La flat tax autonomi non sembra essere una soluzione conveniente per i lavoratori, anzi pagano di più rispetto ai dipendenti, ecco il perché.
La flat tax autonomi è stata prorogata della legge di bilancio 2023 (legge n.197 del 2022). Si applica a tutti i contribuenti, persone fisiche che svolgono attività d’impresa, arti o professioni che applicano il regime forfettario. Sempre la stessa legge ha innalzato il tetto di applicazione, fino a 85 mila euro di reddito.
Rimane il principio che si tratti di un regime fiscale agevolato, meglio noto, come forfettario, previsto per i lavoratori autonomi e i professionisti. Il regime prevede un’imposta sostitutiva di tutte le altre. Infine l’aliquota è pari al 5% nei primi 5 anni di attività e del 15% per tutti i successivi.
La scelta di innalzare la soglia ha 85 mila euro di fatturato non cambia molto, visto che gli autonomi continuano a pagare più dei dipendenti. Solo nella fascia di reddito tra i 60 e i 65 mila euro, le partite Iva che si avvalgono della flat fax pagano meno. E’ quanto emerge dai calcoli dell’Ufficio studi della CGIA
In tutte le altre comparazioni, vale a dire trai 10 mila di reddito fino a 55 mila euro, gli autonomi pagano sempre molto di più di operai ed impiegati, con punte tra i 3.760 e i 3.875 euro all’anno. Nella fascia di reddito tra 25 e 30 mila euro il prelievo aggiuntivo sale intorno ai 4.200 euro con redditi tra i 15 e i 20 mila.
Se, poi, il confronto lo facciamo tra i dipendenti e i lavoratori autonomi che non applicano la flat tax, il maggior prelievo in capo a questi ultimi aumenta a dismisura, con punte, tra i 60 e i 65 mila euro di reddito, di oltre 6 mila euro all’anno. Quindi in ogni caso il lavoratore autonomo paga sempre più tasse rispetto ad un lavoratore dipendente.
Sempre lo stesso studio evidenzia come la situazione cambia segno a partire dalla classe di reddito pari a 60 mila euro. In questo caso gli autonomi con flat tax subiranno nel 2023 un prelievo fiscale annuo inferiore ai dipendenti di 640 euro. Se la comparazione avviene con un reddito di 65 mila euro, il vantaggio sale a 1.285 euro. Quindi a conti fatti non solo una partita Iva paga più tasse, ma ha anche meno tutele. Infatti rispetto ai lavoratori dipendenti le partite Iva non hanno malattia, ferie, Tfr, permessi o tredicesima. Ed in caso di difficoltà momentanea non hanno né cassa di integrazione, né aiuti per la perdita del posto di lavoro o Naspi.
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