Da artigiano a imprenditore: gestire Soci e Collaboratori

Un capitolo delicato. Se i soci sono operativi nell’impresa artigianale devono avere un ruolo definito: commerciale, amministrazione, produzione, ricerca&sviluppo, etc. Siete certi che ognuno sappia esattamente cosa deve fare? Non ci sono inefficienze da sovrapposizione? C’è il “primus inter pares” che svolge le funzioni di Direzione Generale, di coordinamento delle varie iniziative?

In azienda ci deve essere un solo punto di riferimento. Chi vuole mettersi in gioco? Fare da leader del cambiamento, conoscendo conseguenze e responsabilità? Il leader deve ottenere la legittimazione dal gruppo. Ma, prima di tutto, deve sentire il ruolo dentro di sé. Deve sapere dove vuole arrivare, come arrivarci e in che tempi. Deve essere di esempio: impara cose nuove, le applica e poi impara come farle fare agli altri. Cioè acquisisce delle competenze non solo da “professional” ma anche da manager. Non demorde quando incontra resistenze al cambiamento o vede che il socio, seppure d’accordo ideologicamente, si rifugia nelle aree di confort, continua con le vecchie abitudini, non si impegna a imparare materie nuove.

Il carisma del leader deve fare da enzima per accelerare i processi di miglioramento. Persistere, portare pazienza, avere determinazione e portare a casa qualche veloce risultato rafforza la sua credibilità operativa e strategica.

I soci continuano, logicamente, a confrontarsi a condividere le decisioni più importanti. Il leader fa da traino, da motivatore. Sprona e aiuta a migliorarsi. È un compito difficile, non sottostimate i tempi né le resistenze attive e passive. Ci saranno; e potranno portare a qualche tensione che dovrà essere gestita ricordando i valori aziendali condivisi e la visione concordata. In una fase del processo più avanzata, non è da escludersi che qualche socio si perda lungo la strada perché divenuto più elemento di inefficienza e rallentamento che di booster allo sviluppo.

Se avrete gestito in modo eccellente il passaggio da impresa artigianale a PMI (piccola-media impresa) avrete considerato questa eventualità e quindi, al momento opportuno, dopo N tentativi di recupero del socio, se infruttuosi, vi sarete premurati di ricoprire le sue specifiche competenze con un collaboratore o con un altro partner più adatto ai tempi e alla fase che l’azienda sta vivendo.

Sostituite il mito della grande famiglia, dove tutti si vogliono bene (non è vero, nella pratica) con una chiara e condivisa definizione dei compiti e dei ruoli, degli obiettivi quantitativi da raggiungere, dei premi alla produttività o alla generazione di margine. Ogni collaboratore avrà una descrizione scritta della propria mansione, un referente gerarchico e un colloquio semestrale o annuale per la valutazione del proprio operato. Le regole d’ingaggio devono essere esplicite. Le regole per gli incentivi note e trasparenti.

Un leader non punisce, esorta a ottenere l’eccellenza ed è al fianco del collaboratore per insegnare come migliorare la prestazione.

Un leader non coccola (paternalismo). Gratifica il collaboratore quando c’è il merito. Professionalità, sensibilità, etica devono essere alla base del rapporto con i collaboratori se l’eccellenza è il traguardo che vi state ponendo.

Rendere noto in un’occasione formale annuale gli obiettivi dell’azienda aiuta a creare spirito di corpo così come la celebrazione di importanti commesse conquistate o l’avvio di una nuova macchina in produzione.

Dott. Giulio ARDENGHI | g.ardenghi[at]infoiva.it | www.businesscoachingefficace.com | Bergamo

Business Coach professionista, affianca imprenditori di grandi aziende e di PMI, manager e professionisti affinché sviluppino risorse utili a raggiungere i loro obiettivi professionali e personali con soddisfazione, velocemente, in modo misurabile e duraturo. È specializzato nei processi di cambiamento (professionali e aziendali) e nel lancio di start-up. Dopo la tesi (IULM- Milano) sulle Relazioni Esterne del Centro Georges Pompidou (Beaubourg) di Parigi ha iniziato il percorso professionale nel settore comunicazione, per proseguire nel marketing e commerciale. É stato per 25 anni manager di multinazionali italiane e straniere. Ha lavorato e vissuto a Londra, Singapore e Seoul. Ha raggiunto la posizione di direttore generale e poi ho deciso d’intraprendere l’attività di Business Coach che gli sta dando molte soddisfazioni. Ha conseguito un advanced master in PNL, un attestato di counselling in PNL, ha seguito corsi di Gestalt, l’Hoffman Process, ed ha partecipato ai seminari di Jodorowsky. È stato docente alla Scuola di Direzione Aziendale di Torino. Ha tenuto seminari in università italiane e straniere su temi della comunicazione, dell’innovazione, gestione e motivazione della forza vendita. Giornalista pubblicista, i suoi articoli specifici e dal taglio pratico su temi applicativi legati all’area del coaching (start-up, come diventare imprenditori di se stessi, il vero cambiamento, migliorare la propria carriera, trovare la propria vocazione, autostima e leadership) sono pubblicati anche in Internet. Unisce una solida e comprovata esperienza di campo con una meticolosa preparazione di psicologia applicata. Gli piace definirsi un enzima: acceleratore di processi di trasformazione. Il suo motto è pragmatismo col cuore.

“Dall’idea all’impresa”: nuovo premio per finanziare start-up innovative milanesi

Si chiama “Dall’Idea all’Impresa” il nuovo progetto di finanziamento di 5 idee imprenditoriali stilate da giovani voluto da Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda, il Consiglio Notarile di Milano, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo e BIC La Fucina. Si tratta di un’importante iniziativa a supporto di imprese in fase di start-up orientate all’innovazione.

L’iniziativa è rivolta a persone fisiche che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 40 anni e che si impegnino a costituire una società a responsabilità limitata o una società per azioni a forte contenuto innovativo, con sede legale e/o operativa in provincia di Milano. Possono presentare domanda candidati singoli, o riuniti in gruppo, che dovranno detenere da soli o congiuntamente almeno i 2/3 del capitale della società che andranno a costituire.

Cos’è previsto per i 5 vincitori?

1. Il Consiglio Notarile di Milano si farà carico della redazione e stipula dell’atto costitutivo e dello statuto di una s.r.l. o di una s.p.a.

2. Assolombarda fornirà per 24 mesi alle giovani imprese l’iscrizione gratuita all’associazione.

3. Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo metterà a disposizione di ciascuna idea selezionata presso l’Incubatore LIB di Sesto San Giovanni una postazione di lavoro per 12 mesi, all’interno di uno spazio condiviso, accessibile 7 giorni su 7, compresa di connettività, servizi logistici centralizzati e l’utilizzo di spazi comuni attrezzati.

4. BIC La Fucina sosterrà il programma d’incubazione dei neoimprenditori con servizi di consulenza specialistica e attività di monitoraggio costante dello start-up d’impresa.

5. L’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano fornirà ad ogni neoimpresa un servizio di tenuta della contabilità per il primo esercizio sociale, di redazione del primo bilancio di esercizio e delle dichiarazioni fiscali connesse.

Maggiori informazioni possono essere richieste via mail  all’indirizzo ideaimpresa@assolombarda.it

RomExpo Franchising, a Roma va in scena il franchising

Il franchising, modello commerciale giunto nel nostro Paese dal 1998, ha conosciuto un incredibile espansione grazie a strategie di mercato interessanti e basate sulla capacità di fare rete. I contratti di franchising si basano sulla chiarezza tra il franchisor e il franchisee che nella maggior parte dei casi si traducono in vantaggi per entrambe le parti.  Si tratta in altre parole di un percorso per fare impresa in maniera semplice, indicato per chi vuole avviare una nuova impresa ma non vuole partire da zero, un successo confermato dalle statistiche che vedono una crescita di fatturato nel 2009 del +1,9% nonostante una crisi generalizzata.

A Roma il 20 e 21 maggio va di scena la nona edizione della fiera RomExpo Franchising, il salone annuale di riferimento per la promozione del franchising e delle formule distributive più avanzate. Quest’anno la manifestazione fieristica si presenta con un nuovo formato, più ricco e originale che vuole mettere al centro le proposte di crescita imprenditoriale per quanti vogliono abbracciare il modello di business del franchising. La sede espositiva scelta è il Palazzo dei Congressi di Roma presso il quartiere dell’Eur e gli organizzatori hanno fatto il possibile per rendere partecipe il visitatore che si troverà al centro dello scenario con possibilità di percorsi guidati permettendo di incontrare i potenziali affiliati con facilità.

Quest’edizione introduce delle novità per facilitare l’incontro tra franchisee e franchisor come tv al plasma e schede di presentazione in ogni stand per rendere più immediata la fruizione delle informazioni salienti, così come vip lounge per accogliere gli ospiti più importanti. Non mancano naturalmente incontri congressuali e workshop su temi orientati al concreto sviluppo e supporto del sistema franchising con la partecipazione di accademici, istituzioni e leader del settore.

In Italia sono presenti circa 1000 aziende di franchising, 49.250 punti vendita, con un’occupazione totale di 157.250 addetti, con 20 miliardi di fatturato totale. E’ possibile preregistrarsi online sul sito della manifestazione per godere dell’entrata a prezzo ridotto e ricevere informazioni dettagliate. Ulteriori informazioni possono essere richieste alla segreteria organizzativa all’email ref-segreteria@merlospa.com o telefono +39 06 80 69 36 45.

Le imprese italiane non sfruttano a sufficienza i social network

I Social Network sono un potente mezzo di comunicazione sfruttabile anche dalle imprese per farsi conoscere nel mercato e sfruttare un’enorme potenzialità. Per Guido Di Fraia, docente Iulm in comunicazione sui social media, in Italia i social network sono ancora poco sfruttati dalle aziende. Se tra i privati si contano quasi 18 milioni di utenti registrati a Facebook, ben diverso è il panorama per le aziende. Su 720 aziende di 6 diversi settori solo il 32,5%  utilizza le reti sociali come sistemi per coinvolgere utenti e consumatori. Manca un’educazione digitale all’utilizzo di questi strumenti, la figura del social media manager infatti nel nostro Paese è pressochè sconosciuta.

Stando alle parole di Fraia responsabile del master in social media merketing allo Iulm: “Occorre fare una considerazione preliminare: del 32% di imprese che fanno attività di social media marketing  il 58% sono grandi aziende. Le medie sono il 32% e non si arriva al 10% per le piccole. Questi dati mostrano un’arretratezza culturale nel Paese nell’accettare questo tipo di leve nel marketing, e soprattutto nell’aver compreso il cambiamento di paradigma di comunicazione, tra aziende e consumatori che esse implicano. L’impiego dei social media richiede investimenti molto contenuti, se paragonato alle altre forme di promozione pubblicitaria: così, pararadossalmente, sarebbero proprio le pmi a poterne trarre maggiori vantaggi”. Con i mezzi sociali anche piccole imprese “tagliate fuori” dal grande business potrebbe avere opportunità di entrarci.

Spesso è difficile calcolare il ritorno e di conseguenza le imprese preferiscono investire in mezzi più tradizionali. In Italia l’investimento complessivo annuo in pubblicità ad esempio è intorno ai 9 miliardi di euro, poco più del 50%  va ancora sulla pubblicità televisiva. I media digitali hanno superato gli investimenti rispetto al cartaceo da quattro anni, ma ancora troppo poco si fa sui social network, mezzi quanto mai economici ma ancora semi sconosciuti. E’ necessario superare il gap e far conoscere questi mezzi alle aziende per permettere loro di godere di un canale prioritario per investimenti pubblicitari coscienti e con un ritorno ottimo (Roi).

Mirko Zago

Guidare l’impresa tra pianificazione e controllo

Ognuno di noi avrà provato, almeno una volta, a pianificare le attività da svolgere nell’arco di una giornata e a fare delle scelte; tante sono le cose da fare e, molto spesso, ci si trova di fronte a degli imprevisti che ci costringono a rinunciare a un appuntamento o a posticiparlo.

Una realtà complessa come quella d’impresa pianifica le sue attività per valutare tra alternative decisionali.

Il management dell’impresa elabora degli scenari indicando le attività e le risorse umane, tecnologiche e finanziarie, da impiegare nelle scelte da fare per il raggiungimento degli obiettivi: aumento del fatturato, innovazione tecnologica, riduzione dei costi fissi, eccetera.

Gli scenari devono essere attendibili e costruiti tenendo conto dell’effettiva struttura dimensionale dell’impresa, della sua storia passata, del tipo di attività che svolge e dei mercati di sbocco dei propri prodotti.

Se un’impresa che produce macchine agricole decide di raddoppiare il fatturato entrando nel mercato della moda, allora sta costruendo degli scenari che non corrispondono alla realtà.

La costruzione di scenari fatta in modo razionale è molto importante per poter esercitare una corretta funzione di controllo delle attività dell’impresa e, quindi, per intervenire in modo tempestivo ogniqualvolta si presentino delle criticità gestionali.

Il controllo di gestione è necessario per poter utilizzare al meglio le risorse umane, tecnologiche e finanziarie dell’impresa, in modo da consentire il raggiungimento degli obiettivi stabili e verificare che la gestione si svolga secondo criteri di economicità al fine di consentire il perdurare dell’impresa nel tempo.

È necessario formulare degli obiettivi intermedi di breve periodo per analizzare eventuali scostamenti della gestione operativa dalle linee stabilite in sede di pianificazione strategica.

Una pianificazione fatta tenendo conto della storia passata e del presente dell’impresa consente di individuare gli elementi che disturbano e ostacolano il raggiungimento del profitto.

Lo strumento del controllo di gestione deve vestire l’impresa come un abito sartoriale. L’efficacia del controllo di gestione, infatti, dipende dai legami con la struttura organizzativa dell’impresa.
Soltanto se costruito come un abito su misura, allora il controllo di gestione potrà agire in modo efficace sui processi gestionali dell’impresa, regolandoli in tutti quelle situazioni dove si sono manifestati gli scostamenti tra gli obiettivi e i risultati effettivamente conseguiti.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali.
E’ iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova, all’Albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio del Tribunale di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti.
Dal 2007 è titolare di gdl Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.

Da artigiano a imprenditore: i primi passi operativi

Definire chi siamo e che cosa facciamo in modo sintetico, preciso e chiaro, anche per poterlo comunicare.

Esempio: un’azienda di incisioni stampi con tecniche esclusive laser ha creato il seguente slogan “Laser or nothing”. Aggressivo, facile da ricordare, specifico.

Individuare e dare un nome accattivante alle diverse linee di produzione o di lavorazioni.
Sempre la medesima azienda ha creato il settore “Just in Time” per le lavorazioni veloci e poco complesse, il settore “Touch&Feel” per lavorazioni che richiedono texture in 3D e che creano un effetto tattile, e il settore più artistico è stato chiamato “Il Nuovo Cesello”.
Questa azienda eseguiva già queste tre diverse lavorazioni, ma non avevano un nome, erano indifferenziate. Oggi differenzia anche l’approccio ai clienti.

Inoltre, ha registrato il nome D.R.E. (Design Rendering Engineering) che indica l’insieme dei software e del know-how necessario per le incisioni in 3D. Oggi può dire di essere l’unica azienda ad avere il DRE, nome che è entrato nel lessico corrente di settore. In comunicazione è passato il concetto: “Chi non ha il DRE ha solo macchine”.

Capire quanto è grande il mercato di riferimento è importante. Ma non è sempre facile. Torno alla nostra azienda laser. Il suo mercato di riferimento è il mercato delle incisioni di stampi o quello delle incisioni possibili solo col laser? Inoltre, non sempre in settori specialistici si trovano dati attendibili sulla cubatura del mercato.

Più facile è individuare quei 2 o 3 settori che fanno l’80% del mercato. Sempre riferendoci all’azienda laser, il settore automotive è quello più importante. Quindi un’attenzione particolare verrà posta per sviluppare azioni di penetrazione in quel segmento con la linea “Touch&Feel”.

Scegliere il posizionamento della propria azienda, del marchio, è un altro passo operativo. Vogliamo essere una “boutique” o un operatore nella media di settore? In funzione della specificità vera suggerisco di posizionarsi in una nicchia specifica. Più unica è la nostra tecnologia, più possiamo distinguerci. Quindi, compilate una lista solida delle competenze che fanno la differenza nei confronti dei concorrenti e dei clienti.

Concentratevi sull’analisi realistica delle possibilità di crescita: a livello locale, regionale, nazionale, internazionale. Evitate convinzioni. Usate numeri. Confrontatevi con le associazioni di categoria o con “amici” già presenti sul mercato.

Un’azienda con 20 dipendenti e circa 3 milioni di euro di fatturato è leader in due province lombarde per la progettazione e l’assemblaggio di sistemi di sicurezza. L’imprenditore non desidera allargare il proprio perimetro operativo. La nostra azienda di applicazioni laser, al contrario, ha deciso di cercare un’alleanza con un player internazionale per accedere ai settori più ricchi e ai mercati internazionali. A voi la scelta. Nel secondo caso non sentitevi inferiori a una multinazionale. Voi avete un’esclusiva tecnologia o un know-how che può completare la gamma di soluzioni offerta dal “gigante” e viceversa. Preparatevi a condurre una negoziazione, a redigere un Memorandum of Understanding (MOU). Un imprenditore deve avere la disponibilità a imparare nuove materie, eventualmente con l’aiuto di un professionista esterno.

I vostri conti sono in ordine? Sapete quant’è il MOL (margine operativo lordo)? Quanto incide il costo del lavoro? Quanto cubano i leasing e i debiti? Quant’è il vostro margine? Non esiste dinamismo commerciale senza un ferreo controllo dei costi e la conoscenza del vostro conto economico.

Dott. Giulio ARDENGHI | g.ardenghi[at]infoiva.it | www.businesscoachingefficace.com | Bergamo

Business Coach professionista, affianca imprenditori di grandi aziende e di PMI, manager e professionisti affinché sviluppino risorse utili a raggiungere i loro obiettivi professionali e personali con soddisfazione, velocemente, in modo misurabile e duraturo. È specializzato nei processi di cambiamento (professionali e aziendali) e nel lancio di start-up. Dopo la tesi (IULM- Milano) sulle Relazioni Esterne del Centro Georges Pompidou (Beaubourg) di Parigi ha iniziato il percorso professionale nel settore comunicazione, per proseguire nel marketing e commerciale. É stato per 25 anni manager di multinazionali italiane e straniere. Ha lavorato e vissuto a Londra, Singapore e Seoul. Ha raggiunto la posizione di direttore generale e poi ho deciso d’intraprendere l’attività di Business Coach che gli sta dando molte soddisfazioni. Ha conseguito un advanced master in PNL, un attestato di counselling in PNL, ha seguito corsi di Gestalt, l’Hoffman Process, ed ha partecipato ai seminari di Jodorowsky. È stato docente alla Scuola di Direzione Aziendale di Torino. Ha tenuto seminari in università italiane e straniere su temi della comunicazione, dell’innovazione, gestione e motivazione della forza vendita. Giornalista pubblicista, i suoi articoli specifici e dal taglio pratico su temi applicativi legati all’area del coaching (start-up, come diventare imprenditori di se stessi, il vero cambiamento, migliorare la propria carriera, trovare la propria vocazione, autostima e leadership) sono pubblicati anche in Internet. Unisce una solida e comprovata esperienza di campo con una meticolosa preparazione di psicologia applicata. Gli piace definirsi un enzima: acceleratore di processi di trasformazione. Il suo motto è pragmatismo col cuore.

Quote rosa: il 60% delle donne-manager è favorevole

Giovanna Boschis, Presidente del Gruppo Donne Confapi (Confapid) ha espresso soddisfazione per “L’approvazione da parte del Governo dell’introduzione delle quote rosa nei Cda delle aziende quotate in borsa è in linea con quello che chiedono anche le donne alla guida delle piccole e medie imprese”. Secondo un recente sondaggio  somministrato a 400 imprenditrici è emerso che per sette su dieci essere donna non ha mai rappresentato un handicap nel corso della propria attività imprenditoriale.

Il 60 % delle nostre imprenditrici sostiene che i ruoli di potere in Italia non siano tutti potenzialmente accessibili alle donne e per questo, la stessa percentuale, si dichiara favorevole all’introduzione delle “quote rosa”” – ha aggiunto la Boschis. Paolo Galassi, Presidente Confapi ritiene che “si stanno facendo passi da gigante verso la strada delle pari opportunità. L’accordo sulla conciliazione firmato nei giorni scorsi da Confapi con il Ministero del Lavoro e le altre parti sociali rappresenta un traguardo importante a sostegno di tutte le donne, protagoniste indiscusse di ogni sistema economico la forza e la creatività delle donne si fanno sentire in ogni contesto; sia in ambito familiare che in quello lavorativo. Per questo l’intesa con il Ministro Sacconi rappresenta la base ideale per l’avvio di politiche economiche e sociali tali da sostenere le donne che decidono di investire in una carriera professionale di tipo manageriale o in una storia imprenditoriale“.

La formazione continua degli avvocati

di Matteo SANTINI e Fabrizio BRUNI, Avvocati in Roma

L’offerta professionale costituisce una delle più importanti risorse di una nazione a mercato libero.
La professione forense in particolare, per il tipo di formazione che presuppone, comporta necessariamente una crescita culturale del singolo e una piena consapevolezza del contesto sociale in cui si opera.

L’Avvocato non può essere considerato un intellettuale solo per il titolo che consegue dopo l’abilitazione, ma può e deve offrire un contributo di pensiero alla società, oltre che un servizio di elevata qualità al Suo cliente nell’ambito del mandato ricevuto. Non v’è dubbio quindi che l’Avvocato debba essere in grado di accrescere e approfondire le proprie conoscenze e competenze professionali.

Come previsto dalla normativa in vigore (regolamento approvato dal c.n.f. il 13 luglio 2007) l’aggiornamento professionale si deve attuare con la partecipazione ad iniziative culturali in campo giuridico rispettando gli obblighi ed i programmi formativi del Consiglio Nazionale Forense e degli Ordini Territoriali.
L’obbligo formativo degli Avvocati è, come abbiamo visto, derivante da un testo di recente approvazione, essendo in vigore solo dal 2007, ma risulta imperfetto.

L’aggiornamento professionale, necessario al fine di raggiungere e mantenere la perizia necessaria per offrire al proprio assistito una prestazione adeguata all’incarico ricevuto, è imprescindibile per un avvocato. Non è questo il punto.
Le perplessità sorgono in ordine alle modalità dell’aggiornamento imposte agli Avvocati, fondate esclusivamente sull’acquisizione di un determinato numero di crediti mediante la partecipazione ad eventi formativi organizzati.
Tale sistema, così come è concepito, non prende, nemmeno in parte, in considerazione l’attività di aggiornamento e formazione che l’Avvocato quotidianamente svolge nel proprio studio per sé e per i suoi collaboratori, investendo risorse economiche e tempo per migliorarsi nella costante competizione che il mercato gli impone.

Si auspica quindi una parziale riforma che possa tener conto anche di questi aspetti, permettendo al professionista di dimostrare il proprio costante impegno di aggiornamento professionale sulla base di criteri obiettivi legati allo svolgimento dell’attività.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma

È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Avv. Fabrizio BRUNI |bruniavv[at]inwind.it

Avv. Fabrizio Bruni del Foro di Roma. Avvocato civilista, esperto in diritto degli appalti, pubblici e privati, diritto della navigazione e delle assicurazioni. Presidente Nazionale dell’Associazione degli Avvocati Romani e co – fondatore del Notiziario Giuridico stragiudiziale. Mette a disposizione una presentazione sulla formazione continua degli avvocati sul sito: www.associazionedegliavvocatiromani.it

Nel 2013 nuovo importante step per il federalismo fiscale

Il 2013 porterà una ventata di novità per quanto riguarda il federalismo fiscale, con particolare riferimento all’autonomia regionale. Ecco cosa cambierà:

Non ci saranno più i trasferimenti dal ”centro”, sostituiti dalla compartecipazione a Iva e Irpef e, contemporaneamente, sarà possibile utilizzare l’attuale addizionale, con aumenti che potranno essere a man mano maggiori. Le Province già da quest’anno potranno modificare, con un aumento o una diminuzione di 3,5 punti percentuali, l’imposta sulla Rc auto ora al 12,5%.

Sempre dal 2013 le regioni potranno manovrare l’addizionale Irpef regionale diminuendola o anche aumentandola dallo 0,9 fino all’1,4%. Maggioranza che non potrà superare lo 0,5% nel 2013. L’aumento potrà essere dell’1,1% nel 2014 e del 2,1% a decorrere dal 2015.

Alle regioni spetterà una parte dell’IVA che andrà a contribuire alla copertura per i servizi essenziali (sanita’, scuola, assistenza, trasporto pubblico). Sempre dal 2013 inoltre le regioni possono ridurre le aliquote dell’Irap fino ad azzerarle e disporre deduzioni dalla base imponibile. Grazie al fondo sociale europeo il governo si è impegnato a garantire 425 milioni di euro per il trasporto pubblico come richiesto dalle regioni in più sedi.

E’ stata introdotta una clausola di salvaguardia per i conti regionali che li salvaguardia dal 2013 rispetto ai tagli previsti dalla finanziaria 2010. Le regioni impegnate nella lotta all’evasione avranno diritto ad una percentuale del recuperato.  Il fondo di perequazione scatta dal primo gennaio 2013 contestualmente allo stop ai trasferimenti erariali. Dallo stesso anno vengono cancellati anche i trasferimenti dalle Regioni ai Comuni ma arriva una compartecipazione dei municipi alle imposte regionali, prima tra tutte l’Irpef.

Ulteriori novità riguarderanno la possibilità di ritoccare l’imposta sulle assicurazioni Rc auto, che va alle province, gia’ dal 2011 potra’ essere aumentata o diminuita del 3,5% rispetto all’attuale aliquota del 12,5%. Per quanto riguarda la sanità verranno elette delle regioni, i cui standard dovranno essere accolti dalle altre, rispettando impegni presi in sedi istituzionali.

Mirko Zago

Cara impresa, ma quanto mi costi?

Un’impresa è in grado di produrre e, quindi, di generare ricavi solo se sostiene dei costi di produzione: materie prime, macchinari, risorse umane, consulenze esterne, eccetera.

I ricavi sono dati dalla moltiplicazione tra la quantità prodotta e il prezzo unitario.

I costi sono dati dalla sommatoria tra i costi fissi e i costi variabili.

I costi fissi non variano al variare della quantità prodotta. Sia che un’impresa produca o che non produca, questi costi devono essere comunque sostenuti; pensiamo all’affitto dei locali, ai costi del personale impiegato, all’ammortamento dei beni strumentali.

I costi variabili sono legati alla quantità prodotta.
Se un’impresa ha bisogno di materie prime per fabbricare il proprio prodotto allora i costi delle materie prime crescono all’aumentare della produzione.

Il risultato economico di un’impresa è dato dalla differenza tra i ricavi e i costi della produzione.
Un’impresa che è appena partita o che ha avviato da poco un nuovo processo produttivo presenterà per i primi tempi un risultato economico negativo, soprattutto se i costi fissi sono alti.
Tale situazione è tipica delle imprese manifatturiere, che effettuano degli investimenti elevati per l’acquisto dei macchinari e degli impianti.
Mano a mano che l’attività produttiva cresce, il risultato economico inizia a salire, in quanto i costi fissi sono assorbiti dai ricavi.

Per arrivare al punto di pareggio, cioè a un risultato economico dove i ricavi sono pari ai costi della produzione, è necessario che il prezzo unitario di vendita dei prodotti sia comunque superiore al costo unitario di acquisto delle materie prime.

Per esempio, se un’impresa decide di vendere i propri prodotti a un prezzo unitario di 90 euro, ma sostiene dei costi unitari variabili pari a 100 euro, non potrà mai raggiungere una situazione di pareggio; i costi cresceranno più rapidamente dei ricavi portando l’impresa alla chiusura dell’attività per fallimento.
Viceversa, se decide di vendere i propri prodotti a un prezzo unitario di 100 Euro con dei costi unitari variabili pari a 90 euro, il risultato economico raggiungerà e supererà la situazione di pareggio.

È importante, quindi, conoscere bene la struttura dei costi dei fattori produttivi di un’impresa. Solo così si è in grado di fissare dei prezzi di vendita che rispondano non solo alle esigenze di mercato ma anche a quelle di reddito.

L’adozione di un accurato controllo di gestione aiuta a evidenziare i punti critici che frenano il raggiungimento dello scopo principe di ogni impresa: il profitto.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali.
E’ iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova, all’Albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio del Tribunale di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti.
Dal 2007 è titolare di gdl Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.