Bar e ristoranti, adesso contro il Green pass, ecco cosa chiedono

Eppure fu accolto bene, come una sorta di scialuppa di salvataggio il Green pass da parte di bar, ristoranti ed attività similari. La maggior parte dei pubblici esercenti videro nel Green pass lo strumento utile ad evitare le chiusure e i coprifuoco.

Anzi, molti di loro sposarono in pieno questo strumento, considerandolo utilissimo sia come salute pubblica che come salvaguardia delle loro attività. Nulla di più sbagliato, come dimostrano adesso le lamentele di molte associazioni di categoria come la Fipe Confcommercio.

Sarebbero dovuti scendere in piazza prima, questa la cosa che adesso viene fuori sentendo le dichiarazioni di molti addetti ai lavori. Il malcontento regna sovrano quindi, tant’è vero che si arriva a chiedere al governo un intervento.

Molti pensavano che il Green pass fosse la soluzione

Parliamoci chiaro, la maggior parte dei pubblici esercenti, baristi, ristoratori e così via, credevano di aver risolto tutto o quasi con il Green pass. Avevano ingoiato, pur tra malumori, il boccone amaro di dover essere i controllori dei Green pass per gli avventori. Si, perché il governo aveva imposto l’onere del controllo proprio a loro, con l’applicazione sul telefonino e con il controllo, via via maggiore da dover effettuare. Oggi anche all’aperto occorre controllare il Green pass a prescindere che l’avventore sia in piedi o seduto (altre regole assurde che sono state adottate in questi anni), ed a prescindere che il locale è all’aperto o al chiuso.

I senza Green pass da vaccinazione o guarigione, il cosiddetto Super Green Pass, non possono per nulla accedere a questi luoghi. Anche se la campagna vaccinale in Italia è a livelli record rispetto agli altri Paesi, questo Super Green pass insieme ad altre beghe normative e burocratiche, hanno comunque ridotto di molto gli avventori.

E bar, ristoranti e simili, per il solo fatto di essere aperti, hanno perduto pure qualsiasi diritto a ristori, fondo perduto ed altri provvedimenti di aiuto.

Perché pochi clienti nei bar e nei ristoranti?

Che il Green pass sia strumento politico e non sanitario, usato solo per spingere le vaccinazioni non lo scopriamo noi. È sempre più evidente, anche perché adesso con la promessa di renderlo illimitato dopo la terza dose, anche governo e tecnici hanno dimostrato questo.

La comunità scientifica ha già confermato che il vaccino non dura in eterno e la sua copertura già dopo 4 mesi cala drasticamente. Questo valeva per la seconda dose, e pure se diranno che con la terza non è così, nessuno ci crede. Evidente che se il vaccino cala di copertura dopo qualche mese e il Green pass comunque diventa illimitato, quest’ultimo tutto è tranne che uno strumento sanitario.

E poi, tornando al bar o al ristorante, i senza Green pass sono clienti persi in partenza, ma anche molti di quelli “ligi al dovere” con la vaccinazione, non frequentano più queste attività. I perché sono da ricercare nelle astruse norme che il Paese ha adottato.

Le cause di una crisi per bar e ristoranti che si protrae nonostante il Green pass

Lasciamo stare il fatto che anche molti con la terza dose hanno preso il Covid, sarà anche in forma lieve come si sostiene, ma lo hanno preso. E con il Covid addosso, anche con la terza dose, anche se completamente asintomatici, si resta a casa. Perché rischiare di prendere il Covid andando al ristorante o al bar, sventolando il Green Pass, se poi rischiamo di restare chiusi in casa? Meglio evitare, sarà questo lo stato d’animo di molti vaccinati. Con buona pace di bar, ristoranti e simili vuoti.

Ma come, se i no vax non possono andare al ristorante si prende comunque il Covid? Altra anomalia questa di tutto un apparato di norme che hanno prodotto una crisi senza precedenti.

Cosa anno subito i pubblici esercizi in questi lunghi mesi

Quarantene più o meno lunghe, tamponi, segnalazioni alle Asl, pratiche burocratiche infinite per ritornare “liberi”. Vale la pena di fronte a tutto ciò uscire per mangiare una pizza? Possibile che anche i più fermi sostenitori del Green pass tra i pubblici esercizi non aveva considerato questo quando si sono schierati dalla parte del governo contro i non vaccinati senza alzare la voce?

Certo, nessuna colpa può essere loro fatta, perché venivano da periodi di chiusura e la paura di doverlo fare di nuovo ha fatto credere che con il Green pass si tornasse alla normalità. Ma la realtà è ben diversa, vero, Parenzo, Telese, Fusari, Cecchi Paone e tutti gli altri giornalisti, presentatori e opinionisti che quotidianamente in televisione continuano a tessere le lodi di Green pass e governo? I siparietti serali in Tv alimentano solo le perplessità.

Adesso la misura è colma, anche perché i pubblici esercenti sono stati il settore dove per la maggiore si sono viste le difficoltà in questi mesi.

Regole sempre più assurde

A loro è stato chiesto di fare tutto e il contrario di tutto, di spendere soldi per adeguarsi a regole via via diverse e a volte contraddittorie con le precedenti.

Prima i plexiglass, i sanificanti in ogni angolo del locale, i bicchieri monouso, la sanificazione degli ambienti. Poi si è passati ai dehors di cui tutti sono stati costretti a fornirsi per lavorare, cioè tavolini all’aperto, funghi riscaldanti, pedane e così via. Poi c’è stato da avere a che fare con la vivisezione degli avventori. Vietato servire al bancone il caffè ed obbligo di far sedere a tavolino gli avventori. Poi il contrario, perché a tavolino non era più lecito. Poi arrivarono i vaccini, e allora, il vaccinato seduto e il non vaccinato in piedi. Oppure, solo asporto, solo asporto dopo un certo orario, solo consegne a domicilio, distanziamenti tra i tavoli, massimo 4 persone a tavola, poi 6,poi illimitato se dello stesso nucleo familiare. Ma ancora, segnare nomi, cognomi e telefono degli avventori, poi passare al setaccio tutti con l’applicazione sul Green pass.

E adesso tra paure di essere contagiati, sia da chi considera grave la malattia che da chi non vuole finire dentro il vortice di queste assurde regole, i locali sono vuoti.

Cosa chiedono adesso gli esercenti

Adesso la Fipe a nome degli associati, ma anche a nome di tutta la categoria, chiede al governo che si cambi. Come per i negozi, è necessario che anche nel bar o nel ristorante, il controllo venga fatto a campione. Non tutta la clientela da “scannerizzare”, ma solo una parte di essa.

E poi si chiede di limitare il Green pass rafforzato. Infatti in Italia gli stranieri possono entrare con il Green pass base, ma nei pubblici esercizi serve il Green pass rafforzato. E naturalmente si chiede di provvedere a dare sostegno alle attività, con ristori o aiuti proprio alla luce del fatto che la situazione di crisi è lapalissiana. Ed anche perché il rincaro bollette e l’aumento del costo della vita si è abbattuto anche su queste attività.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.