Pensioni, occorre una riforma concreta, ma nel frattempo sembra che quota 103 sia l’ipotesi più accreditata. Per questo motivo ancora incontri tra le parti sociali
La legge di bilancio ha introdotto il meccanismo per le pensioni che prevede la quota 103. Da gennaio è in vigore, pertanto i lavoratori possono andare in pensione con:
Ma insieme a quota 103 scatta anche un tetto per l’importo dell’assegno mensile. Questo non potrà superare le 5 volte il minimo INPS. Cioè circa 36 mila euro l’anno fino alla maturazione dei requisiti per accedere alle pensione. Inoltre il trattamento non può fare cumulo con altri redditi da lavoro, esclusi quelli da lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5 mila euro.
Il dialogo tra le parti sociali per discutere su quota 103, sembra tutto tranne che disteso. Ci sono distanze evidenti. Quindi si va verso un 2024 di proroga. per la quota 103, misura che era prima stata introdotta dal Governo Draghi e poi confermata dalla premier Meloni. Il nodo sembra essere sempre lo stesso, la mancanza di risorse. Ma se non fosse così quali sarebbero le misure da poter mettere in campo?
Il rischio è il ritorno alla Legge Fornero, cioè in pensione a 67 anni e almeno 20 di contributi. Oppure avere 42 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica. In ogni caso non è ancora stata esclusa quota 41, anche se in questo momento è stata giudicata troppo onerosa per il Governo. Costerebbe 4 miliari e 75 miliardi in un decennio, quindi non è proprio fattibile, andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età raggiunta.
“Ci aspettiamo delle risposte per le tante persone che vorrebbero sapere quali sono le regole per andare in pensione. Regole che non si possono cambiare a ogni tornata elettorale“. Così il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, arrivando al ministero del Lavoro per lʼincontro sulle pensioni. Il Governo è ora che deve decidere quali sono le priorità, le risorse necessarie per avviare una serie riforma sulle pensioni che non muti ad ogni campagna elettorale.
Il vero problema italiano è legato i bassi stipendi e pensioni che non sono cresciuti in relazione all’inflazione. A dirlo è anche la Banca Centrale europea, il Fondo monetario secondo quanto affermato dal segretario Uil. Ma la priorità rimane il salario o stipendi e pensioni che devono essere rivalutati, anche se già dal mese di luglio è prevista una prima misura.
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