Save the Children: nel PNRR maggiore impegno per l’infanzia

maggiore impegno per l'infanzia

Save The Children ha lanciato l’allarme sulle condizioni di vita dei più piccoli in Italia e ha sottolineato anche la necessità di inserire nel PNRR misure che possano aiutare a superare le differenze e quindi richiede un maggiore impegno per l’infanzia a rischio povertà.

Allarme sulla condizione dell’infanzia in Italia: divario eccessivo con l’Unione Europea

Save The Children da anni lancia l’allarme sulla condizione dell’infanzia in Italia, questo perché già prima della pandemia c’era un’elevata fascia di bambini in stato di povertà assoluta e senza accesso ai servizi essenziali come nutrizione, cure e scuola.

Il report sottolinea che nel 2020, prima della pandemia,  oltre 1 milione e 300 mila bambini erano in condizione di povertà, questi rappresentano il 13,1% della popolazione infantile. Tale povertà non è solo economica, ma anche educativa infatti proprio tra questa fascia di bambini e adolescenti c’è il più elevato tasso di abbandono delle scuole. Ne consegue la crescente difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro in modo soddisfacente in quanto mancano anche delle competenze di base. Ciò è dovuto agli scarsi investimenti dell’Italia nel sistema scolastico, questi sono molto inferiori rispetto alla media europea.

Carenza educativa/formativa e povertà richiedono un maggiore impegno per l’infanzia

Dalle ricerche condotte emerge che in Italia anche i nativi digitali hanno competenze digitali molto basse e questo incide in modo negativo sulla possibilità di una reale partecipazione civica, visto che si va verso una sempre maggiore digitalizzazione di molte funzioni e si parla sempre più spesso di cittadinanza digitale. A questa povertà formativa si deve aggiungere una povertà materiale, purtroppo ci sono molti minori in Italia che non riescono neanche ad accedere a un pasto adeguato al giorno e la pandemia non ha facilitato la cosa, perché molti studenti riuscivano ad avere un solo pasto completo al giorno ed era quello della mensa scolastica a cui per lungo tempo non hanno avuto accesso.

I dati dicono che il 6% dei ragazzi da 0 a 15 anni non ha un’alimentazione adeguata e con la pandemia 160.000 bambini hanno perso anche il pasto della mensa scolastica. A ciò deve aggiungersi che non tutte le scuole hanno le mense (il 44% degli allunni della primaria non vi ha accesso, su 40.000 istituti solo 10.000 ne sono dotati) e in alcune Regioni questi dati sono particolarmente allarmanti. Ecco perché è necessario puntare sul PNRR per riuscire a migliorare le infrastrutture e la condizione dell’infanzia.

PNRR: maggiore impegno per l’infanzia e incremento nidi

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è stato approvato dal Parlamento nel mese di luglio del 2021 e in precedenza era stato già approvato anche dalla Commissione Europea e prevede un piano di uso delle risorse provenienti dall’Unione Europea che sembra andare nella direzione auspicata da Save The Children.

In totale per istruzione e università sono stati stanziati 19,44 miliardi da spendere in questa prima fase di rilancio. Gli stessi andranno a finanziare un aumento importante dell’offerta formativa con un incremento del numero di posti disponibili negli asili nido pubblici. Oggi solo il 25,5% dei bambini in questa fascia d’età ha un posto disponibile in nidi pubblici, l’obiettivo è raggiungere il 33%, percentuale inferiore comunque alla media europea del 36%. I nidi accolgono i bambini da 0 a 3 anni di età ed è previsto un aumento di posti disponibili di 228.000 unità. Il piano asili nido prevede uno stanziamento di 4,6 miliardi di euro.

Sport e mense scolastiche: piano infrastrutture

Importanti investimenti saranno fatti anche per migliorare le infrastrutture e tra queste vi sono 0,30 miliardi di euro destinati alle palestre che dovrebbero contribuire, in base ai costi stimati attraverso interventi precedenti, a intervenire su circa 400 palestre, naturalmente pubbliche. L’obiettivo è favorire lo sport come strumento per lo sviluppo sano ed equilibrato dei giovani che devono avere spazi “sani” per un inserimento sociale adeguato.

Il miglioramento delle infrastrutture mira ad aumentare anche l’accesso alle mense scolastiche soprattutto nelle Regioni in cui vi è una maggiore richiesta, come Piemonte e Lazio. Per l’estensione del tempo pieno e per la realizzazione di mense lo stanziamento è di 0,96 miliardi di euro.

Maggiore impegno per l’infanzia nel contrasto all’abbandono scolastico

Il PNRR sottolinea che in Italia i ragazzi di 15 anni hanno una preparazione molto inferiore rispetto alla media OCSE (Oraganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), difficoltà si incontrano soprattutto in lettura, matematica e scienze. Andando ad analizzare nel dettaglio questi dati emerge che la povertà conoscitiva è molto più grave nelle regioni del Sud, rispetto a quelle del Nord, in genere comunque il tasso di abbandono scolastico è strettamente correlato alla povertà.

In Italia il 14,5% dei ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni non ha un titolo di scuola superiore di secondo grado e solo il 24% dei ragazzi tra 24 e 34 anni ha un titolo di studio terziario (laurea), nel resto dell’OCSE è del 44%. A questo divario contribuisce anche la carenza di strutture residenziali per accogliere gli studenti che di conseguenza si trovano a dover far fronte a spese di locazione spesso molto elevate e a cui non sono in grado di provvedere. Per questo obiettivo attualmente sono stanziati 0,96 miliardi di euro. Infine, 0,50 miliardi di euro sono previsti per un aumento delle borse di studio.

Tra gli obiettivi del PNRR c’è anche quello di incrementare il numero degli iscritti presso gli ITS modificandone la missione e quindi incrementando la collaborazione tra scuola e impresa. Per questo obiettivo sono stanziati 1,50 miliardi di euro.

Tra gli obiettivi c’è il miglioramento del sistema di reclutamento degli insegnanti di ogni ordine e grado anche perché il PNRR con le misure previste per l’infanzia dovrebbe aiutare le donne nella conciliazione tra i tempi di lavoro e la famiglia e dovrebbe aumentare l’occupazione femminile.

Certo non è facile immaginare oggi l’impatto reale di queste misure sulle condizioni dei minori, ma di sicuro si tratta di un primo passo.