L’articolo 4 del disegno di legge di bilancio per il 2025 prevede l’estensione a tutti i soggetti che operano nel digitale della web tax. Ecco di cosa si tratta e chi sarà colpito da questa nuova stangata.
La web tax è stata introdotta con la legge 145 del 2018, articolo 1, comma 35, che stabilisce: “è istituita l’imposta sui servizi digitali”. Il successivo comma 36 fissa i principi cardine e in particolare le soglie di applicazione elevate. L’articolo 4 del disegno di Legge di Bilancio 2025 sostituisce proprio tale comma 36 e in particolare elimina le soglie di ricavi limite ed estende a tutto coloro che operano nel digitale l’applicazione della Web tax. La stessa si applica con aliquota al 3% applicata al fatturato e non all’utile.
Le polemiche in questi giorni non sono mancate. La nuova web tax estesa si applica a tutti coloro che operano e hanno guadagni nel digitale, ad esempio che offre servizi come software o servizi pubblicitari, ma anche chi ha un e-commerce, magari ad affiancare un negozio fisico. Inoltre si applica all’editoria e giornalismo online.Le polemiche derivano anche dal fatto che la web tax iene calcolata sul fatturato en non sull’utile e di conseguenza può danneggiare pesantemente attività con margini di profitto bassi.
Ricordiamo che l’utile in azienda rappresenta il profitto effettivamente realizzato dopo aver sottratto tutti i costi e le spese necessarie per produrre un bene o un servizio.
Il fatturato, invece, è la somma degli importi delle fatture emesse (eliminate Iva e altre imposte indirette) ne deriva che il fatturato è sempre molto più alto dell’utile e comprende anche voci negative (ad esempio il costo del lavoro).
Le critiche sono molte perché per le PMI la web tax può rappresentare un danno notevole anche considerando che la pressione fiscale che in Italia si abbatte sulle partite Iva è già molto elevata.
Si aggiunge che molte PMI per offrire i servizi online si avvalgono del supporto di altre aziende a cui si applica la web tax, ad esempio aziende che forniscono software, gestiscono e-commerce, offrono pubblicità. Queste aziende devono per mantenere utili, aumentare i prezzi dei servizi offerti, questo ricade sull’azienda cliente che deve a sua volta aumentare i prezzi. Il rischio è offrire dei prodotti a prezzi elevati e quindi perdere clienti.
Preoccupazione è inoltre espressa anche dalle imprese che operano nel settore del giornalismo e dell’editoria, in particolare dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti e da FNSI ( Federazione Nazionale della Stampa Italiana).
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