per quanto riguarda il percorso di studi, all’Ied, Istituto europeo di design, se ne individuano addirittura dieci. Alcune sono professioni già conosciute, altre un po’ più di nicchia, ma tutte destinate a ricavarsi un’ampia fetta di mercato.

Vediamo quali sono:

  • Big data specialist: i big data rappresentano un bacino inesauribile di possibili e preziose informazioni da sfruttare in chiave commerciale. Le aziende si sono o si stanno attrezzando per disporre di figure specifiche che se ne occupino, e sul mercato non ce ne sono ancora a sufficienza per rispondere a questa domanda.
  • Influencer strategist: si prevede che nell’anno appena cominciato l’investimento in campagne con influencer aumenterà del 39%. La figura dell’influencer strategy si affianca a quella dei professionisti del digital, per arrivare non solo a sviluppare dati, ma anche affinare creatività e strategia.
  • Brand extension and licensing manager: si tratta di una figura che port ail suo brand di appartenenza a collaborare con altre realtà, per percorrere strade non ancora battute ma ricche di potenzialità. Chi se ne occupa deve necessariamente avere una visione molto ampia e innovativa, in grado di prevedere le possibilità.
  • Vintage system specialist: il vintage, nell’ambito della moda, piace molto, ma ancora non esiste una figura professionale specializzata. L’esperto del vintage può operare in vari settori, e non solo nella moda, ma anche nel design, nell’estetica e nella comunicazione.
  • Retail designer e scenografo degli eventi: essere architetti o interior designer a volte non basta, poiché occorre a volte saper fornire soluzioni specifiche che possano permettere al punto vendita di distinguersi e di offrire ai propri clienti un valore aggiunto notevole.
  • Illustratore grafico: è colui che riassume due figure professionali e che è in grado di offrire proposte molteplici su due piani che di solito viaggiano distinti., ovvero la grafica e l’illustrazione.
  • Curatore di mostre ed eventi artistici: si tratta sicuramente di una figura basilare per la comunicazione e per l’arte, che deve necessariamente avere competenze estetiche ma anche interpretative e culturali piuttosto spiccate e affinate, e ovviamente essere sempre aggiornata.
  • Lighting designer: sono molti gli architetti e i designer che si rivolgono a queste figure professionali per definire il ruolo della luce all’interno delle loro realizzazioni. E possono farlo in maniera specifica ed esauriente grazie anche alle tecnologie a loro disposizione.
  • Art director: è sempre richiesto dalle agenzie creative, costantemente impegnate nell’ideazione e realizzazione di campagne che generino valore per il brand da trasformare in business. Questa è una figura in continua evoluzione, che richiede un costante aggiornamento sia per quanto riguarda i canali mediatici sia per le tecniche esecutive.

Vera MORETTI

Firmato un decreto in aiuto delle imprese energivore

E’ stato firmato dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il decreto sulle imprese manifatturiere energivore, che è entrato in vigore l’1 gennaio e che prevede una cospicua riduzione del differenziale di prezzo dell’energia elettrica, grazie all’introduzione, anche in Italia, delle nuove misure europee

Il decreto coinvolge circa tremila imprese dislocate in tutto il Paese, le quali potranno ottenere un progressivo allineamento dei costi per la fornitura di energia elettrica, arrivando ai livelli degli altri competitors europei.
Si stima che i benefici saranno di 1 miliardo e 700 milioni di euro.

Nell’ottica del Ministero, la riduzione del costo dell’energia per le imprese energivore, insieme al sostegno all’innovazione attivato con il piano Industria 4.0, costituisce la base per un recupero di competitività del Made in Italy e di tutti i settori industriali, per rilanciare la crescita, contrastando il rischio di delocalizzazioni.

Il beneficio sarà calcolato tramite parametri di consumo basati su standard di efficienza energetica, spingendo le imprese energivore ad un ulteriore passo in avanti in tal senso.

Ciò significa che verrà applicata la clausola VAL , Valore Aggiunto Lordo, alle imprese che hanno un costo dell’energia pari almeno al 20% dello stesso VAL.
Tali imprese potranno ridurre il proprio contributo alle rinnovabili fino a un valore minimo dello 0,5% del VAL, rendendo il costo sostenuto per il finanziamento a tale voce della bolletta elettrica esclusivamente funzione del proprio risultato aziendale.
Invece, per le altre imprese, è previsto il mantenimento di classi di agevolazione basate sul rapporto fra il costo dell’energia elettrica e il fatturato, con percentuali riviste per tener conto degli obiettivi di sostegno alla crescita.

Vera MORETTI

Transazioni con POS in continuo aumento

Il Consiglio dei Ministri ha emanato il decreto legislativo sui servizi di pagamento nel mercato interno che stabilisce che “per i pagamenti tramite carta di debito e prepagata la commissione interbancaria per ogni operazione di pagamento non può essere superiore allo 0,2% del valore dell’operazione stessa; per le operazioni tramite carta di credito la commissione interbancaria per operazione non può essere superiore allo 0,3% del valore dell’operazione”.

E’ inoltre stata abbassata la franchigia massima a carico degli utenti in caso di pagamenti non autorizzati, che passa da 150 a 50 euro.

Tale provvedimento vuole contribuire ad accelerare ancora di più la diffusione e l’utilizzo della moneta elettronica, cresciuto comunque sensibilmente da quando è entrata in vigore, dal 30 giugno 2014, la legge n. 221/2012 che prevede l’accettazione da parte di imprese e professionisti di pagamenti effettuati attraverso carte di debito.

In particolare, dal 2013 al 2016 il numero dei POS è cresciuto del 37,6% pari a 572.396 unità in più. Inoltre si è osservato un tasso medio annuo di crescita dell’11,2% dal 2013 al 2016 rispetto al più contenuto +0,8% del triennio precedente; di conseguenza tra il 2013 e il 2016 il numero di abitanti per POS passa da 39 a 29 abitanti per POS.
In parallelo tra il 2013 e il 2016 è cresciuto del 49,8% il numero delle transazioni con carta di debito tramite POS con un ritmo medio annuo del 14,4% rispetto al 10,2% osservato nel periodo precedente. L’ammontare delle transazioni sale a 115.418 milioni di euro e dal 2013 al 2016 è aumentato del 46,5%, con un trend maggiormente accentuato rispetto alla spesa per consumi finali delle famiglie che nel periodo è aumentata del 4,3%, evidenziando un crescente utilizzo da parte di imprese e consumatori.

Dal punto di vista territoriale, l’aumento più considerevole è avvenuto in Campania, dove si è passati da un tasso medio negativo del -1,1% nei 3 anni precedenti all’obbligo ad un tasso positivo del +16,0% nel periodo successivo; seguono Molise che è passata dal +1,1% al +17,4%, Piemonte che è passata da -2,5% a +13,5% e Valle d’Aosta che è passata dal -4,3% al +11,4%.

Vera MORETTI

INT chiede studi di settore solo per fini statistici

Nella sua consueta lettera di buon anno, inviata al Ministro dell’ Economia Pier Carlo Padoan, al Vice Ministro Enrico Morando ed al Direttore dell’ Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini, Riccardo Alemanno, presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi ha voluto affrontare subito una questione importante ed urgente.

L’attenzione del presidente di INT si è focalizzata sugli studi di settore, che, secondo lui, dovrebbero, per l’anno 2017, essere inviati a imprese e lavoratori autonomi sono per fini statistici, senza nessun’altra finalità.

Queste le parole di Alemanno: “Preso atto del rinvio dell’applicazione degli indici sintetici di affidabilità e dell’applicazione degli studi di settore, condividendo la volontà di applicare i nuovi parametri premiali (ISA) per tutti i contribuenti e non solo per una parte come precedentemente previsto, atteso che gli ISA andranno comunque a sostituire gli studi di settore che, evidentemente, non riescono più a rappresentare la realtà economica e produttiva di imprese e lavoratori autonomi e che pertanto non possono essere di supporto ad eventuali accertamenti, sono a richiedere che, per l’anno 2017, siano inviati solo ai fini statistici e non per la determinazione di ricavi, poiché come predetto non riescono più, tanto meno in periodi di crisi, a delineare ricavi realistici. Ciò evidentemente rappresenterebbe un vero atto di compliance da parte della P.A. e di rispetto delle imprese e dei lavoratori autonomi, ai quali era stato annunciato l’abbandono degli studi di settore e l’introduzione di strumenti di compliance quali gli ISA”.

Trattandosi di un argomento per lui cruciale, Alemanno si è dunque raccomandato affinché, anche in vista dello scioglimento delle Camere, il Ministero dell’Economia e delle Finanze rimanga dello stesso avviso: “Mi auguro che il Ministro Padoan accolga questa richiesta e che emani un decreto in tal senso, in caso contrario, ripresenteremo la richiesta al prossimo titolare del Dicastero dell’economia. Comunque sarebbe un bell’atto, finale o iniziale che sia, nei confronti dei contribuenti”.

Vera MORETTI

Accesso al credito: pmi artigiane ancora in difficoltà

Anche per quanto riguarda l’accesso al credito le imprese e le famiglie vedono finalmente uno spiraglio, quando, fino a pochi mesi fa, la situazione era preoccupante.

A confermarlo è l’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha riportato anche le cifre ufficiali: nonostante una diminuzione dello 0,5% dei prestiti concessi alle società non finanziarie, quelli alle famiglie sono aumentati del 2,8% e quelli alle imprese medio-grandi sono cresciuti dello 0,2%.
In affanno sono ancora le imprese con meno di 20 addetti, che registrano un calo dello 0,8%.

Per quanto riguarda le società non finanziarie, sono andate bene quelle appartenenti ai settori manifatturiero e dei servizi, entrambi positive dell’1%, in contrapposizione con le costruzioni, in calo del 5,1%.
Il calo dei prestiti concentrato nelle piccole imprese non sembra inoltre strettamente determinato da condizioni strutturali di maggiore rischiosità: a giugno 2017, tra le società sane, il credito sale del 3,0% per le grandi imprese e dell’1,5% per le medie mentre ristagna (0,3%) per le piccole e scende del 2,5% per le micro imprese.

E’ evidente, invece, che il calo dei prestiti riscontrato dalle imprese di piccole dimensioni dipende in gran parte dalle difficoltà di accesso al credito: nel settore manifatturiero il saldo di opinione sull’accesso al credito delle micro imprese a settembre 2017 rimane negativo (-2,5%) mentre è positivo per le imprese medie (1,5%) e grandi (3,0%).

L’analisi dei prestiti all’artigianato, effettuata in collaborazione con Artigiancassa, mette in evidenza, a giugno 2017, uno stock, comprensivo delle sofferenze, di 41,0 miliardi di euro, in calo in un anno di 2,5 miliardi: il calo del 5,8% intensifica la flessione del 4,5% di marzo 2017 ed uguaglia quella osservata un anno prima.
Considerando il periodo compreso tra giugno 2012 e giugno 2017, i prestiti all’artigianato si sono ridotti complessivamente di un quarto (-23,1%), pari a 12,3 miliardi di euro in meno, calo oltre una volta e mezzo quello registrato dal totale imprese (-13,5%).

Vera MORETTI