Ditta individuale e lavoro autonomo a confronto: pro e contro

Spesso ci si chiede cosa comporta aprire una partita IVA e ancor più spesso ci si chiede se sia meglio aprirne una come ditta individuale o come lavoro autonomo. Andiamo, quest oggi a scoprire, in questo esaustivo articolo, le differenze tra le due opzioni e i pro e i contro di entrambe le soluzioni.

Partita IVA, confrontare le opzioni tra ditta individuale e autonomo

Iniziamo col dire che una partita Iva permette di avere un inquadramento sia da un punto di vista fiscale che da quello previdenziale. Occorre conoscere che operare con partita Iva, non è facoltativo, ma bensì un obbligo imposto a tutti i soggetti che svolgono attività non etero-determinateprofessionali ed abituali.

Sapere ciò è molto importante, in quanto è opinione diffusa che si debba aprire partita Iva solo al superamento di determinate soglie reddituali. In verità e in verità vi dico che per l’Amministrazione finanziaria ogni attività economica abituale dovrà essere svolta con partita Iva, indipendentemente dal fatturato che si riesce ad ottenere.

Ora, però andiamo a confrontare le differenze tra una partita IVA per ditta individuale ed una aperta per lavoro autonomo.

E’ necessario chiarire che non trattasi di una scelta libera tra queste due opzioni. L’appartenenza ad una categoria piuttosto che all’ altra comporta un diverso inquadramento sia fiscale che previdenziale.

Cos’è una ditta individuale?

In maniera generalistica potremmo ben dire che appartengono alla categoria degli imprenditori individuali (quindi ad una ditta individuale) gli artigiani e i commercianti. Ovvero le due categorie di partite Iva  che sono obbligate all’iscrizione all’interno del Registro delle Imprese, istituito all’interno della Camera di Commercio provinciale.

Chi sono i lavoratori autonomi?

D’altro canto invece, rientrano nella categoria dei lavoratori autonomi tutti quei soggetti che svolgono un’attività per la quale il lavoro intellettuale è predominante sul resto dell’attività. Quindi, sono lavoratori autonomi tutti i professionisti iscritti in un Alboordine professionale, come ad esempio avvocati, notai, i consulenti del lavoro, i medici, i commercialisti, i giornalisti, gli architetti, geometri, psicologi e tanti altri ancora considerati liberi professionisti.

Aprire partita IVA, differenze sostanziali tra le due categorie

Dunque, coloro che intendono aprire partita Iva dovranno prestare attenzione alla propria categoria di appartenenza, in quanto le differenze da un punto di vista fiscale e previdenziale sono piuttosto importanti. Ad ogni modo, indipendentemente dalla categoria (ditta individuale o autonomo) si rientra sempre nella più grande categoria dei lavoratori che operano con partita Iva, in forma individuale.

Una delle differenze sostanziali per una ditta individuale, sia essa di artigiani o commercianti, è l’obbligo ad iscriversi all’Inps, nella gestione IVS artigiani o commercianti.

Si tratta di una gestione previdenziale che prevede il versamento di contributi previdenziali fissi, a prescindere dal fatturato, da pagare per ogni trimestre dell’anno. Oltre a questi contributi è necessario poi effettuare un conguaglio per chi supera determinate sogli di reddito derivante dall’attività imprenditoriale.

Di controparte, i lavoratori autonomi, da un punto di vista contributivo si differenziano tra quelli obbligati ad iscriversi ad una cassa professionale di riferimento e quelli cosiddetti “senza cassa“.

Differenze previdenziali tra ditta individuale e lavoratore autonomo

E’ bene sapere che aprire una partita Iva come ditta individuale o come lavoratore autonomo ha dei riflessi abbastanza sostanziali ai fini fiscali. L’Amministrazione finanziaria prevede, di fatto, l’applicazione di regimi fiscali differenziati, con diverse modalità di determinazione del reddito imponibile soggetto a tassazione ai fini Irpef.

Per quanto riguarda le imposte dirette, nel caso dei lavoratori autonomi vengono tassati soltanto in base ai compensi e ai costi effettivamente percepiti nel periodo d’imposta, stando al “principio di cassa“.

Di norma, il reddito dei lavoratori autonomi viene tassato sulla base del reddito imponibile che consegue dalla differenza tra i compensi incassati e i costi deducibili. Quando stilerà il modello Redditi P.F. il lavoratore autonomo dovrà compilare Il quadro RE, se adottano il regime di contabilità semplificata o il quadro LM qualora adottassero il regime dei contribuenti minimi.

Nel caso di una ditta individuale, invece, avremo una tassazione ai fini Irpef, sul proprio reddito imponibile annuale, che determinerà il reddito sempre con un principio di cassa, anche se alcune voci seguono il criterio di competenza economica.

L’imprenditore di una ditta individuale nella compilazione del modello Redditi P.F. è chiamato a completare il quadro RF qualora utilizzasse la contabilità ordinaria (registrazione di fatture attive/passive, incassi e pagamenti), od anche il quadro RG se è in contabilità semplificata (registra solo fatture attive/passive), in ultimo, il quadro LM qualora stesse adottando un regime dei contribuenti minimi.

Dunque, questo era il necessario da conoscere per differenziare un’apertura di partita IVA tra ditta individuale e lavoratore autonomo. Ora, non vi resta che passare all’apertura, qualora rientraste in una delle due categorie e rimboccarvi le maniche.

 

Informazioni su Davide Scorsese 348 Articoli
Appassionato di scrittura, ho collaborato per diverse testate online tra le quali ricordiamo BlastingNews.com e NotizieOra.it. Ama cinema e scrittura, fin dalla tenera età, studia recitazione e consegue una formazione attoriale nei teatri off partenopei.