Caro benzina, il costo per i trasportatori è diventato insopportabile, parte dalla Sicilia la protesta dei lavoratori nel settore.
Il caro benzina sta diventando insostenibile per gli operatori del settore trasporti. Il prezzo è al valore massimo dal 2012, e non sono pochi i problemi che si stanno generando. Così i trasportatori Siciliani sono scesi a manifestare. Dunque hanno bloccato il Casello Autostradale A18 del capoluogo Etneo. L’autostrada congiunge Messina, porto di arrivo di persone e merci con San Gregorio di Catania, arteria importantissima soprattutto per il commercio.
Da questa mattina però le cose sono peggiorate ed un centinaio di trasportatori hanno realizzato un altro presidio di protesta lungo la strada statale 121 nei pressi della zona commerciale di Misterbianco in direzione Catania. Altro punto fondamentale per il trasporto delle merci lungo i punti consegna. In queste ore camion e trattori si non riversati nelle strade e autostrade dell’Isola. Problemi e rallentamenti anche ad Avola, Gela, Termini Imerese, Tremestieri, Catania e Messina.
La protesta è promossa dall’Aias, associazione imprese autotrasportatori Siciliani. I motivi delle protesta sono legati all’aumento del gasolio e dell’Ad-blu del costo dei pneumatici e dell’energia. A ciò si aggiunge, secondo il relativo comunicato anche le strade impraticabili, la patente a punti presente solo in Italia, il prezzo aumentato dei pedaggi autostradali e le carenze degli autisti.
La protesta è destinata a vedere l’adesione di altre città e regioni. Infatti da oggi scioperi sono anche previsti lungo le autostrade pugliesi, bloccato il porto di Ravenna, Taranto e nel Casertano. L’Italia rischia di bloccarsi, se non verranno ascoltate le ragioni dei camionisti. Il perché è presto detto: nel nostro Paese oltre 80% delle merci viaggia su gomma. E lo hanno fatto anche durante la pandemia, permettendo a supermercati e farmacie di restare aperti e gli italiani di continuare a rifornirsi.
Secondo Coldiretti lo sciopero dei Tir con i blocchi stradali provoca danni incalcolabili, dal campo alla tavola. E non solo il rischio è anche quello di avere presto scaffali vuoti nei supermercati. “Una situazione che – sottolinea la Coldiretti – aggrava le già pesanti difficoltà della filiera agroalimentare costretta a far fronte a pesanti aumenti dei costi di produzione per le materie prime, per l’energia e per la capacità di auto approvvigionamento alimentare del Paese“.
La paura è che questa situazione possa ribaltarsi sul consumatore finale con un aumento del livello dei pezzi. Ma lo sciopero continuerà ad oltranza, fino a che non si raggiungerà un accordo per abbassare i costi che questa categoria di lavoratori devono sopportare. Oggi il primo vertice non ha prodotto alcun esito. E così dalle arance ai limoni fino ai pomodori, prodotti caseari, fiori e piante e agli altri prodotti ortofrutticoli si rischia di dover buttare tutto.
E’ allarme anche di molti panificatori che oltre al blocco devono fare i conti con gli aumenti del grano che continua inarrestabile, già 1% rispetto alla settimana scorsa. Se continua così, a breve, mancheranno le materie prime, gli scaffali saranno vuoti e anche la benzina non sarà disponibile, bloccando di nuovo tutto il Paese.
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