Argomento delicato quello delle detrazioni. Presentare la dichiarazione dei redditi è un adempimento obbligatorio per gli italiani. Infatti bisogna pagare le tasse sui redditi che si producono. La tassa da pagare, o meglio, l’imposta da pagare è l’Irpef. Parliamo dell’Imposta sui redditi delle persone fisiche. Ogni reddito prodotto è assoggettato a questa tassazione in base agli scaglioni previsti e con applicazione della relativa aliquota. Dal 23 maggio via al 730 precompilato. Poi sarà la volta del modello Redditi Persone Fisiche, cioè l’ex modello 740 o Unico PF.
Non cambia la sostanza tra i due modelli, con l’obbligo di andare a dichiarare i redditi prodotti nel 2021 su cui andrà versata sia l’Irpef che le due addizionali comunali e regionali. Tasse da pagare quindi, al netto delle detrazioni. Che determinano a volte anche i rimborsi fiscali per chi ha provveduto a pagare l’Irpef e le due addizionali già durante l’anno lavorativo 2021. Le detrazioni sono fondamentali per abbattere le imposte dovute. Molte volte però, non tutti conoscono ciò che possono usare per risparmiare sulle tasse. Ci sono detrazioni che pochi conoscono davvero.
Per detrazione si intende una cifra che viene scontata direttamente dall’imposta da versare o già versata. In questo le detrazioni si distinguono da un altro strumento simile che sono le deduzioni. Le prime infatti vengono scorporate direttamente dall’imposta. Le seconde invece si scorporano dal reddito su cui andrà poi calcolata l’imposta. Un esempio chiarirà meglio il tutto. Gli scaglioni oggi vigenti dopo la riforma dell’Irpef sono:
Detto ciò, un soggetto con 14.000 euro di reddito annuo verserà 3.220 euro di Irpef. Se è un lavoratore dipendente probabilmente i 3.220 euro sono stati già trattenuti dal suo datore di lavoro nel 2021. Ma se ci sono delle detrazioni, ciò che è stato trattenuto, verrà restituito. In primo luogo incidono le detrazioni fisse, come quelle per lavoro dipendente per esempio, o quelle per i carichi di famiglia. E poi la parte delle detrazioni per gli oneri sostenuti per le spese che vengono dette appunto, detraibili. Le detrazioni per spese sanitarie, mutui o ristrutturazioni, vengono scontate direttamente dai 3.220 euro pagati di Irpef. Per le deduzioni invece si interviene sui 14.000 euro di reddito, cioè sulla base imponibile.
Quando si parla di detrazioni, ce ne sono tante che sono note a tutti e ormai senza segreti. Questo perché si tratta di quelle detrazioni che vengono utilizzate a cadenza annuale e sempre. Le spese sanitarie per esempio, a partire da quelle per l’acquisto di farmaci. Si tratta delle uniche detrazioni che non prevedono l’obbligo di pagamento in moneta elettronica per godere dello sconto fiscale. Il dentista, l’oculista, le analisi di laboratorio, le visite da uno specialista. Sono le spese mediche che tutti sanno perfettamente di poter scaricare dal reddito. Così come gli interessi sul mutuo, le ristrutturazioni edilizie. Ma ci sono anche quelle poco conosciute che statisticamente molti tralasciano e perdono per sempre.
Per esempio, le erogazioni liberali a determinate strutture sanitarie o anche ad associazioni culturali e sportive. Sostenere la squadra di pallavolo dilettantistica della figlia con donazioni volontarie, da diritto alla detrazione. È solo un tipico esempio che si può estendere alle donazioni per una associazione di ricerca su malattie genetiche tanto per fare un altro esempio. In uno studio condotto dal CAF Acli per esempio, viene fuori che su oltre 80 oneri detraibili utilizzabili e previsti dal Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), 60 vengono usati poco e male.
Sembrerà strano ma statisticamente sono gli interessi del mutuo ad essere tra le voci meno utilizzate dagli italiani. E le statistiche riguardano la percentuale sui mutui aperti. Il numero scarno di detrazioni riferite al mutuo quindi non parte dal fatto che sono sempre meno i mutui concessi dalle banche ai richiedenti. Nel novero delle prime 20 detrazioni carenti statisticamente proprio gli interessi sul mutuo.
Anche i canoni di affitto per uno studente universitario, o frequentante conservatori di musica, fuori sede, può dare diritto alla detrazione. E come sempre per la stragrande maggioranza delle detrazioni, è il 19% di quanto speso per il pagamento dell’affitto del proprio figlio ad essere recuperato. Il tetto massimo di spesa detraibile è pari a 2.633 euro.
Detrazione fruibile anche per le spese sostenute per l’intermediazione immobiliare, cioè per il pagamento dell’agente immobiliare. Naturalmente si tratta di intermediazione per la casa di abitazione e non necessariamente per l’acquisto della casa di abitazione. Se la casa in affitto è presa da giovani di età compresa tra i 20 ed i 30 anni, anche se solo uno di essi rientra in questa fascia di età (e deve essere l’intestatario del contratto), ecco che è possibile detrarre anche queste spese che molti lasciano inutilizzate.
Nel grande calderone delle spese sanitarie, quelle per gli invalidi viaggiano su un binario a parte. E limitazioni e franchigie possono essere superate se si inseriscono le spese ai posti giusti nelle dichiarazioni dei redditi. Analisi, prestazioni chirurgiche, prestazioni specialistiche, acquisti di dispositivi. Sono queste le spese comuni ai disabili e perfettamente detraibili. Come lo sono quelle sostenute per il trasporto in ambulanza di un invalido per esempio. Per non parlare delle spese per adeguare la casa o gli ambienti dove vive l’invalido, al superamento delle cosiddette barriere architettoniche.
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