Naspi 2022: revoca e soldi indietro all’INPS, ecco i casi in cui è possibile

Naspi:

Perdere il lavoro per cause differenti dalla volontà del lavoratore è un evento tutelato dalla legge. Infatti chi involontariamente perde l’occupazione può, a determinate condizioni prendere la Naspi. Nuova assicurazione sociale per l’impiego, questo il significato di Naspi, unica prestazione generica per disoccupati che l’Inps eroga (le altre sono specifiche per collaboratori e agricoli, rispettivamente Dis.Coll e disoccupazione agricola).

Non sono rari i casi in cui la Naspi viene prima erogata e poi revocata ad un lavoratore. E non sono rari nemmeno i casi in cui l’Inps, dopo aver erogato la Naspi ad un lavoratore, arriva a chiedere i soldi indietro.

Il sistema di calcolo e di assegnazione della Naspi è particolare e come tale espone a controlli successivi alla sua erogazione.

Naspi, la misura in pillole

La Naspi viene erogata ai lavoratori dipendenti che perdono il lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa, procedure di licenziamento collettivo o scadenza del contratto. Si può affermare con certezza che le dimissioni volontarie sono praticamente l’unico caso in cui la Naspi non viene erogata a chi resta senza lavoro.

La Naspi spetta, in misura pari al 75% del proprio stipendio lordo (grosso modo) e medio degli ultimi 4 anni di lavoro. E la durata del beneficio è pari alla metà delle settimane lavorate sempre negli ultimi 4 anni.

Naspi, le cause che la fanno cessare anticipatamente

La Naspi si percepisce fino a quando il disoccupato non trova un altro lavoro stabile o ben remunerato. Oppure si interrompe decorsi 24 mesi da quello in cui è iniziata la fruizione.

Ma ci sono casi diversi che possono portare all’interruzione del sussidio per disoccupati, prima della scadenza e senza nuovi posti di lavoro trovati. La revoca del sussidio per disoccupati come dicevamo in premessa, non è un caso del tutto raro. Revoca significa perdere il sussidio. E può capitare, se l’assegno per disoccupati è stato preso indebitamente, di dover restituire quanto percepito.

La digitalizzazione in aiuto delle procedure

In passato, quando non esistevano le banche dati, quando non si era ancora nella digitalizzazione degli adempimenti con le Pubbliche Amministrazioni, casi di restituzione delle somme indebitamente percepite erano frequenti.

Era il caso del lavoratore che tardava a comunicare all’Inps una nuova assunzione continuando a percepire quel sussidio che evidentemente non era più spettante. Ma si era ancora nell’epoca della disoccupazione ordinaria o di Aspi e Mini Aspi. Adesso con gli obblighi di comunicazione all’Inps da parte dei datori di lavoro che assumono, il pericolo di percepire una disoccupazione mentre si lavora, è stato praticamente azzerato.

Quando la Naspi può essere revocata

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La revoca della Naspi riguarda sostanzialmente quelli che la percepiscono, come prassi, mese per mese (e sono la maggior parte dei disoccupati). Incassare la Naspi tutta in anticipo però è una facoltà offerta dalla normativa vigente a chi decide di mettersi in proprio, ovvero di lasciare il mondo della inoccupazione trovando una nuova attività da lavoratore autonomo o simili.

La Naspi anticipata può essere concessa al disoccupato che decide per  l’avvio di un’attività autonoma o d’impresa individuale, oppure che entra a far parte come socio lavoratore e sottoscrivendo una  quota di capitale sociale,  di una cooperativa. La revoca della Naspi non può essere adottata per chi la prende in anticipo, ma la restituzione dei soldi può avvenire in alcuni casi.

Naspi anticipata? ecco quando restituire i soldi

Per esempio, se chi ha ricevuto la Naspi tutta insieme e poi trova lavoro da dipendente prima che siano scaduti i termini di durata della Naspi (se non l’avesse presa tutta insieme), deve restituire l’anticipazione ottenuta e per intero, cioè a prescindere dai mesi che effettivamente era disoccupato.

In linea di massima si parla di revoca della Naspi, o da punto di vista del disoccupato, di decadenza del beneficio, quando viene meno lo status di disoccupato. Uno stato che si perde non solo se si trova lavoro, ma anche se si arriva all’età utile per la pensione di vecchiaia o alla soglia di età anagrafica utile per le pensioni anticipate.

Occhio alle convocazioni dei Centri per l’Impiego

Ma la revoca può sopraggiungere anche se il disoccupato non si comporta bene, nel senso che non segue le regole che fanno da corollario alla concessione della Naspi.

Saltare gli appuntamenti presso i centri per l’Impiego potrebbe essere una delle cause di revoca del sussidio per disoccupati da parte dell’Inps. Infatti con la Naspi tra gli adempimenti a cui i beneficiari devono sottostare, c’è anche il seguire i percorsi di ricollocazione lavorativa che i Centri per l’Impiego possono prevedere.

Lo prevede il patto di servizio, o meglio, la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro.  Si tratta della dichiarazione  che il disoccupato reca all’Inps insieme alla domanda di disoccupazione Naspi. Si rammenda che la presentazione della domanda ormai equivale alla sottoscrizione della DID. Revoca anche in caso di mancata partecipazione a corsi di formazione sempre indicati dagli Uffici di Collocamento. E anche nel caso di rifiuto delle offerte di lavoro.

I limiti di reddito per continuare a percepire la Naspi mentre si lavora

Il lavoratore che trova nuova occupazione è tenuto ad avvertire l’Inps. La comunicazione serve affinché l’Inps possa rimodulare la Naspi proprio alla luce del nuovo lavoro. Va ricordato che il trovare nuova occupazione non significa automaticamente venire escluso dalla Naspi. Tanto è vero che anche con un nuovo lavoro trovato, l’interessato continua a mantenere il suo status di disoccupato se il nuovo lavoro è:

  • Con contatto di lavoro subordinato o di collaborazione, con durata in entrambi i casi, superiore ai 6 mesi, e con un reddito imponibile ai fini dell’Irpef non superiore a 8.145 euro all’anno;
  • In forma di lavoro autonomo, dal quale deriva un reddito imponibile fiscalmente non superiore a 4.800 euro all’anno.

Se si rimane nelle soglie prima citate, non si decade dal beneficio della Naspi, ma si subisce la decurtazione dell’assegno in misura pari all’80% del reddito prodotto.

La Naspi può anche essere solo sospesa. Ma questo si verifica solo se la nuova occupazione trovata è di durata pari o inferiore a 6 mesi. In questi casi l’indennità non viene revocata e nemmeno decurtata a prescindere dal reddito che viene fuori dal nuovo lavoro. Dopo la fine del nuovo lavoro, la Naspi riprende da dove era stata lasciata.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.