A Fieragricola le prime etichette per pasta e riso

In occasione della Fieragricola di Verona sono state presentate giovedì 1 febbraio le prime etichette di pasta e riso con l’obbligo dell’indicazione di origine, dopo l’entrata in vigore del decreto che impone appunto l’indicazione dell’origine del grano o del riso utilizzati nelle confezioni acquistate.

Nello stand allestito da Coldiretti, quindi, sono state presentate le prime confezioni con le indicazioni obbligatorie a disposizione dei consumatori, che a questo punto devono essere attenti e leggere attentamente, per non farsi ingannare e per capire la provenienza di ciò che mangiano.

Si tratta dunque della prima occasione per imparare a leggere le etichette con le nuove informazioni, e per fare acquisti sempre più consapevoli, come conseguenza di un provvedimento che è stato fortemente voluto dalla Coldiretti per poter fermare le speculazioni e garantire maggiore trasparenza nel commercio.

All’interno della manifestazione, i visitatori hanno potuto recarsi nel padiglione 9, nello spazio “Coltiviamo soluzioni” creato da Coldiretti per le imprese agricole.
Gli agricoltori hanno potuto beneficiare di una serie di importanti servizi, e tutti nello stesso padiglione, a cominciare dall’assistenza per i bandi del Psr, fino alla consulenza su credito e opportunità di finanziamento, dalle indicazioni sui fondi della Pac alle ultime novità fiscali, fino ai consigli utili su pensioni e welfare, trattati ed illustrati dagli esperti dell’Organizzazione.

Inoltre, i presenti hanno anche potuto ammirare, esposti per la prima volta in pubblico, i giornali murali del primo dopoguerra che raccontano le storiche conquiste sociali del mondo contadino, dalle pensioni alla cassa malattie, fino al video racconto delle ultime battaglie a difesa delle produzioni agricole Made in Italy.

Vera MORETTI

Condono edilizio negato nelle zone sismiche

Gli abusi edilizi, che nelle zone sismiche compromettono seriamente la stabilità di un edificio, devono necessariamente essere abbattuti, anche se sono stati oggetti di condono.
Per evitare l’abbattimento deve essere dimostrato il rispetto delle specifiche disposizioni dettate dalle leggi antisismiche e dunque che la sopraelevazione e la struttura sottostante sono idonee a fronteggiare il rischio sismico.
A chiarirlo è stata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 2115/2018.

Generalmente, l’abuso edilizio più diffuso è quello di sopraelevare un terrazzo costruendo una veranda, soprattutto da parte dei condomini residenti all’ultimo piano che possono avere accesso al lastrico solare in via esclusiva. Spesso l’opera viene effettuata senza permessi previsti dalla legge, per poi essere condonata in seguito, magari sfruttando il meccanismo del silenzio assenso dell’amministrazione comunale.

Il caso in questione analizzato dalla Cassazione era analogo, come ne esistono molti in Italia, ed è venuto alla luce dopo che gli altri condomini avevano presentato un ordine di demolizione ritenendo che la sopraelevazione compromettesse la stabilità del palazzo, trattandosi di zona sismica.

Ecco quanto stabilito dai giudici: “In zona sismica, la sopraelevazione irrispettosa della specifica normativa tecnica deve considerarsi di per sé pericolosa e dunque va abbattuta anche se condonata”.

In questa sentenza, la Corte di Cassazione ha ricordato quali sono i principi generali del diritto di sopraelevazione che spetta al proprietario dell’ultimo piano di un edificio, il quale ha facoltà di costruire sul proprio terrazzo o sul lastrico solare un nuovo piano o una struttura chiusa aumentando così l’altezza dello stabile a patto di essere in regola con le concessioni comunali ed i permessi di costruire prima di edificare la sopraelevazione.

I condomini possono opporsi alla sopraelevazione se:

  • le condizioni statiche dell’edificio non la consentono. Limite superabile solo se il proprietario viene autorizzato, con il consenso unanime dei condomini, all’esecuzione delle opere di rafforzamento e consolidamento necessarie a rendere idoneo l’edificio a sopportare il peso della nuova costruzione;
  • questa pregiudica l’aspetto architettonico dell’edificio;
  • questa diminuisce notevolmente l’aria o la luce dei piani sottostanti.

Vera MORETTI

Frutta e verdura sempre più presente sulle tavole degli italiani

Coldiretti ha presentato nei giorni scorsi i dati riguardanti il consumo di frutta e verdura, sicuramente tra i prodotti simbolo dell’agroalimentare Made in Italy.
Ebbene, i dati che ne sono emersi sono assolutamente positivi, poiché negli ultimi mesi la presenza di frutta e verdura sulle tavole degli italiani è aumentata considerevolmente, anche grazie alle campagne condotte dall’Associazione, di sensibilizzazione e di distribuzione nelle piazze italiane, grazie alle giornate di Campagna Amica.

Anzi, i risultati ottenuti sono più che rosei, tanto che Sergio Gulinelli, presidente di Coldiretti Ferrara ha commentato con entusiasmo: “Mai cosi tanta frutta e verdura sulle tavole degli italiani da inizio secolo con un aumento dei consumi per un quantitativo pari a circa 8,5 milioni di tonnellate nel 2017, superiore del 3 % all’anno precedente”.

Tra la frutta maggiormente consumata, ecco la mela, che, come dice anche il proverbio, se assunta una volta al giorno toglie il medico di torno, seguita dalle arance, dall’apporto vitaminico validissimo, soprattutto in questo periodo in cui influenza e raffreddore prolificano e colpiscono quasi tutti.
Tra gli ortaggi, invece, i preferiti sono ancora patate, pomodori e insalate.

Il motivo per cui si assiste alla crescita di consumi è dato anche dall’aumento delle imprese che fanno vendita diretta e le proposte di prodotti a chilometro zero, e in questo caso non si tratta solo di frutta e verdura ma anche di formaggi e vino.

Occorre, però, al di là dei risultati ottimi, tutelare ulteriormente l’imprenditore agricolo, con l’introduzione dell’etichettatura, che premia la qualità dei prodotti, frutto di un lavoro lungo e mirato.

Alla base dell’aumento dei consumi c’è anche una maggiore consapevolezza dei giovani, sempre più attenti a ciò che mangiano e a ciò che acquistano, come confermano da Coldiretti: “Il risultato è che la frutta e verdura è la principale voce di spesa degli italiani per un importo di 102,33 euro a famiglia che è pari a circa un quarto del totale (23%). Il 64% dei consumatori ritiene che la freschezza sia l’elemento principale nell’acquisto delle verdure, seguito dalla stagionalità (51,4%) e dal prezzo conveniente (31,7%). In particolare l’aspetto e il profumo sono i fattori che indicano maggiormente al consumatore la freschezza dei prodotti ortofrutticoli ma grande rilievo viene dato anche al luogo di acquisto come il mercato o direttamente dal produttore. Non è un caso che la verdura comperata direttamente dal contadino dura fino ad una settimana in più non dovendo affrontare lunghe distanze”.

Vera MORETTI

Per i turisti stranieri, l’Italia rimane la meta preferita

I turisti stranieri che hanno visitato l’Italia nel 2017 non hanno intenzione di fermarsi e, anzi, nell’anno in corso aumenteranno ancora, attirati dalle bellezze artistiche, naturali e gastronomiche che il Belpaese sa offrire da Nord a Sud.

Se, infatti, nell’anno scorso sono stati 58,8 milioni, nel 2018 arriveranno addirittura a 62 milioni, con un aumento del 5%.

Ovviamente, per fidelizzare questi nuovi turisti, occorre applicare una politica economica adeguata che sappia sostenere lo sviluppo e la competitività del turismo italiano. A chiederlo sono le imprese che fanno parte di Assoturismo Confesercenti, che si aspettano un piano di intervento che sappia accompagnare il settore nel modo più giusto.
Considerando che il 2018 si prospetta come un anno molto dinamico dal punto di vista del turismo, soprattutto straniero, non si deve farsi trovare impreparati.

La crescita maggiore arriverà dai Paesi extraeuropei, ma arrivi massicci sono attesi anche dall’Europa e dal mercato domestico.
Tra i turisti più fedeli ed attratti dall’Italia ci sono gli statunitensi, per i quali si stima una crescita del 5,5%, ma anche i visitatori cinesi sono destinati ad aumentare, del 4,5%.
Bene anche le attese sulla domanda proveniente da Australia e America Latina, viste entrambe in crescita del 3,5%, mentre i visitatori giapponesi dovrebbero aumentare del 2,5% nel corso del 2018.
Guardando all’Europa, i mercati più interessanti per il nostro Paese sono quello tedesco, che ha segnato un aumento del 3% lo scorso anno e che dovrebbe crescere nel 2018 di un ulteriore 2%, la Francia (+2,5%) e l’Inghilterra (+2,5%).

Vittorio Messina, presidente di Assoturismo, ha dichiarato: “Il turismo merita una maggiore attenzione: occorre individuare le giuste coordinate per accompagnare la crescita e lo sviluppo del settore, mettendo in campo tutte le azioni che consentono di rendere strutturale una domanda turistica che si presenta in forte crescita. Uno scenario che impone la predisposizione di tutti gli strumenti necessari per agganciare questo trend positivo in modo da rispondere alle aspettative dei viaggiatori, creando un vantaggio competitivo per il nostro sistema turistico. Per questo abbiamo proposto alle forze politiche un piano di intervento che si articola in quattro pilastri, dalla ricostituzione di un Ministero per il Turismo che permetta di perseguire una politica unitaria sul turismo – sia su fisco che su promozione – al varo di un piano specifico per sostenere le micro e piccole imprese del settore, soprattutto quelle stagionali. Ma è indispensabile anche agire sul fronte dell’Unione europea, ricalibrando il recepimento delle normative sul turismo e riequilibrando i livelli di tassazione sulla media Ue, e varare un progetto concreto di destagionalizzazione che permetta finalmente al nostro Paese di valorizzare la propria offerta turistica per dodici mesi l’anno”.

Vera MORETTI

Adempimenti burocratici: INT scrive ai principali gruppi politici

Ormai manca solo un mese alle elezioni e INT ha deciso, per sensibilizzare i principali gruppi politici, che saranno protagonisti il prossimo 4 marzo, di inviare loro una nota contenente alcune importanti raccomandazioni ed indicazioni sul tema degli adempimenti burocratici, che ovviamente attanagliano cittadini, imprese e lavoratori autonomi.

Questo si legge nella nota, inviata da Riccardo Alemanno, presidente Istituto Nazionale Tribitaristi, ed approvata dal Consiglio Nazionale: “Si vuole invece evidenziare come, poco e senza specifiche indicazioni, si tratti l’argomento dello snellimento degli adempimenti burocratici, che, al pari della pressione fiscale, creano costi in capo a cittadini e titolari di partita IVA. Si comprende ovviamente come taluni adempimenti siano collegati alla giusta lotta all’evasione e pertanto la loro eventuale cancellazione dovrà essere ponderata e forse più che di cancellazione sarebbe auspicabile parlare di semplificazione degli stessi. Sussistono tuttavia una serie di adempimenti che potrebbero essere oggetto immediato di intervento che non comprometterebbe le loro finalità, al contempo si ritiene che recenti interventi normativi, che hanno modificato le norme fiscali o che prevedano l’entrata in vigore di nuovi obblighi, debbano essere sottoposti a profonda riflessione”.

Alemanno fa riferimento anche agli studi di settore, per i quali si chiede un’applicazione solo a fini statistici; per quanto riguarda la fatturazione elettronica tra privati, l’obbligo di fatturazione elettronica B2B che entrerà in vigore dal 2019 ha generato molte perplessità, anche se, in termini di semplificazione e di lotta all’evasione, si tratta della soluzione migliore e più ovvia.

Ma, se questa è sicuramente la strada giusta da seguire, occorrerebbe però attuare un avvicinamento graduale che permetta a tutti i contribuenti interessati di strutturarsi tecnicamente e mentalmente. e non solo, perché anche la Pubblica Amministrazione, per accogliere le richieste dei cittadini, dovrebbe offrire infrastrutture adatte a sostenere un utilizzo massiccio dei sistemi informatici.

Per quanto riguarda la revisione delle norme tributarie, ormai necessaria, sembra chiaro che non possa comunque prescindere da un periodo di tregua normativa che permetta la concretizzazione della riforma del sistema fiscale. Come sempre, infatti, bisogna procedere per gradi.

Altra conseguenza dei nuovi obblighi contabili, come ad esempio lo split payment, è il problema della liquidità di cassa per imprenditori e lavoratori autonomi, e ciò rende difficile la gestione aziendale e l’assolvimento degli obblighi tributari.

Passando al tema delle autocertificazioni, si ritiene che debba essere consentito al contribuente di poter sempre autocertificare in proprio, ovviamente con le responsabilità penali e civili che ne conseguono. Ma, in questo caso, il contribuente sarebbe più responsabilizzato e sentirebbe, da parte dello Stato, maggior fiducia nei suoi confronti. Ciò stabilirebbe un miglior rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione.

La nota si conclude con la seguente dichiarazione: “Nella consapevolezza di avere solo marginalmente affrontato alcuni aspetti delle problematiche connesse agli adempimenti in capo ai contribuenti, restiamo a disposizione per approfondimenti in merito”.

Riccardo Alemanno ha voluto poi ribadire: “Uno dei nostri primari obiettivi è la collaborazione con le Istituzioni, con le quali confrontarci per contribuire a modernizzare e snellire il Sistema Paese. Auspichiamo che il prossimo parlamento ed il prossimo esecutivo di governo siano aperti ad un confronto collaborativo, come peraltro annunciato da tutte le forze politiche, scevro da egoismi dei singoli e che abbia sempre ben presente l’interesse primario dei cittadini”.

Vera MORETTI

Disponibili voucher per la digitalizzazione delle imprese

Le micro, piccole e medie imprese, per rimanere al passo con i tempi devono investire non solo in internazionalizzazione, ma anche in digitalizzazione, perché la tecnologia davvero può fare la differenza.

Per questo, il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione voucher fino a 10 mila euro proprio per favorirne la digitalizzazione e, per fare dunque richiesta ed ottenere il beneficio, le imprese hanno tempo dal 30 gennaio al 9 febbraio.
In questo periodo di tempo, ora in pieno corso, possono essere trasmesse sia le domande compilate dal 15 al 29 gennaio, sia quelle compilate successivamente.
L’agevolazione, lo ricordiamo, non potrà comunque superare l’importo complessivo di 100 milioni.

Quali sono le spese ammesse per l’utilizzo di questi voucher? Ovviamente è compreso l’acquisto di software, hardware, ma anche servizi specialistici che permettano di migliorare l’efficienza aziendale, oppure strumenti volti a modernizzare l’organizzazione del lavoro, mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, come ad esempio il telelavoro; sviluppare l’e-commerce; fruire della connettività a banda larga e ultralarga o del collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare; realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo delle tecnologie informatiche.

Sul sito del Mise si legge inoltre che: “Gli acquisti devono essere effettuati successivamente alla pubblicazione sul portale web del Ministero del provvedimento cumulativo di prenotazione del voucher adottato su base regionale”.

E’ bene specificare che ogni impresa può beneficiare di un unico voucher, e fino all’importo di 10 mila euro, nella misura massima del 50% del totale delle spese ammissibili.

Nell’ambito della dotazione finanziaria complessiva è prevista una riserva destinata alle imprese che hanno conseguito il rating di legalità.

Vera MORETTI

MUN, marchio a difesa del Made in Italy

Il Made in Italy va tutelato continuamente, poiché il rischio di contraffazioni è sempre in agguato e, anche quando la truffa viene scoperta, non sempre viene punita.

A proteggere, dunque, la qualità e l’eccellenza dei prodotti che hanno contribuito a far conoscere l’Italia in tutto il mondo, è stato istituito il Marchio Unico Nazionale, semplicemente denominato MUN, che ha l’obiettivo di valorizzare, promuovere, incentivare, mettere in rete e creare sinergie tra gli imprenditori italiani.

Il MUN è vincitore del Bando Industria 2015 del Ministero dello Sviluppo Economico – Obiettivo C: Programmi per la valorizzazione, promozione e tutela del Made in Italy lo sviluppo commerciale e il presidio strategico dei mercati.

Il Made in Italy verrà protetto e sostenuto anche grazie a Italy Identify e Futuro Italia, che vogliono fare ciò che le autorità competenti non fanno, anche a causa delle normative comunitarie che ci remano contro e a volte addirittura legalizzano il “tarocco”, sempre più diffuso e sempre più colpevole di dare all’estero una distorta idea dell’Italia.

Obiettivo del MUN è quello di esprimere il concetto di Made in Italy, da intendere come filiera produttiva completamente italiana. Ciò permetterebbe di mantenere i distretti produttivi determinanti per mantenere la piccolissima, piccola e media impresa, e anche di estendere la strategia oltre i confini nazionali scegliendo l’internazionalizzazione.

Come funziona? Le imprese possono richiedere il MUN ed assoggettarsi ad un processo di certificazione che viene curato dall’organismo di Certificazione “3A-PTA Parco Tecnologico Agroalimentare della Regione Umbria”. Si tratta di un organismo presente in tutti i settori ma che rimane fortemente specializzato nell’ambito agroalimentare.
La Certificazione ottenuta è particolarmente restrittiva e rigida per quanto riguarda le norme nazionali, europee ed internazionali.

Roberto Laurenzi, presidente di Futuro Italia, ha poi aggiunto: “La percezione che hanno all’estero del Made in Italy è elevatissima e sinonimo di alta qualità; l’intenzione è quindi quella di creare un marchio che tuteli il consumatore attestando la vera e totale italianità del prodotto da un lato, ridando lavoro e speranza alle nostre imprese ed ai nostri cittadini dall’altro. La strategia sta prendendo piede con ottimi risultati: abbiamo recentemente incontrato due delegazioni cinesi che hanno particolarmente ben gradito l’introduzione del MUN offrendoci a condizioni decisamente vantaggiose spazi per la realizzazione dei primi due Italy Identify Store, di cui uno a Changsha con una superficie di base di 600 mq ed uno a Shanghai di 1400 mq in area ancor più strategica; il terzo invece è in fase di apertura nel centro di Varsavia. Va da sé che l’export, dovendo rispondere alla totale italianità delle filiera produttiva, aumenterà l’indotto e i posti di lavoro in Italia”.

Vera MORETTI

Le pmi sempre più verso l’internazionalizzazione

Le piccole e medie imprese, per diverse ragioni, stanno ampliando i loro orizzonti oltre i confini di casa. Se, infatti, in alcuni casi per pesare il valore dei loro prodotti, specialmente se di qualità eccellente ma di nicchia, confrontandosi con mercati a minore intensità, spesso si tratta di una decisione quasi obbligata.
Se la crisi ha messo in ginocchio l’economia locale, infatti, molte pmi si sono salvate proprio rivolgendosi a mercati esteri e scegliere la strada dell’internazionalizzazione, e tuttora rimane una soluzione ottima se si vuole rimanere competitivi.

Per riuscire ad approdare sui mercati stranieri, occorre seguire leve strategiche che potrebbero davvero rivelarsi vincenti.
Bisogna comunque sapere quali sono gli aspetti da non tralasciare:

  • Termini contrattuali;
  • Fattibilità economica del progetto;
  • Conoscenza degli interlocutori e partner aziendali;
  • Attenzione ai flussi di cassa;
  • Evitare business poco chiari o illeciti;
  • Non accettare compromessi o scorciatoie;
  • Agire entro le regole del WTO;
  • Valutare potenziali problemi e apprendere dagli errori propri e altrui;
  • Limitare l’esposizione;
  • Essere presenti.

Prima di intraprendere l’avventura dell’internazionalizzazione, inoltre, è necessario effettuare un’analisi di mercato per capire dove è più conveniente dirigersi, e monitorare, tra gli altri aspetti, il livello di barriere d’ingresso, la dimensione e il tasso di crescita della domanda, la sensibilità del consumatore al prezzo, il livello di competizione e i futuri trend.

Anche il raggio d’azione è molto importante, poiché potrebbe rivelarsi più vantaggioso a questo proposito focalizzarsi sulle aree che abbiano maggior potenziale e tralasciare quelli che, al contrario, potrebbero non corrispondere alle aspettative, portando a scarso successo e a un inutile spreco di tempo e di denaro.

A proposito di denaro, si tratta ovviamente di un aspetto da non dimenticare, tenendo conto di tutti quei costi che sono legati al processo di distribuzione e vendita del cliente finale. Si comincia dal costo della spedizione, assicurazione compresa, fino ad eventuali tasse di importazione, e tutto ciò che c’è da sapere per non farsi cogliere impreparati.

Vera MORETTI