Avete mai sentito parlare di auto aziendale ad uso promiscuo? Per i dipendenti di molte imprese, la concessione di questo beneficio accessorio alla retribuzione (fringe benefit) è molto interessante.
Con l’espressione “ad uso promiscuo” riferita al veicolo aziendale, s’intende che il dipendente può fruirne per spostamenti correlati all’attività svolta, ma anche per ragioni personali. Il vantaggio del lavoratore consiste nell’evitare di farsi carico dei costi d’acquisto o di noleggio e delle spese di gestione.
D’altro canto, l’azienda ha la possibilità di avere un parco macchine sempre nuovo e beneficiando di agevolazioni fiscali. Come? Attraverso il noleggio a lungo termine dei veicoli business presso il soggetto fornitore.
L’auto aziendale concessa ad uso promiscuo è una delle tre modalità di utilizzo della stessa, ognuna comporta condizioni differenti per l’azienda come per il lavoratore.
Come accennato poc’anzi, la fruzione della vettura aziendale ad uso promiscuo consente il suo utilizzo da parte del dipendente sia per motivi di lavoro che per esigenze personali, ovvero fuori dall’orario lavorativo. Ad esempio, per andare in vacanza o girovagare nel fine settimana senza alcun costo di gestione da sostenere.
L’auto a uso aziendale prevede l’utilizzo da parte del dipendente esclusivamente per lo svolgimento dell’attività professionale.
L’auto a uso personale consiste nell’utilizzo esclusivamente privato da parte del lavoratore della vettura fornita dall’azienda, una modalità assai poco frequente.
Le aziende che offrono ai propri dipendenti l’auto aziendale ad uso promiscuo sottoscrivono un contratto di noleggio a lungo in termine con un fornitore. Dopodiché, l’impresa si accorda con il dipendente per disciplinare i termini e le condizioni di utilizzo della vettura. Ecco cosa viene stabilito nell’accordo:
Il dipendente è la persona che fruisce dell’auto ad uso promiscuo, ma la stessa può essere utilizzata anche dai suoi familiari, nel caso di chiara indicazione presente nel contratto di attribuzione.
Nonostante i tanti pro che comporta la fruizione dell’auto ad uso promiscuo, c’è da tenere presente che essa contribuisce alla determinazione del reddito del lavoratore soggetto a tassazione.
Per effettuare il calcolo della quota di benefit che compone il reddito imponibile, si fa riferimento al costo/km della vettura indicato nelle tabelle ACI aggiornate annualmente il 30 novembre e alla media percorrenza annuale di un’auto aziendale ad uso promiscuo stabilita in 15.000 km. A questo punto, si deve tenere conto di un terzo fattore: la quantità di emissioni di anidride carbonica relativa al veicolo.
A partire dal 2021 è cambiata in parte la percentuale prevista nelle quattro fasce di tassazione per le auto aziendali in fringe benefit:
E’ bene precisare che questa nuova tassazione riguarda solo le auto di nuova immatricolazione concesse ad uso promiscuo e i veicoli contrattualizzati dal 1° luglio 2020 (sempre ad uso promiscuo). Per tutte le altre vetture, la percentuale è uguale per le due prime fasce, mentre per la terza e quarta fascia è rispettivamente pari al 40% e 50%.
I costi sostenuti per il carburante dell’auto aziendale ad uso promiscuo sono a carico sia del dipendente che del datore di lavoro. Quando la vettura è utilizzata per motivi professionali, il lavoratore può richiedere il rimborso all’azienda facendo riferimento alle tabelle ACI, relativamente ai costi chilometrici. In caso di utilizzo a fini personali, ovviamente il costo del carburante è a carico del fruitore del fringe benefit.
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