Diverse volte nel trattare argomenti inerenti le imprese e in particolare obblighi, aiuti, agevolazioni, si è visto che la normativa di riferimento ha come soggetto destinatario Micro, Piccola, Media Impresa (PMI), mentre imprese di grandi dimensioni sono destinatarie di norme diverse, a questo punto è bene cercare di delineare le differenze e soprattutto i confini tra queste varie forme.
La disciplina che definisce le varie tipologie di imprese è prevista dall’Unione Europea e in particolare dalla Raccomandazione UE n. 2003/361/CE che è stata recepita con il decreto del Ministero delle Attività Produttive del 18 aprile 2005 .
L’Unione Europea definisce come impresa ogni entità che svolge un’attività economica, quindi rientrano tra le imprese gli artigiani, le attività commerciali, ditte individuali, associazioni che svolgono attività economica.
Le differenze tra Micro, Piccole, Medie e Grandi Imprese vengono fatte avendo in considerazione 3 parametri, cioè il numero dei dipendenti, il fatturato dell’esercizio e il totale attivo del bilancio che rappresenta l’insieme degli averi di un’impresa.
In base all’articolo 2 del decreto ministeriale che recepisce la Raccomandazione dell’Unione Europea:
I requisiti visti non devono essere alternativi ma cumulativi cioè devono coesistere, quindi se un’impresa ha 11 dipendenti, ma un fatturato annuo inferiore a 2 milioni di euro, comunque ricade nella piccola e non nella micro impresa. Lo stesso discorso può essere fatto per un’impresa che ha 48 dipendenti ( quindi ricadrebbe nelle piccole imprese), ma un fatturato di 11 milioni di euro che deve quindi essere considerata media impresa e non piccola.
Il decreto precisa anche la natura degli elementi da considerate. Per occupati infatti si intende coloro che hanno un rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato o un contratto che comunque delinea un vincolo di dipendenza. Ad esempio i collaboratori occasionali non fanno parte degli occupati. Per fatturato invece si intende l’importo netto del volume di affari che comprende i proventi di vendite e prestazioni di servizio diminuiti dell’IVA e delle altre imposte connesse al volume di affari. Il bilancio comprende invece anche il patrimonio dell’impresa.
Si è visto che in alcuni casi le imprese non sono tenute alla redazione del bilancio, oppure per le attività di nuova costituzione non sono ancora disponibili tali dati, in questo caso per ricavare la qualificazione dell’impresa si fa riferimento esclusivamente al numero dei dipendenti. Ad esempio coloro che hanno scelto il regime forfettario non hanno l’obbligo di tenuta delle scritture contabili.
In caso di associazioni di imprese per determinare la categoria entro la quale deve essere inserita l’impresa, si deve fare riferimento al fatturato aumentato della percentuale in cui l’impresa stessa partecipa alla associata.
Differente è il trattamento per le imprese collegate, in questo caso infatti c’è un’impresa che ha un ruolo dominante all’interno dell’altra, ad esempio attraverso la maggioranza dei voti in assemblea, in questi casi se le due imprese collegate non redigono il bilancio consolidato, per determinare la categoria di un’impresa devono essere sommati i risultati di entrambe.
La distinzione fatta tra Micro, Piccole, Medie Imprese e imprese di grandi dimensioni è importante per alcuni auiuti, ad esempio per le agevolazioni previste nella Nuova Legge Sabatini
Diverso è invece il caso degli aiuti de minimis che possono essere erogati a imprese di qualunque dimensioni.
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