Tassa extraprofitti sulle banche è quello che è stato deciso dal Governo Meloni, lasciando stupiti gli istituti di credito, ma vediamo di cosa si tratta.
C’è sgomento nel mondo bancario per la decisione presa sulla tassa extraprofitti. Ebbene l’ultimo Consiglio dei ministri, prima della pausa estiva, ha deciso di applicare una tassa sugli extraprofitti delle banche. A spiegarlo è stato il ministro dei trasporti Matteo Salvini. Spiega che la decisione di approvare un prelievo sugli extraprofitti delle banche è una questione di equità. Le somme prelevate saranno utilizzate per sostenere le famiglie per il pagamento dei mutui per a prima casa e per il taglio delle tasse.
Le proiezioni stimano un incasso di quasi 3-4 miliardi. Il prelievo del 40% sugli extraprofitti delle banche scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 “eccede per almeno il 5%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale ad “almeno il 10%” confrontando il 2023 col 2021.
Il prelievo del 40% sugli extraprofitti non ha nulla a che fare con l’utile di bilancio conseguito a fine anno. Di fatto gli extraprofitti sono i guadagni che la banca incassa in più con l’aumento dei tassi di interesse. Il prelievo viene istituito per il 2023 a seguito del rialzo dei tassi di interesse e “dell’impatto sociale derivante dall’aumento delle rate dei mutui che stanno mettendo sempre più in difficoltà le famiglie italiane.
L’obiettivo è quello di fronteggiare l’aumento dei costi per i mutui a tasso variabile. In alcuni casi le rate sono aumentate anche del 60% nell’arco di due anni. Tuttavia hanno dato parere positivo i sindacati e da tutta la maggioranza.
E’ lo stesso Salvini a commentare così il provvedimento: “L’innalzamento dei tassi della Bce ha portato a un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori e i correntisti. Quindi in questo gap si verrà a contare un 40% di prelievo dagli extraprofitti multimiliardari delle banche. Non stiamo parlando di qualche manciata di milioni ma si possono ipotizzare alcuni miliardi. È un provvedimento di equità“, dichiara il ministro.
La mossa del governo però ha avuto effetti negativi sui titoli delle banche che arrivano a perdere fino al 10%. Quindi la Borsa ha risposto con esito negativo al provvedimento che ancora deve diventare legge. A fine giornata il settore del credito ha bruciato 8,96 miliardi di euro. Il listino di Milano ha perso il 2,12% a 27.942 punti, mandando in fumo 27,71 miliardi, di cui quasi un terzo a causa del crollo dei titoli bancari. Bper ha perso il 10,94% a 2,53 euro, Mps il 10,83% a 2,47 euro, Fineco il 9,91% 12,22 euro, Banco Bpm il 9,09% a 4 euro, Intesa l’8,67% a 2,33 euro, Mediolanum il 5,96% a 7,91 euro e UniCredit il 5,94% a 21,28 euro. Più caute Banca Generali (-3,14% a 32,1 euro), Mediobanca (-2,48% a 11,59 euro) e Banca Sistema (-1,55% a 1,14 euro), che prevede un effetto “quasi nullo” della tassa.
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