Concorso allievi Carabinieri, 3763 posti disponibili

È stato pubblicato il bando per il reclutamento di 3.763 allievi Carabinieri in ferma quadriennale, ecco chi può partecipare, come presentare la domanda e le prove da superare.

Chi può partecipare al concorso per 3.763 allievi Carabinieri?

I posti disponibili nel concorso per 3763 allievi carabinieri sono:

  • 2.611 riservati ai volontari in ferma prefissata, in servizio o in congedo, di età non superiore a 28 anni
  • 1.120 riservati ai cittadini italiani che non abbiano superato i 24 anni
  • 32 riservati ai candidati in possesso dell’attestato di bilinguismo.

Per partecipare è necessario il godimento dei diritti civili e politici, aver tenuto una condotta incensurabile, non essere imputati in processi penali per reati non colposi, non essere sottoposti a misure di prevenzione, non essere stati condannati per delitti non colposi.

Non solo, ricordiamo che il corpo dei Carabinieri si è sempre contraddistinto per onore e fedeltà alle istituzioni democratiche, di conseguenza non possono partecipare alla procedura concorsuale coloro che non abbiano tenuto comportamenti nei confronti delle istituzioni democratiche che non diano sicuro affidamento di scrupolosa fedeltà alla Costituzione repubblicana e alle ragioni di sicurezza dello Stato.

Come presentare la domanda per il concorso 3763 allievi Carabinieri

Per inviare la propria candidatura al concorso per 3763 allievi Carabinieri c’è tempo fino al 1° giugno 2023 , la stessa può essere inviata solo telematicamente attraverso il sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Per poter partecipare è necessario essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore che dia accesso all’iscrizione a un corso universitario.

L’inserimento della propria domanda richiede un codice Spid o Cns, ricordiamo che deve essere personale quindi riferibile a colui che si candida per il concorso. Inoltre occorre indicare due indirizzi email, uno semplice e un indirizzo Pec. Per completare la procedure di iscrizione al concorso per 3763 allievi Carabinieri è necessario caricare una fototessera in formato digitale.

Come si svolge il concorso? Le prove

Il concorso prevede diverse fasi, la prima è un test a risposta multipla sulle seguenti materie:

  • italiano;
  • attualità;
  • storia;
  • geografia;
  • matematica;
  • geometria;
  • scienze;
  • costituzione e cittadinanza italiana;
  • informatica;
  • storia e struttura ordinativa dell’Arma;
  • domande di natura logico-deduttiva e di ragionamento verbale;
  • lingua straniera a scelta tra francese, l’inglese, spagnolo e tedesco.

Potranno accedere alle prove di efficienza fisica coloro che raggiungono un punteggio minimo di 51/100.

Le successive prove sono di:

  • efficienza fisica;
  • accertamenti psico-fisici;
  • accertamenti psico-attitudinali;
  • valutazione dei titoli.

Invitiamo i lettori interessati a controllare il bando per conoscere anche gli accertamenti medici che è necessario produrre al momento degli accertamenti psico-fisici.

Rifare il tetto, come rimetterlo a nuovo sfruttando i bonus

Rifare il tetto con i bonus è possibile, almeno per tutto il 2023. Alcuni consigli utili per farlo risparmiando quanto più è possibile, eccoli.

Rifare il tetto, una lavoro spesso necessario

Il tetto è una parte molto importante di un immobile. Se non è ben mantenuto procura l’infiltrazione di acqua, quando piove, o situazioni più gravi a lungo andare. Quindi controllare sempre lo stato del proprio tetto di casa è molto importante. Ma quando qualcosa non va, o anche per semplice usura nel tempo, occorre rifare il tetto. Inoltre i lavori di coibentazione ed isolamento possono permettere la riduzione delle spese sostenute per riscaldare o rinfrescare un immobile, durante tutto l’anno. In altre parole risparmiare sulla bolletta dell’energia per evitare inutili dispersioni di calore, tanto per fare un esempio.

Quando ci si rende conto che è il momento di fare questi lavori, non resta altro che richiedere diversi preventivi per valutare la soluzione migliore, con in budget a disposizione. Anche perché in relazione ai tipi di lavori da eseguire è possibile accedere: all’Ecobonus, il sismabonus, il superbonus ed il bonus ristrutturazione.

Ecobonus e sismabonus per rifare il tetto

L’ecobonus può essere usato per il rifacimento del tetto solo se questo intervento prevede il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio, aggiungendo l’isolamento al tetto. Grazie a questo bonus si possono avere detrazioni fiscali dal 50% al 65%. Infatti con  l’ecobonus è previsto uno sconto del 50% dell’importo dell’imposta sul valore aggiunto da portare in detrazione ai fini Irpef in 10 anni. Ma durante il rifacimento occorre prevedere il cambio degli infissi, finestra e la sostituzione degli impianti invernali con caldaie a condensazione appartenenti alla classe A.

Anche il sismabonus può essere richiesto purché ci sia un miglioramento antisismico all’interno dell’edificio, includendo interventi strutturali sul tetto. Per le spese sostenute dal 1º gennaio 2017 al 31 dicembre 2024 spetta una detrazione del 50%, che va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. La detrazione è più elevata (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%)

Bonus ristrutturazione e superbonus

Con il bonus ristrutturazione si può effettuare il lavoro attraverso una detrazione fiscale del 50% con una spesa massima prevista di 96 mila euro. Come nei casi precedenti la quota annuale sarà distribuita in 10 anni. Ed infine c’è il tanto discusso superbonus. In questo caso specifico di ricorda che è passato al 90% e riguarda diversi interventi aggiuntivi, quindi non basta solo rifare il tetto. Ma si ricorda che per aderire a questa agevolazione è necessario far aumentare l’efficienza energetica dell’immobile di almeno due classi energetiche. 

 

 

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Dal 1° gennaio 2024 cessa di esistere il reddito di cittadinanza, al suo posto l’assegno di inclusione che però ha regole del tutto diverse e più severe, cambiano anche gli importi, a prevederlo è il decreto Lavoro varato il 1° maggio. Tutte le novità.

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione

Il decreto lavoro mette da parte Mia, Gil, Gal. Pal misure ipotizzate e che alla fine non sono state partorite, la versione ufficiale, per ora del decreto lavoro, prevede l’assegno di inclusione che appare essere una sorta di mini reddito di cittadinanza. Questa misura sarà in vigore dal 1° gennaio 2024 e sarà rivolta a nuclei familiari con almeno un membro minorenne, disabile o con più di 60 anni.

Il reddito di inclusione avrà un importo di 500 euro che potrà essere aumentato fino a 780 per i nuclei che hanno una casa in locazione ( 280 euro è il valore del contributo per l’affitto). L’importo sarà erogato per un periodo massimo di 18 mesi, prorogabile di un ulteriore anno e sarà un reddito esente da Irpef.

Per il reddito di inclusione sono previsti limiti oggettivi e soggettivi.

Limiti soggettivi all’assegno di inclusione

Dal punto di vista dei limiti soggettivi, potrà essere corrisposto a:

  • cittadino UE o suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo oppure titolare dello status di protezione internazionale;
  • soggetti residenti in Italia per almeno 5 anni di cui gli ultimi 2 anni continuativi;
  • componenti del nucleo residenti in Italia.

Requisiti oggettivi per il nuovo reddito di cittadinanza o assegno di inclusione

Dal punto di vista oggettivo, potranno ricevere il reddito di cittadinanza coloro che rispettano determinati requisiti economici:

  • il nucleo familiare deve avere un reddito Isee di valore non superiore a 9.360 euro;
  • il reddito familiare non deve essere superiore a 6.000 euro, moltiplicato per la scala di equivalenza;
  • patrimonio mobiliare non superiore a 6.000, euro, incrementati di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo fino a un massimo di 10.000 euro;
  • nessun componente del nucleo deve avere intestati veicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o di motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc., immatricolati la prima volta nei 36 mesi precedenti, navi o imbarcazioni da diporto;
  • nessun componente deve essere stato sottoposto a misura cautelare o di prevenzione e non essere stati condannati in via definitiva nei dieci anni precedenti la richiesta.

In base a quanto previsto nel decreto il nucleo deve sottoscrivere il patto di attivazione digitale e dovrà impegnarsi a presentarsi ogni 3 mesi presso i centri per l’impiego i servizi sociali o i patronati al fine di aggiornare la propria posizione.

Nuovo reddito di cittadinanza per gli occupabili

Requisiti ancora più stringenti per gli occupabili. Per questa categoria di persone perde il beneficio in caso di un rifiuto di una proposta di lavoro a tempo pieno o parziale e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali.

La proposta di lavoro può essere:

  • a tempo indeterminato su tutto il territorio nazionale;
  • a tempo determinato, in questo caso non deve essere distante più di 80 km dal domicilio.

Benefici sono previsti anche per coloro che decidono di assumere un percettore di reddito di cittadinanza. Questi potranno ottenere un esonero contributivo fino al 100% nei limiti di 8.000 euro annui.

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Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

Rimborsi Agenzia delle Entrate per i deceduti a chi spettano? Si ereditano?

Quando si presenta la dichiarazione dei redditi, capita spesso che dopo aver portato spese in deduzione e aver indicato le detrazioni a cui si ha diritto, le imposte sui redditi dovute effettivamente risultano inferiori rispetto a quelle versate dal sostituto di imposta, ad esempio il datore di lavoro o l’ente che eroga la pensione. In questi casi si ottiene un rimborso direttamente sulla pensione o nella busta paga, ma cosa succede quando il creditore, dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi muore? Questa la domanda che è stata posta da un contribuente all’Agenzia delle entrate che ha dipanato il dubbio con questa risposta inerente i rimborsi Agenzia delle entrate spettanti ai deceduti.

Rimborsi dell’Agenzia delle Entrate per i deceduti: successione legittima

L’Agenzia delle entrate ha chiarito che in questo caso trova applicazione l’articolo 5 del decreto legge 73 del 2022.

Possono verificarsi due ipotesi, in primo luogo che si proceda alla successione legittima, cioè il de cuius non ha fatto testamento, quindi i suoi beni vanno agli eredi nelle quote spettanti per legge. In questo caso gli eredi legittimi non devono fare nulla, cioè non devono presentare alcuna istanza.

L’Agenzia provvederà al rimborso dei crediti maturati dalla persona che aveva presentato la dichiarazione e in seguito deceduta. Le quote seguiranno le norme previste per la successione legittima come risultante dalla dichiarazione di successione presentata. Ricordiamo che al momento del decesso gli eredi devono iniziare le pratiche per la successione entro un anno perché in Italia vige la regola che i beni non possono essere intestati a persone decedute.

L’articolo 5 del decreto legge 73 del 2022 precisa anche che “Il chiamato all’eredità che non intende accettare il rimborso fiscale riversa l’importo erogato all’Agenzia delle entrate.

Rimborsi dell’Agenzia delle Entrate agli eredi del deceduto: successione testamentaria

Nel caso di successione testamentaria cambiano le regole, infatti l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle entrate, competente per la lavorazione del rimborso, chiederà agli interessati di produrre la documentazione idonea ad attestare la qualità di eredi.

La stessa regola si applica nel caso in cui gli eredi legittimi non abbiano presentato la dichiarazione di successione nei termini previsti.

leggi anche: Rimborsi fiscali Agenzia delle Entrate, attenzione all’ennesima truffa

Approvato il Decreto Lavoro, la Meloni lo spiega con un video

Approvato il Decreto lavoro, e la Meloni salta la conferenza stampa per spiegare tutto in un video. Ecco tutte le misure che sono state approvate.

Approvato il Decreto lavoro, il video che suscita polemiche

Primo maggio la festa dei lavoratori, ma la premier Giorgia Meloni porta tutti a discutere e approvare il Decreto lavoro. Spiega le motivazioni della sua scelta attraverso un video che ha fatto il giro di tutte le testate giornalistiche. Il video è diventato virale ed è servito come risposta alle varie contestazioni.

Circa 4 miliardi di euro sono stati destinati nel periodo compreso tra il primo luglio e il 31 dicembre 2023, all’incremento di 4 punti del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, raggiungendo i 6 punti per i redditi fino a 35 mila euro e i 7 punti fino a 25 mila euro.

E’ una buona notizia, visto che la scelta dovrebbe portare a circa 100 euro in più nella busta paga. Cercando così di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie italiane. La premier Meloni ha così commentato il risultato ottenuto oggi:  “Io sono molto fiera che il governo abbia scelto di festeggiare il primo maggio con i fatti e non con le parole e credo fosse dovuto un ulteriore sostegno ad un’economica che pur con difficoltà ci sta dando grandi soddisfazioni con una crescita superiore alle altre nazioni europee”. 

L’assegno di inclusione sostituisce il reddito

Il Consiglio dei ministri ha approvato anche fringe benefit esentasse fino a 3 mila euro per i dipendenti con figli. Tra gli altri provvedimento approvati c’è l’assegno di inclusione che dovrebbe andare a sostituire il reddito di cittadinanza. Si tratta di una misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale.

L’assegno sarà rivolto solo alle famiglie che hanno minori, disabili, over 60 e potrà arrivare al massi a 500 euro. A tale somma si potranno aggiungere 280 euro mensili se la famiglia vive in un appartamento il locazione. Inoltre sarà erogato per diciotto mesi e potrà essere rinnovato, dopo uno stop di un mese, per un altro anno. Tra i requisiti ci sono appunto non avere un lavoro, essere residenti in Italia da almeno cinque anni ed avere un Isee non superiore a 9.360 euro.

Approvato il decreto lavoro, le misure

Il Governo proprio nel giorno della festa dei lavoratori ha puntato a diminuire proprio le tasse sul lavoro. Le imprese devono tornare ad assumere. Perché una famiglia va avanti solo se c’è un reddito sufficiente al proprio mantenimento. Tuttavia per le occupabili partirà dal primo settembre 2023 un progetto destinato alla formazione. La partecipazione a corsi di formazione, crescita professionale o progetti utili alla collettività diventerà elemento necessario per un beneficio pari a 350 euro al mese per dodici mesi e non è rinnovabile.

Infine per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato uno dei beneficiari dell’assegno di inclusione, sarà riconosciuto l’esonero del 100%, per dodici mesi, dei contributi previdenziali, nel limite di 8 mila euro annui. Ed infine si innalza da 10 mila a 15 mila euro la soglia delle prestazioni di lavoro occasionale per chi opera nel settore dei congressi, eventi, parchi divertimenti e stabilimenti termali.

 

 

 

Case ad un euro, in una delle isole più belle dell’Italia

Case ad un euro al mare o in montagna, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ecco alcune proposte da una delle isole più belle dell’Italia, i dettagli.

Case ad un euro, che cosa si intende?

Comprare casa ad un euro è possibile e non è per nulla un sogno. Ed è possibile anche in una delle isole più belle d’Italia, in Sicilia. Un’idea per molti comuni, che rischiano lo spopolamento e che si configura come un incentivo per rendere più appetibili alcune zone dell’isola. Puntando quindi ad una strategia di riqualificazione e rilancio di alcuni Comuni sia a mare che in montagna. E così si può essere proprietari di casa anche in Sicilia e non per forza comprare casa all’estero.

Tuttavia il progetto, nato nel 2008, attrae gli investimenti di molti stranieri anche in molti luoghi in tutta la penisola, non solo in Sicilia. Ma è lasciata alla libera autonomia delle amministrazioni comunali stabilire le regole. Anche se a dire il vero, c’è solo un obbligo: la ristrutturazione entro due mesi dopo l’acquisto. Questa idea ha quindi permesso di dare nuova vita a diversi centri storici. Ma anche spesso a dare una mano al settore edile della zona che si occupa di tutti i lavori necessari a vantaggio del settore turistico e ricettivo.

Case ad un euro e dove comprarle

La Sicilia è la regione con il maggior numero di comuni aderenti al progetto Case ad un euro. Il primo comune siciliano che ha dato la sua adesione è Gangi. Basta andare sul sito dedicato al progetto per conoscere tutti i comuni in cui è possibile acquistare la propria casa con solo un euro. La maggior parte dei comuni che aderiscono al progetto si trovano nell’entroterra siciliano tra le colline e valli dell’isola. Da constatare che nessuno dei comuni con case a 1 euro è particolarmente lontano dal mare. Anche chi sta più lontano li serve un massimo di un’ora per arrivare alla costa.

In Sicilia i comuni che hanno, ad oggi aderito all’iniziativa sono: Augusta, Bivona, Calatafimi segesta, Caltagirone, Castiglione di Sicilia, Corleone, Gangi, Grotte, Itala, Leonforte, Mussomeli, Palma di Montechiaro, Petralia Soprana, Pettineo, Piazza Armerina, Racalmuto, Regalbuto, Salemi, Sambuca. Ed ancora altri immobili disponibili sono a: San Biagio Platani, San Cataldo, San Pietro Patti, Saponara, Serradifalco, Termini Imerese, Troina e Valguarnera Caropepe.

Gli ultimi dettagli dell’operazione

Visitare questi luoghi prima di scegliere l’immobile può essere una giusta strada. Una volta scelto il comune è opportuno consultare il bando completo messo a disposizione. Ma di solito la procedura prevede a carico del nuovo acquirente i seguenti costi:

  • stipulare l’atto di acquisto dell’immobile;
  • sostenere le spese notarili al fine di diventare proprietario;
  • predisporre il progetto per la ristrutturazione dell’immobile che deve iniziare entro due mesi dall’acquisto;
  • completare tutti i lavori previsti entro 36 mesi dalla data di inizio dei lavori.

Infine comprare un immobile con solo un euro non impone l’obbligo di acquisto come prima casa. Ma potrebbe essere anche una scelta per un investimento economico, magari per la realizzazione di un B&B o una piccola struttura ricettiva, cosa che piace moltissimo soprattutto agli stranieri.

Emergenza lavoro estate, mancano 100.000 lavoratori

Emergenza lavoro per l’estate, mancano 100.000 addetti, tutte le posizioni lavorative che i datori di lavoro fanno fatica a trovare.

Confesercenti, mancano 100.000 lavoratori per l’estate

Ogni anno in estate si aprono nuove opportunità di lavoro, ma sempre più spesso i datori di lavoro fanno fatica a trovare personale. A lanciare l’allarme per il 2023 è Confesercenti che sottolinea l’assenza di circa 100.000 lavoratori per la prossima stagione lavorativa.

Dai dati emerge che il 36% delle imprese impegnate nel settore del turismo fa fatica a trovare personale, Confesercenti e le imprese del settore denunciano che a rendere tali lavori poco appetibili è la percezione che trattasi di lavori stagionali e quindi la precarietà degli stessi. Non solo, secondo i sondaggi, a rendere i lavori estivi poco appetibili da parte dei giovani è il fatto di dover essere impegnati nei giorni festivi e pre-festivi, a ciò si aggiunge che molti ritengono che in questo settore ci sia scarsa possibilità di crescita.

Emergenza lavoro,  per l’estate assenti camerieri e facchini. Le cause

Si ha quindi un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, infatti il 46% delle imprese sottolinea che non riesce a trovare personale con una preparazione adeguata.

Il 19% delle aziende invece denuncia che in molti casi è mancato l’accordo per il compenso, quindi pur avendo trovato personale adeguatamente formato per l’impiego e disponibile, il compenso richiesto era più alto di quello che le stesse aziende erano disposte a pagare. Tale difficoltà si è manifestata anche per le aziende che hanno offerto compensi più elevati rispetto a quelli previsto dal Ccnl per le mansioni oggetto del contratto.

Il 31% delle aziende del settore non è riuscita a trovare personale neanche rivolgendosi ad agenzie interinali il cui ruolo è proprio quello di far incontrare domanda e offerta di lavoro.

Le proposte di Confesercenti

Questa la situazione disastrosa per la prossima estate che si annuncia bollente sotto il profilo del personale necessario per il settore turismo. Mancano soprattutto camerieri, ma anche addetti alle pulizie, lavapiatti, facchini. Secondo Confesercenti si dovrebbe puntare di più sul taglio del cuneo fiscale, reintrodurre i voucher per i pagamenti e richiede un decreto ad hoc per i lavori stagionali nel settore turismo che prevede anche un rafforzamento delle politiche attive del lavoro che possano aiutare a far incontrare domanda e offerta di lavoro.

Infine, Confesercenti sottolinea che è necessario rivedere anche il decreto flussi per favorire il reperimento di maggiore manodopera.

Secondo le stime tale mancanza di personale porterà a una perdita media sul fatturato del 5,3% e un abbassamento degli standard qualitativi del servizio prestato ai turisti. Un vero e proprio problema che potrebbe rendere l’Italia una meta meno ambita da parte soprattutto degli stranieri.

Le scadenze fiscali di maggio, tutto quello da tenere in mente

Le scadenze fiscali di maggio 2023 arrivano proprio con il bel tempo. Ecco tutto quello da tenere in mente per far fede a tutti gli impegni,

Le scadenze fiscali di maggio, si paga anche per la festa dei lavoratori

Il primo maggio sarà pure la festa dei lavoratori, ma si continua a pagare anche in questo giorno. Infatti lunedì primo maggio sono previsti diversi pagamenti. Il primo riguarda le enti creditizi ed il versamento di imposta sostitutiva sui finanziamenti. Inoltre le strutture sanitarie private devono provvedere alla comunicazione annuale dei compensi riscossi nel 2022 per conto di medici e paramedici.

Pioggia di adempimenti previsti per il 2 maggio. Pagamento, in unica soluzione, dell’imposta di bollo relativa agli atti, ai registri e ad altri documenti informatici fiscalmente rilevanti emessi o utilizzati nell’anno precedente (escluse le fatture elettroniche). Ancora versamento della rata trimestrale del canone Rai. Tutti gli enti non commerciali, onlus e associazioni devono presentare la rendicontazione annuale. In ogni caso sul sito dell’Agenzia delle entrate c’è lo scadenziario completo per non dimenticare nulla.

16 maggio, previsti 55 versamenti

Qualche giorno di tregua e si riparte il 16 maggio con 55 versamenti da dover effettuare per i contribuenti, in base alle loro caratteristiche. Tra questi ci sono i seguenti versamenti:

  • rata contributi INPS artigiani e commercianti tramite F24;
  • rata saldo IVA 2022;
  • autoliquidazione e riduzione presunto INAIL;
  • ritenute sui bonifici di banche e poste;
  • contributi dipendenti INPGI;
  • rata INPS contributi IVS artigiani e commercianti

In merito a quest’ultimo adempimento si ricorda che i lavoratori autonomi devono pagare l’Inps in quattro rate che corrispondono alle date del:

  • 16 maggio 2023 (prima rata);
  • 20 agosto 2023 (seconda rata);
  • 16 novembre 2023 (terza rata);
  • 16 febbraio 2024 (quarta rata).

Le scadenze fiscali di maggio, gli ultimi adempimenti

Il 20 maggio c’è la scadenza della comunicazione all’Agenzia delle entrate dei dati di dettagli relativi al canone TV addebitato, accreditato, riscosso e riversato nel mese precedente. Sempre per la stessa data previsto il versamento dei contributi per aziende preponenti ENASARCO. Il 25 maggio prevista la presentazione degli elenchi riepilogativi (INTRASTAT) delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi rese nel mese precedente nei confronti di soggetti UE.

Il 31 maggio il mese si chiude con diversi adempimenti e pagamenti. Tra questi il versamento del superbollo ed il versamento di imposta di bollo per le fatture elettroniche del primo trimestre 2023. Inoltre gli enti non commerciali e i produttori agricoli devono provvedere all’invio della Dichiarazione mensile dell’ammontare degli acquisti intracomunitari di beni registrati con riferimento al secondo mese precedente, dell’ammontare dell’imposta dovuta e degli estremi del relativo versamento (Modello INTRA 12), esclusivamente in via telematica, direttamente o tramite intermediari abilitati, utilizzando i canali Fisconline o Entratel.