Franchising e negozio online senza partita Iva

Conviene aprire un franchising come secondo lavoro?

Il franchising o affiliazione commerciale è un contratto redatto in forma scritta e firmato da due soggetti imprenditoriali. Uno di loro è denominato franchisor o affiliante che concede l’utilizzo del proprio brand e l’insieme delle competenze, abilità ed esperienze (know how) all’altro soggetto denominato franchisee o affiliato, il quale, attenendosi a delle regole, corrisponde in cambio una somma di denaro periodica (royalty) e spesso una quota d’ingresso. A tal proposito, potrebbe essere interessante leggere anche: Quale franchising conviene aprire nel 2021.

Franchising senza partita IVA

E’ possibile aprire un franchising senza partita IVA? Molte persone si sono poste questa domanda, sperando in una risposta positiva che potesse evitare loro di caricarsi di tutti gli oneri e i costi che l’IVA comporta. Purtroppo, invece, la risposta è “NO”.

Come abbiamo detto poc’anzi, l’affiliato che vuole avviare un’attività in franchising lo fa in qualità di imprenditore e, in quanto tale, non può lavorare senza l’apertura di una partita IVA. In linea di massima, chiunque si metta in proprio opera in regime di partita IVA per regolarizzare la sua posizione nei confronti del Fisco. Tuttavia, la legge prevede alcune deroghe che consentono ad alcune categorie di lavoratori di operare senza partita IVA, ma, come già precisato, non è il caso dei soggetti che lavorano in franchising.

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E’ possibile aprire un negozio online senza partita IVA?

Dopo essere venuto a conoscenza dell’impossibilità di lavorare in franchising senza partita IVA, va da sé, che anche farlo online, è impossibile. A questo punto, in molti si sono chiesti se sia possibile aprire un negozio online senza partita IVA. E’ bene precisare che nemmeno la vendita online professionale si può effettuare senza l’apertura di una partita IVA.

Tuttavia, se la vendita online tramite sito e-commerce prevede l’obbligo di operare con partita IVA, è anche vero che è possibile vendere online al di fuori del regime IVA, seguendo delle regole specifiche. Quali?

Esistono due strade alternative per coloro che vogliono commercializzare qualcosa, evitando di sobbarcarsi gli oneri legati all’apertura di una partita IVA: la vendita in veste di privati e quella occasionale. Vediamo di cosa si tratta e come funzionano.

Vendita online da privato

Si può realizzare la vendita online come soggetto privato, una tantum. Accade quando si vuole vendere un oggetto e ricavarne una piccola somma di denaro, inferiore a quella relativa l’acquisto. Questa modalità di vendita è già molto diffusa, spesso riguarda dispositivi mobili e relativi accessori, ma anche capi di abbigliamento e scarpe, oppure attrezzature sportive, biciclette, libri etc.

E’ quindi possibile effettuare una vendita una tantum da privato, in quanto non prevede lo svolgimento di un’attività commerciale, ma solo la cessione sporadica di un oggetto di cui non ci si serve più. Oltretutto, non è prevista alcuna emissione di ricevuta, pertanto non si è soggetti a tassazione.

Questa tipologia di vendita è realizzabile tramite i marketplace. Ad esempio, magazzini come eBay o Amazon, su cui il venditore metterà un annuncio con foto, descrizione e prezzo dell’oggetto. Anche il marketplace di Facebook offre la possibilità di vendere un oggetto online: utilizzando il social network come vetrina oppure tramite dei gruppi di vendita e di acquisto, solitamente circoscritti in un ambito territoriale che consenta di organizzare un incontro tra le parti che dà modo di visionare direttamente la merce oggetto della compravendita.

Vendita online occasionale

L’altra modalità per vendere online senza avere l’obbligo di aprire una partita IVA, è la vendita occasionale, ossia intermittente o meglio sporadica. Per essere tale, il reddito annuale ricavato dalle vendite non deve superare i 5.000 euro. Inoltre, non è realizzabile tramite e-commerce o un sito che fa da vetrina agli oggetti, con tanto di descrizione o prezzo. Di solito, sono considerate vendite occasionali quelle che hanno come oggetto articoli artigianali, da mercatino, tanto per intendersi.

Tuttavia, anche se non ricorre l’obbligo di aprire una partita IVA, la vendita online occasionale è soggetta ad alcuni adempimenti fiscali. Infatti, per vendere un articolo è necessario emettere una ricevuta all’acquirente dove vengono indicati i nominativi delle due parti, la descrizione della merce venduta, la causale “incasso da vendita occasionale”, data, luogo e firma del venditore. Inoltre, l’apposizione di una marca da bollo per importi superiori a 77,47 euro.

La dichiarazione dei redditi per vendita online occasionale non è obbligatoria se quest’ultima costituisce l’unica fonte di reddito e se i guadagni non superano i 5.000 euro

Informazioni su Carmine Orlando 405 Articoli
Nato a Milano nel 1971 ma campano d'adozione, ho sempre avuto una grande passione per la scrittura, pur lavorando come libero professionista in altri settori. La scoperta del Web Copywriting e il vasto quanto complesso mondo della SEO mi ha conquistato, tanto da aver intrapreso un lungo percorso di formazione a aver trasformato un hobby in una fonte primaria di guadagno. Sono stato per anni coordinatore della redazione per CentroMeteoItaliano.it, ho collaborato con Money.it, con Notizieora.it e con BlastingNews.com.