Quali sono gli atti derivanti dai controlli fiscali e come difendersi

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Nel rapporto tra il contribuente e l’Agenzia delle Entrate spesso non sempre va tutto nel verso giusto. Anche quando si pensa d’aver versato tutte le tasse dovute, ed anche quando si ritiene d’aver assolto a tutti gli adempimenti nei termini previsti ai sensi della normativa fiscale vigente. E questo perchè, nell’ambito del contrasto all’evasione, l’Agenzia delle Entrate ha sempre il potere, a seguito di verifiche, di avviare dei controlli fiscali.

Cosa che in genere accade quando il Fisco rileva delle anomalie o delle incongruenze. Vediamo allora al riguardo quali sono gli atti derivanti dai controlli fiscali, e come eventualmente il contribuente può impostare la propria difesa se ritiene illegittima la pretesa del Fisco.

Ecco quali sono gli atti derivanti dai controlli fiscali

L’Agenzia delle Entrate, tra i compiti affidati, ha quello di contrastare i fenomeni elusivi ed evasivi. Nel farlo, con l’attività di controllo, punta sempre a favorire, prima di tutto, l’adesione spontanea da parte del contribuente.

Solo dopo il Fisco, proprio a seguito dei controlli e delle verifiche incrociate, può procedere all’emissione di atti. Che derivano proprio dai controlli fiscali e che sono rappresentati dal processo verbale di constatazione e dall’avviso di accertamento. Vediamo allora, nello specifico, di cosa si tratta.

Cos’è il processo verbale di constatazione legato ad una verifica fiscale

Il processo verbale di constatazione, noto anche con la sigla pvc, è legato all’attività di controllo in sede dei contribuenti. A seguito di verifica fiscale in loco frutto dell’attività di controllo svolta dall’Agenzia delle Entrate ma in certi casi pure da parte della Guardia di Finanza. Nel pvc consegnato al contribuente ci sono indicate le eventuali violazioni rilevate a conclusione della verifica fiscale. Nonché i relativi e corrispondenti addebiti.

Cos’è l’avviso di accertamento legato alle attività di controllo del Fisco

A conclusione di un’attività di controllo sostanziale, il Fisco può inoltrare al contribuente un avviso di accertamento. Che rappresenta in tutto e per tutto una pretesa tributaria per la quale è in ogni caso possibile opporsi. Ovverosia, un contribuente che riceve un avviso di accertamento può impugnarlo. Oppure può presentare l’istanza di accertamento con adesione.

Rinunciando a tutto ciò, invece, il contribuente che paga e basta, alla ricezione di un avviso di accertamento, si avvarrà di quella che è definita come l’acquiescenza. Ed in tal caso il Fisco, tra l’altro, permetterà al contribuente di avvalersi di una riduzione delle sanzioni amministrative irrogate.

Come parte un controllo fiscale dell’Agenzia delle Entrate?

Per arrivare al processo verbale di constatazione o all’avviso di accertamento, l’Agenzia delle Entrate, come sopra detto, a monte effettua sempre dei controlli e delle verifiche fiscali. Al riguardo l’Amministrazione finanziaria dello Stato fa leva su tutta una serie di strumenti.

Che spaziano dai controlli automatizzati e formali delle dichiarazioni dei redditi presentate alle attività istruttorie esterne. E passando per le indagini finanziarie, per gli inviti al contraddittorio e per i questionari. Così come, per le imprese che sono di grandi dimensioni, le verifiche fiscali e tributarie possono scattare anche a seguito dell’attività di tutoraggio.