Tari, nel 2023 arriva al stangata per la tassa sui rifiuti

Da Nord a Sud è ormai già allarme, aumenta la Tari, la tassa sui rifiuti e si arriva fino al 20% di maggiori importi dovuti dalle famiglie.

Tari, i Comuni stanno innalzando le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti

Mentre i salari fanno fatica ad aumentare e vi è ancora incertezza sul settore energetico, sono numerose le famiglie che si trovano in difficoltà a causa degli aumenti che toccano tutti i settori, tra questi gli alimentari, ma non solo, infatti una nuova stangata riguarda la tari, tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, che sta aumentando in molti Comuni d’Italia. Sono numerosi infatti quelli che stanno ritoccando le tariffe.

Ad annunciare gli aumenti della Tari sono già state molte città d’Italia, dislocate anche su zone in cui vi sono maggiori difficoltà economiche, ad esempio Napoli, ma anche Torino, Perugia, Padova e Ancona. Molto probabilmente andando ad analizzare i dati dei piccoli Comuni potremo accorgerci che anche per questi vale lo stesso principio e cioè che si sta procedendo ad aumentare la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani.

Gli aumenti vanno nell’ordine medio del 4%, ma deve essere sottolineato che Napoli, città che da sempre ha problemi con i rifiuti, gli aumenti delle tariffe arrivano al 20%.

Aumenti a due cifre anche per la città di Viterbo dove i rincari dovrebbero essere del 10%.

Gli aumenti che riguardano praticamente la maggior parte dei Comuni d’Italia si pongono nella scia di aumenti generalizzati che vi sono stati anche negli anni passati, infatti in media per questo servizio ci sono stati aumenti del 6,7%.

Perché aumenta la Tari?

Tra le cause segnalate per tali aumenti vi è la raccolta differenziata che non decolla, infatti lo smaltimento di rifiuti indifferenziati è più oneroso per le casse dei Comuni. A ciò si aggiunge che proprio nelle città in cui il servizio è di pessima qualità aumentano i costi per raccolta e smaltimento. Tale inefficienza viene riversata sui cittadini, che si ritrovano così a pagare tasse elevate.

Roma e Milano in contro tendenza, scendono le tariffe.

Deve però essere registrato che Roma va in contro tendenza, infatti nel 2022 si è registrata una diminuzione delle tariffe del 6,5% per le utenze non domestiche e del 4% per le utenze domestiche. D’altronde sarebbe ben difficile spiegare gli aumenti viste le condizioni in cui versa la città. Una ulteriore riduzione delle tariffe che dovrebbe arrivare al 20% dovrebbe arrivare con l’attivazione del termo valorizzatore. Tariffe in discesa anche per la città di Milano.

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Bonus terrazzi, come godere dell’estate sfruttando i bonus

Il bonus terrazzi permette di realizzare delle bellissime aree a verde negli spazi privati. Tuttavia è possibile realizzarli sfruttando delle agevolazioni, eccole.

Bonus terrazzi, quando sono richiedibili

E’ arrivata la bella stagione e così giardini e terrazzi vanno sistemati per poter godere di un pò di verde nelle calde giornate estive. Ma spesso per fare la ristrutturazione di questi spazi occorre decisamente della liquidità da spendere. Per questo motivo il Governo ha messo a disposizione il bonus verde. Agevolazione che è stata riconfermata anche per quest’anno, riscuote sempre molto successo, soprattutto tra le famiglie che hanno dei bambini in casa.

bonus verde è l’agevolazione che permette di riqualificare giardini, balconi e terrazzi privati. Introdotto la prima volta con la legge di bilancio 2018, ha fatto si che molti privati rendessero più belli e funzionali i loro spazi aperti delle abitazioni. E così aggiungere piante, alberi, rampicanti e tanto altro possono essere acquistati con un contributo di Stato.

A quanto ammonta il bonus terrazzi?

Per tutti i lavori di ristrutturazione di balconi, giardini e terrazzi effettuati entro il 31 dicembre 2023, è possibile ottenere una detrazione Irpef del 36% su un tetto massimo di spesa pari a 5.000 euro. E’ possibile sfruttare l’agevolazione per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, recinzioni, pertinenze che appartengono a giardini, balconi e terrazzi. In particolare i lavori devono riguardare:

  • la realizzazione di pozzi;
  • la sostituzione di siepi;
  • il rifacimento di impianti di irrigazione;
  • il recupero del verde di giardini di interesse storico;
  • i giardini pensili;
  • le grandi potature

Ma si ricorda che per essere riconosciuto il bonus i pagamenti devono essere fatti attraverso un modo tracciabile. Il metodo più consigliato è quello del bonifico parlante. Cioè deve essere riportata nel bonifico, la causale specifica che fa riferimento alla legge di bilancio e alla richiesta del bonus. Inoltre occorre inserire i codici fiscali di tutte le parti coinvolte.

Il rifacimento del tetto con il superbonus

Si ricorda che il bonus terrazzi riguarda appunto la creazione di spazi a verde e a cura degli stessi. Ma si ricorda che il rifacimento del tetto, qualora il terrazzo sia copertura, rientra tra gli interventi contemplati dal Superbonus 110%. Infatti l’isolamento del tetto impatta fino al 40% sull’efficienza energetica di un’abitazione. Quindi rientra a pieno negli interventi di riqualificazione contemplati dal Superbonus 90%.

In ogni caso l’agevolazione deve essere inserita nella dichiarazione dei redditi. Dovrà anche attestare le spese sostenute entro i limiti previsti dalla legge, attraverso un’autocertificazione. Nel caso dei condomini con più di 8 unità abitative, è necessaria anche una dichiarazione dell’amministratore che garantisca il rispetto degli obblighi di legge e il versamento della somma dovuta da parte di tutti gli inquilini. Tutti questi documenti sono necessari per permettere all’Agenzia delle Entrate di effettuare i controlli necessari.

L’Inflazione è un business? Partono i controlli della Guardia di Finanza

Capita spesso che qualcuno in Italia approfitti delle situazioni di difficoltà, confusione e delle novità. È già capitato con il cambio lira/euro quando i prezzi furono arrotondati per eccesso. Ora sembra che stia capitando con l’inflazione e infatti Coldiretti ha iniziato a insinuare qualche dubbio che presto potrebbe sfociare in maggiori controlli della Guardia di Finanza. Sembra infatti che per molti l’inflazione sia un business, cioè che qualcuno ne stia approfittando per aumentare il margine di guadagno.

Inflazione è un business? L’aumento dei prezzi non è giustificato dall’aumento dei costi

L’inflazione dell’ultimo anno ha generato un aumento dei prezzi vistoso, molti però sospettano che alcune filiere abbiano aumentato i prezzi più del dovuto al fine di ottenere un maggiore lucro. Di conseguenza gli italiani starebbero affrontato un aumento non giustificato che sta mettendo in difficoltà molte famiglie. Ad esempio, si calcola che il gelato abbia avuto degli aumenti anche del 20%.

Coldiretti sottolinea che alcuni prodotti, ad esempio la pasta, stanno subendo aumenti più elevati rispetto a quelli che si dovrebbero avere tenendo in considerazione gli aumenti della materia prima, ad esempio il prezzo del grano duro è sceso, e all’aumento dell’energia (i prezzi del settore energetico sono in calo).

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato che a questo punto è necessario iniziare dei controlli al fine di tutelare le famiglie. Nel solo mese di marzo 2023 sembra ci sia stato un aumento del prezzo della pasta del 17,5% questo vuol dire che un alimento base della nostra alimentazione rischia di avere un prezzo quasi proibitivo.

Partono i controlli della Guardia di Finanza, ma gli italiani acquistano sempre meno

In seguito all’allarme lanciato, la Guardia di Finanza ha annunciato che inizia ora il monitoraggio del prezzi, l’obiettivo è fare in modo che non vi siano speculazioni e salvare il potere di acquisto degli italiani evitando che l’inflazione sia un business.

Deve infatti essere sottolineato che è vero che aumentano i costi, ma gli italiani comprano sempre meno, rinunciano prevalentemente a frutta e verdura, ma non solo, in calo anche la vendita di carne bovina, pesce e altri ingredienti generalmente utilizzati nella dieta mediterranea. Meno spreco o semplicemente difficoltà a gestire anche la spesa quotidiana?

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Sibonus, la piattaforma che permette di acquistare i crediti

Sibonus è  una piattaforma che permettere di vendere e comprare i crediti legati ai bonus edilizi. Ecco come funziona e chi può accedervi.

Sibonus, cos’è?

Sibonus è la piattaforma realizzata Infocamere che consente alle piccole e medie imprese ed ai titolari di crediti fiscali di cederli. Questo permette di avere maggiore liquidità, dando modo ai soggetti interessati di valutare il proprio credito e le opportunità in modo da fare uno scambio semplice ed affidabile.

In altre parole non è altro che un marketplace italiano che facilita l’incontro tra cedente e cessionario di crediti di imposta, favorendo la circolazione di liquidità nel mercato e promuovendo la diffusione della cessione del credito. In questo modo, stimolando e supportando la ripresa del Sistema Paese.

Si chiamano “Marketplace” tutti i siti web o piattaforme digitali che fungono da intermediario tra venditori e acquirenti, permettendo la conclusione di transazioni commerciali. Tradotto in Italiano sono dei veri e propri mercati virtuali dove appunto sono riuniti diversi venditori che offrono i loro prodotti o servizi ai potenziali acquirenti.

Sibonus, così si vende il credito d’imposta

La piattaforma è promossa dalle Camere di Commercio italiane e dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili. Lo scopo è quello di creare un vero e proprio mercato il cui oggetto di vendita è il credito d’imposta generato dagli interventi edilizi agevolati. Ad esempio i crediti che sono stati generati delle operazioni di ristrutturazioe del Superbonus, ecobonus, sismabonus e bonus ristrutturazioni.

Tuttavia per accedere alla piattaforma occorre registrarsi al sito. L’accesso, come sempre deve essere fatto attraverso l’utilizzo delle proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Una volta essere stati registrati occorre compilare la scheda relativa alle caratteristiche del credito che si vuole vendere sulla piattaforma. Non si fa altro che creare un annuncio di vendita da proporre ai potenziali compratori.  L’annuncio sarà ricercabile e consultabile gratuitamente in modalità anonima da tutti gli utenti che, se interessati, potranno contattare il venditore per avere più informazioni.

Quando c’è l’accordo tra compratore e venditore occorre firmare il contratto di cessione e seguire le istruzioni fornite dalla piattaforma per trasferire nel Cassetto fiscale del Compratore il credito d’imposta e ricevere l’importo pattuito. Il tutto sembra essere davvero rapido e semplice.

Alcune indicazioni finali sul servizio

Il servizio è accessibile a tutti i cittadini, imprese e enti privati interessati a vendere o acquistare crediti di imposta generati a seguito dagli interventi previsti dalla legge. Che sia la volta buona che ci sia uno sblocco dei crediti edilizi incagliati? Non resta che aspettare gli esiti dell’utilizzo della piattaforma.

 

 

 

Auto elettrica, quanto costa ricaricarla. Alcune simulazioni

Siamo alla vigilia di importanti cambiamenti e tra questi vi è il passaggio dalle auto con motore endotermico alle auto con motore elettrico, molti però si stanno chiedendo quanto effettivamente costa ricaricare un’auto e se dal punto di vista economico è conveniente. Ecco alcuni dati importanti.

Auto elettrica, risparmio assicurato con l’autoproduzione

In molti l’hanno già acquistata, tanti stanno provando con il noleggio, la novità dell’auto elettrica attira un po’ tutti e tutti si chiedono se effettivamente il motore elettrico con zero emissioni possa davvero portare un risparmio economico.

Ricordiamo che un’auto elettrica ha un costo generalmente più elevato rispetto a un’auto con motore endotermico, ma molti sperano in poco tempo di ammortizzare ciò che è stato speso in più attraverso il risparmio ottenuto dal carburante.

Deve essere fatta una premessa, in questo momento si ragiona avendo come punti di riferimento i costi attuali dell’energia elettrica, che non sono bassi, è vero, ma che non è detto aumentino ancora proprio in forza di un aumento della domanda. Il vero risparmio si potrebbe ottenere con l’autoproduzione di energia elettrica e quindi installando pannelli solari per la produzione di energia in quantità sufficiente ad avere autonomia per l’alimentazione dle motore elettrico.

Quanto costa una ricarica per auto elettrica?

Fatta questa premessa proviamo a capire quanto costa una ricarica per un’auto elettrica. I calcoli sono stati effettuati da AlVolante sulla base dei costi applicati dai vari provider e sono costi medi. Come per le auto con motore termico i consumi dipendono dalla cilindrata del veicolo, dalla tecnica di guida e dai percorsi.

In genere le auto elettriche possono essere ricaricate attraverso tre fonti:

  • colonnine di ricarica pubbliche;
  • rete domestica;
  • wallbox.

Per quanto riguarda le colonnina di ricarica pubbliche, ad esempio installate anche presso i centri commerciali, generalmente consentono di avere una ricarica al 90% nell’arco di due ore, si può fare shopping mentre si ricarica l’auto. I tempi non sono certo comodi se si va di fretta. Qui le soluzioni di pagamento sono diverse, ad esempio alcuni provider consentono di avere sconti per gli abbonamenti.

Nelle colonnine a ricarica lenta ( domestica)è di circa 0,50 kWh, le colonnine pubbliche a corrente alternata a bassa potenza hanno un costo in genere che oscilla intorno a 0,80 €/kWh. Il costo sale per le colonnine di ricarica a potenza più elevata. Le wall box sono generalmente cabine di ricarica non pubbliche ma ad uso di più persone, ad esempio in condominio, i costi sono simili a quelli previsti per le cariche domestiche, ma anche in questo caso dipende da provider con cui si fa il contratto.

Naturalmente dobbiamo ora capire quanto costa fare un “pieno” in media per percorrere 100 km si spendono circa 4-8 euro a seconda del tipo di ricarica. Il prezzo è più basso di 100 km da percorrere con un motore diesel, ibrido o benzina. Però come abbiamo già detto prima non possiamo ora prevedere i costi dell’energia nel momento in cui ci sarà una maggiore domanda di energia per alimentare le auto.

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Bonus vacanze pensionati, anche loro hanno diritto al riposo

Bonus vacanze pensionati Inps è già una realtà e rinnovato anche per quest’anno. Ecco come funziona, chi ne ha diritto e l’importo previsto.

Bonus vacanze pensionati, in cosa consiste?

Anche i pensionati hanno diritto ad andare in vacanza e godersi un pò di riposo. E’ cos già disponibile il bando dell’INPSEstate Inpsieme Senior” con contributi da 800 a 1.400 euro. Il contributo è dedicato ad alcune categorie di pensionati per usufruire di soggiorni in tutta Italia. L’Inps ha messo a disposizione 3.850 contributi di cui:

  • mille da 8 giorni e 7 notti e 2mila da 15 giorni e 14 notti in Italia, riservati ai pensionati iscritti alla Gestione dipendenti pubblici e al Fondo Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • 250 da 8 giorni e 7 notti e 600 da 15 giorni e 14 notti in Italia, per i pensionati iscritti al Fondo Postelegrafonici.

Quali sono le spese coperte?

Il bonus vacanze dell’INPS consiste in un contributo parziale o totale a copertura del costo di un pacchetto turistico per un soggiorno all’interno dell’Italia. Le spese coperte dal bonus sono quelle relative:

  • vitto e alloggio presso una struttura turistico ricettiva;
  • spese di viaggio comprese escursioni, gite e attività sportive;
  • copertura assicurativa.

Gli importi massimi sono: 800 euro per un soggiorno in Italia della durata di 8 giorni e 7 notti. Mentre sono  1.400 euro per un soggiorno in Italia della durata di 15 giorni e 14 notti. Invece, le percentuali di riconoscimento a seconda del reddito di appartenenza:

  • fino a 8mila euro di Isee – 100%;
  • da 8mila a 16mila – 95%;
  • 16mila a 24mila – 90%;
  • 24mila a 32mila – 85%;
  • 32mila a 40mila – 80%;
  • 40mila a 48mila – 75%;
  • 48mila a 56mila – 70%;
  • 56mila a 72mila – 65%;
  • superiore a 72mila (quindi in mancata presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica prima della presentazione della domanda) – 60%.

Quando è possibile fare domanda?

Le domande possono essere inviate dalle ore 12 del 23 marzo. La domanda andrà poi presentata online sul sito dell’Inps attraverso i seguenti sistemi di autenticazione:

  • SPID (Sistema pubblico di identità digitale);
  • CIE (Carta d’identità elettronica);
  • CNS (Carta nazionale dei servizi).

Nell’area riservata comparirà la procedura “Estate INPSieme Senior – Domanda” seguire le istruzioni. Nella sezione “Segui iter domanda” sarà anche possibile consultare l’esito del concorso. In ogni caso l’estate è alle porte, e che possa essere a tutti concessa la possibilità di fare vacanza.

 

Rottamazione quater: tutte le nuove scadenze delle rate

Con decreto del giorno 4 maggio sono state definite tutte le scadenze delle rate previste per la rottamazione quater in seguito alla riapertura dei termini per l’adesione.

Slitta il termine per la proposizione dell’istanza per la rottamazione quater

Lo scorso 21 aprile con un comunicato del Mef è stata annunciata la riapertura dei termini per presentare l’istanza per aderire alla rottamazione quater. Il comunicato molto scarno prevedeva esclusivamente la possibilità di proporre istanza fino al giorno 30 giugno 2023 in luogo del 30 aprile 2023 e lo slittamento della prima rata al 31 ottobre 2023, in luogo del 30 luglio. Il comunicato rimandava quindi a un successivo decreto.

Il giorno 4 maggio 2023 si è provveduto all’emanazione del decreto, in esso sono fissate tutte le date che occorre ricordare per aderire alla rottamazione quater.

In primo luogo viene confermata la riapertura dei termini per la presentazione dell’istanza, sarà quindi possibile rottamare le cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione tra dall’1.1.2000 al 30.06.2022 fino al giorno 30 giugno 2023.

L’Agenzia delle Entrate comunica le somme dovute entro il 30 settembre 2023 e non più entro il 30 giugno 2023 come inizialmente previsto.

Ricordiamo che per le cartelle esattoriali affidate all’agente tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015 di importo fino a 1000 euro è in vigore lo stralcio, quindi nel momento in cui sarà richiesto il prospetto dei carichi queste posizioni sono già escluse.

Nuove scadenze delle rate della rottamazione quater

La prima rata dovrà invece essere pagata entro il 31 ottobre 2023, questa scadenza è valida anche per coloro che dovessero scegliere il pagamento in unica rata. Mentre coloro che dovessero scegliere il pagamento in rate, ricordiamo massimo 18, il nuovo piano sarà:

  • 31 ottobre 2023: prima rata con importo pari al 10% della somma totale;
  • 30 novembre 2023: seconda rata di importo pari al 10% della somma totale.

Le successive rate di pari importo distribuite trimestralmente con queste scadenze:

  • 28 febbraio 2024;
  • 31 maggio 2024;
  • 31 luglio 2024;
  • 30 novembre 2024.

Gli anni successivi si ripetono le stesse date trimestrali fino a terminare il piano.

Chi sceglie il pagamento rateale dovrà versare sulle somme anche il 2% di tasso di interesse legale, ma lo stesso non viene più applicato a partire dal 1° agosto 2023, ma dal 1° novembre 2023.

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Diritti del locatore, quali sono quelli di fine locazione?

I diritti dl locatore sono molteplici, sia in sede di firma del contratto di locazione, sia alla scadenza. Ecco tutti quelli che riguardano la parte finale della locazione.

I diritti del locatore, cosa succede al fine contratto?

Il contratto di locazione è stipulato tra un soggetto, il locatore, che garantisce il godimento di un bene mobile o immobile a favore di un altro soggetto (conduttore o locatario). Quando il bene è costituito da un’immobile ad uso abitativo o commerciale, il conduttore è tenuto al pagamento di un canone periodico per tutta la durata del contratto. Il contratto di locazione prevede degli elementi necessari che sono controfirmati tra le parti. Uno di questi è la durata del contratto.

Ma cosa succede quando il contratto sta per terminare? Quali sono i diritti da parte del locatore? E cosa deve fare l’inquilino affinché la conclusione sia tranquilla ed il rapporto venga chiuso in modo pacifico. Si ricorda che la chiusura del contratto deve essere comunicata all’Agenzia delle entrate tramite il modello RLI. Il modello Rli denominato Registrazione Locazioni Immobili (RLI) serve per richiedere all’Agenzia delle entrate la registrazione dei contratti di locazione ed affitti di immobili e le sue variazioni.

Dalla restituzione dell’immobile al risarcimento

La Signora D sta per concludere il contratto di locazione con il suo inquilino, come da naturale scadenza contrattuale. Non ho un buon rapporto con il suo inquilino, anche se non ci sono pendenze o canoni di locazione non pagati. Ma ci chiede quali sono i suoi diritti? Come deve essere lasciato l’immobile e cosa fare della cauzione?”.

Uno dei diritti del locatore è quello di avere la restituzione dell’immobile nello stato di fatto in cui è stato consegnato, salvo i deperimento dovuto al regolare uso. Per questo motivo si consiglia un sopralluogo prima di prendere con se le chiavi. Ma se il conduttore non consegna le chiavi, dovrà pagare il canone di locazione fino a che non consegna al proprietario l’immobile. La casa deve essere lasciata vuota, ciò libera da persone e cose. Qualora le condizioni della casa non sono come quelle consegnata, il conduttore deve provvedere al ripristino

Altro diritto è quello di poter chiedere il risarcimento dei danni. Il locatore può infatti tenere il deposito cauzionale a titolo del risarcimento per i danni subiti. Ma se le parti non sono d’accordo sull’entità dei danni possono rivolgersi ad un tecnico esperto e comunque dinnanzi al giudice, unico terzo imparziale che può definire la risoluzione del diverbio. Infine si ricorda che questi sono i maggiori diritti del locatore in fase di chiusura contrattuale.

 

Bonus assunzione Neet, fino al 60% della retribuzione coperta dallo Stato

Con il decreto Lavoro arriva il Bonus assunzione Neet, uno sconto del 60% della retribuzione da versare nel caso in cui l’assunzione riguardi giovani under 30 che non lavorano e non sono impegnati in attività di formazione.

Bonus assunzione Neet, copre fino al 60% della retribuzione

Si parla spesso dei Neet, cioè i giovani con meno di 30 anni che non hanno un lavoro e non sono impegnati in attività di formazione. Si tratta di soggetti a rischio in quanto potrebbero avere difficoltà anche in futuro ad inserirsi in modo proficuo nel mondo del lavoro, proprio per questo il Governo sta cercando soluzioni che potrebbero agevolare il loro inserimento. Tra i provvedimenti previsti all’interno del decreto Lavoro vi è un importante sgravio in favore dei datori di lavoro che decidono di impiegare questa categoria di persone. Si parla anche di Bonus assunzione Neet o Bonus Neet.

L’agevolazione è prevista in favore di datori di lavoro che stipuleranno nel periodo compreso tra il 1° giugno 2023 e il 31 dicembre 2023 un contratto di lavoro:

  • a tempo indeterminato;
  • a tempo determinato;
  • contratto di lavoro in somministrazione.

Viene esclusa l’applicabilità ai lavoratori domestici.

Come funziona il bonus assunzione Neet?

Siamo abituati generalmente a vedere che i bonus previsti per le assunzioni riguardano soprattutto sgravi contributivi, non è così in questo caso, infatti l’agevolazione va a ricadere direttamente sulla retribuzione e sarà pari al 60% della stessa. Il punto di riferimento per il calcolo sarà la retribuzione lorda mensile a fini previdenziali. A ciò si deve aggiungere che la durata dell’agevolazione sarà di 12 mesi.

Affinché si possa ottenere lo sgravio del 60% della retribuzione lorda media mensile è necessario che la persona assunta:

  • abbia meno di 30 anni;
  • appartenga alla categoria dei neet cioè Not in Education, Employment or Training non lavorare e non essere inseriti in un corso di formazione;
  • sia iscritta al programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani, in attuazione del programma europeo Garanzia Giovani.

Il bonus viene riconosciuto anche per l’assunzione di ragazzi che in precedenza hanno avuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il bonus Neet è cumulabile anche con altre agevolazioni, ad esempio il bonus giovani.

Dal punto di vista pratico per ottenere il Bonus Neet l’azienda, certa del fatto che il soggetto che si vuole occupare rientri nella categoria Neet, deve proporre telematicamente la domanda all’Inps che valuterà la disponibilità di risorse ed entro 5 giorni darà conferma dell’applicazione dell’agevolazione. A questo punto il datore di lavoro deve provvedere entro 7 giorni a formalizzare il contratto e trasmetterlo all’Inps.

Il Governo per il 2023 ha stanziato in favore di questa misura ben 80 milioni di euro, ulteriori fondi sono previsti per il 2024. Il fondo si riparte poi tra le Regioni. I datori di lavoro potranno avvalersi dell’agevolazione tenendo in considerazione che la stessa rientra nel regime degli aiuti de minimis che prevede un limite di aiuti di 200.000 euro nell’arco di 3 anni.

Dichiarazione precompilata tramite persona di fiducia, ecco come fare

La dichiarazione dei redditi pre-compilata è la più importante novità degli ultimi anni, infatti è l’Agenzia delle entrate a predisporre il modello 730/2023 con tutti i dati del contribuente, compresi redditi percepiti, rendite catastali, spese da portare in detrazione e in deduzione. Tra le novità più importanti di quest’anno vi è la semplificazione delle procedure per delegare una persona di fiducia alla presentazione del modello. A dare indicazione delle nuove procedure è l’Agenzia delle Entrate.

Dichiarazione precompilata, come effettuare la delega a persona di fiducia online

Con Provvedimento 130859 si è disposto che è possibile delegare una persona di fiducia all’accesso ai servizi online messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate. Tra i servizi di cui è possibile usufruire con questa modalità vi è l’accesso alla dichiarazione precompilata con modello 730/2023 e l’inoltro della stessa con o senza modifiche.

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Per poter delegare una persona non è più in vigore il procedimento distinto tra parenti e altre persone di famiglia, ora vi è un’unica procedura in vigore semplificata. Per poterla attuare si possono utilizzare:

i servizi online a cui si accede con Spid, Cie o Cns, in questo caso occorre inoltrare il modulo compilato ( allegato in fondo all’articolo) per l’abilitazione della persona di fiducia e il documento di riconoscimento della persona abilitata e del soggetto interessato. Si entra con le credenziali della persona interessata per l’abilitazione, ma in seguito la persona di fiducia potrà entrare con le proprie credenziali.

La seconda modalità è tramite la PEC, posta elettronica certificata, in questo caso il modulo compilato e i documenti devono essere inoltrati tramite la posta elettronica certificata.

La video-chiamata all’Agenzia delle entrate per l’abilitazione alla persona di fiducia ai servizi online dell’AdE

Un’altra modalità è la video-chiamata con l’Agenzia delle entrate. La video-chiamata deve essere prenotata e prevede che il soggetto interessato deleghi verbalmente la persona di fiducia. La video-chiamata deve essere effettuata dal soggetto interessato, è necessario mostrare i documenti di riconoscimento del soggetto interessato e il modulo compilato. Questo, una volta firmato, insieme ai documenti deve essere inviato all’ufficio dell’Agenzia delle entrate con il quale è stata effettuata la video-chiamata tramite posa elettronica certificata o ordinaria.

I moduli possono, infine, essere consegnati a mano presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle entrate.

Abilitazione persona di fiducia in caso di impossibilità per patologie

Nel caso in cui il soggetto interessato sia impossibilitato a svolgere la video-chiamata o comunque per problemi di salute o sia ricoverato presso una struttura, per effettuare l’abilitazione alla persona di fiducia è necessario allegare il certificato di un medico o del medico della struttura, in cui si attesta l’impossibilità ad effettuare la delega.

In questi casi, la persona di fiducia deve necessariamente recarsi presso un ufficio territoriale dell’Agenzia delle entrate. Al modulo vanno allegati una copia del documento di identità in corso di validità dell’interessato e della persona di fiducia e l’attestazione dello stato di impedimento dell’interessato stesso.

L’esito dell’istanza è comunicato in modo immediato in caso si procedura eseguita online, entro 30 giorni negli altri casi.

L’abilitazione alla persona di fiducia può essere concessa a una sola persona, un solo soggetto non può ricevere più di 3 deleghe. Inoltre si ricorda che la persona di fiducia non agisce mai in qualità di professionista.

modello persona di fiducia