Nuovo Catasto, come dovrebbe cambiare secondo l’Unione Europea

La riforma sul nuovo catasto è stato ritenuta non urgente dal Governo Meloni. Ma come dovrebbe cambiare secondo le  direttive dell’Unione Europea?

Nuovo Catasto, la decisione del Governo

Già dai tempi della Campagna elettorale la Meloni aveva detto chiaro che all’interno del loro programma non ci sarebbe stata alcuna nuova riforma sul catasto. Le priorità sarebbe state altre, come aiutare le famiglie, le imprese a ripartire e risollevare la Nazione dalla crisi, secondo le risorse a disposizione. Ed in effetti, ad oggi il Governo non ha annunciato nessuna riforma sul Nuovo catasto.

Tuttavia l’Unione europea preme sulla necessità dell’adeguamento e cambiamento del catasto italiano. Già la Commissione Europea si è ampiamente espressa anche sulla casa, attraverso le nuove direttive casa green. Gli immobili che non rispettano la direttiva potrebbero non essere affittabili o compravendibili. Tuttavia la direttiva non sarà immediata, ma prevede un programma di adeguamento. Lo scopo è quello di spingere verso l’ottenimento di edifici a zero emissioni. In particolare le scadenze da seguire sembrano essere le seguenti:

  • nuove costruzioni pubbliche, a zero emissioni entro il 2026;
  • immobili residenziali in ristrutturazione, dovranno avere tecnologie solari entro il 2032;
  • edifici non residenziali e pubblici: classe E/F entro il 2027 e D entro il 2030;
  • edifici residenziali in classe E entro il 2030 e D entro il 2033;
  • nuovi edifici ad emissione zero e dotati di tecnologie solari entro il 2028.

Come dovrebbe cambiare quindi il Catasto?

Secondo l’Unione Europea occorre un adeguamento di valore catastale e valore di casa, che dovrebbero essere uguali. Si tratta di una novità ch eporò potrebbe essere considerata come una patrimoniale, con conseguenze negative sulle tasse da pagare e sulle stesse case. Valori che potrebbero portare ad un aumento anche nelle compravendite immobiliari, sia in termini di prezzi sul mercato, ma anche di costi da sostenere per l’acquisto di un immobile.

Senza considerare che sui valori catastali si calcolano molte tasse che ad oggi pagano i proprietari di immobile. Quindi anche questo è un dato da considerare, e che in un momento di crisi, certo l’Italia non può sostenere. Si ricorda che sono molte le imposte che dipendono dai valori catastali: l’imposta di successione, l’imposta di donazione, le imposte ipotecarie, la registrazione nei pubblici uffici, l’IMU e le tasse sui rifiuti.

Quali sono le previsioni in merito?

La riforma del catasto, secondo quanto previsto, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026. A prevederla è l’articolo 6 del disegno di legge di delega per la revisione del sistema fiscale.

Nello specifico, “l’articolo 6 reca la delega al Governo per l’adozione di norme finalizzate a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle Entrate, atti a facilitare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili. La norma indica altresì i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati (da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026). Tali informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, conseguentemente, a seguito di una modifica introdotta in sede referente, per la determinazione di agevolazioni e benefici sociali”.

 

Francesca Cavaleri

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