Stangata d’autunno? Aumenti in vista per le tariffe, ma attenti agli allarmismi

L’economia italiana è in forte ripresa come non accadeva da anni, ma tutto questo ha dei riflessi anche sui costi e il Codacons, associazione dei consumatori, parla di stangata d’autunno e prevede un aumento considerevole delle tariffe più importanti con un maggiore esborso per le famiglie di circa 1500 euro distribuito su soli 3 mesi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Stangata d’autunno: attenzione all’eccessivo allarmismo

Occorre sottolineare che i titoli allarmistici sulla stangata d’autunno sono un po’ esagerati, infatti nella stima del Codacons sono inseriti anche i costi relativi al rientro a scuola degli studenti. Si calcola che per ogni figlio, tra corredo scolastico e libri, ci sia un esborso di circa 1200 euro. Tale somma però non è determinata solo da rincari, ma anche da prezzi “base”. Codacons calcola il solo corredo scolastico (astucci, diari, quaderni, zaini, colori) nel 2021 costerà 550 euro circa per alunno, ma su queste voci è possibile comunque operare con oculatezza, ad esempio evitando prodotti griffati. In realtà gli effetti rincari sono più bassi e li vedremo nel prosieguo.

Tenendo in considerazione esclusivamente i rincari, Federconsumatori stima una spesa in più pari a 7,1 euro per il corredo scolastico del 2021. Addirittura Federconsumatori per il 2021 ipotizza una riduzione della spesa relativa ai libri, calcola che uno studente del primo anno di liceo debba spendere per i libri 668,20 euro, pari all’1,3% in meno rispetto al 2020. Per uno studente di prima media, invece, sempre secondo Federconsumatori, la spesa per i libri sarà di 429,30 euro, pari al 3,1% in meno rispetto al 2020. Naturalmente sono stime, infatti molto dipende anche dalle scelte dei libri scolastici operate dagli insegnanti, ogni singola famiglia potrà valutare l’effettiva spesa.

Rincari d’autunno: nel 2021 l’inflazione corre

Ritornando alle voci sulla stangata d’autunno, in Italia attualmente si registra un’inflazione al 2,1% e questo porta ad un aumento dei prezzi al consumo, a farne le spese più di tutti è il comparto energetico, trasporti, turismo. Dal solo aumento dell’inflazione secondo le stime fatte ci sarà un aumento di 190 euro del costo della vita.

Il solo comparto dei trasporti che ha visto ad agosto un forte aumento di domanda ha registrato aumenti di prezzi del 5,3%, questi però non sono del tutto giustificati se non con la necessità del settore turismo di aumentare le entrate dopo i blocchi dovuti al covid e all’aumento di domanda degli italiani.

Stangata d’autunno 2021: il settore energetico registra aumento del costo della materia prima

Particolarmente importante è l’aumento del prezzo del metano, raddoppiato rispetto a quello dei mesi primaverili, tale aumento è dettato da un incremento della domanda da parte dei Paesi asiatici. A ciò si aggiunge che il 1° ottobre l’ARERA ( Autoritàdi Regolazione per Energia, Reti, Ambiente) provvederà ad aggiornare le tariffe e ovviamente su queste si rifletterà proprio l’aumento del costo del metano che a sua volta porterà aumenti anche della bolletta elettrica. Ciò perché la maggior parte delle centrali termoelettriche utilizza il metano per produrre energia. L’aumento a famiglia per il costo di elettricità e gas spalmato sull’ultimo trimestre del 2021 sarà di 24,5 euro.

Non va meglio con i carburanti, infatti attualmente c’è un aumento del 17,8% del prezzo della benzina rispetto allo stesso periodo di un anno fa, mentre per il gasolio l’aumento registrato rispetto a settembre 2020 è del 16,7%. L’aggravio calcolato per i carburanti è di 75 euro in più a famiglia. L’aumento dei prezzi di carburante secondo le stime porterà ad un aumento anche del costo dei prodotti che viaggiano su gomma, ad esempio quelli del settore alimentare.

Nuovo calendario fiscale per la Rottamazione Ter e il Saldo e Stralcio

L’emergenza Covid ha sicuramente portato molti problemi economici agli italiani e in particolare alle aziende la cui liquidità è messa a dura prova dai cali di fatturato che in alcuni settori sono stati davvero importanti. Per aiutare coloro che sono in difficoltà con i pagamenti, il decreto Sostegni Bis ha indicato nuove date di scadenza per le rate della Rottamazione Ter e del Saldo e Stralcio e che erano tutte in scadenza il 31 luglio 2021. Vedremo in sintesi le nuove date per provvedere ai pagamenti.

Il nuovo calendario fiscale

Se avevi delle rate scadute per il piano Rottamazione Ter, che ha agevolato il pagamento di debiti iscritti al ruolo eliminando sanzioni e interessi maturati nel tempo, oppure delle rate del Saldo e Stralcio (questo prevede una riduzione degli importi dovuti dai contribuenti che si trovano in una situazione economica grave che naturalmente deve essere comprovata), il decreto Sostegni Bis ha buone novità per te. Ecco le nuove scadenze:

  • Rata scaduta il 28 febbraio 2020 della Rottamazione Ter: scade il 2 agosto 2021, ma è stata prevista una tolleranza di ulteriori 5 giorni;
  • rata scaduta 31 marzo del 2020 del Saldo e Stralcio scade il 2 agosto 2021, anche in questo caso con un’ulteriore tolleranza di 5 giorni;
  • Rottamazione Ter con scadenza 31 maggio 2020 deve essere pagata entro il 31 agosto 2021;
  • Rottamazione Ter scaduta il 31 luglio 2020 deve essere pagata entro il 30 settembre 2021;
  • Saldo e Stralcio scaduto il 31 luglio 2020 da pagare entro il 30 settembre 2021;
  • Rottamazione Ter scaduta il 30 novembre 2020 da pagare entro il 2 novembre 2021;
  • da pagare entro il 30 novembre 2021 tutte le rate scadute il 28 febbraio 2021, il 31 marzo 2021, il 31 maggio 2021 e il 31 luglio 2021 e non ancora versate.

I vantaggi del nuovo calendario fiscale

Con il nuovo calendario fiscale del decreto Sostegni Bis, convertito in Legge 23 luglio 2021, n. 106 recante misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, si evita anche un vero e proprio ingolfamento del sistema dovuto alla concentrazione di tutte le scadenze delle vecchie rate al 31 luglio 2021.

Il decreto Sostegni Bis ha quindi previsto un’ulteriore agevolazione con dilazione dei pagamenti per le varie rate scadute nel 2020 e ancora non pagate, mentre ha convogliato tutte le rate scadute nel 2021 alla fine di novembre. Per tutte le date che sono state viste, è prevista un’ulteriore tolleranza di 5 giorni, quindi quelle in scadenza al 30 novembre devono essere versate entro le ore 00:00 del 6 dicembre.

Pace fiscale con annullamento cartelle esattoriali

A questa importante novità occorre aggiungere che, in base al decreto attuativo approvato dal MEF, entro il 31 ottobre del 2021 dovrebbe essere portata a compimento la pace fiscale con annullamento automatico delle cartelle iscritte a ruolo e comprese tra il 1°gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010.

Si tratta di un importante provvedimento che prevede la cancellazione delle cartelle esattoriali comprese tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2010 il cui ammontare è inferiore a 5.000. La cancellazione di questo debito fiscale è però riservata ai contribuenti che nel 2019 hanno dichiarato un reddito inferiore a 30.000 euro.

In questo caso il contribuente non ha adempimenti da compiere, infatti ci sarà un incrocio dei dati posseduti dall’Agenzia Entrate e Riscossioni che porterà alla creazione di una lista di contribuenti a cui si annullano le cartelle di pagamento che rientrano nelle caratteristiche viste.

Lo stralcio però non riguarderà tutti i debiti nei confronti dell’erario e in particolare sono esclusi:

  • i debiti derivanti dalla restituzione di aiuti di Stato;
  • debiti che derivano da pronunce della Corte dei Conti;
  • multe, ammende e sanzioni previste in sentenze penali;
  • iva riscossa all’importazione.

Non splende il sole sul fotovoltaico italiano

L’uscita dall’energia atomica non offrirà alcun vantaggio al settore solare. Al contrario, l’attività nei mercati principali è in recessione e minaccia in modo crescente gli interessati. “Nei prossimi anni oltre la metà delle industrie del settore solare scomparirà“, ha pronosticato Danilo Zatta, Senior Director della società di consulenza internazionale Simon-Kucher & Partners, il quale, come consulente aziendale, ha assistito sia multinazionali sia PMI in Italia e a livello globale ed è il responsabile del Centro di Competenza “Energie rinnovabili” in Italia.

La domanda sta calando, anche a causa del mutato contesto politico. Il taglio ai contributi per il conto energia è solo uno degli esempi. Le aziende fornitrici di energia si affidano sempre più all’energia eolica. Dopo una fenomenale crescita nel 2010, il mercato fotovoltaico italiano ha subito una battuta d’arresto nel 2011 a causa della nuova normativa voluta dal governo italiano a partire dal 31 maggio 2011, che ha creato forte incertezza. A fine 2010 solo 2.3 Gigawatt sono installati – con il Quarto Conto Energia ne sono previsti altri 3-5 entro fine 2011 (Fonte: EPIA “Global Market Outlook for PV until 2015”). Nei magazzini di tutto il mondo sono stoccati moduli per una potenza pari a 10 GW. Il settore solare sta perdendo oltre sei milioni di euro al giorno a causa della caduta dei prezzi del 15% all’anno. Secondo Zatta, “il settore solare ha già superato da parecchio tempo il suo periodo d’oro. Per fermare questa tendenza negativa le imprese ora devono darsi da fare e calibrare le strategie di vendita“.

Le grosse giacenze di magazzino, pari a 10 GW, dei moduli solari provocano un’elevata perdita di valore e compromettono le aspettative di profitto per quest’anno. Presupponendo l’attuale livello di prezzi di circa 1,50 €/kW e una riduzione dei prezzi pari al 15% si ottiene una perdita di valore di 2,25 miliardi di euro all’anno, corrispondente a 6,2 milioni di euro al giorno. Inoltre la competizione della Cina accresce la pressione. “I cinesi sono qualitativamente all’altezza dei produttori occidentali, ma hanno costi di produzione minori e, allo stesso tempo, investono molto denaro nella distribuzione e nel rafforzamento del mercato e della notorietà“, chiarisce Zatta. Ad esempio, l’impresa cinese Yingli è il maggiore partner della FIFA e del Bayern Monaco, squadra della Bundesliga, la serie A tedesca. Le attività su grande scala, che rafforzano il mercato, sono a malapena presenti nel settore fotovoltaico italiano. Zatta critica il fatto che molte imprese italiane non abbiano né una posizione competitiva chiara né profilo di mercato ben definito. “Chi non ha le dimensioni di Bosch avrà difficoltà ad imporsi e a restare sul piano internazionale. Perciò, per le piccole imprese, è molto problematico ricercare la fortuna sul mercato statunitense o cinese, anche a causa degli scarsi mezzi finanziari“, sostiene. Inoltre manca una distribuzione convincente, specialmente per ciò che riguarda l’elaborazione del mercato e la vicinanza ai clienti. Chi non investe nel mercato e nella diffusione sarà annoverato tra i perdenti e, di conseguenza, scomparirà.

La caduta dei prezzi assottiglia molto il profitto. Un altro fattore potenzialmente fatale per le imprese del settore solare è infatti rappresentato dalla sottovalutazione dell’effetto leva dei prezzi sul profitto. Molte imprese del settore solare non si sono ancora attrezzate per la caduta dei prezzi, già in atto. L’analisi di 13 imprese del settore solare, quotate in Borsa, dimostra che non sono soltanto le piccole e medie imprese a essere colpite dalla caduta dei prezzi. Ciò provoca forti perdite di profitto per le aziende del settore. Finora la maggior parte delle imprese del settore solare ha dovuto combattere contro questa caduta dei prezzi per non ritrovarsi con un profitto azzerato e i conti in rosso.

I risultati dell’analisi sono allarmanti. “Questo sviluppo è drammatico. Tuttavia esistono ancora dei rimedi” spiega Zatta, il quale consiglia di limitare la caduta dei prezzi con una differenziazione degli stessi e dell’offerta di servizi a valore aggiunto. Se si riuscisse a limitare il calo dei prezzi al 5% rispetto al 10%, le imprese del settore solare realizzerebbero al posto di una perdita un utile pari a circa mezzo miliardo di euro. “Il prezzo è la maggiore determinante del profitto e questo deve risultare chiaro anche alle imprese del settore solare“, ribadisce Zatta. Inoltre critica nuovamente la mancanza di concetti fondamentali per il mantenimento di un premio di prezzo, per la differenziazione di prezzo e per l’offerta di pacchetti specifici a gruppi target. “Le imprese del settore solare sono sottoposte a pressioni su tutti i versanti e lo sforzo per eliminare tali pressioni spetta principalmente a loro stesse“, conclude.

d.S.

Fondazione Impresa analizza la situazione delle Pmi

L’Osservatorio congiunturale di Fondazione Impresa ha elaborato una nuova foto della situazione economica delle Pmi. Sono state analizzate quelle fino a 20 dipendenti al fine di valutare la capacità di crescita nel periodo post crisi. Ordini, fatturato ed export sembrano leggermente crescere nonostante i settori interessati siano limitati.

Sono soprattutto le pmi del nord- ovest a crescere (+0,6% rispetto a dicembre). Allarmante è ancora la situazione occupazionale(solo +0,1% rispetto al 2010). E’ l’export a trainare con un incremento del 2,1% rispetto al semestre precedente e del 4% su base annua. A fronte del buon andamento delle esportazioni si registra un aumento invece scarso delle produzioni, solo + 0,4% rispetto al precedente semestre e 0,9% sull’anno precedente.

La crescita di fatturato sale del 0,2% e 0,5% su 6 e 12 mesi. Il settore che sembra tenere di più è quello dei servizi mentre soffre ancora il commercio. Davide Nicolai, responsabile della ricerca di Fondazione Impresa sottolinea: “La leggera ripresa non è ancora in grado di riportare l’occupazione ai livelli del 2009, mentre il buon risultato dei servizi fa emergere come, durante la crisi, un discreto numero di persone si sia ricollocato nel terziario, prendendo la forma di liberi professionisti che hanno cambiato ambito di attività o di piccolissime imprese, formate al massimo da una o due persone. Sul commercio, invece, pesa la fase di contrazione dei consumi delle famiglie, che restano sempre deboli e concentrati soltanto sulle spese di prima necessità, come gli alimentari».

d.S.

Mutui.it: il 3% di chi chiede un mutuo è over 60

 

Sarà colpa della crisi, o sarà perché l’Italia invecchia, ma sempre più mutui hanno i capelli bianchi. Mutui.it,il comparatore online per la scelta del mutuo, ha analizzato i preventivi di mutuo compilati sul sito negli ultimi 12 mesi, scoprendo che il 3% di questi arriva da cittadini con più di 60 anni. Tradotta in numeri, in base ai dati di mercato, la percentuale indica che sono state circa 15.000 le richieste di mutuo provenienti da persone in questa fascia di età.

L’analisi di Mutui.it traccia il ritratto di un soggetto che, arrivato alla soglia della pensione, è finalmente pronto per un investimento importante; il 41% degli over 60 che chiedono un mutuo lo fa per acquistare laprima casa. Se si guarda a tutte le finalità, in media questi richiedenti hanno necessità di un finanziamento pari a 118.000€ (equivalente al 44,8% del valore dell’immobile), nel 56,4% dei casi preferiscono il tasso fisso, il loro impegno con la banca durerà 12 anni e l’età media a cui si sottoscrivono il finanziamento è di65 anni.

«Con l’allungamento della vita media degli italiani il mutuo non è più solo prerogativa dei giovani adulti – afferma Alberto Genovese, Amministratore Delegato di Mutui.it – e non è strano vedere che siano tutte le fasce d’età ad essere interessate a questo tipo di investimento. Mettere a confronto le proposte degli istituti di credito aiuta anche i cittadini più anziani ad affrontare al meglio questa decisione che si ripercuote sensibilmente negli anni di vita successivi.»

C’è anche chi, arrivato alla pensione o alle sue soglie, decide di regalarsi un buen retiro o di fare un investimento che tornerà utile per sé o per i figli e quindi il 25% delle richieste di mutuo compilate da chi ha già raggiunto i 60 anni è relativo all’acquisto di una seconda casa.

Accanto a questo quadro essenzialmente positivo, rappresentato da una fascia di popolazione con un buon potere d’acquisto, risparmi da spendere e prospettive di vita lunga, va messa in evidenza quella percentuale del campione che sceglie di ipotecare la propria abitazione per ottenere nuova liquidità. La percentuale media del 3%, in questo caso, arriva a raddoppiare: gli over 60 rappresentano ben il 6% di tutti gli Italiani che, oggi, richiedono dei mutui liquidità e, nella loro fascia d’età, la finalità legataall’ottenimento di liquidità rappresenta l’8% del totale.

Ecco, nel dettaglio la distribuzione percentuale delle motivazioni che spingono gli over 60 a richiedere un mutuo:

  • Acquisto prima casa – 41%
  • Acquisto seconda casa – 25%
  • Surroga – 9%
  • Ristrutturazione – 9%
  • Liquidità – 8%
  • Rifinanziamento – 6%
  • Altro – 3%

In merito alla distribuzione territoriale delle richieste di mutuo va detto che, in una generale uniformità di comportamento tra i cittadini italiani, le regioni in cui vi è la richiesta maggiore da parte di persone
che sono più avanti con gli anni sono Calabria (4,33%) e Molise (4,13%): qui gli over 60 che richiedono un mutuo sono più del 4%. Discorso opposto in Emilia Romagna e Lombardia, dove la percentuale scende,rispettivamente, fino al 2,02% e all’1,91%.

Di seguito la classifica delle Regioni italiane in base al numero di richieste di mutuo presentate da cittadini con età superiore a 60 anni:

  • Calabria – 4,33%
  • Molise – 4,13%
  • Lazio – 3,87%
  • Liguria – 3,87%
  • Campania – 3,74%
  • Sicilia – 3,46%
  • Basilicata –  3,33%
  • Umbria – 3,25%
  • Abruzzo – 3,24%
  • Puglia – 3,17%
  • Toscana – 3,13%
  • Sardegna – 3,11%
  • Marche – 3,02%
  • Piemonte – 2,84%
  • Friuli Venezia Giulia – 2,83%
  • Trentino Alto Adige – 2,41%
  • Veneto – 2,31%
  • Valle d’Aosta – 2,25%
  • Emilia Romagna – 2,02%
  • Lombardia

d.S.

Studi di settore: tutti in regola


E’ arrivato il momento di essere in regola con gli studi di settore a partire dall’ Unico 2013. Sarà l’Agenzia delle Entrate a inviare online, l’invito a mettersi in regola con gli studi di settore. Quindi altro cambiamento per i cittadini italiani, l’invito non arriverà più via posta ma per via telematica.
Le aziende e i professionisti da quest’anno riceveranno l’invito a mettersi in regola alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi con i servizi Fisco online ed Entratel. La normativa è prevista dal Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, rilasciato il 2 aprile 2013 che va a modificare il precedente decreto del 31 luglio 1998.
Un invio telematico che non farà altro che sollecitare il contribuente a presentare il modello di comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi del settore. L’invito sarà ricevuto da tutti i professionisti e i titolari di reddito d’impresa che svolgono un’attività per cui esiste uno studio di settore.
I contribuenti che non presenteranno gli studi di settore, pur ricevendo questo invito telematico, dovranno pagare delle sanzioni pesanti.

Emilia Romagna, la ceramica simbolo del made in Italy

E’ la regione in cui si produce circa l‘80% della ceramica italiana: da Modena a Sassuolo, da Faenza a Ferrara, da Maranello a Casalgrande. Le eccellenze del made in Italy vengono proprio da qui, da un’area geografica compresa fra due province e dove la produzione di piastrelle di ceramica risale al ‘700, grazie all’ampia disponibilità di cave nella zona appenninica.

L’Emilia Romagna è la stessa terra piegata in due dal sisma che lo scorso maggio ha ferito nel ventre l’Italia, lasciando dietro di sè una scia di vittime, case e fabbriche distrutte e timori per un futuro incerto. Ma c’è anche chi si è rimboccato da subito le maniche, riavviando la produzione e cercando di sfruttare le potenzialità offerte dall’export per ridare forza alla propria azienda. Come l’impresa ferrarese Ceramica Sant’Agostino, una tradizione che dura da quasi 50 anni.

Leggi l’intervista a Filippo Manuzzi, brand manager di Ceramica Sant’Agostino

Ceramica d’eccellenza, la forza dei piccoli

Continua il viaggio di Infoiva all’interno della filiera della ceramica italiana. Un mondo che non è fatto solo di piastrelle e sanitari, ma che annovera tra le proprie eccellenze zone e distretti nei quali la ceramica da artigianato diventa arte.

Una di queste zone è Caltagirone, in provincia di Catania, dove la lavorazione della ceramica ha radici antichissime e, nel 2012, è portata avanti principalmente da piccole e piccolissime imprese, che cercano di resistere alla crisi puntando sull’export e sull’eccellenza. Con una difficoltà a fare sistema che, purtroppo, ne mette a rischio la sopravvivenza.

Leggi l’intervista a Marcello Romano, Presidente dell’Associazione Ceramisti Calatini

Ceramiche, il made in Italy che incanta l’estero

Le presenze di buyers e compratori stranieri alledizione 2012 di Cersaie ha raggiunto la quota record di oltre 30.000, ovvero il 32% del totale dei visitatori che hanno partecipato alla fiera di riferimento a livello internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno. Numeri che trovano una perfetta corrispondenza nei dati export per il 2012 dell’industria della ceramica in Italia: circa l’80% della produzione made in Italy è destinata infatti a mercati extranazionali.

Ma qual è la geografia dei Paesi compratori delle ceramiche prodotte nei distretti industriali del Modenese e del resto d’Italia? Qual è il segreto delle ceramiche italiane apprezzate in tutto il mondo? Quanto l’export ha permesso una rinascita del settore, messo a durissima prova dalla crisi della domanda interna e dagli sfortunati eventi sismici che hanno messo in ginocchio le aziende del modenese?

Leggi i dati sull’export dell’industria della ceramica italiana

Unioncamere: un patto con Telecom per le imprese digitali

 

Se il Decreto Sviluppo, varato qualche giorno fa in Parlamento, ha focalizzato l’attenzione e gli interventi previsti su start up e Agenda Digitale, lo sviluppo delle imprese digitali in Italia sta a cuore a Unioncamere. L’Unione italiana delle camere di commercio ha infatti sottoscritto un accordo con Telecom Italia per supportare la massima diffusione delle infrastrutture di rete broadband e ultrabroadband su tutto il territorio nazionale.

Il protocollo d’intesa, siglato da Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere e Marco Patuano, Amministratore Delegato di Telecom Italia,  avrà durata triennale e mira a sensibilizzare le piccole e medie imprese italiane all’utilizzo efficiente dei servizi ICT resi disponibili dalla banda larga. Lo scopo del progetto è diffondere la cultura dell’innovazione digitale presso le micro e piccole imprese e nei distretti industriali di tutto il territorio nazionale, anche attraverso forme di cooperazione pubblico-privato.

L’obiettivo è di accrescere la competitività fra i sistemi d’impresa i sistemi territoriali, per avvicinarsi sempre più ai dettami dall’Agenda Digitale europea.

Le nuove tecnologie sono oramai uno strumento imprescindibile per la competitività delle nostre imprese – ha spiegato Ferruccio Dardanello, il Presidente di Unioncamere.  – Con questo accordo intendiamo richiamare l’attenzione di quegli operatori che ancora hanno scarsa familiarità con i servizi ICT sulle opportunità oggi disponibili, ma anche dare nuovo impulso agli investimenti in maniera da contribuire a colmare il digital divide che ancora incide sulle economie di tante aree del Paese”.

La realizzazione di infrastrutture broadband e ultrabroadband e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano – ha continuato Marco Patuano, Amministratore Delegato di Telecom Italia – daranno un forte impulso alla crescita economica delle piccole imprese e dei distretti industriali  La competitività di un sistema territoriale è infatti sempre più legata alla sua capacità di vivere in rete e di sviluppare i suoi nuovi usi. Siamo convinti che anche attraverso questa importante iniziativa, e con l’impegno concreto delle istituzioni locali, si possano traguardare gli obiettivi indicati dall’Agenda Digitale europeo”.

Alessia CASIRAGHI