Negli ultimi anni si è affermata sempre più la professione dei rider. Si tratta di lavoratori molto ricercati il cui compito è effettuare, nel più breve tempo possibile consegne a domicilio utilizzando mezzi agili come bici e scooter. Naturalmente non mancano rider in auto. Nella maggior parte dei casi sono usati per le consegne di cibo e il loro numero si è moltiplicato durante l’emergenza Covid.
Purtroppo però non sempre le condizioni di lavoro sono adeguate, ecco perché l’Unione Europea è intervenuta con una disciplina che dovrà essere applicata in tutto il territorio e quindi anche in Italia. Ecco cosa cambia per i rider.
La disciplina prevista dall’Unione europea per i rider mira in primo luogo a evitare il fenomeno delle false partite Iva che in realtà nasconde sfruttamento. Attualmente in Unione Europea ci sono circa 28 milioni di rider e la maggior parte di loro figura come lavoratore autonomo. Questa pratica prevede che i datori di lavoro per evitare di pagare contributi previdenziali e assistenziali e di applicare i contratti di lavoro, chiedono all’aspirante rider di aprire una partita Iva, in questo modo gli oneri ricadranno sul lavoratore che dovrà versarli decurtandoli dai compensi ricevuti. Il rischio è ottenere dei compensi effettivi insufficienti a una vita dignitosa.
Per evitare questa pratica la nuova disciplina dell’Ue prevede l’inversione dell’onere della prova al fine di ottenere il contratto da lavoratore dipendente. Insomma non sarà il lavoratore a dover dimostrare che il rapporto di lavoro si configura con gli elementi caratteristici del lavoro dipendente e non del lavoro autonomo, ma sarà il committente/datore di lavoro a dover dimostrare che effettivamente il lavoro si svolge in modalità tale che il rider possa essere considerato lavoratore autonomo.
L’Unione europea ha fissato i criteri per delineare se trattasi di lavoro autonomo o dipendente:
Nel momento in cui nel rapporto di lavoro vi sono almeno 3 di queste caratteristiche il lavoratore può chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da autonomo a dipendente con tutte le conseguenze che ne derivano sul piano delle tutele sociali.
La normativa prevede inoltre che i lavoratori siano informati sull’eventuale utilizzo di sistemi di monitoraggio del lavoro.
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