Accise sui carburanti: ma quanto paghiamo? Sono solo sui carburanti?

Negli ultimi mesi sentiamo spesso parlare di accise sui carburanti, ma cosa sono, a quanto ammontano e perché fanno tanto discutere?

Le accise sui carburanti: cosa sono e perché sono introdotte?

Quando una persona effettua degli acquisti paga generalmente un prezzo composto dal “valore del bene”, il guadagno della filiera di distribuzione e l’imposta sul valore aggiunto (Iva). Per i carburanti, ma non solo, c’è però qualcosa in più, infatti c’è un’ulteriore componente in aggiunta, sono le accise. Si tratta di imposte introdotte per finanziare particolari “programmi”.

In Italia le accise sui carburanti si sono nel tempo aggiunte e moltiplicate e questo ha destato non molte polemiche, infatti, in teoria se sul prezzo della benzina viene introdotta un’accisa volta a far fronte a un particolare evento/momento, come il disastro del Vajont, i cittadini si aspettano che, finito l’evento, superato il problema, poi quel balzello sia eliminato. Non succede invece così in Italia.

Nel tempo le accise si sono accumulate, costantemente i vari candidati hanno basato la campagna elettorale su questo argomento, ma di fatto non sono state mai eliminate o almeno tagliate. Con il governo Draghi si è proceduto con vari decreti al taglio di circa 35 centesimi a litro su benzina e diesel. Lo stesso è stato in vigore fino all’arrivo del Governo Meloni che ha provveduto prima a una riduzione e poi all’eliminazione del taglio delle accise generando un aumento dei prezzi che ha messo in allarme i consumatori con prezzi di diesel e benzina che hanno nuovamente superato la soglia psicologica dei 2 euro.

Le accise sono solo sui carburanti?

Deve essere ricordato che in Italia le accise sono apprezzate dai vari governi soprattutto perché generano un’immediata entrata per le casse dello Stato. Inoltre non sono applicate solo sui carburanti, ma anche su:

  • sigarette;
  • fiammiferi;
  • tabacchi lavorati;
  • bevande alcoliche;
  • energia elettrica;
  • oli lubrificanti.

Si tratta quindi di tutti prodotti di largo consumo.

Naturalmente quelle che fanno più discutere sono quelle sui carburanti introdotte in varie occasioni, ad esempio nel caso del disastro del Vajont (1963), terremoto dell’Irpinia del 1980, alluvione di Firenze del 1966, finanziamento di missioni in Boznia e in Libano, crisi migratoria libica (2011) terremoto del Belice, decreto Salva Italia 2011, terremoto dell’Aquila (2009), alluvione Toscana e Liguria (2011), terremoto Emilia Romagna (2012), finanziamento bonus gestori ( 2014) e finanziamento del decreto fare (2014). Queste sono le misure principali. Nel frattempo, forse anche per evitare polemiche, nel 1995 con il governo Dini si è provveduto a rendere le accise sui carburanti strutturali sganciandole così dagli eventi che di fatto le hanno prodotte.

Attualmente le accise rappresentano una fetta importante del prezzo dei carburanti. Secondo il monitoraggio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, la somma di imposte (Iva) e varie accise rappresenta il 58,2% del prezzo della benzina e il 51,1% del prezzo del gasolio.

Leggi anche: Sciopero benzinai, cominciano le proteste da fine mese

Nadia Pascale

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