Contratti a termine, arrivano alcune importanti novità

.Contratti a termine arrivati alcuni chiarimenti direttamente dal Ministero del Lavoro in merito alle causali. Quali sono tutte le novità che riguardano questi contratti?

Contratti a termine, cosa sono?

Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro subordinato nel quale è prevista una durata predeterminata, mediante l’apposizione di un termine. È disciplinato dal Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81 (articoli 19-29). Secondo tale decreto al contratto di lavoro subordinato può essere apposto un termine di durata che non superi i trentasei mesi e prevede delle causali specifiche. Infatti il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la circolare n.9/2023 sulle novità introdotte dal Decreto Lavoro sui contratti a termine.

Secondo la nuova circolare si chiarisce che limite massimo di durata dei rapporti di lavoro a tempo determinato che possono intercorrere tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, che resta fissato in ventiquattro mesi, fatte salve le diverse previsioni dei contratti collettivi. Il contratto collettivo nazionale di lavoro è, nel diritto del lavoro italiano, un tipo di contratto di lavoro stipulato a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori dipendenti e quelli dei datori di lavoro.

Contratti a termine, quali sono altre novità?

La circolare specifica anche che entro il 30 aprile 2024, sarà possibile l’utilizzo di causali firmate tra il lavoratore ed il datore in assenza di previsioni contrattuali. Si ribadisce così che anche tale termini si intende con riferimento alla stipula del contratto e non dalla sua durata. Inoltre il Ministero ha poi chiarito che il comma 1-ter dell’art. 24 introduce un azzeramento delle causali per i contratti stipulati prima del 5 maggio 2023. Consentendo, entro i limiti di durata complessiva di 24 mesi, l’utilizzo di 12 mesi di contratto privo di causale con rinnovi o proroghe collocate dopo il 5 maggio del 2023.

Lavoratori svantaggiati, alcune precisazioni

Si esclude espressamente l’applicabilità di limiti quantitativi per la somministrazione a tempo indeterminato di alcune categorie di lavoratori. Questi ultimi sono individuati, tra cui i soggetti disoccupati che fruiscono da almeno sei mesi di trattamenti di disoccupazione non agricola o di ammortizzatori sociali, i lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati. Si tratta di coloro che:

a) siano privi di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;

b) abbiano un’età compresa tra i 15 e i 24 anni;

c) non possiedano un diploma di scuola media superiore o professionale (livello ISCED 3). Oppure abbiano completato la formazione a tempo pieno da non più di due anni e non abbiano ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito;

d) abbiano superato i 50 anni di età;

e) siano adulti che vivono soli con una o più persone a carico;

f) siano occupati in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici se il lavoratore interessato appartiene al genere sottorappresentato;

g) appartengano a una minoranza etnica di uno Stato membro dell’Unione Europea. E abbiano la necessità di migliorare la propria formazione linguistica e professionale o la propria esperienza lavorativa per aumentare le prospettive di accesso ad un’occupazione stabile.

Infine rientrano, nella categoria di lavoratori molto svantaggiati i soggetti che sono privi da almeno ventiquattro mesi di un impiego regolarmente retribuito e quelli che, privi da almeno dodici mesi di un impiego regolarmente retribuito.

 
Francesca Cavaleri

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