Bonus edilizia, arrivano i codici tributi da parte del Fisco

I bonus edilizia sono sempre messi in discussione e riservano sempre delle sorprese. Arrivano i codici da utilizzare per la dichiarazione dei bonus, eccoli.

Bonus edilizia, superbonus e tutti gli altri

La legge di bilancio 2022 ha prorogato l’agevolazione del superbonus prevedendo scadenze diverse in funzione dei soggetti che sostengono le spese ammesse. In particolare, il Superbonus spetta:

  1. fino al 31 dicembre 2025, nelle seguenti misure
  • 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023
  • 70% per le spese sostenute nel 2024
  • 65% per le spese sostenute nel 2025

per i condomini e le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte e professione, per gli interventi su edifici composti da due a 4 unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche. Inoltre sono compresi gli interventi effettuati dalle persone fisiche sulle singole unità immobiliari all’interno dello stesso condominio o dello stesso edificio, nonché quelli effettuati su edifici oggetto di demolizione e ricostruzione.

Bonus edilizia, i codici tributi dell’Agenzia delle entrate

Con la risoluzione del 2 maggio 2023 dell’Agenzia delle entrate ha comunicato i codici da utilizzare per l’utilizzo in compensazione dei crediti d’imposta relativi al bonus barriere archiettoniche, sismabonus o superbnus, a partire dall’opzione del primo aprile 2023. Ebbene per la cessione del credito per i vari bonus i codici tributo sono i seguenti:

  • “7709” denominato “CESSIONE CREDITO – SUPERBONUS art. 119 DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020 – OPZIONI DAL 01/04/2023”
  • “7719” denominato “SCONTO – SUPERBONUS art. 119 DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020 – OPZIONI DAL 01/04/2023”
  • “7738” denominato “CESSIONE CREDITO – SISMABONUS art. 16 DL n. 63/2013 – art. 121 DL n. 34/2020 – OPZIONI DAL 01/04/2023”
  • “7739” denominato “SCONTO – SISMABONUS art. 16 DL n. 63/2013 – art. 121 DL n. 34/2020 – OPZIONI DAL 01/04/2023”
  • “7710” denominato “CESSIONE CREDITO – ELIMINAZIONE BARRIERE ARCHITETTONICHE art. 119-ter DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020– OPZIONI DAL 01/04/2023”
  • “7740” denominato “SCONTO – ELIMINAZIONE BARRIERE ARCHITETTONICHE art. 119-ter DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020 – OPZIONI DAL 01/04/2023

La rateizzazione in 10 anni dei bonus

I bonus possono anche essere portati in dichiarazione dei redditi attraverso la rateizzazione in quote costanti in 10 anni. Tuttavia in questo caso i codici tributo da utilizzare sono:

  • “7771” denominato “SUPERBONUS art. 119 DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020 – FRUIZIONE IN DIECI RATE – art. 9, c. 4, DL n. 176/2022”
  • “7772” denominato “SISMABONUS art. 16 DL n. 63/2013 – art. 121 DL n. 34/2020 – FRUIZIONE IN DIECI RATE – art. 9, c. 4, DL n. 176/2022”
  • “7773” denominato “ELIMINAZIONE BARRIERE ARCHITETTONICHE art. 119-ter DL n. 34/2020 – art. 121 DL n. 34/2020 – FRUIZIONE IN DIECI RATE – art. 9, c. 4, DL n. 176/2022.

Infine si ricorda che i codici devono essere usati per la compilazione del modello F24 e la quota non può essere ceduta a terzi o ripartita in modo differente.

 

 

Camerieri nei locali, tutti i proprietari li cercano ma nessuno li trova

I camerieri nei locali sono una delle figure più introvabili di questa estate. Mancano i camerieri e le cause sono tante, non sempre imputabili al reddito.

Camerieri nei locali, l’arte del servire

Saper fare bene il cameriere è un’arte. Accontentare i clienti, riuscire a farli sentire accolti e ben voluti è una grande responsabilità. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Unioncamere, l’Unione nazionale delle camere di commercio, ai tavoli dei bar, nelle sale dei ristoranti e in quelle degli alberghi mancherebbero già 51.000 camerieri e addetti. Eppure in altri paesi, fare il cameriere, permette di imparare le lingue e stare a continuo contatto con le persone. Ma in Italia non è così, ma perché non ci sono più persone che vogliono fare i camerieri? Cerchiamo di capire le motivazioni.

Sicuramente è un lavoro che prevede di stare tante ore in piedi e a volte con pochi momenti di riposo. Spesso lavorano quando gli altri si divertono come in estate o durante le feste. Secondo quanto riportato da alcuni ristoratori ci sono pochi colloqui da fare e poche richieste per quel tipo di mansione. Alcuni si sono rivolti ai centri dell’impiego, offrendo come giusto, dei contratti di lavoro regolari, ma non hanno ricevuto la giusta risposta.

Perché manca questa importante figura?

Il grande imputato ed accusato è senza dubbio il reddito di cittadinanza. Secondo alcuni non ci sono i camerieri, perché i ragazzi preferiscono accontentarsi del reddito di cittadinanza e stare in casa senza far nulla, piuttosto che andare a cercare un impiego. Ma il sussidio di Stato a breve sarà eliminato, ma solo per gli occupabili. Più che altro sarà diviso in due misure: una per chi non può andare a lavorare o ha più di 60 anni e l’altra a chi deve seguire corsi di formazioni volti a creare le figure richieste sul mercato. Ma nonostante questa prospettiva la situazione non cambia.

Altro motivo è che “i ragazzi hanno cambiamo atteggiamento”, anche a causa del Covid. Sembra che prima della pandemia ci fosse una maggiore dedizione al sacrificio. Fino a prima del Covid per loro era importante trovare un impiego, adesso è più importante avere tempo. Ed inoltre fare il cameriere non è più un lavoro ambiato, magari troppo svilito ed umile. Oggi i lavori sono diversi, fare l’influencer o il tik toker sui social sono molto più di moda. Oppure fare il cuoco piace molto di più, anche grazie ai molteplici programmi tv dedicati a questo mestiere o alla cucina in genere.

 

Fondo nuove competenze, arrivano nuovi fondi per le imprese

Nella bozza del decreto Lavoro approvata il 1° maggio c’è il rifinanziamento del Fondo nuove competenze che, di conseguenza, dovrebbe continuare ad essere utilizzato dalle imprese per la formazione e riqualificazione dei lavoratori fino al 2027.

Cos’è il Fondo Nuove Competenze

Il fondo nuove competenze nasce con il DL 34 /2020 del Governo Conte e finanziato con Fondi europei, possono accedervi le aziende che propongono la riqualificazione del personale. La misura è gestita dal punto di vista operativo da ANPAL ( Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) e prevede il finanziamento di corsi di formazione utili alla riqualificazione del personale e alla eventuale ricollocazione dei lavoratori nel mondo del lavoro.

Il Fondo nuove competenze con il decreto lavoro ottiene un rifinanziamento fino al 2027 e tale nuova dotazione sarà diretta a finanziare accordi di rimodulazione dell’orario di lavoro, la retribuzione oraria e i contributi dell’orario di lavoro dedicato alla formazione,

Le risorse per il rifinanziamento del Fondo nuove competenze arrivano dal Piano nazionale Giovani, donne, lavoro a cui si aggiungono fondi del Fondo sociale europeo +, inoltre potrebbero aggiungersi risorse del Programma Operativo Complementare POC SPAO. Non è però ancora stato determinato l’ammontare del rifinanziamento.

Come accedere al Fondo nuove competenze?

I datori di lavoro possono accedere al fondo nuove competenze per finanziare le ore di formazione in favore dei lavoratori e quindi pagare i contributi per tali ore e sostenere il costo di materiale e professionisti.

Per accedere al fondo nuove competenze è necessario presentare istanza attraverso MyAnpal, il servizio messo a disposizione dal ministero del Lavoro.

Naturalmente per conoscere i nuovi fondi sarà necessario attendere il decreto attuativo che renderà il tutto operativo.

Ricordiamo che il decreto lavoro contiene anche ulteriori misure, come la detassazione fino a 3.000 euro dei fringe benefit, la nuova disciplina dell’assegno di inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, sono inoltre previste nuove norme per il rinnovo dei contratti a tempo determinato.

Per saperne di più leggi gli approfondimenti: Approvato il Decreto Lavoro, la Meloni lo spiega con un video

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Bce aumenta ancora il costo del denaro, sempre più alti i costi dei mutui

Come annunciato nei giorni scorsi, la Bce ha provveduto a un ulteriore aumento del costo del denaro, quali sono le conseguenze soprattutto su mutui e prestiti?

Bce: è necessario un nuovo aumento del costo del denaro

La Bce nella seduta odierna ha provveduto ad aumentare nuovamente il costo del denaro, stavolta, l’aumento è stato dello 0,25%, tanto basta a riportare il costo del denaro a 3,75 punti percentuali. Aumentati anche i tassi di interesse sui depositi che ora arrivano al 3,25% di fatto a vantaggio di chi ha riserve di denaro e non vuole rischiare con investimenti in prodotti diversi dai depositi. Inoltre viene portato al 4% il tasso sui prestiti marginali.

Questa scelta finalizzata a calmierare i prezzi dei beni di consumo attraverso una riduzione della domanda, avrà in realtà immediato effetto sui mutui portando a un aumento sia del tasso fisso sia del tasso variabile.

Nell’annuncio rilasciato dalla Bce si sottolinea che “Le prospettive di inflazione continuano ad essere troppo elevate per troppo tempo”. La Bce sottolinea che in questi mesi vi è stata una riduzione troppo bassa dell’inflazione, ma restano forti le pressioni sottostanti i prezzi e di conseguenza è necessario ancora intervenire.

Aumento costo del denaro Bce, cosa succede ai mutui?

Nel frattempo, come avevamo anticipato, i tassi di interesse sui mutui a tasso fisso e variabile aumentano e naturalmente questo nuovo intervento della Bce porterà ulteriori rialzi che saranno immediati sulla rata del mutuo a tasso variabile, mentre per i mutui a tasso fisso, gli aumenti di vedranno sui contratti stipulati da domani, ma di fatto sappiamo che le banche sono restie a concedere questa forma di prestito perché il rischio di tassi non in linea con i successivi interventi è elevato. A ciò si aggiunge che appena i tassi scenderanno chi ha un mutuo a tasso fisso chiederà la surroga del mutuo e di conseguenza le banche rischiano di andare in perdita.

Leggi anche: Allarme mutui, nuovo aumento del costo del denaro a maggio 2023

Bonus estate 2023, è già possibile farne richiesta e godersi la stagione

Il bonus estate 2023 è già richiedibile e consiste in un contributo per le famiglie che hanno figli a carico. Ecco gli importi e come fare domanda.

Bonus estate 2023, in cosa consiste?

Disponibile anche per quest’anno il bonus estate 2023 a favore delle famiglie che hanno figli a carico.  Anche come conosciuto come bonus cento estivi, permette alle famiglie di sostenere le spese per i grest estivi. L’agevolazione consiste più che altro un contributo pari a 100 euro a settimane per ogni figlio. I figli devono avere da tre a quattordici anni e le spese devono essere sostenute per campus, grest, centri estivi e di aggregazione per i ragazzi. Tuttavia l’erogazione si può avere per frequentare almeno una settimana, ma non più di quattro.

Tuttavia non è solo un aiuto economico, perché così i ragazzi hanno cosa fare, quando i genitori sono magari costretti a lavorare, anche durante la pausa estiva. Nelle scuole le vacanze, di solito, iniziano a giugno e finiscono a settembre, quindi il bonus è pensato per mandare  i ragazzi in vacanza e fare qualcosa di diverso rispetto alla loro routine.

Bonus estate 2023, chi  può richiederlo

Come già detto il bonus vacanze 2023 può essere richiesto solo dalle famiglie che hanno figli. Ma è previsto anche un vincolo di tipo economico. Infatti il valore dell’Isee 2023 non deve essere superiore a otto mila euro. Il bonus può essere richiesto anche in caso di giovani con disabilità. L’importante è che il centro estivo rispetti tutte norme igieniche e di sicurezza per la gestione dei ragazzi anche se con disabilità. Per questo motivo è opportuno che ci sia del personale specializzato, come da vigente normativa.

Grazie agli importi messi a disposizione le famiglie potrebbero coprere anche tutte le spese relative ai pranzi, alle merende, i giochi, le gite e tutte le attività incluse. In particolare possiamo così riassumerli:

  • 100% per le spese sostenute per famiglie con Isee fino a 8 mila euro;
  • 95% per coloro che hanno tra 8 mila e 24 mila euro;
  • 90% per gli Isee da 24 mila a 32 mila euro;
  • 85% per gli isee fino a 56 mila euro;
  • 80% per chi ha un isee maggiore di 56 mila euro oppure non lo ha mai presentato.

Come richiedere l’agevolazione?

Il bonus può essere richiesto all’INPS e solo telematicamente. Dunque bisogna collegarsi alla piattaforma utilizzando SPID oppure Carta d’Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi. Tuttavia si può sempre richiedere l’aiuto da parte dei Caf che di solito sono molto più pratici nello svolgimento di questo tipo di servizio. L’estate è la stagione più libera e divertente dell’anno, quindi è giusto che anche i più piccoli abbiano lo spazio e il tempo per vivere del tempo insieme ai loro coetanei.

 

 

Mercato tutelato dell’energia, cosa fare se si è assegnati a nuovo gestore?

Il mercato tutelato dell’energia elettrica, la classica Enel, chiuderà definitivamente a partire da gennaio 2024. Cosa succede ai suoi abbonati?

Mercato tutelato dell’energia, perché è differente dal mercato libero?

Il servizio Elettrico Nazionale S.p.A. è una azienda italiana del gruppo Enel, che opera nel settore della vendita di energia elettrica. Si occupa di vendere energia elettrica ai clienti in regime di maggior tutela, mentre la parallela Enel Energia è dedicata ai clienti del mercato libero. Sono molto gli italiani che comprano l’energia elettrica dal servizio nazionale, anche nella speranza di tutelarsi maggiormente a seguito del caro bollette degli ultimi anni. Il servizio rimarrà a disposizione fino a gennaio, quindi i clienti devono trovare un altro distributore di energia elettrica.

Ma la differente tra i due mercati è abbastanza semplice. Nel mercato tutelato il prezzo della componente energia è stabilito da ARERA, l’autorità per Energia Reti ed ambiente. Mentre nel mercato libero il prezzo viene stabilito dalle società erogatrici. Pertanto possono cambiare mensilmente anche tra le diverse proposte sul mercato.

Mercato tutelato, come comportarsi?

Se un cliente paga le bollette nel mercato tutelato, non vuole dire che da gennaio 2024 non avrà più la luce in casa. Più che altro gli verrà assegnato, per sei mesi, un servizio provvisorio che potrà quindi valutare. Il nuovo fornitore dovrà in questo periodo rispettare le tariffe del vecchi gestore. Alla fine dei sei mesi gli sarà proposto un nuovo contratto da sotto scrivere nel libero mercato. Ecco un esempio su cosa sta accadendo.

La Signora F ha una piccola agenzia immobiliare in Sicilia. La scorsa settimana nella sua posta elettronica viene inviata una mail da parte di un gestore nel mercato libero, comunicandole che per i successivi mesi la bolletta non doveva più essere pagata ad Enel servizio elettrico nazionale, ma alla nuova società. Preoccupata dalle varie truffe che possono capire, la Signora F chiama subito il numero verde del suo gestore attuale e del nuovo. Entrambi confermano la notizia, ma tutto ciò com’è possibile? Si perdono i soldi del deposito cauzionale mandato pagato al momento della firma del contratto con Enel servizio nazionale?”.

Cosa fare in questi casi?

Enel Servizio elettrico invierà nella sua ultima fattura, lo strono del deposito cauzionale. La differenza tra l’importo della fattura e lo storno rappresenterà l’ultimo rapporto con il vecchio gestore, cioè Enel servizio Nazionale. Basta semplicemente pagare l’ultima bolletta per chiudere i rapporti. Visto che la nuova società, tramite gara d’appalto nazionale, ha acquisito tutte le piccole attività come quella delle Signora F. Le successiva bolletta da pagare, dopo due mesi, sarà recapitata con le stesse modalità, al cliente.

Non occorrerà nessun contratto da firmare in questa prima fase. Infatti il consumatore ha sempre la facoltà di scelta e di passare ad altro gestore, secondo propri gusti. In questo caso consigliamo di prestare molta attenzione alle varie proposte commerciali sul libero mercato. Allo scadere dei sei mesi il cliente, se non ha cambiato idea, resterà con il nuovo gestore e firmerà il contratto. Tutto è più  semplice di quello che si pensa, anche se occorre valutare se più conveniente.

La tredicesima mensilità sarà detassata? Ecco le novità annunciate

Nell’audizione del 2 maggio 2023 nelle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato, il vice-ministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha annunciato che tra le intenzioni del Governo vi è la detassazione della tredicesima mensilità. Sono molti i lavoratori e pensionati che a questa notizia hanno espresso la loro approvazione, ma potranno vedere una tredicesima più importante già a dicembre 2023? Questi i chiarimenti.

Nel decreto Lavoro taglio del cuneo fiscale, ma la tredicesima mensilità non sarà detassata

La prima cosa da sottolineare è che la detassazione della tredicesima mensilità non è prevista nel decreto Lavoro varato il 1° maggio 2023. Tale provvedimento contiene misure per il lavoro che contribuiranno per un breve lasso di tempo ad aumentare la busta paga, si tratta del taglio del cuneo fiscale.

La norma prevede un taglio del 6% sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, il taglio non si applica alla tredicesima mensilità. Solo nel caso di retribuzione imponibile inferiore a 1.923 euro l’esonero sale al 7%.

L’obiettivo è rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale ma per il momento tale non è.

La tredicesima mensilità sarà detassata nel 2024?

Per quanto riguarda la detassazione della tredicesima mensilità annunciata dal vice-ministro Maurizio Leo, la prima cosa da sottolineare è che non si tratta di un provvedimento che sarà adottato a breve e valido per il 2023. Si tratta di un’ipotesi allo studio e ancora non è chiaro quale dovrebbe essere la forma, infatti Maurizio Leo ha annunciato che potrebbe essere applicata attraverso l’applicazione di una flat tax incrementale su redditi dei lavoratori dipendenti.

Sappiamo che la flat tax incrementale è una tassa piatta applicata all’aumento di reddito tra un determinato periodo di imposta e un periodo precedente, si parla generalmente del reddito medio degli ultimi tre anni. Secondo chi scrive una flat tax incrementale sui redditi dei lavoratori dipendenti difficilmente sarà in grado di produrre una detassazione sulla tredicesima mensilità, ma come anticipato è una bozza di progetto che non sarà comunque in vigore per dicembre 2023.

Leggi anche: Approvato il Decreto Lavoro, la Meloni lo spiega con un video

Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Case green, se non ristrutturate non si possono vendere e affittare

Le case green sono davvero un problema da risolvere, se la legge rimane così come la vorrebbe l’Europa. Questo perché non si potrebbero vendere e locare gli immobili.

Case green, la via verso l’efficienza energetica

Tutta l’Europa si sta muovendo verso l’efficienza energetica. Come ad esempio la decisione di vietare la circolazione, a partire dal 2035 in favore di auto elettriche o mezzi di trasporto che possa inquinare l’ambiente. Ma anche le decisioni sulla casa sono davvero importanti. Questo perché i potrebbero essere delle ripercussioni sul mercato immobiliare, le case che non rispettano la classe energetica richiesta non potranno essere vendute o locate.

Infatti nel testo di Bruxelles è molto chiaro il divieto di vendere o affittare gli immobili su cui non sono state apportate le modifiche di miglioramento energetico. Questo ha fatto riflettere i proprietari degli immobili che si trovano in difficoltà. Perché sembra un “ricatto” tutto europeo. Se non si ristrutturano gli immobili, questi potrebbero non essere messi sul mercato, quindi diventare un costo per il suo titolare.

Ed in un Paese, in cui la Banca D’Italia dichiara che la maggior parte del patrimonio lordo delle famiglie è costituito proprio dagli immobili, il rischio è uno: svalutazione collettiva delle abitazioni. A fronte di un aumento, soprattutto dei prezzi di acquisto delle case nuove o di recente costruzione.

Presto le case non si potranno più vendere e affittare

Le ripercussioni sul mercato immobiliare potrebbe essere davvero pesanti. Da una parte ci sono coloro che sono proprietari di casa, ancora da ristrutturare che vorrebbero vendere e non possono più. Quindi comunque per vendere dovrebbero apportare dei costi legati alle ristrutturazioni, che inevitabilmente vorrebbero recuperare sul prezzo di vendita. Ma dall’altro conto ci sono anche le banche che non saranno disposte a concedere mutui su case che non rispettano le indicazioni europee.

Questa fa si che oggi più che mai i bonus legati all’edilizia potrebbero essere fondamentali. In ogni caso qualsiasi strada si scelga è sempre opportuno farsi seguire da un professionista del settore. Ad esempio contare sul rifare il tetto, i bonus infissi e finestre, ecobonus, superbonus 90% possono dare un notevole aiuto.

Ad oggi però il patrimonio immobiliare italiano è composto principalmente da case che hanno una prestazione energetica di tipo G. Abitare in una casa a classe energetica G significa semplicemente vivere in un’abitazione ad elevato consumo energetico. Ciò avviene in quanto la struttura non aderisce ad alcun parametro di efficienza energetica e, conseguentemente, la bolletta del nucleo familiare che vi abita sarà sempre alta.

 

Dichiarazione precompilata, perché inviarla senza modifiche. Vantaggi

Dal giorno 2 maggio 2023 è disponibile il modello 730/2023 precompilato, lo stesso può essere inoltrato dal giorno 11 maggio con modifiche oppure senza modifiche, cerchiamo ora di capire quali sono i vantaggi legati all’invio del modello 730/2023 precompilato senza modifiche.

Modello 730/2023 precompilato: tutti i vantaggi

Il modello 730/2023 precompilato contiene già la maggior parte delle informazioni che devono essere inserite all’interno della dichiarazione dei redditi e quindi i redditi comunicati dal datore di lavoro, o dai datori di lavoro, i dati anagrafici del contribuente, le rendite catastali, sono inoltre indicate le spese come quelle sanitarie, bonus edili, spese per l’affitto, spese di istruzione… che sono comunicate attraverso i servizi telematici.

Nel tempo la mole di dati disponibili per l’Agenzia delle entrate è notevolmente aumentata al punto che sono numerosi i contribuenti che possono tranquillamente inviare la dichiarazione pre-compilata senza apportarvi modifiche. Questa scelta consente di ottenere dei vantaggi:

  • in primo luogo visto che è possibile inviarla fin dal giorno 11 maggio, i rimborsi si possono ottenere in tempi brevissimi;
  • un altro vantaggio è rappresentato dal fatto che non è necessario rivolgersi a professionisti per la compilazione o per apportare le modifiche alla dichiarazione precompilata, ciò nella maggior parte dei casi corrisponde a un risparmio economico notevole;
  • il terzo vantaggio è determinato dal fatto che le dichiarazioni pre-compilate inoltrate senza alcuna modifica non sono sottoposte a controlli.

Perché mancano i controlli sulla dichiarazione precompilata con modello 730/2023?

La ratio di tale regola è chiara: il modello 730/2023 precompilato è il frutto di dati che sono già in possesso dell’Agenzia delle entrate e di conseguenza si tratta di dati ufficiali e sufficientemente provati, non vi è di conseguenza interesse ad effettuare controlli su un atto che in realtà è frutto dell’elaborazione della stessa Agenzia delle entrate.

Nel caso in cui il contribuente utilizzi il modello pre-compilato apportando delle modifiche, l’Agenzia delle entrate effettuerà controlli esclusivamente sui dati che sono stati oggetto di modifica. Una dichiarazione si considera modificata nel caso in cui il contribuente inserisca nuove voci in detrazione o deduzione oppure indichi ulteriori redditi. Non si considera modificata nel caso in cui cambi l’indicazione del sostituto di imposta che effettua il conguaglio.

Leggi anche: Nuovo modello 730 precompilato, gli scontrini non servono più

Allarme mutui, nuovo aumento del costo del denaro a maggio 2023

La BCE ormai ci ha abituati a costanti aumenti del costo del denaro e anche per il mese di maggio 2023 è previsto un aumento dello 0,25% che genera un nuovo allarme mutui, è sempre più difficile ottenerne uno a tasso fisso e sul variabile c’è un elevato rischio di aumento della rata.

Bce, nuovo aumento del costo del denaro a maggio?

L’ultimo aumento del costo del denaro risale al mese di marzo 2023, esattamente il 16. Con questo ulteriore intervento della Bce il costo del denaro è arrivato al 3,50%. Naturalmente questo ha portato i tassi di interesse dei mutui a crescere e le banche a ridurre le concessioni di mutui a tasso fisso.

La Bce sta usando l’aumento del costo del denaro per tenere sotto controllo la domanda di beni, ricordiamo che una diminuzione della domanda porta anche a una riduzione dei prezzi, o almeno dovrebbe portare a tale situazione, e quindi provare a ridurre l’inflazione. Non tutti sono concordi con questa strategia, ma di fatto la Bce sta continuando sulla sua strada e finora non c’è stato alcun aumento annunciato e poi non attuato. Questo implica che nel mese di maggio il costo del denaro potrebbe arrivare al 3,75%. I mutui a tasso variabile già stipulati vedranno un aumento della rata, ma per i mutui a tasso fisso, stipulati in passato la rata resta fissa.

Allarme mutui, le banche stringono la cinghia e non concedono facilmente mutui

Proprio questo costante aumento del costo del denaro sta inducendo le banche a non concedere i mutui a tasso fisso, infatti il rischio è offrire tassi che tra qualche mese non potranno essere sopportati dalle banche senza avere difficoltà. Questo anche perché le banche sanno bene che se anche tra qualche anno dovesse esservi un’inversione di tendenza e quindi il costo del denaro dovesse scendere, ciò non si tramuterebbe in un maggiore guadagno per le banche perché i clienti a quel punto chiederanno la surroga del mutuo per avere una rata che sia in linea con i valori del momento.

Questi sono i motivi per i quali le banche tendono a concedere con parsimonia mutui a tasso fisso, a ciò si aggiunge che oggi per avere la garanzia di solvibilità dei clienti è richiesto un reddito più elevato del passato, in media 2.300 euro, mentre in passato si riteneva un reddito mensile di 2000 euro sufficiente. La rata media è infatti passata da 600 euro a 800 euro, proprio a causa dell’aumento dei tassi. Inoltre è aumentato il costo della vita e quindi le famiglie hanno bisogno di maggiori risorse per la gestione delle spese quotidiane.

leggi anche: Allarme mutui: crescono le rate dopo l’ultimo aumento del costo del denaro