Gli incentivi all’autoimprenditorialità sono legge

I benefici fiscali e il ruolo dell’INPS per le nuove attività

Il beneficio all’ autoimprenditorialità è divenuto una legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 46 del 25 febbraio 2010.

Dopo il Decreto n. 49409 del 18 dicembre 2009 con il quale il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aveva fornito indicazioni in merito alla corresponsione dell’incentivo previsto, ecco le informazioni sui benefici fiscali per chi desidera mettersi in proprio.

Beneficiari

Gli incentivi all’autoimprenditorialità sono rivolti a quei lavoratori ai quali erano stati precedentemente destinati ammortizzatori sociali in deroga o sospesi negli anni 2009 e 2010, insieme a coloro che intendono avviare un’attività di lavoro autonomo, un’attività autoimprenditoriale, una microimpresa, o per associarsi in cooperativa.

L’incentivo previsto dall’articolo 7-ter, comma 7, della Legge n. 33/2009 consiste nella liquidazione del trattamento di sostegno del reddito (ammortizzatore sociale in deroga o indennità di disoccupazione) per un numero di mensilità pari a quelle autorizzate e non ancora percepite.

Ruolo dell’INPS

Per avvalersi di questo beneficio, i lavoratori devono presentare domanda all’INPS in cui specificare l’attività da intraprendere.

A questo punto l’INPS è chiamato ad accertare il diritto del beneficiario a usufruire dell’ammortizzatore sociale in deroga o all’indennità di disoccupazione; verifica l’idoneità della documentazione presentata; e in seguito quantifica il beneficio spettante.

L’INPS eroga allora il 25% dell’incentivo e interrompe l’erogazione al reddito dello stesso lavoratore; il rimanente 75% del beneficio viene somministrato dallo stesso Ente dopo che il lavoratore avrà presentato la documentazione completa di ogni elemento che attesti l’assunzione di iniziative finalizzate allo svolgimento dell’attività di lavoro autonomo, dell’attività autoimprenditoriale, o di una microimpresa, o per associarsi in cooperativa.

Paola Perfetti

Visto di conformità : Soggetti per il Visto

Il visto di conformità può essere rilasciato:
  • dai professionisti iscritti all’albo dei Dottori commercialisti e degli Esperti Contabili;
  • dai Consulenti del Lavoro;
  • dai soggetti in possesso del diploma di ragioneria o di laurea in giurisprudenza o economia e commercio o equipollenti, iscritti alla data del 30.9.1993 nei ruoli dei periti ed esperti tenuti dalle CCIAA, sub categoria tributi;
  • dalle associazioni sindacali e di categoria;
  • dai centri di assistenza fiscale.

In alternativa al rilascio del Visto, la dichiarazione delle società soggette al controllo contabile è sottoscritta, anche dal Revisore Contabile.

Per poter rilasciare il visto di conformità, i soggetti abilitati devono essere tutelati da un’apposita polizza professionale, con massimale adeguato al numero di contribuenti assistiti e al numero di visti di conformità rilasciati, e non inferiore comunque ad euro 1.032.913,80. La polizza non deve contenere franchigie o scoperti e deve prevedere il risarcimento del danno denunciato nei cinque anni successivi alla scadenza del contratto.

Dopo la sottoscrizione o integrazione della polizza assicurativa, il professionista deve, ovviamente, presentare, alla competente Direzione Regionale delle Entrate, ai sensi dell’ articolo 21 del D.M. 164/1999, una preventiva domanda in carta libera allegando, alla stessa, la copia della polizza assicurativa, la dichiarazione relativa all’insussistenza di provvedimenti di sospensione dell’ordine di appartenenza, nonché la dichiarazione concernente la sussistenza dei requisiti indicati alle lettere a), b), c) e d), del comma 1, dell’art. 8 del citato decreto.

Cresce la fiducia delle imprese manifatturiere

Sale ancora, a febbraio, l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere, salendo a 84 e registrando il quinto rialzo consecutivo e attestandosi sui massimi dal giugno 2008. Migliorano, spiega una nota dell’Isae, l’Istituto di studi e analisi economica, sia i giudizi sullo stato attuale del portafoglio ordini sia soprattutto le attese di produzione; tornano ad accumularsi le scorte di magazzino, che restano comunque al di sotto dei valori considerati normali. Il recupero della fiducia non è però questo mese diffuso a tutti i settori produttivi: l’indice sale nei beni intermedi, dove recupera oltre due punti passando da 80,4 a 82,9; la fiducia continua invece a calare nei beni d’investimento e di consumo, con indici rispettivamente pari a 78,9 e a 87,4. Differenze emergono anche a livello territoriale: la fiducia passa da 82,6 a 83,8 nel Nord Ovest e da 80,3 a 81,7 nel Nord Est; l’indicatore scende invece da 86,1 a 85,2 al Centro e da 86,7 a 85,2 nel Mezzogiorno. Secondo l’usuale focus trimestrale relativo ai dati per dimensione d’impresa, il recupero di fiducia degli ultimi tre mesi ha riguardato soprattutto le imprese di piccole (con meno di 100 addetti) e medie dimensioni (tra 100 e 250 addetti). La risalita è stata invece più modesta per le grandi imprese.

Le aziende del Made in Italy diventano price-maker.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere

 Da un’indagine svolta da Unioncamere in cinque città d’europa (Amsterdam, Barcellona, Francoforte, Parigi e Stoccolma), è emerso che il 40 per cento dei prodotti di abbigliamento non ha alcuna dichiarazione d’origine, che il 57 per cento non è conforme alla composizione merceologica dichiarata, e che il 10 per cento presenta elementi cancerogeni. Anche in Italia, il 58,5 per cento dei capi di abbigliamento immessi sul mercato risulta senza indicazione di origine. I dati sono stati resi noti da Ferruccio Dardanello, presidente dell’Unione delle camere di commercio, intervenuto questa mattina al convegno di Symbola e Farefuturo “Il futuro Made in Italy”. “Le oltre 4.500 medie imprese, che rappresentano i campioni del Made in Italy – ha dichiarato Dardanello -, sono diventate negli scorsi anni dei veri e propri price-maker sui mercati internazionali. Queste imprese, infatti, hanno puntato su un modello aziendale improntato alla qualità, alla differenziazione, al contenuto di servizio al cliente, che ha consentito loro di vendere i prodotti principali a prezzi superiori di quasi il 20% a quelli del prodotto standard. Negli ultimi anni questo premium-price si è andato assottigliando, riducendosi al +2,5%. Ciò sta avvenendo perché, per conquistare fasce di mercato più ampie ed andare incontro a un modello di consumo più consapevole, rispettoso dell’ambiente e del consumo energetico, le imprese hanno puntato a potenziare ulteriormente altri fattori competitivi di tipo immateriale, cioè l’innovazione, il design, il marchio aziendale. Non a caso, dalle nostre indagini emerge che grazie a nuovi prodotti, e facendo sempre della qualità la propria bandiera, il 59% delle piccole e medie imprese manifatturiere conta di raggiungere altri e più promettenti mercati in Italia e all’estero mentre il 70% ha investito nell’innovazione”. “Ma questa spinta all’innovazione che emerge dal nostro tessuto produttivo – ha concluso Dardanello -, deve essere portata a sistema e deve essere sostenuta dalle istituzioni e dalla pubblica amministrazione. La tutela del Made in Italy è una linea di intervento politico fondamentale, alla quale vanno affiancate azioni di sostegno alla qualificazione dei prodotti, attraverso la tracciabilità, un’adeguata strategia di comunicazione e tanta formazione che valorizzi i saperi del territorio e dia futuro alle nostre produzioni di punta”.

fonte: ago press

Una società su due è in perdita.

La quota di società con imposta netta positiva – è scritto nel comunicato diffuso dal dipartimento – ha raggiunto il 52,6% del totale (circa 526.000), quota sostanzialmente identica a quella del 2006 (+0,2%)’. Le Società con reddito positivo – spiega il dipartimento delle Finanze – sono localizzate principalmente nelle regioni del Nord. La distribuzione dell’imposta complessiva è concentrata nelle imprese di dimensioni maggiori: lo 0,8% delle società dichiara il 58% dell’imposta ed il 53% delle società minori (fino a 500.000 Euro di componenti positivi Irap) dichiara solo il 5,3% dell’imposta.

fonti: ansa.it | finanze.it

In Italia ci sono quasi 6 milioni di partite iva.

I contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per il periodo d’imposta 2007 sono stati 5.700.033 con un decremento dell’1% rispetto all’anno precedente, dovuto alla possibilità di optare per due diversi regimi, quello di ”franchigia” e quello di ‘esonero per gli agricoltori”. Il 63,90% dei contribuenti Iva sono persone fisiche che, per il 68,22%, operano nel settore dei servizi.L’81% dei contribuenti Iva ha un volume d’affari fino a 185.920 euro, ma – nel complesso – paga solo il 9% dell’Iva incassata dallo Stato.Il volume d’affari complessivo dichiarato è di circa 3.370 miliardi di Euro con un incremento del 6,31% rispetto all’anno precedente, andamento in linea con gli anni precedenti. Se si guarda ai settori di attività economiche, il settore del ”Commercio, trasporto, alberghi e comunicazione” è il più rappresentativo della platea di contribuenti, del volume d’affari nonchè dell’Iva di competenza totale (50,46%).

fonti: ansa.it | finanze.it

Gli Italiani guadagnano meno di 35.000 euro all’anno.

Il 27% dei 30,5 milioni di contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi non pagano l’Irpef, o per effetto del basso reddito, o perchè l’imposta dovuta è compensata da deduzioni e detrazioni. È quanto si rileva dall’Analisi delle dichiarazioni dei redditi del 2008, relative ai redditi 2007, delle quali sono state diffuse oggi dal ministero dell’Economia le statistiche complete. Dalle elaborazioni emerge che la metà dei contribuenti non supera i 15.000 euro e che più in generale il 91% dei contribuenti dichiara redditi non superiori a 35.000 euro. Poco meno dell’1% dei contribuenti ha redditi superiori ai 100.000 euro annui. In media i contribuenti italiani hanno pagato nel 2008 un’Irpef pari al 18,4% del proprio reddito, versando 4.670 euro pro-capite. Il tipo di reddito dichiarato – è scritto nella nota diffusa dal dipartimento – deriva per il 78% da redditi da lavoro dipendente e da pensione, per il 5,5% da redditi da partecipazione, per il 5% da redditi di impresa e per il 4,2% da redditi da lavoro autonomo. Tuttavia, i redditi da lavoro autonomo presentano un valore medio più alto (pari a 37.120 Euro, circa il doppio del reddito complessivo medio), mentre i redditi da pensione quello più basso (pari a 13.436 euro).

fonti: ansa.it | finanze.it

Il modello IVA 2010: semplice e razionale.

Già disponibile da alcuni mesi sul sito dell’Agenzia delle Entrate, il nuovo modello IVA, presenta numerosi cambiamenti che lo rendono più semplice rispetto al passato.

Cambia il quadro VA, che richiederà meno informazioni, infatti se prima era necessario inserire alcuni dati sia in questo quadro che in altri, adesso conterrà soltanto i dati generali e quelli riepilogativi sulle attività svolte dal dichiarante, mentre gli altri dati basterà indicarli nei quadri a essi appositamente dedicati: ad esempio le informazioni riguardanti le operazioni attive andranno inserite nel quadro VE, mentre quelle relative alle operazioni passive andranno inserite nel quadro VF.

Scompaiono il rigo VA4 (prima presente sempre nel quadro VA), usato dai contribuenti che versano trimestralmente l’imposta per le operazioni di subfornitura; il rigo VA42, dove si indicavano i dati per l’adeguamento Iva agli studi di settore; il quadro VG, utilizzato dai contribuenti in regime speciale che con questo nuovo modello 2010 utilizzeranno il quadro VF, dove sono state istituite due nuove sezioni, di cui una dedicata alla determinazione dell’Iva ammessa in detrazione.

Sono stati soppressi anche righi relativi alle sommatorie parziali di importi contenuti in altri righi appartenenti alla stessa sezione.

Infine, si noterà che anche il frontespizio è cambiato. Sono stati eliminati i riquadri relativi alla residenza anagrafica per le persone fisiche e al domicilio fiscale per le persone giuridiche. L’obbligo di compilare questi campi rimane solo per i soggetti residenti all’estero.

Le scadenze fiscali di Febbraio

  • Scadenze del 01 febbraio 2010
    IVA – Elenchi Intrastat Trimestrali
    INPS – Modello DM10/2
    INPS – Denuncia Emens
    IVA – Elenchi Intrastat Annuali
  • Scadenze del 16 febbraio 2010
    IVA – Dichiarazione d’intento
    IRPEF – Ritenute redditi di lavoro autonomo
    IRPEF – Ritenute
    IVA – Liquidazione mensile
    IRPEF – Addizionali
    INTRATTENIMENTI – Imposta
    ENPALS – Contributi mensili
    INPGI – Contributi
    INPS – Gestione Separata
    INPS – Contributi mensili
    Inps – Contributi IVS Artigiani e Commercianti
    INAIL – Autoliquidazione
    LAVORO – Libro Unico
    T.F.R. – Imposta sostitutiva sulla rivalutazione
  • Scadenze del 20 febbraio 2010
    IVA – Elenchi Intrastat Mensili
  • Scadenze del 22 febbraio 2010
    ENASARCO – Contributi
  • Scadenze del 25 febbraio 2010
    ENPALS – Denuncia dei contributi