Bonus tende da sole 2024, cos’è e chi ha diritto a richiederlo

Il Bonus tende da sole 2024 è richiedibile fino al 31 dicembre. Ecco quindi in cosa consiste e chi ha diritto a richiederlo.

Bonus tende da sole 2024, che cos’è?

L’agevolazione fiscale per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici (“ecobonus”), introdotta dalla legge finanziaria 2007 (articolo 1, commi da 344 a 349, della legge 296/2006), è attualmente disciplinata dall’articolo 14 del decreto legge 63/2013.

Il beneficio consiste in una detrazione dall’IRPEF o dall’IRES (a seconda del profilo del richiedente) pari al 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 60 mila euro (per un esborso, quindi, di 120mila euro) per l’acquisto e la successiva installazione di questi dispositivi. Ebbene rientrano nel bonus diversi dispositivi:

  • Tende da sole a telo avvolgibile;
  • le Tende a rullo;
  • Tende a lamelle orientabili (veneziane);
  • Tende frangisole a copertura di pergole agganciate all’abitazione.

Bonus tende da sole 2024, chi può richiederlo?

Può richiedere il beneficio chi possiede o detiene, in base a un titolo idoneo, l’immobile oggetto di intervento:

  • il proprietario o il nudo proprietario
  • il titolare di un diritto reale di godimento, quale usufrutto, uso, abitazione o superficie
  • l’inquilino o il comodatario dell’immobile
  • i soci di cooperative a proprietà divisa e indivisa
  • gli imprenditori individuali, per gli immobili che non rientrano fra i beni strumentali o i beni merce
  • coloro che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali
  • i familiari conviventi, vale a dire il coniuge (a cui è equiparata la parte dell’unione civile),
  • i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado
  • il convivente di fatto
  • il coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge
  • ed il promissario acquirente.

Infine l’agevolazione può essere richiesta per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2024.

Regole da rispettare per avere l’agevolazione

I consigli per la richiesta delle agevolazioni sono sempre gli stessi. Conservare la documentazione per almeno 10 anni, in modo integro. Inoltre si ricorda di effettuare tutti i pagamenti con mezzi tracciabili come i bonifici, assegni, carte di credito o di debito.

Attenzione perché dopo il completamento dei lavori, è obbligatorio inviare una scheda descrittiva degli interventi all’Enea entro 90 giorni dalla conclusione dei lavori o dal collaudo delle opere. Infine si ricorda che il bonus è compatibile anche con il bonus zanzariere, purché si rispettino tutte le regole previste. Il bonus zanzariere 2024 offre la possibilità di ottenere il 50% di rimborso della spesa sostenuta fino a un massimo di spesa di 60.000 euro. Il rimborso si ottiene sotto forma di detrazione Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) o di Ires, Imposta sul reddito delle società.

Spese sanitarie mancanti nella dichiarazione redditi 2024 precompilata, cosa faccio?

Dal 30 aprile 2024 è disponibile la dichiarazione redditi 2024 precompilata, per l’anno di imposta 2023.  Dal 20 maggio sarà possibile procedere all’inoltro della stessa, con o senza modifiche. Tra le spese già inserite nel modello precompilato vi sono le spese sanitarie, ma cosa succede se il contribuente si accorge che mancano delle spese sostenute?  Ecco cosa dice l’Agenzia delle Entrate.

Detrazione spese sanitarie: si può modificare la precompilata?

Le spese sanitarie sono una delle voci di spesa per le quali sono previste le detrazioni fiscali. I dati delle spese sanitarie sostenute sono già presenti nella dichiarazione dei redditi. Questo grazie al sistema di trasmissione telematico utilizzato dagli operatori.

Ricordiamo che le detrazioni delle spese sanitarie ammontano al 19% della spesa sostenuta, eliminata però la franchigia di 129,11 euro. Per ottenere le detrazioni è possibile pagare in contanti presso farmacie, ticket sanitari presso strutture pubbliche o presso strutture private convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale. Negli altri casi, cioè quando la spesa è sostenuta presso privati non convenzionati è necessario che il pagamento sia tracciabile. Fatta questa premessa generale, cosa fare nel caso in cui nella dichiarazione precompilata non risultino le spese sanitarie che è possibile portare in detrazione? Sono perse? A porre il quesito è un contribuente a cui l’Agenzia delle Entrate risponde tramite la rubrica FiscoOggi.

Agenzia delle Entrate, rispettare le condizioni per la modifica della precompilata

Ho effettuato l’accesso sul sito dell’Agenzia delle entrate per visualizzare la mia dichiarazione precompilata 2024. Ho riscontrato che nella pagina “Visualizza i dati” mancano alcune spese sanitarie per visite mediche che ho fatto nel 2023. Posso aggiungere queste spese prima di inviare la dichiarazione?

L’Agenzia delle Entrate spiega che è possibile modificare la dichiarazione precompilata inserendo spese sanitarie non presenti. Occorre però prestare attenzione, infatti le stesse devono risultare effettivamente sostenute e devono essere rispettate le modalità corrette di pagamento. Naturalmente occorre anche conservare la documentazione che dimostra la spesa sostenuta e nel caso in cui non si proceda all’inoltro telematico di persona, ma attraverso CAF o Commercialisti, è necessario presentare a costoro la documentazione che dimostra la spesa sostenuta.

Nella risposta l’Agenzia delle Entrate ricorda che a partire dal 2024 per l’anno di imposta 2023 i contribuenti lavoratori e pensionati possono scegliere la dichiarazione semplificata. Questa prevede la possibilità di consultare, modificare e integrare i dati utili per la presentazione del modello 730 mediante un percorso guidato e più semplice.

Leggi anche: Modello 730 semplificato, cambia la dichiarazione dei redditi addio al precompilato

Superbonus, detrazioni in 10 anni, le novità

Cambiano di nuovo le regole del Superbonus, anche in questo caso le nuove misure sono retroattive e naturalmente non mancano le polemiche. La più importante novità è la detrazione da spalmare in 10 anni.

Superbonus nuovo cambio di regole in corso

Il Superbonus ci stupisce ormai da anni e purtroppo per chi ha effettuato i lavori ma non è riuscito nei primi a mesi di introduzione dell’agevolazione a terminare i lavori e ottenere la cessione del credito e lo sconto in fattura, le notizie non sono sempre buone. L’ultima novità è la detrazione obbligatoria in 10 anni. Ricordiamo che il Superbonus prevedeva la possibilità di ottenere le agevolazioni viste per il sostenimento delle spese di efficientamento energetico attraverso le detrazioni fiscali con rate di uguale importo in 4 anni.

Al momento dell’introduzione si poteva ottenere il 110% della spesa sostenuta, aliquota poi scesa al 90%. Per i lavori del 2024 l’aliquota è, invece, al 70%, mentre dal 1° gennaio 2025 si passa al 65%.

In un secondo momento si è prevista la possibilità per il contribuente di scegliere se avvalersi della detrazione in 4 anni o in 10 anni. L’opzione era esercitabile per le spese sostenute nel 2022 ed era prevista la possibilità di dilazionare in 10 rate gli importi, fruendo però della prima rata nel 2024.

La misura consentiva anche a chi non aveva capienza fiscale di ottenere l’agevolazione in misura piena, essendo una libera scelta vi era comunque anche la tutela per chi invece avendo capienza fiscale voleva recuperare in breve tempo le somme.

Detrazioni fiscali in 10 anni obbligatorie per il Superbonus: la norma è retroattiva

Con le nuove norme, invece, la detrazione in 10 anni diventa obbligatoria, inoltre va a operare retroattivamente, questo vuol dire che chi aveva speso soldi per la ristrutturazione, magari anche stipulando un mutuo e pensava di rientrare in 4 anni delle spese, si ritrova invece a rientrare in 10 anni con tutte le conseguenze del caso in merito a perdita di liquidità e dilazione degli interessi.

Proprio l’obbligatorietà ha portato i partiti della stessa maggioranza a non votare il provvedimento che però di fatto è stato comunque approvato in Commissione Senato e passa ora alla Camera.

La ratio del provvedimento è nella necessità i ridurre il debito pubblico, generato in parte dal Superbonus.

Leggi anche: Superbonus e vendita dell’immobile, è una cosa possibile?

Stazioni di servizio Iplanet, la svolta per il mercato delle auto elettriche

La stazioni di servizio Iplanet potrebbero essere la svolta per far partire definitivamente il mercato delle auto elettriche in Italia.

Stazioni di servizio Iplanet, i problemi del mercato dell’auto

Il mercato delle auto elettriche stenta a decollare, e non solo in Italia. Il nostro Paese è uno dei paesi europei con la penetrazione di auto elettriche più bassa. I  motivi sono diversi ma i principali sono legati al prezzo elevato dell’acquisto delle auto, alla scarsa autonomia delle batterie e alla mancanza di infrastrutture di ricarica.

Uno dei problemi è che le auto elettriche hanno un’autonomia inferiore alle alte auto, anche rispetto a quelle ibride. Il problema si avverte sui lunghi viaggi, non certamente sugli spostamenti in città. Infatti a causa della scarsa presenza di colonnine di ricarica elettrica in autostrada, avere la giusta energia può diventare un’odissea.

Inoltre, è importante considerare che una batteria perde circa il 10% della sua capacità ogni 500 cicli di ricarica. In ogni caso, la maggior parte delle case produttrici di auto elettriche garantiscono una durata di almeno 160.000 Km o 8 anni di vita.

Stazioni di servizio Iplanet, la novità che potrebbe cambiare il mercato

Uno scossone al mercato delle auto elettriche potrebbe arrivata dalle stazioni di servizio che potrebbero giocare un ruolo importante. Secondo il Presidente IP Gruppo Api, Ugo Brachetti Peretti, entro il 2024 arriveranno delle colonnine che permetteranno la ricarica della batteria, come se si facesse benzina. Colonnine che potrebbero arrivare a circa 3000 in dieci anni.

Un obiettivo che nasce da un accordo tra il Gruppo Api, primo operatore nazionale nel settore dei carburanti e Roberto Purcaro, executive director, Infrastructure & Energy Capital e Head of Macquarie Capital Italy. E così nasceranno le stazioni Iplanet, le nuove stazioni che porteranno a soddisfare tutte le esigenze di mobilità. Si tratterebbe di stazioni di servizio avanzate anche dal punto di vista tecnologico.

Una joint venture paritetica che installerà punti di ricarica elettrica in 510 stazioni di servizio a marchio IP con un piano che sarà completato entro il 2032.

Quanto tempo ci vuole per la ricarica?

Secondo le previsioni si potrebbe così ricaricare la batteria elettrica della propria macchina in 15-20 minuti. Tuttavia durante l’attesa saranno offerti diversi servizi, come la ristorazione, piccoli shop, servizi, e confort per permettere ai guidatori di passare il tempo. Questo sicuramente permetterebbe di fare “rifornimento” di energia quando si è in viaggio, senza avere la preoccupazione di rimanere in strada.

Tuttavia potranno fare rifornimento anche le altre auto a benzina e diesel. Non resta quindi che aspettare le nuove colonnine nelle stazioni dedicate alle automobili elettriche. E se volessimo spostare ancora più in là l’orizzonte temperale, non si esclude la possibilità che prima o poi venga così distribuito l’idrogeno, quando il mercato sarà maturo anche nel nostro Paese.

 

Bonus assunzioni 2024, tutte le misure del decreto Coesione

Per le imprese che vogliono assumere c’è la possibilità di ottenere importanti sgravi contributivi, bonus assunzioni, che possono arrivare fino al 100% dell’importo dei contributi previdenziali. Le varie misure sono contenute nel decreto legge 60 del 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2024 ed entrato in vigore il giorno 8. Ecco le principali misure previse per chi assume.

Norme comuni ai bonus assunzioni

La prima cosa da dire è che gli sgravi contributivi previsti si riferiscono ai contributi previdenziali e non comprendono i premi Inail Sono rivolti esclusivamente alle imprese che assumono con contratto a tempo indeterminato, oppure trasformano un contratto precedente a tempo determinato. Si può ottenere l’agevolazione anche nel caso in cui vi era un precedente contratto di apprendistato non confermato.

Affinché si possa ottenere l’esonero contributivo, è necessario che per l’impresa vi sia un aumento reale degli occupati. L’incremento deve essere valutato sulla base della differenza tra il numero dei lavoratori occupati rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori mediamente occupati nei dodici mesi precedenti.

I bonus assunzioni sono validi per i contratti stipulati dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025 per un numero di mesi non superiore a 24. Infine, si ricorda che affinché siano operative le misure è necessario che sia emanato un decreto attuativo con le norme di dettaglio. Lo stesso deve essere adottato di concerto tra il MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze, e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Delineati i tratti comuni delle misure, vediamo quali sono gli esoneri contributivi previsti.

Bonus assunzione Giovani

L’articolo 22 del decreto 60 del 2024 prevede il Bonus giovani, si tratta di uno sgravio contributivo del 100% con importo massimo di 500 euro mensili per coloro che assumono giovani di età inferiore a 35 anni. L’importo massimo di 500 euro mensili per ciascun lavoratore è aumentato a 650 euro nel caso di assunzioni in unità operative collocate nella zona ZES (Zona Economica Speciale) che comprende: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Bonus assunzioni Donne

L’articolo 23 prevede, invece, il Bonus donne. In questo caso lo sgravio è previsto per l’assunzione di donne che abbiano maturato 24 mesi senza un regolare contratto di lavoro di qualsiasi età. Nel caso in cui l’unità operativa sia collocata in una ZES cambia il requisito oggettivo, bastano 6 mesi senza un regolare contratto di lavoro. Anche in questi due casi lo sgravio può arrivare al 100% degli oneri previdenziali con un limite massimo mensile di spesa per ciascun lavoratore di 650 euro.

Bonus Zes

Infine, il terzo aiuto è denominato Bonus ZES e prevede l’esonero contributivo per l’assunzione di soggetti che hanno superato i 35 anni di età e risultano privi di impiego da almeno 24 mesi.

Bandi 2024, l’opportunità per la selezione pubblica per 80 funzionari

Bandi 2024, arriva l’opportunità per la sezione pubblica per 80 funzionari, tutti i dettagli per la nuova opportunità di lavoro.

Bandi 2024, la nuova opportunità di lavoro

Sul sito dell’Agenzia delle entrate sono arrivati i dettagli relativi alla nuova offerta di lavoro per funzionari, ben 80. Una nuova opportunità di lavoro da non perdere per chi cerca una posizione lavorativa. Ebbene arriva l’avvio di una selezione pubblica per l’assunzione a tempo indeterminato di 80 unità da inquadrare nell’area dei funzionari, famiglia professionale funzionario gestionale, da destinare ai processi di selezione, valutazione, formazione e sviluppo delle risorse umane.

Bandi 2024, requisiti dell’ammissione

Alla procedura selettiva di cui al presente bando possono partecipare coloro che, alla data di scadenza del termine per la presentazione delle domande, sono in possesso dei requisiti indicati di seguito:

  • laurea triennale (L) in Scienze dei servizi giuridici (L-14); Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione (L-16); dell’economia e della gestione aziendale (L-18), dell’educazione e della formazione (L-19); Scienze e tecniche psicologiche (L-24); economiche (L-33); Scienze politiche e delle relazioni internazionali (L-36); Sociologia (L-40);
  • diploma di laurea in giurisprudenza, economia e commercio, psicologia, scienze dell’educazione, scienze della formazione primaria, scienze politiche, sociologia, conseguito secondo l’ordinamento di studi previgente al D.M. n. 509/99 o titolo equipollente per legge;
  • laurea specialistica o magistrale equiparata ai suddetti diplomi di laurea secondo quanto stabilito dal decreto interministeriale del 9 luglio 2009.
  • cittadinanza italiana;
  • posizione regolare nei riguardi degli obblighi militari;
  • godimento dei diritti politici e civili;
  • idoneità fisica all’impiego.

Come  presentare la domanda

Chi volesse inviare la domanda di partecipazione al concorso esclusivamente per via telematica. Come sempre occorre autenticandosi con SPID/CIE/CNS/eIDAS, mediante la compilazione del format di candidatura sul Portale unico del reclutamento “inPA”. L’indirizzo è disponibile all’indirizzo internet https://www.inpa.gov.it/, previa registrazione sullo stesso Portale.

Inoltre per la partecipazione al concorso, occorre essere in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). La registrazione, la compilazione e l’invio on line della domanda devono essere completati entro le ore 23.59 del trentesimo giorno successivo a quello della pubblicazione del bando (15 maggio 2024). Per la partecipazione al concorso deve essere effettuato, a pena di esclusione, il versamento della quota di partecipazione di euro 10,00 (dieci/00) sulla base delle indicazioni riportate su Portale “inPA”.

La procedura di selezione prevede le seguenti fasi:

a) prova scritta;

b) prova orale.

Le modalità, le date di svolgimento della prova scritta e i requisiti della eventuale strumentazione tecnica saranno pubblicati il giorno 20 giugno 2024, con valore di notifica a tutti gli effetti, nel sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it e sul Portale InPA.

Disoccupazione agricola 2024, quando viene pagata?

Entro il 2 aprile 2024 (termine così fissato a causa dello slittamento dal 31 marzo in quanto si trattava di giorni festivi) i lavoratori del settore agricolo che nel 2023 hanno prestato lavoro presso aziende hanno presentato la domanda per ricevere la disoccupazione agricola, ma quando sarà erogata e quali sono gli importi?

Chi percepisce l’indennità di disoccupazione agricola 2024?

Hanno diritto a percepire la disoccupazione agricola:

  • Operai agricoli a tempo determinato iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli dipendenti.
  • Operai agricoli a tempo indeterminato assunti o licenziati nel corso dell’anno civile.
  • Compartecipanti familiari.
  • Piccoli coltivatori diretti che accumulano fino a 51 giornate di iscrizione negli elenchi nominativi mediante versamenti volontari.

L’indennità di disoccupazione agricola spetta sia ai lavoratori italiani sia stranieri, sappiamo infatti che in questo settore la manodopera, soprattutto a tempo determinato, cioè i lavoratori stagionali sono soprattutto stranieri.

Requisiti oggettivi per l’indennità di disoccupazione agricola 2024

Oltre ai requisiti soggettivi, sono previsti anche requisiti oggettivi, cioè avere maturato almeno 102 contributi giornalieri nel biennio costituito dall’anno cui si riferisce l’indennità e dall’anno precedente. Le 102 giornate lavorativa possono essere maturate anche in un solo anno, cioè nel 2023. In ogni caso si può percepire l’indennità di disoccupazione solo nel caso in cui siano maturati almeno due anni di anzianità nell’assicurazione.

Nel 2024, l’importo massimo dell’indennità di disoccupazione agricola è di 1.321,53 euro, con gli importi aggiornati annualmente in base all’indice ISTAT dei prezzi al consumo. L’INPS eroga il pagamento in un’unica soluzione, di solito a partire dal mese di luglio. Generalmente gli importi sono tutti liquidati entro il mese di agosto.

I contributi sono erogati direttamente dall’Inps e accreditati in conto corrente, naturalmente è necessario indicare un Iban al momento di presentazione della domanda.

Leggi anche: Agricoltura, fino a 56.000 per l’acquisto di beni strumentali

Fondo garanzia giovani 2024, il più richiesto dalle coppie giovani

Il fondo garanzia giovani 2024 sembra essere un valido aiuto per le giovani coppie che intendono acquistare casa, alcune caratteristiche.

Fondo garanzia giovani 2024, un valido aiuto

Anche i giovani italiani, e non solo i genitori, vogliono comprare casa ed assicurarsi un tetto sulla testa. Soprattutto le giovani coppie che lavorano voglio avere un piccolo immobile tutto per se. Del resto gli italiani sono molto attaccati “al mattone” considerandolo ancora nel 2024 la fonte di investimento più conveniente. Ma per chi deve comprare la prima cosa il fondo garanzia giovani rappresenta davvero una mano per coronare il proprio sogno.

Il Fondo di garanzia Mutui per la prima casa, c.d. Fondo prima casa, è stato istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze con la legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1 comma 48, lett. c. Il Fondo prevede una garanzia pubblica del50%. Mentre l’ammontare del finanziamento non deve essere superiore a 250.000 euro.

Fondo garanzia giovani 2024, chi può richiederlo?

Il Consap è il getore del Fondo garanzia giovani e individue i soggetti che possono accedere a questa importante garanzia che deriva dallo Stato italiano. Il Fondo Prima Casa è rivolto a tutti i cittadini che, alla data di presentazione della domanda di mutuo per l’acquisto della prima casa, non siano proprietari di altri immobili a uso abitativo (anche all’estero), salvo il caso in cui il mutuatario abbia acquisito la proprietà per successione causa morte, anche in comunione con altro successore, e che siano ceduti in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli. Possono quindi richiederlo:

  • giovani coppie coniugate ovvero conviventi more uxorio che abbiano costituito nucleo da almeno due anni;
  • nuclei familiari mono genitoriali con figli minori conviventi;
  • conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati;
  • giovani di età inferiore a 36.

Le modifiche della legge di bilancio 2024

La legge di bilancio 2024 ha inoltre previsto tre ulteriori categorie prioritarie:

  • nuclei familiari che includono tre figli di età inferiore a 21 anni e che hanno un ISEE non superiore a 40.000 euro annui (categoria introdotta dalla Legge di bilancio 2024)
  • nuclei familiari che includono quattro figli di età inferiore a 21 anni e che hanno un ISEE non superiore a 45.000 euro annui (categoria introdotta dalla Legge di bilancio 2024);
  • e nuclei familiari che includono cinque o più figli di età inferiore a 21 anni e che hanno un ISEE non superiore a 50.000 euro annui (categoria introdotta dalla Legge di bilancio 2024).

Tali categorie, nel caso richiedano un mutuo superiore all’80% del prezzo d’acquisto dell’immobile, comprensivo di oneri accessori, beneficiano della garanzia fino al 90%. Infine la richiesta deve essere inoltrata alle banche o agli intermediari finanziari aderenti all’iniziativa e non direttamente a Consap.

Affitti brevi, le nuove regale da applicare. Chiarimenti AdE

L’Agenzia delle Entrate chiarisce i limiti all’applicazione della nuova aliquota per la cedolare secca sugli affitti brevi con la circolare 10/E del 10 maggio 2024. Ecco cosa cambia.

La tassazione delle locazioni brevi nella legge di bilancio 2024

La legge di bilancio per il 2024 ha previsto modifiche al regime della cedolare secca. Ha modificato l’articolo 4 comma 2 del decreto legge 50/2017 (che disciplina il regime fiscale delle locazioni brevi) incrementando dal 21% al 26%, l’aliquota dell’imposta sostitutiva dovuta sui redditi derivanti dai contratti di locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni. Chi però ha più di un immobile concesso con locazioni brevi può scegliere un solo immobile sul quale applicare l’aliquota ridotta del 21%.

Ricordiamo che rientrano in tale fattispecie anche i contratti che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività d’intermediazione immobiliare, ovvero soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare.

La disciplina di vantaggio non trova applicazione nel caso in cui il soggetto destini alla locazione breve più di 4 appartamenti, in caso contrario siamo nell’ambito di attività professionale vera e propria.

Entrata in vigore della nuova cedolare secca sulle locazioni brevi

Non sono mancate perplessità tra i soggetti passivi, in particolare inerenti l’entrata in vigore delle norme. Chiarito che la norma entra in vigore il primo gennaio 2024, restava il dubbio se le novità fiscali si applicassero per i contratti conclusi dal primo gennaio 2024 o anche ai contratti precedenti a tale data.

La circolare precisa che le nuove aliquote trovano applicazione sui contratti di locazione breve maturati pro-rata temporis in base all’articolo 26 del TUIR a partire dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dalla data di stipula dei predetti contratti e dalla percezione dei canoni.

La circolare 10/E fa anche un’altra precisazione, riguarda il caso in cui le locazioni brevi siano gestite tramite intermediario che incassa anche gli importi per conto del soggetto titolare. In questo caso l’intermediario funge da sostituto di imposta, ma l’importo trattenuto e versato come imposta pari al 21% costituisce una ritenuta a titolo di acconto. Il titolare nella presentazione della dichiarazione dei redditi deve esercitare l’opzione per l’imposta sostitutiva al 21% e versare eventuali conguagli a titolo di saldo.

Leggi anche: Mutui green 2024, aumentano le richieste da parte degli italiani

Bonus tari 2024, cos’è e quando è possibile richiederlo

Il bonus tari 2024 è previsto, se pur su carta, anche per quest’anno. Ecco quindi quali sono i requisiti per poterlo richiedere.

Bonus tari 2024, cos’è?

I rifiuti prodotti devono essere smaltiti attraverso la raccolta differenziata. Una scelta non solo ambientale, ma che è introdotta in tutti i comuni a carico del cittadino. La tassa sui rifiuti è la tassa relativa alla gestione dei rifiuti in Italia, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore.

Tuttavia è affidato ad ogni comune il compito di determinare le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.  Infine il principio fondamentale per l’applicazione della TARI, secondo l’art. 1 c. 652 L. n. 147/2013 è quello in base al quale “chi inquina paga”.

Come si calcola la tassa

La tari per le case si paga prendendo in esame due variabili: la superficie calpestabile e il numero di persone che compongono il nucleo familiare. Per superficie calpestabile si intende i metri quadri netti interni alle mura (dato facilmente leggibile attraverso una visura catastale) moltiplicata per la parte fissa unitaria. A tale valore si somma anche il numero delle persone che occupano l’immobile. Infine, deve essere aggiunto il 5% corrispondente al tributo provinciale per le funzioni e i servizi che offre (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).

In linea di massima è possibile individuare i casi più comuni per il pagamento, dividendo la TARI in tre tempistiche diverse:

  • 1° rata da pagare entro la fine di aprile;
  • 2° rata da pagare entro la fine di luglio;
  • 3° rata è il saldo da versare entro la fine dell’anno.

Bonus tari 2024, a chi spetta

L’Arera ha pubblicato specifici criteri per la concessione di agevolazioni in materia di tassa sui rifiuti per famiglie e imprese. I criteri per l’accesso all’agevolazione sono gli stessi previsti per i bonus luce, acqua e gas. Quindi possono richiedere il bonus tari coloro che hanno un Isee fino a 9.530 euro o Isee fino a 20.000 euro in caso di almeno 4 figli a carico. Si ricorda che ogni singolo comune può prevedere casi particolari di esenzione.

La Legge di Bilancio 2021 prevede la riduzione della TARI di due terzi per le abitazioni di soggetti che non risiedono in Italia. La norma, però, si applica soltanto per una abitazione che non è stata concessa in comodato a terzi e non locata. Da non dimenticare la presentazione della relativa domanda entro il 30 giugno dell’anno successivo.

Scatta l’esenzione sulla TARI per gli immobili disabitati o inagibili e, dunque, più in generale, per tutte quelle abitazioni che non sono utilizzate. L’assenza di collegamenti idrici, elettrici o fognari consente di avere una dimostrazione dell’inagibilità o inabitabilità dell’immobile.